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mercoledì 30 novembre 2022

Recensione: "Un ricordo chiamato Impero" di Arkady Martine

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Oggi sono qui per parlarvi di un romanzo bellissimo, di cui dovevo pubblicare la recensione il mese scorso ma poi, visti i problemi personali e avendo chiuso il blog per un paio di settimane, ho lasciato che slittasse a un momento migliore. E quel momento è giunto adesso. Un ricordo chiamato Impero è stata una delle letture più interessanti dell’anno, una vera sorpresa. E, nonostante un po’ di confusione iniziale che mi ha fatto procedere più lentamente, mi sono poi ritrovata ad amare tutto e ad ammirare la scrittura di Arkady Martine. Vi lascio alla mia opinione, come sempre sincera, e ringrazio Oscar Mondadori per la copia omaggio ricevuta.

Un ricordo chiamato Impero
di Arkady Martine

Prezzo: 9,99 € (eBook) 20,00 € (cop. rigida)
Pagine: 468
Genere: fantascienza
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 24 maggio 2022

L'ambasciatrice Mahit Dzmare è in viaggio verso la capitale dell'Impero del Teixcalaan, ansiosa di assumere il nuovo incarico che le è stato assegnato. Quando arriva, però, scopre che il suo predecessore è morto, ma nessuno è disposto ad ammettere che non si è trattato di una morte accidentale. Né che Mahit potrebbe essere la prossima vittima. E adesso Mahit deve, nell'ordine: scoprire chi si cela dietro l'assassinio; rimanere viva; proteggere dalle mire espansionistiche del Teixcalaan la sua patria, Lsel, una stazione mineraria piccola ma decisa a difendere la propria indipendenza a ogni costo. E tutto questo mentre si trova a esplorare una cultura aliena fin troppo affascinante, tessere intrighi e nascondere un segreto tecnologico che potrebbe segnare la fine di Lsel, o salvarla dalla distruzione.

Un ricordo chiamato Impero
è il romanzo d'esordio di Arcady Martine, romanzo che le è valso addirittura il Premio Hugo 2020. Questa semplice premessa mi ha portata a nutrire grande curiosità verso questo libro e, quando è uscito finalmente in Italia, non ho potuto resistere e ho desiderato fortemente leggerlo. Ma cosa mi ha attratta di più di Un ricordo chiamato Impero? È un romanzo di fantascienza ma non una space-opera, è lento, lungo, pieno zeppo di personaggi dai nomi impronunciabili. Non ci sono grandi avventure, non succede chissà cosa, non c’è nemmeno una grande storia d’amore, eppure l’ho adorato. Un ricordo chiamato Impero è un mix di elementi che, secondo me, funzionano alla grande: il giallo, il mistero, un pazzesco worldbuilding, dei protagonisti memorabili e uno stile talmente elegante, ricercato e tagliente che è impossibile non amare. Ammetto che la mia prima impressione sul romanzo non è stata positivissima. Riuscire a entrare nell’universo creato da Martine è stato tutto fuorché una passeggiata, questo perché l’autrice non si è risparmiata su nulla, rendendo il suo mondo così complesso e particolareggiato che lo si può comprendere a fondo solo leggendo senza alcuna distrazione e senza dedicarsi ad altri libri allo stesso tempo. Bisogna restare totalmente concentrati per affrontare questa lettura, ma una volta addentrati nella Città (o Gioiello del Mondo) ne resterete così affascinati da non volerne più uscire. Il romanzo inizia con Mahit Dzmare che approda nella Capitale dell’Impero del Teixcalaan come ambasciatrice ufficiale della piccola stazione mineraria Lsel, che l'Impero vorrebbe annettere. Il ruolo era prima ricoperto da Yskandr ma adesso che il predecessore è morto (per cause non del tutto chiare), il compito passa a lei. Lsel ha ideato un dispositivo unico e segreto che garantisce in un certo senso l’immortalità. Si tratta di una imago che contiene la memoria e la personalità di un essere umano deceduto. Ecco che a Mahit viene dunque inserita l’imago di Yskandr, prima di affrontare la sua missione, così che lei possa compierla con il suo aiuto e possa ambientarsi nella Capitale senza difficoltà. Ovviamente nessuno deve sapere dell’imago, è uno dei segreti che deve custodire meglio. Ma qualcosa va storto. Dopo un’accoglienza fredda e formale in Città, Mahit inizia a guardarsi intorno con sospetto e, allo stesso tempo, a indagare sulla scomparsa di Yskandr che, a suo parere, non è morto per cause naturali. Questa indagine innescherà un bel po’ di imprevisti e Yskandr sparirà dalla sua testa. Abbandonata dalla sua imago e spaesata nonostante si sia preparata per anni a quella missione studiando tutto il necessario, Mahit dovrà cercare nuovi alleati per avanzare con l’indagine e cercare di sopravvivere, ma chi potrà aiutarla quando in realtà non tutti gradiscono la sua presenza lì e la disprezzano in quanto barbara e straniera?

 Questo il succo della storia intorno a cui ruota il romanzo, che si arricchisce, però, di altri elementi e punti a suo favore. Il Teixcalaan è un Impero molto vasto e Mahit, pur avendolo approfondito per anni, in vista di ciò che sarebbe diventata, non smette mai di conoscerlo un po’ di più, di apprenderne nuovi dettagli, così come il lettore. È un impero che l’autrice non ci descrive con minuziosi spiegoni (per fortuna) ma che ci lascia comprendere poco alla volta, grazie alle analisi, ai pensieri e alle osservazioni di Mahit. Lsel, la stazione da cui la protagonista proviene, è quella che resta meno approfondita, ma ho letto che l’autrice ne parlerà meglio nel seguito, A Desolation Called Peace, e non vedo l'ora di saperne di più. Sui personaggi del romanzo non posso assolutamente dire nulla perché per una volta mi ritrovo a volermi inchinare davanti alla maestria dell’autrice nel caratterizzarli. Non è stato facile all'inizio distinguerli, come vi dicevo hanno nomi molto particolari e originali (basati per lo più su numeri, piante, fiori e fenomeni naturali) ma anche i loro titoli sono definiti in maniera non semplice da ricordare o pronunciare (ad esempio, l’ezuazuacat, che sarebbe una sorta di consigliere fidato dell’Imperatore, il suo "guerriero" personale). Eppure, a un certo punto ci si fa l’abitudine e si riesce a proseguire la lettura in maniera più spedita. Mahit è una protagonista molto affascinante, non particolarmente ambiziosa, ma determinata nella sua missione. È anche molto intelligente e riesce presto, nonostante il distacco da Yskandr nella sua testa, ad adeguarsi al mondo circostante e ad agire con la giusta diplomazia per affrontare le prove che l’aspettano. Mi sono molto affezionata a lei, forse anche perché l’autrice ce ne fa esplorare a fondo i pensieri rendendola molto più umana e genuina di quanto ci appaia in un primo momento. 

Facciamo anche la conoscenza dell'intermediaria culturale, l'asekreta Tre Posidonia, e del Cortigiano e spia Dodici Azalea, due personaggi che, a dispetto della prima impressione, si riveleranno gli alleati più affidabili su cui Mahit possa contare. Ho adorato i loro momenti insieme, le loro battutine, il modo in cui cresce il loro rapporto di fiducia reciproca, diventando infine una bella amicizia (e, in un caso, anche qualcosa di più). E poi abbiamo l’ezuazuacat Diciannove Ascia, forse, tra tutti, il personaggio che mi ha intrigata maggiormente. Bella, scaltra, ambigua al punto giusto, fino alla fine del romanzo sono stata sempre combattuta su cosa pensare di lei, ma allo stesso tempo non riuscivo a non provare ammirazione per le sue doti politiche e il suo riuscire a risolvere qualunque imprevisto senza battere ciglio (l'ho anche un bel po' shippata con Mahit, ma questa è un'altra storia :P). Molti altri personaggi, come vi dicevo, ruoteranno intorno alla protagonista, che dovrà cercare di risolvere il suo caso personale senza dare troppo nell’occhio, cercando di giostrare alleanze, a volte anche improbabili, senza far trapelare i suoi segreti. A volte sfrutterà il fatto di essere considerata al pari di una barbara ignorante per carpire informazioni che possano tornarle utili, altre non mancherà di dimostrare tutto il suo acume, altre volte si affiderà al suo istinto, altre ancora farà affidamento su dei piccoli sprazzi di memoria derivati dall’imago danneggiata e quindi da Yskandr. Farà del suo meglio per capire in cosa era coinvolto Yskandr e cosa si cela dietro la sua morte ma, a un certo punto della storia, diviene chiaro che la stessa persona che voleva morto lui, ora vuole morta anche lei. Per quale motivo? Yskandr aveva forse lasciato trapelare qualche loro segreto o era venuto a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere? Chi si nasconde dietro alcuni attentati terrificanti e a che scopo sorgono rivolte capaci di destabilizzare la pace della Capitale, rendendo la Città talvolta nemica di se stessa?

Sedizione, intrighi politici, omicidio, spionaggio, sono alcuni degli elementi che troverete in questo romanzo e che vi terranno incollati alle pagine
. Ma anche tematiche importanti e parecchio rimarcate, come la xenofobia, contro la quale Mahit cercherà di lottare, mettendo in atto tutte le sue abilità diplomatiche e cognitive al fine di farsi accettare. Il  suo sentirsi tanto sola, in alcuni momenti, ha dato al romanzo una profondità inaspettata e toccante, il suo bisogno di amicizia e di accettazione, il volersi aggregare ed essere considerata a tutti gli effetti una cittadina imperiale, un sogno coltivato per anni. In ultimo, ma non per importanza, l’unicità dell'autrice nel caratterizzare il Teixcalaan con un sistema politico molto interessante, ma anche l'aver fondato il suo linguaggio e il suo modo di comunicare sulla poesia. Ne derivano da ciò passi splendidi ed evocativi, ma anche parole usate per colpire in maniera velata qualcuno, allusioni sottili mirate a divertire o a minacciare, a seconda dei casi. L’ironia è sempre capillare ma è anche un filo conduttore lungo le pagine del romanzo ed è stata l’abilità dell’autrice nel renderla comunque così percepibile e pungente a farmi entusiasmare tanto e innamorare della storia.

In definitiva, Un ricordo chiamato Impero è un romanzo ricco di fascino e mistero, di personaggi che restano impressi, di dettagli ben definiti e approfonditi, con uno stile che suscita ammirazione e porta a comprendere il perché del famoso premio vinto. Un giallo fantascientifico con tutte le carte in regola per farsi amare e apprezzare, con anche qualche colpo di scena ben piazzato. Però, purtroppo, non un romanzo per tutti. Come vi dicevo all’inizio, non è costellato di avventure spaziali, non aspettatevi una space-opera, né battaglie o viaggi intergalattici. Se vi piace l'azione e non amate gli indugi, allora questo non è il romanzo che fa per voi. Qualcun* potrebbe trovarlo noioso, essendo tutto ambientato all’interno della Città e seguendo principalmente l’indagine di Mahit e poco altro, oppure potrebbe considerarlo troppo complesso e poco scorrevole per via della forte componente politica. Ma se vi soffermerete sulla vastità degli elementi curati dall’autrice, su come sia riuscita a modellare un magnifico worldbuilding e sulle tematiche affrontate, tra cui anche tematiche LGBT+ (l'espediente dell'imago, che costringe due personalità diverse a convivere in un unico corpo, è per me anche una sorta di rappresentazione molto chiara), se non vi lascerete scoraggiare dalle iniziali difficoltà, sono certa che lo amerete come l’ho amato io.
Fonte immagini: Pinterest

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