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lunedì 2 agosto 2021

Recensione: "Le cronache dell'acero e del ciliegio. La maschera di Nō" di Camille Monceaux (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettori! ^^
Oggi approdiamo in Giappone con la recensione di Eleonora a una delle uscite più interessanti de L'Ippocampo, "Le cronache dell'acero e del ciliegio. La maschera di Nō". Un romanzo affascinante e poetico, lo conoscete? Leggete la sua opinione per saperne di più e lasciate un commento. A presto! ;)

Le cronache dell'acero e del ciliegio. La maschera di Nō
di Camille Monceaux

Prezzo: 15,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 416
Genere: historical fantasy
Editore: L'Ippocampo
Data di pubblicazione: 13 maggio 2021

Le cronache dell’acero e del ciliegio formano una tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo. Seguiamo due eroi, Ichirō, giovane samurai dal favoloso destino, e la misteriosa Hiinahime, una sconosciuta che si nasconde dietro una maschera nō. Nei primi due volumi l’io narrante è Ichirō, negli altri due toccherà all’eroina Hiinahime raccontare la vicenda. Il primo tomo, intitolato "La maschera di No", ripercorre la vita di Ichirō dall’infanzia all’adolescenza. Abbandonato, Ichirō viene cresciuto come un figlio da un ignoto samurai che gli insegna la via della spada. Il ragazzo vivrà un’esistenza solitaria tra le montagne, nel cuore di una natura selvaggia e al ritmo delle stagioni, tra momenti di beatitudine e spensieratezza e un apprendistato che richiede costanza e coraggio. Ma in una tragica notte, la vita di Ichirō viene sconvolta dall’attacco di loschi samurai. Il destino lo porterà allora a Edo (l’antica Tokyo), dove inizierà a esibirsi nei teatri kabuki; lì stringerà le prime amicizie e incontrerà Hiinahime, la sconosciuta con la maschera Nō.

Le cronache dell’acero e del ciliegio - La maschera di Nō” è il primo libro di una trilogia ambientata nel Giappone del XVII secolo, firmato da Camille Monceaux. Il protagonista di questa storia è un ragazzino di nome Ichirō, abbandonato da piccolo sulla porta di un tempio ormai inutilizzato vicino alla vetta di una montagna. Il piccolo viene trovato da un misterioso samurai “in pensione” che insieme ad Oba, la sua vecchia governante, lo alleva come se fosse suo figlio in una piccola abitazione isolata da tutto e da tutti. L’infanzia del piccolo Ichirō si svolge all’insegna della serenità e della spensieratezza tra la natura incontaminata, gli spazi aperti della montagna e l’affetto sempre costante di Oba e del maestro, anche se glielo dimostra nel suo tipico modo un po’ burbero e silenzioso; nonostante sia un orfano la sua si può definire un’infanzia privilegiata, ce ne si rende conto andando avanti nel libro quando l’autrice ci introduce alla vita e alla società dei villaggi, infatti non solo Ichirō è libero di giocare a suo piacimento ma viene anche istruito nella lettura, nella scrittura e soprattutto viene introdotto alla via della spada, il percorso di allenamento fisico e mentale che è alla base della disciplina samurai, cosa che all’epoca era permesso solo ad una ristrettissima classe sociale. Tutto cambia però quando il passato del maestro si fa di nuovo vivo e invade la quotidianità e la vita del nostro protagonista, da quel momento in poi comincia l’epopea che lo introdurrà, in modo alquanto brutale, nella cultura e nella vita di città, prima come “hinin” (reietti della società che non potevano che essere criminali o mendicanti) e poi come più attivo partecipante.
In questo punto della storia l’autrice ci fa fare conoscenza con alcuni personaggi che svolgeranno un ruolo chiave nelle avventure del nostro giovane orfano: Daichi, poeta squattrinato e spregiudicato ma dall’animo buono, Shin, figlio di un odioso artigiano e venditore di ventagli che diventerà per Ichirō quasi una sorta di fratello e ultima ma non per importanza Hiinahime, la misteriosa ragazza che indossa sempre una maschera del Nō (il teatro tradizionale giapponese).
Camille Monceaux si rivela fin da subito una scrittrice bravissima e molto abile, in grado con la sua narrazione semplice ma allo stesso tempo poetica di far prendere vita, colore e forma alle scene che mette su carta grazie a delle descrizioni particolareggiate ma mai eccessive; sin dall’inizio infatti il lettore può vedere davanti ai sui occhi i paesaggi della montagna dove cresce Ichirō, può quasi percepire i suoni e gli odori che sente il piccolo ed è perfettamente in grado di immaginarsi al suo fianco quando va al tempio dove è stato ritrovato per tenerlo in ordine e prendersi cura delle piccole statuine della dea Volpe. In questo romanzo il lettore riesce ad empatizzare senza sforzi e ad un livello molto profondo con questo ragazzino dalla vita difficile, proprio grazie alla capacità narrativa dell’autrice che, nonostante la necessità di spiegare i dettagli della cultura giapponese, fondamentali per capire al meglio le varie situazioni, riesce a non essere mai banale, “di troppo” e soprattutto comprensibile per chiunque, anche per i più inesperti della tradizione orientale, le varie peculiarità e sfumature che caratterizzano la società giapponese dell’epoca infatti hanno un ruolo chiave nella catena di eventi che coinvolgono il giovane protagonista e man mano che si avanza nella lettura ci si rende conto di come senza di esse la storia non avrebbe avuto lo stesso impatto sul lettore.
Il libro dunque si rivela essere un bellissimo e poetico primo capitolo di una saga che sicuramente riserverà ancora molte emozioni e altrettante tribolazioni sia per il povero Ichirō che per noi lettori che non possiamo far altro che prendere a cuore le sorti sue e dei vari personaggi; a tal proposito prima di iniziare questo libro è meglio se ci si procura una corazza da samurai mentale, ce ne sarà bisogno...


Eleonora


Foto credit: @eleonoranicoletto

1 commento:

  1. Da un po' vorrei cominciare a leggere questa serie e la tua recensione mi ha convinta ancora di più. Ho visto su FB, però, che il secondo non ti è piaciuto come il primo (non ho letto la recensione, però, per evitare spoiler o, comunque, influenze)...

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