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lunedì 6 giugno 2022

Recensione: "Il caso Alaska Sanders" di Joël Dicker (a cura di Melz)

Buongiorno, lettor*! Come avete trascorso il weekend? ^^
Oggi è Melz a inaugurare la nuova settimana con la recensione di Il caso Alaska Sanders, di Joël Dicker, attesissimo seguito del bestseller La verità sul caso Harry Quebert. Più di 600 pagine di indagini che ha divorato. Scoprite la sua opinione e fateci sapere se anche voi amate i libri di Dicker quanto lei ;) A presto!

Il caso Alaska Sanders
di Joël Dicker

Prezzo: 11,99 € (eBook) 22,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 630
Genere: giallo, poliziesco
Editore: La nave di Teseo
Data di pubblicazione: 23 maggio 2022

Aprile 1999, Mount Pleasant, New Hampshire. Il corpo di una giovane donna, Alaska Sanders, viene ritrovato in riva a un lago. L’inchiesta viene rapidamente chiusa, la polizia ottiene le confessioni del colpevole, che si uccide subito dopo, e del suo complice. Undici anni più tardi, però, il caso si ripresenta. Il sergente Perry Gahalowood, che all’epoca si era occupato delle indagini, riceve una inquietante lettera anonima. E se avesse seguito una falsa pista? L’aiuto del suo amico scrittore Marcus Goldman, che ha appena ottenuto un enorme successo con La verità sul caso Harry Quebert, ispirato dalla loro comune esperienza, sarà ancora una volta fondamentale per scoprire la verità. Ma c’è un mistero nel mistero: la scomparsa di Harry Quebert. I fantasmi del passato ritornano e, fra di essi, quello di Harry Quebert.

Un caso non è mai veramente chiuso, e questo Marcus Goldman lo sa bene da La Verità sul caso Harry Quebert, che lo vede come investigatore di un caso di omicidio, nonostante lui sia uno scrittore in blocco e non un poliziotto. Ah, Joël, quanto ci hai fatto attendere per questo nuovo libro, era dal 2020 che non avevo notizie di uno, ormai, dei miei scrittori preferiti. Ma, devo proprio ammetterlo, sei tornato alla grande!

Il caso Alaska Sanders, precisamente il sesto libro dello scrittore svizzero Joël Dicker, è niente poco di meno che il seguito del suo più grande successo: La verità sul caso Harry Quebert che lo ha consacrato come scrittore acclamato a tutti gli effetti ed è il terzo romanzo che vede come protagonista quel simpaticone ficcanaso di Marcus Goldman. Ma è necessario aver letto gli altri due? L’opinione si divide. Di certo serve aver letto il primo, ma del terzo, Il libro dei Baltimore (il mio preferito, per giunta), non tutti la pensano allo stesso modo. Dal canto mio, direi di sì, per cogliere appieno ogni storia e sfumatura, anche se l’ordine cronologico direbbe il contrario:

Ordine cronologico dei racconti
La verità sul caso Harry Quebert (raccontato da Marcus Goldman nel 2008)
Il caso Alaska Sanders (raccontato da Marcus Goldman nel 2010)
Il libro dei Baltimore (un racconto che risale a prima degli altri due, ma che Marcus Goldman decide di narrare solo dopo il 2010)

Ordine di uscita dei libri di Joël Dicker
La verità sul caso Harry Quebert (2013) 
Il libro dei Baltimore (2018)
Il caso Alaska Sanders (2022)

Perché consiglio l’ordine di uscita? Semplicemente perché Joël, lo scrittore vero e non fittizio (Marcus), sa benissimo che noi fan abbiamo già letto Il libro dei Baltimore e ha inserito precisi elementi che io ho amato e mi hanno fatto scendere una lacrimuccia al pensiero. Perciò, in definitiva, leggere La verità sul caso Harry Quebert è strettamente necessario (nonostante Marcus racconti qualcosa, sarebbe davvero lento sorbirsi alcune parti del libro e anche frustrante non capirle per bene); Il libro dei Bartimore è una vostra scelta per comprendere Marcus e, credetemi, ne vale davvero la pena. Senza contare che, se non lo avete letto prima, lo fareste comunque subito dopo perché c’è parecchia auto-promozione all’interno del libro stesso, sarà impossibile non fiondarsi sulla storia di Woody e Hillel.

“Questo libro non ha lo scopo di raccontare dei Goldman di Baltimore, e se ne parlo qui è perché oggi mi rendo conto che probabilmente fu quella notte, ad Harbour Island, che germogliò nel mio cervello di scrittore l’idea di dedicare loro un libro che alla fine avrei scritto due anni dopo: il Libro dei Baltimore”.

Il caso Alaska Sanders, come quello di Nola Kellergan, torna a galla anni dopo la morte della vittima proprio quando Marcus ha di nuovo perso la strada della sua vita. È un caso strano, risolto troppo in fretta e con un mucchio di lacune perché intriso di sangue e tragedie anche durante l’indagine. Ma, la cosa bella e sorprendente di questo romanzo è che il vero protagonista non è Marcus, nonostante sia centrale, ma il poliziotto burbero dalle cravatte improponibili già conosciuto nel racconto riguardante Harry: Perry Gahalowood. Questo mi ha sorpresa e resa felice, eravamo già entrati per due libri nella confusione di Marcus, nella sua voglia di trovare la sua strada in tutto quel talento e quel successo che non gli permettono di vivere la sua vita appieno. Ma di Perry si sapeva il giusto e qui abbiamo scoperto tanto. Senza contare che se mai ne faranno una serie TV e gli attori fossero gli stessi della serie madre, sarebbe Damon Wayans Jr. a interpretarlo di nuovo (l’amatissimo Coach di New Girl).

“Non mi piacciono i ricordi, scrittore. Perché ispirano nostalgia. E sa quanta poca considerazione abbia della nostalgia. Lei non è l’unico a dover fare i conti con dei fantasmi.”

Ovviamente non posso dire una parola sulla risoluzione del caso di Alaska, farei degli spoiler assurdi. Quello che posso dire è che Joël è l’unico scrittore di gialli polizieschi che riesce a farmela ogni santa volta: a poco sono serviti i post-it dove segnavo ogni mia teoria o tutti gli appunti presi. Lo scrittore anticipa le cose senza dire il soggetto, lascia indizi sparsi così lontani tra loro che è difficilissimo coglierli anche segnandoli. Se qualcuno di voi ha mai risolto un suo libro prima della fine, mi inchino umilmente.

Alaska è una ragazza bellissima, apparentemente perfetta, che vuole diventare un’attrice. Vive una vita normalissima a Salem (le streghe non c’entrano nulla, tranquilli) e vince un prestigioso concorso di bellezza. Di punto in bianco, dopo una lite con suo padre per il fumo illegale di marjuana, decide di andare a vivere con il suo nuovo ragazzo, Walter, rinunciando ai suoi sogni e iniziando a lavorare in un autogrill. La mattina del 2 aprile 1999 Alaska viene trovata senza vita. Ma chi l’ha uccisa? Chi mai avrebbe potuto volerla morta? E perché è andata via da Salem per una piccola lite, rinunciando a tutto?

È un romanzo misto: indagine, segreti scomodi e tanta, tanta umanità. Sì, perché le oltre 600 pagine di libro narrano di vita, di relazioni umane, di amicizie vere, di personalità disparate e di lutti sconvolgenti. Ogni personaggio nei libri di Joël, e ovviamente questo non fa eccezione, potrebbe essere il colpevole, anche quello più marginale, perché sono veri, vibranti, ognuno di loro ha del dolore interno che potrebbe portarlo a compiere un atto del genere per motivi ben precisi: vendetta? Delusione? Chi può saperlo. Sono così ben caratterizzati che a un certo punto inizi a renderti conto chi possa aver fatto davvero alcune mosse. Ad esempio, Walter è impulsivo e ad alcune accuse storcevo il naso, ma non perché Joël si sia limitato a scrivere “è impulsivo”, ma perché questo trapelava da ogni gesto, ogni parola, ogni sua emozione. Questo scrittore ha un dono incredibile e spero che molti altri decidano di leggere questi libri meravigliosi fatti di persone vere e moventi troppo reali (per quanto mi riguarda, solo l’Enigma della stanza 622 fu un po’ forzata come storia, poi nient’altro).

“La grande debolezza della morte è che può vincere solo la materia. Non può nulla contro i ricordi e i sentimenti. Al contrario, li ravviva, li radica in noi per sempre, come se volesse farsi perdonare dicendoci: è vero vi sto togliendo molto, ma guardate tutto quello che vi lascio.”

Le parti che riguardano Harry sono in assoluto tra le mie preferite del libro. In qualche strano, assurdo modo, riusciamo ancora di più a entrare nella singolare amicizia che lo lega a Marcus. Ebbene sì, c’era ancora altro da mostrare dopo La verità sul caso Harry Quebert! Inutile girarci intorno, Harry non è affatto una persona esemplare, è semplicemente umano come tutti e ha commesso errori più o meno gravi, e l’amicizia che lo lega a Marcus (suo allievo, quindi molto più piccolo) è sempre sembrata un po’ controversa. E lo è. Harry ha di sicuro tra le battute più belle dei libri di questo scrittore, e qui non fa eccezione, spiegando il perché di parecchie sue mosse nei confronti del giovane amico. Nonostante tutto, però, sa quanto Marcus valga e ora, dopo aver vissuto la sua vita e aver trovato un po’ di sollievo, vuole spingerlo ad avere tutto quello che lui non è riuscito a ottenere. Harry mi ha nuovamente commossa.

“In tutti noi c’è un gabbiano, la tentazione di cedere a facile poltroneria. Ricordati di combatterla sempre, Marcus. La maggior parte dell’umanità è gregaria, ma tu sei diverso. Perché sei uno scrittore. E gli scrittori sono esseri a parte. Non dimenticarlo mai.”

Insomma, io non ho davvero nulla da dire a questo romanzo. È scorrevole, scritto magnificamente, ogni pezzo sparso del puzzle torna al suo posto pagina dopo pagina dopo inaspettati colpi di scena. L’unica cosa è che il cognome di un personaggio è Donovan. Si sa, quando c’è di mezzo un Donovan c’è sempre un mai-una-gioia e ho pensato per tutto il tempo a lui, l’unico rimasto sempre umano in quel di Mystic Falls:

Ciao Matt, insegna a tutti come sopravvivere ai vampiri

Chi lo sa, magari potrebbe essere proprio lui a interpretare Eric Donovan in un’eventuale serie TV, io ce lo vedo, e voi?

Caro Amazon, ho bisogno di vedere la trasposizione seriale di questo libro, ok? Ho bisogno di vedere con i miei occhi di nuovo Marcus e Perry, e se ci infili di nuovo Patrick Dempsey come Harry ecco... non mi offendo mica! Se avete letto La verità sul caso Harry Quebert dovete fare due cose: guardare la serie TV disponibile su Prime Video (una delle trasposizioni meglio riuscite che abbia mai avuto l’onore di guardare) e leggere gli altri. Se non l’avete letto beh... che state aspettando?

Ho un altro argomento per convincervi: Joël Dicker è uno gnocco classe ’85, leggendo i suoi romanzi avrete modo di trovare un argomento per conquistarlo *occhiolino*  
Il libro dei Baltimore è il mio 5 stelle per eccellenza di questo genere e di questo autore, perciò darò a questo lo stesso voto di La Verità sul caso Harry Quebert: 4 tazzine e mezzo.

Melz

Photo credit: @sonomelz
Fonte immagini: Hallofseries, magialibri.com, thetvdb.com

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