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lunedì 29 agosto 2022

Recensione: "Bellezza selvaggia" di Anna-Marie McLemore (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*, e buon inizio settimana! ^^
Oggi la nostra Eleonora ci parla di un libro di qualche anno fa, un dark fantasy molto particolare e affascinante, uscito per Newton&Compton. Scoprite cosa ne pensa nella sua recensione e fateci sapere se l'avete letto e apprezzato anche voi. A presto! ;)

Bellezza selvaggia
di Anna-Marie McLemore

Prezzo: 4,99 € (eBook)
Pagine: 315
Genere: dark fantasy
Editore: Newton&Compton
Data di pubblicazione: 10 maggio 2018

Per quasi due secoli le Nomeolvides sono state legate al giardino di La Pradera, la splendida tenuta che incanta i visitatori di tutto il mondo, giunti appositamente per ammirare le sue piante rigogliose. La bellezza del giardino, infatti, dipende direttamente dai poteri delle donne che lo custodiscono e che sono in grado di far sbocciare i fiori più belli al loro tocco. Ma il loro legame con la terra è connesso a una maledizione: se si innamorano, i loro amanti svaniscono nel nulla. Dopo generazioni di misteriose scomparse, all’improvviso nel giardino viene ritrovato uno strano ragazzo. È Estrella, una delle più giovani, a prendersi cura di lui, mentre le Nomeolvides si interrogano sul misterioso nuovo arrivato, che ricorda a malapena il proprio nome: Fel. La ricerca della verità nel passato di La Pradera e di Fel porterà Estrella a scoprire segreti tanto magici quanto pericolosi, che affondano le radici in eventi accaduti secoli prima.

Dall’ambientazione a metà tra Encanto della Disney e Mexican Gothic di Silvia Moreno-Garcia, Bellezza Selvaggia è un libro che con la sua atmosfera gioiosamente cupa e inquietante trasporta il lettore in una storia fatta di segreti, misteri, superstizioni, fiori e legami famigliari così profondi che alle volte i contorni dei singoli componenti della famiglia sfumano fin quasi a svanire e a far sembrare tutti parte di un unico organismo. Tutto ruota intorno alla famiglia delle Nomeolvides, donne in passato conosciute come las hijas de l’aire e che, per sfuggire a maldicenze e persecuzioni a causa di un loro particolare talento, sono cadute dalla padella alla brace stabilendosi in un luogo incantato che sotto la loro presenza ha preso il nome di Pradera (Il Prato). Sia il cognome delle donne, letteralmente la traduzione del nome del nontiscordardimè, che il posto dove risiedono sono indicativi delle loro capacità; ogni componente della famiglia infatti ha il “potere” di far crescere dal nulla e su qualsiasi superficie fiori e piante, non di qualsiasi tipo, però; ognuna di loro fa crescere il fiore o la pianta che viene evocata dal loro nome, tradizionalmente anch’esso di derivazione floreale. Questa famiglia ha un’altra peculiarità: nascono solo figlie femmine, e infatti nel nucleo che ci viene presentato troviamo cinque nonne, cinque madri e cinque figlie; come si può notare non esistono uomini in famiglia e nemmeno parenti acquisiti, mariti o mogli, questo è frutto della maledizione che pesa su ogni generazione di Nomeolvides: ogni persona che esse amano all’infuori della famiglia è destinata a scomparire nel nulla, inghiottita dalla terra. Per questo motivo per le Nomeolvides la Pradera è una sorta di divinità che temono, rispettano e a cui si rivolgono con offerte e sacrifici (simbolici, non umani o animali) in cerca di protezione.

La Nomeolvides principale di questa storia è Estrella, una delle cinque “cugine” dell’ultima generazione. Si crede che il non avere un nome collegato ai fiori l’abbia in qualche modo marchiata negativamente in quanto è l’unica della famiglia a non controllare perfettamente il suo dono. Colleziona statuine di cavalli alati in legno risalenti a un passato non meglio precisato e come le sue altre quattro cugine ha una cotta profonda per la padroncina della tenuta vicina. In una sera in cui tutte e cinque le ragazze decidono di pregare la Pradera di garantire l’immunità dalla maledizione alla ragazza che amano, Estrella decide di seppellire nel suolo il suo cavallino preferito; il giorno dopo, però, mentre girovaga nel parco, nel punto preciso in cui ha seppellito il cavallino emerge un ragazzo misterioso, senza nome e senza memoria che viene immediatamente adottato in famiglia come il figlio/nipote mai avuto. La sua presenza genera emozioni contrastanti nelle Nomeolvides che non sanno se rallegrarsi o preoccuparsi. Pian piano, il ragazzo, chiamato Fel, si integra con loro alla perfezione tanto da prendere anche parte alle scorribande delle cugine ai danni del nuovo occupante della villa vicina, il cugino sbruffone e “pericoloso” di Bailey, la ragazza di cui sono cotte. In tutto ciò il rapporto di Fel con Estrella cresce, si fa più profondo e prende una connotazione più romantica con grande preoccupazione da parte delle donne della famiglia. Col tempo riemergono anche alcuni ricordi del ragazzo che lo collegano a un passato molto più remoto di quello che si credeva ma che lo lasciano con più interrogativi che risposte; fino a quando Bailey, indagando nel passato della sua famiglia non scopre un tremendo segreto che è stato insabbiato e nascosto a chiunque, l’unica a ricordarsene è proprio la Pradera che negli anni ha compiuto e continua a compiere la sua sanguinosa vendetta, sia nei confronti dei colpevoli originari sia della famiglia di donne che la abita da oltre un secolo e che inconsciamente è diventata complice nell’occultamento dell’accaduto. Solo lo smascheramento e un “disboscamento” del suolo placano la furia della terra e pongono fine ad anni e anni di sparizioni e allontanamenti.

La storia in questo libro si sviluppa in maniera molto semplice, nonostante i cavilli, i misteri, le maledizioni e l’unità delle cinque cugine, che spesso e volentieri sembrano un’unica entità; lo stile è semplice e leggero, non è super super coinvolgente, nel senso che mentre si legge comunque si mantiene una visione distaccata dagli eventi, ma è comunque sufficientemente evocativo affinchè nel corso della lettura si percepisca bene il retrogusto dark e inquietante che permea la Pradera e la vita dei suoi abitanti. L’impostazione delle dinamiche della famiglia delle Nomeolvides è molto particolare e caratteristica, sin dall’inizio le cinque cugine vengono descritte più come cinque sorelle e tale è il loro rapporto, sempre pronte a spalleggiarsi e a proteggersi l’una con l’altra ma anche ad azzannarsi e a litigare pur di ottenere quello che desiderano. Hanno nei loro caratteri una sorta di lato selvaggio latente che si percepisce tra i loro discorsi e nelle loro azioni e che ben si sposa con l’ambientazione del libro e con la storia scelta per la loro famiglia. Si può dire che in generale la famiglia Nomeolvides ha un che di gitano, quanto meno quello che viene rappresentato in letteratura, con le sue superstizioni, la chiusura del nucleo famigliare e allo stesso tempo il profondissimo affetto che dimostrano (anche in modo silenzioso e burbero) per chiunque percepiscano come facente parte della famiglia. Grazie a queste caratteristiche Bellezza Selvaggia è un libro molto particolare e fuori dal comune, che si fa leggere assolutamente senza fatica e invoglia anche a una rilettura proprio grazie al mix tra inquietante e disneyano (se così si può dire); una lettura adattissima a chi ama i libri di A.G. Howard o in genere le storie “strane” dal retrogusto dark.
Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

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