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venerdì 20 agosto 2021

Recensione: "Il principe degli Sciacalli" di Rebecca Moro

Buongiorno, lettori! ^^
Mi ci è voluto qualche giorno, ma alla fine sono riuscita a elaborare delle parole di senso compiuto (forse) per parlarvi de “Il principe degli Sciacalli", di Rebecca Moro. Era da parecchio che volevo leggere questo romanzo e, in vista dell’uscita del secondo volume (La traditrice del silenzio, 30 agosto), finalmente l’ho letto. Mi aspettavo sicuramente una storia complessa, interessante e avvincente ma quello che mi sono ritrovata davanti ha superato di molto le mie aspettative. Vi lascio alla recensione in cui vi spiego tutti i motivi per cui ho amato il romanzo di Rebecca Moro e vi consiglio di recuperarlo al più presto!

Il principe degli Sciacalli
di Rebecca Moro

Serie: Saga dei Quadranti #1
Prezzo: 4,99 € (eBook), 18,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 352
Genere: fantasy, epic-fantasy
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 24 ottobre 2018

In una manciata di giorni e in una lunga notte di sangue, la Schiera degli Sciacalli è riuscita a invadere il più forte tra i Quadranti dell’Impero umano, travolgendo la famiglia del Mastro e il suo stendardo. Nessuno degli storici alleati è accorso in loro aiuto e i Ti-jak, una razza di bestie semi-umane dai corpi massicci e ricoperti di squame, hanno falciato qualsiasi resistenza. Gli unici sopravvissuti dei Daven-Furus, il principe Raven e le principesse Sarissa e Ioni, non possono che sottomettersi alla triade a capo degli invasori: Raven diventerà lo schiavo del Jekret, la guida militare, mentre le sorelle saranno date in sposa per rafforzare il seme di quella genia ripugnante ma invincibile. Ciascuno di loro sarà chiamato alla scelta più difficile: mutare a caro prezzo la propria natura, assumendo un ruolo non previsto in un destino avverso e ostile, fino a quando ciò che sembra un abisso senza fine, potrà trasformarsi in un’occasione di rinascita. Dalla fortezza tra le rocce di Rovelia sino alle cime proibite di Lacan, dalla polvere dei deserti alle torri di Mnar, il tempo del Quadrante di nordest scorre inesorabile verso la rovina, ma non è detto che gli invasori siano gli unici nemici. E talvolta persino un’alleanza con le bestie può rappresentare l’ultima speranza di salvezza. Il primo capitolo della “Saga dei Quadranti”. Sul campo di battaglia, dove oltre alle armi contano anche i sentimenti, il cruento confronto tra l’uomo e la bestia. Un fantasy che penetra l’abisso più profondo della natura umana per scatenare i suoi demoni, nella tradizione delle grandi saghe epiche e indimenticabili.

Provo grande soddisfazione ogni volta che mi ritrovo a leggere un buon fantasy, ma nel caso de Il principe degli Sciacalli la soddisfazione è doppia perché: 1) è un romanzo scritto magnificamente; 2) è un epic-fantasy italiano scritto da una donna. Questi elementi contribuiscono a rendere il romanzo quasi un caso raro, eppure vi posso assicurare che Il principe degli Sciacalli non ha nulla da invidiare ai romanzi di autori più famosi e d'oltreoceano perché il livello qui è altissimo. E il fatto che sia un epic scritto da una donna non deve farvi dubitare sui suoi contenuti, perché non ne posso più di leggere commenti sul fatto che una donna non sa scrivere fantasy, che i suoi protagonisti maschili sanno solo far ribollire gli ormoni o che la componente romance predomina su tutto il resto. Anche le donne sanno scrivere fantasy, o in questo caso epic-fantasy come si deve. Rebecca Moro ne è la prova assoluta. L’autrice non ci regala una storia edulcorata, ma per stomaci forti, in cui non mancano violenze, battaglie sanguinose e bestie feroci, ma oltre questo troverete anche una trama complessa e ben architettata, protagonisti apparentemente ricchi di difetti, che riescono a evolvere gradualmente, stupendo il lettore e facendosi apprezzare. Ciò che più mi ha entusiasmato è stato il fatto di come la Moro sia riuscita a darci una prospettiva diversa su chi sia davvero un mostro e chi no, perché è facile considerare degli enormi bestioni che invadono la tua terra dei nemici, ma se i veri nemici tramassero nell’ombra e avessero delle semplici sembianze umane? Il worldbuilding è uno degli elementi migliori del romanzo. Ogni aspetto mi è sembrato ben ideato e non è stato così difficile addentrarmi nel mondo creato dall’autrice e comprenderlo (non mancano tra l’altro schede sui personaggi, mappe, glossari e altre curiosità che hanno aiutato molto). L’impero di Mnar è diviso in quattro Quadranti e ogni Quadrante è retto da un Mastro dalle discendenze nobili e importanti. Al centro si erge La Superba, la casa imperiale di Mnar, che ha il compito di vigilare sui Quadranti e proteggerli. Oltre i confini dei Quadranti vi sono luoghi desertici, talvolta inesplorati, in cui abitano i Ti-jak, delle grosse lucertole guerriere, e altre bestie (Kroll-raga) che gli uomini non sono riusciti mai ad addomesticare. In realtà si sa ben poco su di loro, sono più che altro esseri leggendari, definiti anche demoni grigi o Sciacalli, di cui si narrano le peggiori barbarie. Pare che non facciano prigionieri e che si nutrano dei corpi dei caduti. Ma cosa ci sarà di vero dietro tutti i racconti su di loro?

La storia inizia con la presa di uno dei Quadranti, quello dei Daven-Furus a nordest, per mano dei Ti-jak. La Schiera di queste enormi bestie è riuscita a raggiungere l’inespugnabile fortezza della Rocca e ad abbattere il Mastro e il comandante della guarnigione. La loro guida militare, Rar-ti-Jekret sta per uccidere anche il giovane principe Raven Daven-Furus quando questo lo sorprende facendo atto di Devozione nei suoi confronti e provando a negoziare per la salvezza della sua gente. È una cosa inusuale, probabilmente nessuno, al suo posto, avrebbe mai osato tanto, Raven però, non essendosi mai sentito un guerriero all’altezza degli insegnamenti del padre, vuole provare a fare comunque qualcosa, qualsiasi cosa pur di non arrendersi. Il sangue dei Daven-Furus è un sangue puro, discende direttamente dall’uomo che stabilì i confini dell’impero e non può lasciare che una simile discendenza vada perduta per sempre.

<<Doveva fare un tentativo, prima che fosse finita.
La rocca era già caduta, ma una traccia di ciò che aveva amato e amava poteva superare l’alba. La sua gente poteva essere ancora risparmiata, per quanto non salvata.
Dopotutto, lui si era sempre considerato l’erede dei Daven-furus ed era ormai l’ultimo maschio sopravvissuto. L’unico che poteva preservare l’esistenza di tutti quelli che si trovavano sotto la protezione del Quadrante sul palmo del Jekret.>>

Raven diviene così lo schiavo del Jekret, ma nel patto di Devozione sono incluse anche le sue sorelle, i Fiori della Rocca. La più grande, Sarissa, detta anche La bellissima, viene promessa a Madari-ti-Bemar, erede e portatore del seme della Schiera, che dovrà unirsi al sangue puro dei Daven-Furus per generare un erede e assicurare la discendenza della loro rara specie. Sarissa è inorridita alla prospettiva di unirsi a una di quelle bestie, le stesse che hanno appena massacrato la sua gente, ma l’alternativa sarebbe la fine per tutti loro. La sorella Ioni è la più piccola della famiglia ma è molto sveglia e intelligente, di più larghe vedute rispetto a Sarissa. Comprende da subito il sacrificio di Raven e prova a far ragionare la sorella. Quel sacrificio è l’unica cosa che può dar loro una chance di sopravvivenza, devono sottomettersi ai demoni grigi, cercando, nel mentre, di prendere tempo, di conoscere e studiare il nemico per trovare un modo di cavarsela e uscirne. Ecco perché, alla fine, accetteranno le condizioni pattuite da Raven con il Jekret, riuscendo a mantenere i loro titoli, a mettere in salvo gran parte della gente del Quadrante e ad avere salva la vita. Ma cos’altro li aspetta da allora in poi? Quanti altri sacrifici? Quante altre sofferenze? Le vere domande, però, da porsi sono: perché nessuno da Mnar è accorso in loro aiuto quando i Ti-jak hanno attaccato il Quadrante? Perché il promesso sposo di Sarissa, del Quadrante degli Asfoltine, non si è ancora fatto vivo? Come può lasciare che le venga fatto del male?

Devo dire che tutta la prima parte del romanzo è talmente appassionante e coinvolgente che l’ho letta d’un fiato. I fratelli Daven-Furus, la loro storia, la storia dei Quadranti, l’attacco dei Ti-jak e tutto ciò che c’è da sapere su questi demoni grigi è veramente affascinante e tiene il lettore incollato alle pagine. Il tipo di storia che, però, ti ritrovi a leggere all’inizio è soltanto una piccola parte di tutto un lavoro approfondito e meticoloso che c’è dietro, in cui sono contemplati tradimenti, segreti di corte, alleanze improbabili e tutta una serie di altre sorprese che la Moro è stata bravissima a dosare. A parte un po’ di lentezza giusto nella parte centrale del romanzo e qualche scelta controversa riservata ai protagonisti, Il principe degli Sciacalli si è rivelata una lettura entusiasmante. Voglio osare facendo anche paragoni con Il trono di spade perché in più di un momento mi hanno assalito vibes alla GOT e il pensiero che fosse stato merito di un’autrice italiana mi ha infervorata. Rebecca Moro ha saputo creare una storia dal grande potenziale ed è stata capace di sfruttarlo molto bene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, a partire dai fratelli Daven-Furus, con personalità tanto diverse ma ugualmente interessanti. A loro viene dato un buon margine di miglioramento che porta ad un’evoluzione notevole e per nulla scontata. C’è Raven, che sente addosso la responsabilità di essere l’ultimo erede maschio di una casata ormai distrutta e per questo è disposto a tutto pur di salvare quel poco che gli è possibile salvare. Ridotto in schiavitù, piegato, torturato, usato, Raven sarà quello che, forse, più di tutti mostrerà un’irriducibile tenacia e voglia di sopravvivere. Il suo è un percorso fatto di imbarazzo e vergogna ma che piano piano ai suoi occhi, e anche a quelli del suo aguzzino, acquisterà rispettabilità, portandolo finalmente a mostrare il suo valore e la sua lealtà. Poi c’è Sarissa, la più vanitosa, scettica e avvenente dei tre fratelli, che trova ripugnante arrendersi agli Sciacalli. Per sé immaginava un futuro del tutto diverso e non è d’accordo nell’andare in sposa ad uno Sciacallo e ad essere usata solo per fecondare. Anche la sua immolazione durante le nozze di carne e sangue, però, sarà un modo per contribuire a salvare la sua famiglia e, nonostante sofferenze e, talvolta, scelte egoistiche, anche lei si ritroverà a fare dei cambiamenti quando la vera realtà dei fatti le si paleserà innanzi. Da quel momento in poi, imparerà a combattere le sue battaglie con le unghie e con i denti, a non nascondersi più dietro un titolo che ancora conserva e ai suoi privilegi, a difendere fino in fondo ciò che vale la pena di essere difeso. E, infine, abbiamo Ioni, la principessa bambina. Lei si è conquistata un posto speciale nel mio cuore, sin da subito, soprattutto per lo spirito e la compostezza con cui affronta le situazioni, anche le più spiacevoli. Ioni è quella che usa l’ingegno per imparare dagli Sciacalli quante più cose possibili, punti forti e punti deboli, convinta che prima o poi potrà usare quella conoscenza e fare la differenza. Al contrario di sua sorella che, in un primo momento, si mostra ostile per poi arrendersi agli eventi, lei dimostrerà che non per forza essere caduti nelle mani del nemico consista nell’arrendersi e nel perdere la dignità. E quando anche il suo momento di collaborare per tenere fede a una parte del patto con i Ti-jak arriva, Ioni lo affronterà a testa alta, con un coraggio non indifferente per la sua età. Di questo personaggio ho amato anche il modo di fare ironia o sdrammatizzare nei momenti più insostenibili, insomma Ioni, tu sei e sarai sempre la mia piccola e adorabile protetta <3

Sui Ti-jak ci sarebbe anche moltissimo da dire, ma quello che più mi preme è far notare come l’autrice abbia voluto sottolineare il divario tra uomo e bestia. È vero che gli Sciacalli sono esseri abominevoli capaci di nefandezze assolute, ma sono anche un popolo di guerrieri e non fanno nulla di più che le loro usanze non prevedano.

<<Gli Sciacalli non lasciano impronte sotto di sé/ Gli Sciacalli non lasciano resti dietro di sé/ Gli Sciacalli non lasciano che gli alberi mettano radici davanti a sé.>>

Da loro sai cosa aspettarti perché non si fanno problemi a nascondere la loro vera natura e le loro abitudini, ma ciò a cui bisogna fare più attenzione è piuttosto quello che altri celano. Perché, alla fine, il vero mostro può diventarlo l’uomo. C'è chi muove i fili di tutto solo per i propri interessi, chi non si fa scrupoli a usare le persone (e non solo loro) a proprio piacimento come pedine su una scacchiera. Si nasconde dietro una facciata di onorabilità e doveri, ma c'è molto altro sotto. L'autrice ci porta a riflettere sui rapporti umani e su quelli tra umani e Ti-jak, mostrandoci come quest'ultimo, nell'ottica della comprensione di una razza tanto diversa, possa essere migliore rispetto al primo. Infatti, ho trovato anche interessante il cambiamento nel legame creato tra il popolo conquistatore e quello conquistato.

Di tutto il romanzo, l’ultima parte è quella che mi ha sorpresa di più per la piega che hanno preso gli eventi e per la rivalsa che ottengono i protagonisti. Accade davvero l’impensabile e, una volta concluso il romanzo, hai solo voglia di scoprire cosa accadrà dopo perché è troppa l’esaltazione. Faccio i miei complimenti all’autrice che ha saputo confezionare una storia incredibile, ricca e affascinante, ha scritto di battaglie, eventi imprevedibili e personaggi che mi hanno catturata dalla prima all’ultima pagina. Con il suo stile esperto e ammirevole ha dato vita ad un mondo epico e fantastico assolutamente da non perdere. Consiglio a tutti gli amanti del genere questo romanzo, troverà di certo il modo di sorprendervi.
A presto!
xoxo

Foto credit: Pinterest

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