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lunedì 23 ottobre 2017

Pensieri di Dramanti: "City Hunter"

Buongiorno cari lettori! ^^
Oggi è lunedì e torna la nuovissima rubrica Pensieri di Dramanti. La scorsa settimana vi ho parlato di Chicago Typewriter, questa settimana, invece, si cambia completamente genere. Sarà Angela Contini a recensire City Hunter e capirete anche perché leggendola. Il suo amore per Lee Min Ho è sconfinato :) Adesso quindi, parola ad Angela! Speriamo che anche il suo consiglio vi piaccia e che questo drama vi incuriosisca. Lo abbiamo visto insieme e lo abbiamo amato. Ricco di suspense, adrenalina e intrighi, non potrete che adorarlo!

City Hunter

Episodi: 20
Cast principale: Lee Min Ho, Park Min-Young, Lee Joon-Hyuk
Genere: Romance, Action&Adventure, Thriller&Suspense
Regia: Jin Hyeok
Network: SBS
Paese d'Origine: Sud Corea


Solitamente quando scrivo una recensione sono molto “profescional”, ma in questo caso, temo che non lo sarò affatto. O almeno ci proverò, ma non garantisco il risultato. Innanzitutto ringrazio di cuore la cara Franci per avermi invitato a essere parte di questa rubrica. Parlare di Korean Drama per me è come fare il bagno nella panna montata: una goduria. Natale anticipato! Nel caso specifico, parlerò di uno dei miei drama preferiti, ancora fresco di visione, e di uno dei miei attori preferiti, colui per il quale spendo interminabili sospiri e sogni a occhi aperti. Il drama è City Hunter e l’attore protagonista è Lee Min Ho. Basta il suo nome per farmi sentire un coro di angeli che mi volano intorno alla testa con le guanciotte rosate e il culetto per aria. City Hunter è quello che definiremmo un action drama, quindi si menano, ragazzi, e come si menano. Volano sulle auto, si lanciano dai tetti, e – segnate – un cucchiaio e una bottiglietta d’acqua, possono diventare armi di distruzione, non dico di massa, ma di sicuro a qualcuno fanno male, soprattutto per come le usa Lee Yoon Sung (Lee Min Ho), il personaggio principale del drama.
Si parte con un antefatto particolarmente sofferto. La morte di 21 agenti/soldati, traditi dalla MadrePatria Corea, ingannati da quegli stessi uomini di cui si fidavano e per cui erano disposti a rischiare la vita. Di questi 21 uomini, solo uno sopravvive, il padre adottivo di Lee Yoon Sung. Un uomo cattivo, ma così cattivo che uno si chiede perché salvarsi è toccato a lui e non a un altro, tipo Moo Yul, il primo padre adottivo di Yoon Sung. Sì perché in questo drama i padri si sprecano. Ne troveremo un altro verso la fine, quello vero vero. Quello con il DNA giusto, ma che non ha cresciuto Yoon Sung con amore e pane e nutella. A proposito della crescita di questo poveraccio - gnocco, ma poveraccio - il padre adottivo perfido, che Maleficent levati proprio, lo rapisce alla madre ancora in fasce e lo porta lontano, nel Triangolo d’oro, un posto che ve lo raccomando, tra trafficanti, droga, illegalità a ogni angolo. Lo cresce a suon di schiaffoni, arti marziali che, devo ammetterlo, gli fanno davvero bene e no, niente pane e nutella neanche stavolta. Voglio dire… l’asteroide del Buondì in testa a questo pseudo padre, glielo augureresti proprio, e invece non arriva e il nostro piccolo eroe cresce fino a diventare un ragazzo forte e robusto, temprato ma sempre con il sorriso sulle labbra nonostante il parentado e i piani di vendetta di Jin Pyo, che usa il figlio del suo migliore amico Moo Yul, come “arma del delitto”.
Yoon Sung ha le carte in regola, infatti, per diventare un tecnico informatico con i contro fiocchi nella migliore scuola Americana di tecnologia e bla bla, e per entrare a far parte dello staff tecnico della Casa Blu, l’equivalente della Casa Bianca, in Corea del Sud. Qui, dovrà stanare e uccidere i cinque artefici responsabili della morte dei venti. Ma qualcosa non va come dovrebbe. Yoon Sung, non ha gli stessi propositi di vendetta del padre, perché lui è uno buono. Non solo bello, ma anche buono. E intelligente. E forte. E affascinante. Yoon Sung non vuole uccidere, lui preferisce colpire con l’umiliazione. La pubblica gogna. Così acciuffa i colpevoli uno ad uno, grazie alla sua doppia identità di cacciatore soprannominato poi City Hunter, e li consegna alla legge, anche impacchettati sì, fino a che tutta la verità non verrà a galla. In tutto questo ordire piani e colpi di taekwondo, spunta come un fiore in mezzo al deserto, la bella e impertinente Kim Na Na, agente di sicurezza al servizio del Presidente della Corea del Sud, mica cotiche. Yoon Sung la conosce già. L’ha vista in foto e da allora il dolce germoglio dell’amore gli si è piantato nel cuore ed è cresciuto a dismisura. La ama, oh se la ama, ragazzi. Di quell’amore che è disposto a tutto pur di proteggerlo. Disposto anche alla rinuncia, perché questo poveraccio, teme che la sua Na Na possa rimanere ferita o peggio uccisa se gli rimane troppo vicina, visto che lui è il ricercato più ricercato di tutta Seoul e non solo, pure il padre gli ficcherebbe amabilmente una pallottola in petto, visto che il figliastro, proprio non ne vuole sapere di ammazzare la gente. È una paura che gli impedisce persino di essere razionale e quindi allontana la ragazza facendole credere che a lei non ci tenga affatto. Bugia. Ci tiene più che a se stesso. Da parte sua Na Na non demorde, resterà vicina a Yoon Sung ad ogni costo. Lo seguirà, lo proteggerà, lo amerà di un amore forte e appassionato, perché lei sa che lui prova le stesse cose e che ha solo paura che lei possa farsi male. E lo ama ancora di più per questo suo volerla proteggere senza se e senza ma.
Quella d’amore non è la storia centrale, in fondo è un action drama, e tutto, dall’inizio alla fine, è dosato con un equilibrio perfetto. C’è anche un procuratore che si insinuerà nella vita del ragazzo, uno che cercherà in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote, l’equivalente dell’ispettore Zenigata in Lupin, ma moooooolto più bello e figo. Un personaggio che ho adorato sotto ogni aspetto, per certi versi molto simile a City Hunter, quasi il suo riflesso. A questo proposito, vorrei parlare della validità degli attori. I Coreani mi hanno sorpresa fin dall’inizio per la loro bravura nelle interpretazioni, niente a che vedere con quello che le fiction nostrane ci propongono ogni giorno. Questa è gente che non mangia, non dorme, si sbatte ore e ore per prendere lezioni di Taekwondo per rendere più credibile un personaggio. Non lo interpretano soltanto, lo vivono sulla loro pelle, diventano lui. Questo fa Lee Min Ho in questo drama. Ha reso il personaggio di City Hunter unico, epico, tanto che, dal 2011 ad ora, ancora se ne parla tra gli addetti ai lavori e i drama addicted. In questo drama si superano un po’ tutti gli interpreti, un cast davvero valido che ha reso questa produzione praticamente perfetta. Perciò, se vi capita, guardate City Hunter, la storia di un ragazzo e della sua vendetta, del suo senso di giustizia e del suo amore per la verità. Non ve ne pentirete.



*** Angela ***

3 commenti:

  1. Lee Min Ho amore di mamma*-*
    Non ho visto questo drama e ovviamente lo recupererò. Per ora i drama con il mio amour li sto centellinando, sennò finiscono e lui per un bel po' ha altri impegni:'(
    Bellissima recensione, comunque, l'entusiasmo (e l'ossessione:P) è palpabile*-*

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  2. Questa recensione è stata stupenda! Dettagliata al punto giusto e non c'è dubbio che io voglia vedere questa serie!Angela Contini ha saputo toccare i punti giusti e questo lato ironico è divino 😂 Metto subito in lista questa serie tv che è proprio come piacciono a me. Poi Lee Min Ho non è poca cosa eh 😍 Grazie a Coffee and Books per questa meravigliosa rubrica dedicata ai Drama 💖💖💖

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  3. Bravissima socia sociosa, splendida recensione!!!

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