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venerdì 24 settembre 2021

Recensione: "La vita inusuale di T. Tembarom" di Frances H. Burnett (a cura di Eleonora)

Buongiornoooo!
Oggi il blog riapre i battenti, dopo una piccola pausa di dieci giorni per ricaricare le batterie. Abbiamo avuto un'estate pienissima e avevamo davvero bisogno di staccare qualche giorno la spina dopo il lavoro intenso degli ultimi mesi. Da oggi si riprende col ritmo di sempre. Troverete post giornalieri qui sul blog e anche sui social e non vi nascondo che ci saranno anche delle piccole novità a cui abbiamo pensato (vi diremo di più al momento giusto). Ci auguriamo continuiate a seguirci come prima e ad apprezzare il nostro lavoro ;) Adesso veniamo alla recensione di oggi. Eleonora ha letto La vita inusuale di T. Tembarom, romanzo della stessa autrice de Il giardino segreto. Le è piaciuto tantissimo, leggete la sua opinione per saperne di più ;)

La vita inusuale di T. Tembarom
di Frances H. Burnett 

Prezzo: 9,99 € (eBook) 20,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 485
Genere: classici, narrativa
Editore: Astoria
Data di pubblicazione: 24 agosto 2017

Rimasto orfano giovanissimo, T. Tembarom, il cui vero nome è Temple Temple Barholm, dopo anni trascorsi in alloggi di fortuna e aver svolto umili lavori a New York viene assunto in un settimanale. Il suo carattere gioviale lo rende benvoluto da tutti, in particolare da Ann, ragazza piena di risorse ospite della pensione in cui Tembarom affitta una stanza. Tutto sembra seguire il normale corso delle cose, finché nella pensione arriva un avvocato londinese, che svela a Tembarom di essere l’erede di una delle più grandi proprietà d’Inghilterra. Ci ha impiegato due anni, l’avvocato, a trovarlo. Il discendente diretto dell’ultimo signore di Temple Barholm era morto in circostanze strane e il padre di Tembarom risultava l’ultimo, distante parente rintracciabile. Da qui in poi si assiste allo sviluppo dell’insolito destino di Tembarom, che deve trasferirsi in Inghilterra e abituarsi a usi e costumi che a un giovane americano appaiono perlomeno bizzarri. Questo romanzo del 1913 ripercorre alcuni dei temi cari a Burnett: la differenza tra Vecchio e Nuovo Continente, l’indipendenza intellettuale delle donne e la loro incontestabile abilità nel gestire con sapienza la vita materiale e sentimentale.

La vita inusuale di T.Tembarom
, romanzo di narrativa firmato da Frances Hodgson Burnett, autrice conosciuta per “Il giardino segreto” e “Il piccolo lord Fauntleroy”, può essere annoverato tra quei romanzi rilassanti che fanno bene e pacificano lo spirito. In questa storia noi lettori faremo conoscenza con quello strambo, ma neanche troppo, e meraviglioso personaggio che è Temple Temple Barholm, nome abbreviato in T. Tembarom per facilità di pronuncia e perché quel doppio Temple al nostro protagonista proprio non piace. All’inizio di tutta l’inusuale faccenda, Tembarom è uno squattrinato ragazzo di New York che tenta di sbarcare il lunario e di “sfondare”, dopo un principio da strillone, lavorando inizialmente come stenografo e poi come cronista per il giornale locale “Sunday Earth”. Nel frattempo vive in una piccola pensioncina a basso costo, dove si alternano sulla scena pittoreschi personaggi che, nel loro piccolo, vivono della luce riflessa del nostro infaticabile giovanotto. Tembarom è uno di quei personaggi che quando ne leggi viene subito da pensare “perché al mondo non esistono più persone come lui?”. Ha uno spirito semplice e allegro per natura e proprio questo lo porta ad essere ben voluto da tutti coloro che hanno modo di parlare ed entrare in confidenza con lui, è onesto, instancabile e risoluto nel perseguire i suoi obbiettivi senza però perdere un'oncia di umiltà e di buonumore, sempre pronto a farsi aiutare, aiuta a sua volta come può chi capita sulla sua strada. Proprio grazie a queste sue ultime caratteristiche possono venire introdotti due personaggi che saranno, per motivi diversi, il fulcro delle sue avventure; la prima è una giovane donna chiamata da tutti “piccola Ann” per la sua costituzione minuta e quell’aria da bambina che ha quando fissa qualcuno con i suoi occhi grandi e azzurri, al contrario dell’aria da bambina però il suo atteggiamento è per la maggior parte del libro quello della madre premurosa che silenziosamente si prende cura di chiunque le capiti sottomano, in primis del padre, uomo molto impulsivo un po’ lunatico più che disposto però a lasciarsi guidare dalla sua figliola che tanto gli ricorda la defunta e riverita moglie; verità universalmente nota a chi conosce la piccola Ann è che la giovane è una roccia di mite e dolce buon senso, sa sempre dare ottimi consigli e si dimostra un caposaldo in situazioni che necessitano di un faro guida, anche se sotto sotto nasconde un piglio deciso e risoluto che una volta presa una decisione si dimostra inalterabile; questo particolare mix fin da subito attira il giovane cronista verso questa figurina che diventerà ben presto il fine ultimo a cui guardare. 

Il secondo personaggio intorno a cui ruotano, seppur in sordina, le avventure e le azioni di Tembarom è il misterioso Mr. Strangeways, un uomo di cui non si sa nulla se non che ha perso completamente la memoria di sé e del suo passato. T.T. lo trova una sera di rientro dal giornale che vaga per le strade senza meta, senza memoria e bisognoso di aiuto, da quel momento decide di aiutarlo, portandolo a casa con sé e tentando di fargli recuperare la memoria con ogni mezzo possibile. Da questo momento la vita di Tembarom verrà stravolta, si ritroverà improvvisamente a dover partire per l’Inghilterra, patria dei suoi avi, erede di un’inaspettata fortuna; è diventato infatti unico beneficiario della proprietà di Temple Barholm, una residenza di campagna con annessa una rendita che, per usare il gergo di Temple, lo rende ricco come un nababbo. Non avvezzo alla sua nuova situazione economica e sociale il nostro giovane protagonista fa fatica ad adattarsi alla società inglese così diversa e così statica rispetto a quella americana, che lui sente come sua, tutti lo guardano con aperta curiosità se non con malcelato disprezzo in quanto lo considerano un grezzo provincialotto del tutto inadeguato a far parte dell’elite nobile della vecchia Inghilterra. Ben presto, però, anche se a fatica, grazie al suo carattere aperto, ingenuamente ottimista ma non sciocco, riesce a stringere legami importanti che gli saranno anche di aiuto per sbrogliare il rompicapo presentato dal passato oscuro di Mr. Strangeways che potrebbe nascondere dei risvolti imprevisti, ma che in un certo modo per Tembarom si riveleranno quasi rassicuranti per il suo futuro.

Oltre ad una storia deliziosa questo romanzo offre al lettore anche diversi spunti di riflessione, alcuni che rimangono ancorati all’epoca del romanzo altri che possono essere trasferiti agevolmente ai giorni nostri. In primo piano troviamo il concetto del rimanere sempre fedele a se stesso, per il protagonista è un punto cruciale non perdersi e per non perdere a sua volta la piccola Ann, è inoltre ben consapevole di se stesso e delle persone che lo circondano e ben intenzionato a dimostrare loro che tipo di persona è prendendo tutti in contropiede con i suoi modi semplici, non artefatti e sempre gioviali con tutti senza distinzioni di ceto. Possiamo vedere inoltre come la nuova condizione economica, per quanto comoda per T.T., non è quello che realmente vuole né quello che realmente lo rende felice, seppur comunque gli offre la possibilità e i mezzi di rendere felici quanti sono a lui vicini e, per sua fortuna, di riportare tutto come sarebbe sempre dovuto essere, segno che per lui, a differenza della maggior parte delle persone che lo circondano, non conta tanto la ricchezza materiale di cui dispone, ma come ne può disporre. Per gran parte del romanzo è sempre presente la contrapposizione tra America e Inghilterra, la prima presentata come terra di stramberie e modi rozzi conditi con un linguaggio di difficile interpretazione secondo la visione degli isolani inglesi, ma come terra di opportunità, di novità e di possibilità di migliorare la propria condizione con il lavoro, dove anche un giovane strillone può fare carriera fino a diventare giornalista e titolare di una rubrica editoriale, per gli americani; la seconda ci viene presentata invece come antica focalizzata su dei costrutti sociali antiquati e poco aperti alle innovazioni, dove tutto è ancora fermo al secolo precedente e si basa sulle mere apparenze e dove nonostante tutto gli inglesi sono orgogliosi di essere come sono, anche se ormai un nobile è tale solo per il titolo e non per possedimenti che ha (che spesso sono alquanto scarsi) e sono in atto dei cambiamenti sociali che ad un certo punto dovranno per forza essere riconosciuti.

Parlando dei personaggi, a partire dal nostro ex-strillone, per la maggior parte sono tutti così deliziosamente adorabili che non si può far a meno di apprezzarli, Tembarom è un esempio di giovialità, onestà e acume, la piccola Ann, anche se a volte potrebbe dare un po’ fastidio in alcuni suoi preconcetti acquisiti dalla madre, spicca per il suo buonsenso, per la sua sottigliezza e alla fine dimostra veramente la portata della sua “spina dorsale”, miss Alicia è talmente tenera che non può far altro che ispirare senso di protezione nel lettore; anche i personaggi “secondari” e “meno buoni” alla fine si rivelano ricchi di sfaccettature, a volte è proprio Tembarom a rivelarcele, e per questo sono pure loro apprezzabili, anche perché alla fine tutti i nodi vengono al pettine e ogni cosa si sistema nel modo migliore (alla faccia loro). Lo stile della Burnett è scorrevole, delicato ed efficace allo stesso tempo e rende un romanzo, da alcuni descritto come di avventura ma per me più che altro di formazione, che rivendica i temi cari all’autrice come appunto da differenza tra Vecchio e Nuovo Continente, l’indipendenza intellettuale delle donne che spesso si dimostrano la vera guida e il motore dell’azione (vedi Ann), una lettura piacevole e per nulla pesante che trova modo per rimanere e sedimentare nella mente del lettore anche dopo che il libro viene chiuso.

Eleonora



Photo credit: @eleonoranicoletto

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