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mercoledì 19 novembre 2025

Recensione: "Tre dita" di Massimo Canuti (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi spazio a una nuova recensione della nostra Ms Rosewater, che ha letto Tre dita, di Massimo Canuti, edito Uovonero. Una storia di formazione, ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, sul figlio di un noto scultore italiano che rende omaggio al padre. Un romanzo che parla di guerra, disabilità e amicizia, basato su una storia vera. Scoprite l'opinione di Ms Rosewater e lasciateci un commentino, se vi va ;)

Tre Dita
di Massimo Canuti


Prezzo: 16,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 192
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: 19 settembre 2025
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

"Tre dita" è un romanzo di formazione ambientato durante la seconda guerra mondiale, che racconta la storia di Nado, un ragazzino di undici anni che vive nel piccolo paese di Bettolle, in Toscana. La narrazione, intrisa di ironia e malinconia, segue le vicende di Nado, segnate da un evento drammatico: l'esplosione di una bomba che gli porta via sette dita. Questo incidente diventa il simbolo della sua lotta per crescere e trovare un senso in un mondo sconvolto dalla guerra.

Massimo Canuti
ha realizzato un desiderio di molti, scrivere un libro con protagonista il proprio papà, ripercorrendo una parte della sua infanzia, decisiva per l'uomo che diventerà.
È entusiasmante parlare di qualcuno che conosciamo e amiamo, dal quale abbiamo appreso molti dei fatti narrati (Canuti puntualizza di aver preso spunto dalla realtà, alla quale ha aggiunto elementi inventati), ma anche insidioso: con un carattere “immaginario”, per quanto sia parte di noi, manca il legame determinante che c'è con una persona con la quale condividiamo una relazione al di fuori della pagina scritta, permettendoci di mantenere la giusta distanza e rinunciare a un'eccessiva indulgenza e protettività nei suoi confronti.

Tre DitaNado Canuti (che da grande sarebbe diventato un noto scultore), nato in una piccola frazione di Sinalunga, chiamata Bettolle, nella provincia di Siena. Durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, i tedeschi occuparono Bettolle e vi stabilirono un presidio. Nado è un bambino vivace e spensierato, ha un gruppo di amichetti che frequenta assiduamente e con loro combina scherzi a ogni occasione. La sua mamma è una sarta, fervente cattolica che passa moltissimo tempo a pregare, mentre il papà (non altrettanto devoto) ha un piccolo saponificio artigianale. La guerra sembra lontana dal mondo dei bambini: c'è il razionamento, l'Italia è governata da un regime autoritario, il preside della sua scuola aderisce ai valori del governo fascista, ma Nado è convinto che tedeschi e italiani siano buoni alleati e che i primi non farebbero mai nulla di male a lui e alla gente di Bettolle; anche quando la vita gli riserva non poche brutte sorprese, fatica ad accettare la forma che il suo mondo sta assumendo (o ha avuto da quando Mussolini è salito al potere in Italia). Per lui, salvato da un soldato tedesco che lo ha portato in ospedale quando una bomba gli è esplosa letteralmente in mano trasformandolo in Tre Dita, comprendere le dinamiche del conflitto e il perché dei diversi schieramenti non è facile: dopotutto, a casa il pane - per quanto poco - non manca mai, Bettolle non è mai stata bombardata, i soldati occupanti sono ragazzi che giocano a calcio nel campo della scuola, e il perché alcuni uomini spariscano dal paese per recarsi nei boschi è un mistero.

Nelle intenzioni dell'autore, il libro doveva probabilmente essere non solo il racconto dell'infanzia del padre in un difficile bilanciamento tra persona e personaggio, ma anche dell'assurdità dei conflitti nonché la crescita e la presa di coscienza di Nado, la fine dell'infanzia e il diventare grande. Una trasformazione dolorosa e necessaria, simboleggiata proprio dalla drammatica perdita fisica. La metamorfosi inizia proprio con l'esplosione, da lì sarà un progressivo crollo a cui seguirà la ricostruzione di un universo in cui Nado lascia il posto a Tre Dita. Un progetto ambizioso, che rimane in parte incompiuto a causa della voce del protagonista che non raggiunge una propria unicità, un carattere riconoscibile. Nella letteratura per ragazzi i termini vengono semplificati per renderli digeribili al giovane pubblico che ancora non conosce determinati elementi storici. Vengono alleggeriti alcuni particolari (ricordo il bellissimo Irma Kohn è stata qui, di Matteo Corradini, recensito qualche anno fa, in cui una vicenda forse più estrema è stata resa in modo chiaro senza ricorrere a eccessive spiegazioni storiche), si utilizzano ellissi che fanno intuire di cosa si parla pur non nominandola direttamente, attraverso la descrizione di quanto vede il bambino e a cui il lettore arriva a dare significato.

Canuti però fa un uso continuo ed esagerato di queste tecniche, ottenendo un effetto quasi omertoso. Tre Dita vede gli effetti spaventosi della guerra prima di tutto su sé stesso, ma li nega dandosi spiegazioni eccessivamente infantili per la sua età; è forzatamente innocente, come quando non capisce la battuta volgare di un amico del suo gruppo di amici che paragona i fichi a parti del corpo femminile o quando supera con eccessiva filosofia la perdita di una mano e due dita (e altri eventi drammatici), come se bastasse andare avanti per superare il trauma. Uno dei suoi amici si unisce alla Resistenza, ma Tre Dita sembra ignorare di cosa si tratti. In sintesi, il protagonista racconta come un bambino più piccolo della sua età, evita addirittura di nominare Hitler, un nome che fa paura e potrebbe suscitare troppe domande da parte dei giovani lettori, preferisce dargli un soprannome, “il baffetto”.

Pure il tema della disabilità viene aggirato. Infatti, dopo il suo incidente, Nado non sembra accusare il colpo, continua a vivere come se niente fosse. Solo in due occasioni descrive un rapportarsi agli oggetti diverso da quello dei compagni e fa cose che (ammette lo stesso Canuti) non sarebbero state possibili a un bambino con sole tre dita; tuttavia, nessuno dei suoi amici gli fa da domande, nessuno vuole parlarne. In termini psicologici potremmo parlare di negazione.

Tre Dita, poi, ha la funzione di un narratore onnisciente che è a conoscenza del futuro di Nado: per questo motivo, che parli con la voce di un bambino suona stonato.

Nonostante questi punti deboli, non si può bocciare totalmente Tre Dita, perché è bello parlare del proprio papà, l'affetto dell'autore è trasparente, e questa storia con più coraggio potrebbe essere davvero un libro bellissimo. Nado Canuti è un personaggio da conoscere, online troverete diversi video e interviste che raccontano la sua vicenda e mostrano le sue opere.

Ringrazio Uovonero per avermi inviato il libro.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

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