Buongiorno, lettor*! ^^
Come state trascorrendo queste festività natalizie? Noi molto bene e, tra un'occasione e l'altra, non smettiamo di leggere libri e regalarvi le nostre opinioni. Oggi si parla di un saggio molto interessante e, secondo me, dagli spunti attualissimi. Si tratta di Mostri. Distinguere o non distinguere le vite dalle opere: il tormento dei fan, di Claire Dederer. Lo ha letto e analizzato la nostra Ms Rosewater. Vi consiglio di non perdervi la recensione. Aspettiamo i vostri commenti!
Mostri
di Claire Dederer
Prezzo: 11,99 € (eBook) 20,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 320
Genere: saggistica
Editore: Altrecose
Data di pubblicazione: 10 aprile 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)
In un libro generato da un lungo pezzo pubblicato sulla Paris Review nel 2017, mentre nasceva il movimento #MeToo, e subito diventato virale e discusso, Claire Dederer coinvolge i lettori nel chiedersi: come dobbiamo convivere, oggi, con le opere di artisti (ma anche artiste) «mostruosi»? Possiamo e dobbiamo ancora amare le opere di Hemingway, Allen, Polanski, Miles Davis, o Picasso? I geni – che chiamiamo anche «mostri» di bravura – meritano un trattamento speciale? La responsabilità maschile è identica a quella femminile, e che cosa può far deragliare il giudizio quando l’artista è una donna, come nel caso di J.K. Rowling, o di Virginia Woolf? Dederer ammira con coinvolgimento certi film di Polanski ogni volta che li vede, ma non gli concede indulgenze o attenuanti sugli abusi: si può convivere con questa contraddizione? Sono tutte domande protagoniste di questi anni e di quelli che verranno, sui giornali e nei dibattiti in tv, ma anche negli uffici che frequentiamo ogni giorno, a cena con gli amici, e nelle nostre coscienze. Le risposte non sono mai nette, per Dederer, e proprio questo le rende delle risposte preziose e soddisfacenti. Illuminante, onesto e mai così attuale, "Mostri" è un libro scritto come una conversazione con chi legge, ricco di divagazioni interessanti, che aiuta a pensare e a discutere. Prefazione di Giulia Siviero.
“Perché non era vero quello che dicevano, e i giornalisti lo perseguitavano e lui gli offriva denaro, non perché fosse colpevole, ma perché la smettessero, non ne poteva più di essere seguito e voleva difendere il suoi figli...”
Improvvisamente il telefono della donna cominciò a squillare:”Smooth Criminal” di Michael Jackson, naturalmente.
Questa conversazione (realmente avvenuta) avrebbe potuto essere inclusa nel saggio di Claire Dederer come esempio di risposta alla domanda “Cosa ne facciamo dell'arte dei mostri?”, cioè come reagire di fronte ad azioni orribili perpetrate da grandi artisti, artisti che amiamo? Eliminarli dalle nostre vite o continuare ad ascoltare la loro musica, guardare i loro film e leggere i loro libri?
All'indomani della diffusione virale del movimento #Meetoo, Dederer riguarda perplessa i film di Roman Polansky: nonostante le note vicende penali che lo hanno coinvolto siano una macchia incancellabile, le sue opere mantengono la loro perfezione, sono l'espressione di un genio; continuare a guardare quelle immagini come se niente fosse è impossibile, ma rinunciarvi potrebbe esserlo altrettanto. Non si tratta di una situazione infrequente, tutti almeno una volta si saranno trovati a vivere questo tormento: scoprendo che Céline era antisemita, che Picasso faceva delle sue amanti le proprie muse finché non decideva di distruggerle; che Woody Allen ha sedotto la figlia adottiva quando era ancora una ragazzina e lui già uomo di mezza età, o il ruolo di J.K. Rowling nell'esclusione delle persone transgender dalla definizione di “donna” nell'Equality Act. Di recente, le rivelazioni su Neil Gaiman hanno scioccato il suo pubblico.
Chiunque può fare cose orribili, ma non ce lo aspettiamo dagli artisti, coloro che producono bellezza, ci leggono nel pensiero, sembrano conoscerci nel profondo, sono parte di noi. Eppure, non si tratta di eccezioni: i comportamenti predatori nei confronti di donne e bambini, il razzismo, l'omicidio addirittura, sono frequenti nel mondo dell'arte, e chi li ama può prendere una decisione definitiva defenestrandoli dal proprio Pantheon, può scegliere d'ignorare le imputazioni (soprattutto se si tratta di uomini che giudicano altri uomini, come evidenzia l'autrice) o trovare delle giustificazioni, raccontarsi versioni alternative come la donna con la suoneria del telefono di Michael Jackson. Ma scegliere è difficile e doloroso, perché noi abbiamo bisogno di quella musica, di quei libri e di quelle parole.
La ricerca di Dederer prova a trattare quanti più aspetti possibile: si concentra non solo sulle reazioni emotive del pubblico, quanto sulla razionalizzazione di fronte all'opera sporcata dalle azioni dell'autore, la macchia che trasforma per sempre la nostra percezione; affronta il concetto di evoluzione, un meccanismo per il quale attribuiamo alla società del passato un grado inferiore di civiltà, così da giustificare - ad esempio - l'antisemitismo di Wagner (autore di un libello che non lasciava dubbi sulle sue inclinazioni) o di Virginia Woolf; trova in Nabokov lo scrittore in grado di spogliare la mostruosità di qualsiasi possibile fascino assumendone il punto di vista, facendosi lui stesso mostro.
Un'analisi particolare è rivolta alle artiste in un capitolo in cui spicca la scelta di rinuncia alla maternità che giganti come Doris Lessing e Joni Mitchel hanno compiuto per potersi dedicare al proprio talento; avvicina figure apparentemente lontanissime come Sylvia Plath e Valerie Solanas, autrice di un manifesto femminista radicale e ricordata quasi unicamente per aver sparato a Andy Wharol. Si sottopone lei stessa al proprio giudizio, condividendo parte della propria storia di depressione e alcolismo, la mostruosità è anche in chi guarda. La sua indagine progredisce da un piano emotivo personale fino a coinvolgere le basi stesse della società capitalista e il carico posto sulla moralità dell'individuo come consumatore, reso ingiustamente responsabile di qualcosa che non può controllare: “Il fatto è che, in una prospettiva etica, scegliere se guardare o ascoltare l'opera oppure no è sostanzialmente inutile” dice. (Infatti, solo alcuni di questi mostri sono stati effettivamente boicottati dall'industria, uno è Kevin Spacey, mentre altri continuano la loro carriera: Roman Polansky e Woody Allen sono due esempi).
La bellezza resta, nonostante la macchia, e risuona in chi guarda, legge, ascolta; la bellezza è quello che rende difficile rinunciare alle opere create da persone orribili e costringe continuare ad amarle, pur essendo arrabbiati con loro. Dice ancora Dederer: “Davanti a un'opera d'arte si incontrano due biografie: quella dell'artista, che può scardinare la prospettiva dell'opera, e quella dello spettatore, che può plasmare la prospettiva dell'opera”.
“Che cosa facciamo con l'arte dei mostri?” é una domanda senza possibilità di una vera risposta, non ce l'aspettiamo dall'inizio; è la consapevolezza della propria percezione, del proprio sentire a fare la differenza, conta costruire questa consapevolezza con la conoscenza e l'onestà intellettuale, per poter scegliere di fruire quell'arte.
Ms Rosewater
Photo credit: @lisapavesi





Nessun commento:
Posta un commento
Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)