Pagine

domenica 28 novembre 2021

Recensione: "Finché il caffè è caldo" di Toshikazu Kawaguchi (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno e buona domenica! ^^
Continua la nostra challenge di questo fine mese di novembre, con un'altra coppia che si è data consigli libreschi. Ms Rosewater ha letto "Finché il caffè è caldo", su suggerimento di Melz. Come sarà andato l'esperimento? Avrà apprezzato questa lettura completamente fuori dalla sua comfort-zone? Vi lascio alla recensione per scoprirlo :P

Finché il caffè è caldo
di Toshikazu Kawaguchi

Prezzo: 9,99 € (eBook) 16,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 177
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 12 marzo 2020

In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l'unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c'è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kòtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Se non fosse stato per il nostro Gioco delle Coppie, sicuramente non avrei preso in considerazione l’idea di acquistare questo libro, che non fa mistero di sé a partire dalla copertina: grafica tipica dei romanzi feelgood o sentimentali destinati dal mercato al pubblico femminile, lo strillo che fa riferimento alla felicità, colori pastello, l’immancabile gatto (io adoro i gatti, sia chiaro). Come in un contrappasso dantesco, proprio questo mi è toccato leggere e con indomito coraggio sono arrivata fino alla fine.

In una stradina di una città giapponese si trova un piccolo caffè, seminterrato, senza finestre, molto silenzioso e fresco. Ci sono pochissimi tavoli e ancor meno avventori, due dei quali particolarmente assidui, una donna vestita di bianco e un uomo che sfoglia un rivista di viaggi. Potrebbe essere un posto come tanti, ma sedendosi su una particolare sedia e bevendo il caffè finché è caldo, si può viaggiare indietro nel tempo, incontrare qualcuno che è stato lì e parlare con lui o lei, a patto di seguire alcune regole. Una di queste è che il futuro o il passato comunque non cambieranno. E’ quindi un’avventura che s’intraprende soprattutto per sé stessi, per darsi pace.

L’idea è molto buona (chi non ha un rimpianto, una persona cara che desidererebbe rivedere?) e viene condotta anche discretamente, creando alcune situazioni potenzialmente interessanti e altre un po' discutibili, ad esempio la ragazza che, per parlare col suo fidanzato partito per l’America, preferisce fare un viaggio nel tempo piuttosto che alzare il telefono o scrivere una mail o una lettera. Sembra di leggere un Anime senza disegni, e chi è pratico di questo genere di cartoni animati, non potrà fare a meno di vedere davanti agli occhi i personaggi con tutti gli atteggiamenti, gli inchini, i movimenti che si riconoscono in tutte le serie. Anzi, la struttura stessa del racconto sembra costruita per essere tradotta in un prodotto televisivo, con i medesimi schemi e rituali ripetuti ad ogni episodio, un po' come quando Miwa lancia i componenti a Hiroshy o Saylor Moon si trasforma: ogni nuovo personaggio è descritto a partire dagli abiti che indossa, le regole dei viaggi nel tempo vengono continuamente riprese, gli occhi di Kei, uno dei personaggi, sono “rotondi e dolci”, Kazu ha un'espressione neutra e disinteressata, la sedia che fa viaggiare nel tempo è quella sedia, eccetera. La ripetizione crea ritmo, aspettativa, trascina il lettore e lo conforta. Ciò che funziona con le immagini degli Anime, in un romanzo diventa una fastidiosa e frequente interruzione del flusso narrativo.

L'autore ci tiene a spiegare puntigliosamente il significato di ogni episodio, i sentimenti che prova quel protagonista, che cosa voleva ottenere dal suo viaggio nel tempo casomai fossimo troppo tonti per capire e fa di tutto per strapparci la lacrima o il sorriso zuccherato. I personaggi positivi, la mancanza di antagonisti, la tragicità degli eventi stemperata dalla filosofia spicciola dei buoni sentimenti, tutto pare pianificato per creare un successo editoriale spacciato come un “caso”. E così, anche elementi interessanti (il fantasma che è veramente spaventoso, il fatto di vedere andare e venire persone dal futuro e conoscere in anticipo determinati eventi e i paradossi che ne conseguono) vanno sprecati in nome della letteratura commerciale, avvilendo la sottoscritta che, già piegata dalla scrittura superficiale e didascalica e dalla sequela di sfighe che affliggono clienti e gestori della caffetteria, con l'episodio finale (preannunciato e sputtanato pagine e pagine prima) si avvia verso la conclusione con grande sollievo. A confermare l'ipotesi di un'operazione editoriale studiata, ho scoperto che esiste l'immancabile seguito di questo volume: ovviamente, potete scommettere che non ripeterò l'esperienza.

Mettiamola così, se Isaac Asimov o H.M. Homes o H.G. Wells avessero avuto tra le mani uno spunto del genere lo avrebbero trasformato in un capolavoro, Toshikazu Kawaguchi ne ha fatto “Finché il caffé è caldo”.

Nonostante la delusione, la noia e i soldi spesi sono contenta di aver fatto questo gioco, potrei anche rifarlo, sperando mi capiti un titolo più audace che mi faccia veramente uscire dalla mia comfort zone e non rintanarmici ancora di più. Senza rancore, Melz.

Quante tazzine? Una, perché sono buona.

P.S.: il volume, quasi intonso, finirà nei regali di riciclo a qualcuno che detesto. Liberatorio.
Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

5 commenti:

  1. Recensione epica! Eviterò questo libro come la peste, grazie di avermi salvata!

    RispondiElimina
  2. Peccato! Leggendo altre recensioni sembrava un pelo più interessante, ma grazie a te ne farò volentieri a meno xD

    RispondiElimina
  3. Mi spiace, se leggi il risvolto sembra un capolavoro. Anche sui vari siti si trovano diverse recensioni negative. Tendo a precisare che ho letto alcuni scrittori giapponesi, prima tra tutte la Yoshimoto, quindi ho un minimo di confidenza col fattore culturale, che a volte può essere un ostacolo alla comprensione del libro.

    RispondiElimina

Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)