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giovedì 31 marzo 2022

Recensione: "Liwaria. La Spada di Diamante Blu" di Giada Abbiati

Oggi voglio parlarvi di Liwaria. Voglio parlarvi di una Terra fantastica, nata dalla penna di un’autrice altrettanto fantastica, e voglio farlo con molta onestà. Leggere questo libro non è stato semplice. La vita mi ha travolto ancora una volta in un periodo in cui pareva avessi ingranato un po’, si è portata via tempo prezioso, concedendomi in cambio sospiri, pensieri preoccupati e tante ansie, ma in tutto questo tempo ho tenuto fra le mani una storia che è stata un meraviglioso balsamo curativo. “Liwaria. La Spada di Diamante Blu”, di Giada Abbiati, mi ha stupito e si è rivelato molto più che il romanzo di una giovane autrice esordiente. Si è rivelato un romanzo con tutte le carte in regola per competere con epic-fantasy ben più famosi, capace di colpire dritto al cuore e restarci dentro.

Liwaria. La Spada di Diamante Blu
di Giada Abbiati

Prezzo: 5,99 € (eBook) 15,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 586
Genere: high-fantasy, epic-fantasy, fantasy, new adult
Editore: self-published
Data di pubblicazione: 24 novembre 2021

Hilya è una mezzosangue e per le leggi di Liwaria non dovrebbe esistere, ma a renderla la minaccia principale del continente è una profezia: sarà lei a risvegliare i Senzaluce che un secolo prima hanno devastato Liwaria. Sedici anni dopo la sua fuga, la spada di diamante blu lasciata da sua madre segna l'inizio del suo viaggio per guadagnarsi il riscatto. Quello che non sa è cosa si cela dietro la spada: può essere lei la salvatrice del continente, ma vuole diventarlo davvero per un mondo che la ripudia? Ma attorno a lei si muovono trame ben più complesse: è la manipolazione ad aver distrutto Liwaria e affonda le radici in un passato ancora sanguinante, che cela drammi e persecuzioni di cui Hilya è solo l'ultima manifestazione. In questa scacchiera spezzata, Hilya sarà costretta a percorrere la strada del riscatto per dimostrare che né profezie né dei possono determinare chi è l’eroe e chi il carnefice. E soprattutto, che da sola non può compiere un viaggio da cui dipende il destino di Liwaria tutta.

"Cercheranno di farti sentire indegna di esistere, ma ricorda: questa spada è il tuo riscatto."

Tra le tante email che ricevo per collaborare con autori esordienti, ne ho ricevuta una che mi ha fatto particolarmente piacere ricevere, quella di Giada Abbiati che mi presentava il suo Liwaria. Avevo già letto qualche parere positivo in giro, perciò su fiducia ho accettato la collaborazione, sicura che avrei apprezzato questo fantasy su cui l’autrice si è cimentata per circa dieci anni. Tutto il tempo che ci ha dedicato si vede. La cura del volume è sbalorditiva, dalle mappe dettagliate all’intero worldbuilding, dall’editing meticoloso a una costruzione dei personaggi che raramente si trova in opere di esordio. Liwaria è un romanzo impressionante, per la sua mole, di sicuro, ma anche e soprattutto per tutto il lavoro che c’è dietro, in cui nulla è stato lasciato al caso. È un romanzo ben congegnato dal quale emerge la passione dell’autrice per una storia che sicuramente l’ha tormentata per lungo tempo e alla quale ha voluto fortemente dare voce. Giada lo ha fatto nel modo giusto e io sono rimasta ammaliata dal risultato.

Liwaria è una Terra immensa il cui equilibrio sembra essere stato spezzato. Come ripristinarlo non è facile da comprendere, ma ci sono profezie che parlano chiare. Una di questa vede come rovina del mondo una mezzosangue, capace di risvegliare i Senzaluce che tempo addietro hanno devastato Liwaria. Ecco perché il re demone Camlost ordina che venga uccisa. Sulle sue tracce Fulmine e Fuoco, due demoni che distruggono tutto ciò che toccano e che costringono la giovane Hilya a separarsi dalla madre e fuggire insieme all’amico demone Helcar. Ma le visioni della regina Kilena mutano e alla piccola Hilya viene data una chance di sopravvivenza.

<<"Hilya" iniziò, "quello che troverai da qui in avanti sarà il frutto di accadimenti che non sempre potrai comprendere o controllare. Questo è solo l’inizio. Non troverai spiegazioni, né problemi alla radice. Ma se seguirai ciò che senti, non rimpiangerai un solo momento della tua vita, né tanto meno chi sei.">>

Dovranno trascorrere sedici anni prima che i meccanismi oscuri di Camlost si rimettano in moto, che Hilya abbandoni il luogo in cui si è rifugiata con Helcar e inizi un lungo viaggio alla ricerca della verità. Verità riguardo la spada di diamante che la madre elfa le ha lasciato in eredità, ma anche riguardo se stessa e l’enigmatica profezia che la vede protagonista. Un viaggio ricco di incognite e pericoli, che però Hilya affronterà con coraggio e determinazione, non mancando di chiedere aiuto quando ce n’è bisogno e di cercare sempre la conoscenza, per arricchirsi durante il percorso e dar prova di non essere una minaccia per il suo mondo ma ben altro. La spada di diamante blu diventa il simbolo del suo riscatto, un riscatto che va ricercando con convinzione, senza mai stancarsi, tenendo sempre stretta quell’elsa tanto cara e provando a vedere dove la condurrà (<<Nel suo viaggio ormai prossimo, libera dalle costrizioni del passato, era proprio quella spada a guidare la via verso nuove scoperte. E, chissà, forse anche verso qualche dettaglio in più su chi fosse realmente Revien.>>). Ciò che l’aspetta durante il cammino è qualcosa di totalmente inatteso. Una falsa profezia, un mondo da salvare. Ma nel suo percorso non sarà sola. Al suo fianco ci saranno l’elfa Elaryen e il giovane principe-drago Drakehorn, ma anche Helcar che, come lei, vorrà trovare risposte ad ogni costo.

Mi sono veramente affezionata ai personaggi di questo libro, tra tutti a Hilya, la cui vita è stata costellata di sfide ma che non si è mai arresa o pianto addosso. Ho apprezzato la sua evoluzione, la sua voglia di imparare sempre di più, di conoscere, di scoprire, di uscire da quell’oscurità intorno alla quale ha sempre ruotato la sua esistenza, perché si sa che la conoscenza è anche, a suo modo, una fonte di potere. Hilya è una curatrice, ciò che sa lo ha imparato dalla madre, ma è anche una guerriera, grazie agli insegnamenti di Helcar. Il desiderio di curare e far star bene gli altri è forte in lei quanto la capacità di dominare il freddo, un potere che scaturisce naturale dal suo corpo e che ha interesse a indagare a fondo e sfruttare nella maniera adeguata. Un personaggio, la nostra Hilya, che ha molto da rivelare e che, a ogni pagina, sorprende di più. Anche la dolce elfa Elaryen ha fatto breccia nel mio cuore, con la sua imponente ed eterea presenza e la sua voglia di esplorare il mondo al fianco di Hilya. Un’amicizia, la loro, che si consolida col tempo e che diventa sempre più intensa e speciale. Non nasce con la stessa naturalezza quella con Drakehorn, l’uomo-drago con cui Hilya incrocia la strada, deciso a salvare la sua razza che sembra stia estinguendosi per colpa di una maledizione. Il loro è più un rapporto sulla difensiva all’inizio, si studiano a vicenda, diffidano l’uno dall’altra, discutono spesso, senza rendersi conto di quanto, invece, possano essere più forti insieme e determinanti l’uno per l’altra. Devo ammettere che ho seguito con particolare interesse anche l’evoluzione di questo rapporto che è evidente quanto ancora abbia da dare; al momento, non mi ha assolutamente deluso e sono curiosa di scoprire dove condurrà.  Helcar è un altro personaggio che ho apprezzato molto. È stato un caro amico per i genitori di Hilya e per lei un mentore e un secondo padre. Non mi sono mai annoiata leggendo di lui e questo dimostra quanto bene sia stato caratterizzato, così come tutti gli altri. Giada Abbiati ha fatto un lavoro egregio con ogni personaggio, buoni o cattivi che siano. Ha creato un mondo dal quale non volevo più staccarmi, con i suoi Deserti - uno Freddo e uno Caldo - la sua Foresta di Conifere Blu, le sue isole sottomarine, la Terra delle Squame di Drago, le Regioni di Pietra e tutto quanto di originale è scaturito dalla sua fantasia. Elfi, Demoni, Draghi, Gargoyle, Senzaluce, Forze Arcane, Ageas sono solo alcune delle creature che scoprirete in questo romanzo e quello che ho amato di più è che non sono affatto inseriti per fare numero o scena, ma ogni popolo, razza, creatura ha il suo scopo all’interno del romanzo, la sua storia, il suo culto, i suoi intenti politici. Insomma, è tutto funzionale e ben strutturato, talmente tanto che viene difficile definire questo libro semplicemente un’opera d’esordio.

Mi sono dilungata tantissimo e probabilmente potrei continuare ancora all’infinito, visto quante cose ci sarebbero da dire, ma non posso dirvi tutto. Posso solo consigliarvi di fidarvi di me e intraprendere un meraviglioso, emozionante viaggio alla scoperta di Liwaria, insieme a dei personaggi che sapranno conquistarsi un pezzetto del vostro cuore. Questo è solo il primo libro di una saga lunga cinque volumi, ma è stata per me una lettura imprescindibile (e mi auguro possa esserlo anche per voi) soprattutto in vista di tutto ciò che si è rivelata essere: una storia epica, che si svolge in tempi più dilatati ma che non lesina su creatività e tematiche (come non cogliere l’invito ad agire, ad abbandonare l’inerzia per ripristinare l'equilibrio del mondo? Un invito che sembra rivolgersi non solo a dei personaggi del romanzo ma direttamente al lettore). Non fatevi impressionare dal numero di pagine, ma concedetevi il tempo di conoscere pian piano una storia che vale davvero la pena di essere letta.

“Non esistono luoghi sicuri per chi scappa, Hilya.” […] “Giunti a un certo punto, però, sei tu che decidi che direzione prendere: se l’eterna latitanza o il nuovo inizio.”
Fonte immagini: Pinterest

Ringrazio l'autrice per avermi permesso di leggere la sua storia inviandomi una copia cartacea in cambio di un'onesta opinione.

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