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lunedì 9 agosto 2021

Recensione: "Quella sera dorata" di Peter Cameron (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettori, e buon inizio settimana! ^^
Oggi per voi la recensione di Ms Rosewater che ci parla di "Una sera dorata" di Peter Cameron. Non conoscevo questo titolo, ma sono felice ogni volta che ne scopro uno nuovo. Ms Rosewater è appassionata di letteratura americana, come ormai avrete capito. Voi che rapporto avete con questo genere? Conoscete Peter Cameron? Vi lascio alla recensione, adesso. Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti ;) A presto!

Quella sera dorata
di Peter Cameron

Prezzo: 7,99 € (eBook) 12,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 318
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 15 aprile 2019

Quando qualcuno si accinge a scrivere la biografia di qualcun altro, parenti e amici del biografato cercano quasi sempre di ostacolare un'iniziativa che, in un futuro minacciosamente vicino, li costringerebbe a leggere la solita compilazione di svarioni, congetture e voli di fantasia non autorizzati. È quindi ovvio che né la moglie, né il fratello, né l'amante del defunto Jules Gund, autore di un solo e venerato libro, desiderano che il giovane Omar Rezaghi si rechi nella tenuta di famiglia in Uruguay, e s'inpicci di faccende che non lo riguardano. È solo l'inizio di una commedia dove nessuna combinazione di fatti, sentimenti o rivelazioni è esclusa in partenza.

Ho conosciuto Peter Cameron grazie a mio zio, vorace lettore, che passava i libri letti al mio papà e ora a me. Pur avendo in casa diversi volumi dello scrittore da anni, alla fine ho iniziato a conoscerlo dall'ultimo romanzo pubblicato da Adelphi, “Cose che succedono di notte”, di cui parlerò in un futuro articolo. Da quella lettura ho iniziato uno (scomposto) viaggio a ritroso, guidata dai consigli dello zio, dai libri che ho trovato in casa e dai titoli che compaiono nei siti o negli scaffali delle librerie.

Cameron non è uno scrittore di genere fantastico, eppure i suoi romanzi sono sempre avvolti dalla fiaba, le vicende hanno un'ossatura reale, ma la loro sostanza, i tempi - mai definiti con precisione - i luoghi, sono vicini al sogno. Allo stesso modo, i personaggi agiscono mossi da forze che superano la razionalità e il sentimento, le cose tangibili, forze che sembrano esistere più fuori che dentro di loro.

Omar Rezaghi, un giovane di origine iraniana, professore universitario di letteratura, vorrebbe scrivere la biografia di Jules Gund, scrittore uruguayano di famiglia ebrea tedesca, noto per un solo libro pubblicato. Gund è morto da tempo e Rezaghi vuole ottenere l'autorizzazione dei tre eredi (la moglie, il fratello e l'amante), che vivono tutti ad Ochos Rios, in Uruguay, appunto. Di fronte a un primo rifiuto Omar parte per tentare di convincerli. Ochos Rios è un luogo fatato, una specie di Regno di Oz, immerso in un'estate perenne, immobile, e attraversato da stradine polverose che congiungono la grande, cadente villa, il mulino e il lago artificiale, riferimenti sicuri in un paesaggio che immagino immenso e assolato, nel mezzo del nulla. Rezaghi è in continuo movimento da un punto all'altro, cercando, lui crede, di ottenere un risultato tangibile e razionale, ma in realtà facendosi inghiottire da quel mondo costruito dalle relazioni degli eredi con lo scrittore scomparso (il Mago di Oz), relazioni che perdendo il loro centro sembrano ormai cristallizzate nel ricordo, nel senso di colpa, nella gelosia, da lui stesso generate.

La scrittura di Cameron, limpida, “a sottrarre” è in realtà un accumulo di significati e possibili letture, trasparenti, come l'acqua di un fiume del quale è possibile vedere il fondo senza tuttavia poterlo raggiungere. Semplice, all'apparenza molto naturale, ma estremamente precisa ed evocativa, con poche parole immerge il lettore nell'universo di Ochos Rios, racconta particolari e pensieri che a volte sorprende riconoscere come nostri. Cameron tratta un materiale impalpabile e riesce a creare un'atmosfera intensa e luminosa, dialoghi apparentemente semplici in cui i personaggi rivelano il loro mondo e la loro personalità.

Il misterioso passato costruito per i suoi protagonisti è appena intravisto, il mistero non viene svelato se non per pochi particolari, il lettore è tuttavia in grado d'intuire, di ricostruire una parte della storia per sé senza necessità di ulteriori elementi. Nelle vicende di Ochos Rios si può vedere la predestinazione e l'irrazionalità un amore romantico, il gioco del destino che trascina lontani dalle proprie origini e dagli obiettivi che ci si era prefissi per scoprire che potevamo avere più di quello che pensavamo, la rassegnazione davanti allo scorrere inesorabile del tempo, l'accettazione della fine del passato che apre il futuro, le letture possibili sono numerose.

La realtà si fa da parte e il sogno si prende tutto
, quello delle estati calde e pigre inondate dai profumi della campagna e dal suono ossessivo delle cicale (sembra sempre di sentirle in sottofondo, anche se non vengono neanche nominate), ed è talmente forte questa sensazione che quando lo scrittore si sforza di dare una conclusione alle vicende di Rezaghi e degli altri personaggi, si rimane spiazzati, c'è un eccesso di particolari rispetto a quella che fino a quel momento è stato un racconto evocativo perché minimo.

Una menzione merita la traduzione del titolo originale: “The city of your final destination” è decisamente più adatto a ciò che intendeva lo scrittore, alludendo agli spostamenti continui dei protagonisti (la famiglia Gund dalla Germania all'Uruguay, Rezaghi dall'Iran agli Stati Uniti e poi all'Uruguay e così via) mentre “Quella sera dorata” crea l'aspettativa di un evento particolare, e in realtà il libro è pieno di queste sere dorate, quale s'intenderà delle tante?

Ms Rosewater

Foto credit: @lisapavesi

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