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lunedì 30 dicembre 2024

Recensione: "Le Degenerate" di J. Albert Mann (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*!^^
L'anno sta per finire ma non volevamo concluderlo senza regalarvi qualche altra recensione. Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un romanzo denuncia, dalle tematiche forti e importanti, Le Degenerate, di J. Albert Mann, pubblicato da Uovonero, una lettura per ragazzi ma anche per adulti. Scoprite il suo parere e fateci sapere cosa ne pensate nei commenti ;)

Le Degenerate
di J. Albert Mann

Prezzo: 15,20 € (cop. flessibile)
Pagine: 344
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: 4 ottobre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

London è una giovane immigrata italiana, orfana, incinta e abbandonata: tanto basta, nell'America del 1928, per convincere la polizia a consegnarla alle cure della Scuola del Massachusetts per Deboli di Mente. Qui London incontra molte ragazze con cui ha in comune una cosa sola: essere considerata una reietta della società. Una "ritardata" da rinchiudere, classificare e dimenticare. Una degenerata senza speranza. Tra le grigie mura dell'Istituto conoscerà la dolce ma astuta Rose, che ha la sindrome di Down ed è capace di grandi sogni, sua sorella Maxine, che divide il suo grande cuore tra la passione per la musica e un amore inconfessabile; Alice, afroamericana abbandonata perché nata col piede equino. London non ha alcuna intenzione di far crescere suo figlio all'ombra delle sbarre, sotto lo sguardo gelido dell'infermiera capo, la crudele Mrs. Ragno, e tra le angherie delle altre ragazze incattivite dalla disumanità dell'Istituto. Ma non si può scappare da sole. Se vuole farcela, London dovrà accendere la ribellione nell'animo di Rose, Maxine e Alice. Riuscirà a convincerle che può esistere uno spazio per loro, nel mondo là fuori?

All'inizio del '900 si diffuse negli Stati Uniti l'eugenetica, una pseudoscienza che aveva come obiettivo il miglioramento della razza umana attraverso la selezione e la separazione degli individui considerati fisicamente, cognitivamente e moralmente “normali” dagli “indesiderabili”, cioè disabili, poveri, omosessuali. Ritenuti strutturalmente inferiori e perversi (se vi ricorda il nazismo, avete colto nel segno) venivano rinchiusi in istituti dove avrebbero passato l'intera vita. Le donne erano uno dei bersagli preferiti, considerate a prescindere creature inferiori e perverse, figuriamoci poi se di origine straniera, magari incinte o di colore o con una disabilità.

Albert J. Mann ha deciso di raccontare la storia di questi luoghi basandosi su documenti ed eventi reali: l'Istituto Fernanld in cui è ambientata questa storia è realmente esistito, così come le procedure, le pratiche a cui vengono sottoposti gli ospiti, ricostruite con precisione, e il linguaggio usato da medici e sorveglianti, oggi inaccettabile ma che era ritenuto adeguato, e che dà un contributo decisivo nel definire la cornice storica delle avventure dei suoi personaggi.

E dunque, partiamo da London, una Dago (termine dispregiativo per indicare le persone di origine italiana) che ha appena scoperto di essere incinta. Denunciata dal suo ragazzo, viene caricata senza tanti complimenti su un cellulare e portata all'Istituto Fernanld. Lì sarà analizzata, etichettata e spedita nel gruppo delle ragazze adolescenti, dove farà la conoscenza di Alice, giovane di colore con un “piede equino” e delle sorelle Maxine e Rose, con cui riuscirà, nonostante le rigide regole e i suoi colpi di testa, a tessere una grande amicizia.

La vita alla Fernanld è dura, strutturata per educare all'obbedienza, alla sottomissione e all'annichilimento del carattere delle giovani internate, e ognuna di loro cerca una via di fuga, reale o attraverso la speranza e la fantasia. London percorre la prima strada, mentre Maxine, preoccupata di proteggere la sorella disabile, preferisce perdersi in sogni di un futuro che difficilmente potrà realizzarsi. Ogni ospite - al pari di qualunque carcerato - si conquista margine d'azione eludendo per quanto possibile il controllo continuo delle sorveglianti, nascondendo oggetti, cercando un contatto fisico assolutamente vietato, bisbigliando con le compagne vicine la notte, progettando la fuga.

I temi sono forti, e prima di tutto va riconosciuto all'autrice il coraggio di averli affrontati in un libro per ragazzi e l'essere riuscita a dare un quadro reale senza approfondire tanto da renderlo troppo adulto (sappiamo bene che nelle istituzioni per i disabili succedevano cose anche più terribili di quelle descritte qui) anche se non mancano il bullismo tra internate né scene e situazioni estremamente dure (il reparto cronici, l'aborto di London).

Albert J. Mann ha voluto mostrare tutte le categorie rinchiuse includendo tra i personaggi persone neurodivergenti, con malattie oggi gestibili e che ai tempi erano altamente invalidanti, disabili, gay, con l'ulteriore aggravante delle questioni di colore ed etniche; una moltitudine perfettamente in grado d'intendere che viene privata della libertà e che ben rende la rigidità degli schemi sociali di allora e la facilità con cui si arrivava a discriminare gran parte della popolazione.

Se da questo punto di vista il romanzo si può dire riuscito, ci sono anche debolezze abbastanza evidenti. Innanzitutto, la scrittura non ha il potere coinvolgente dimostrato da altri autori pubblicati da Uovonero (una per tutti Elle McNicoll); uno stile asciutto può comunque essere evocativo, ma purtroppo, soprattutto nella prima parte, si sente il bisogno di qualche descrizione in più.
I personaggi, con l'eccezione parziale di London, restano in qualche modo incompiuti, lontani, e non riescono a diventare realmente amici del lettore, forse per la narrazione in terza persona o per il continuo cambio di punto di vista che di fatto non elegge pienamente alcuna delle ragazze a protagonista. Non mancano poi alcune ingenuità nella caratterizzazione: Rose, per esempio, è la classica brava bambina disabile, con un sorriso dolce, sostanzialmente innocua e bisognosa di protezione. Allo stesso modo, le altre protagoniste si caratterizzano per un solo particolare, Maxine è una sognatrice e questa sembra la sua una prerogativa, Alice è dura e chiusa, l'unica ad evolversi è proprio London, che pur rimanendo sé stessa scopre altri lati di sé e si muove sconvolgendo i propri stessi piani. Non è un caso che la parte migliore del romanzo sia la seconda, in cui il racconto si concentra soprattutto su di lei.
I cattivi, ovvero poliziotti, medici e sorveglianti, non risultano dal canto loro così terribili, dicono cose rivoltanti, ma l'intento non pare mai, nonostante le cose che accadono, crudele. Sembra che l'autrice abbia voluto evidenziare come ai tempi l'idea che ci fossero persone inferiori ad altre fosse perfettamente accettabile. Ho certamente apprezzato il finale, un elemento molto difficile da costruire in una storia del genere senza risultare banali.

Le Degenerate è un libro importante, adatto a ragazzi abbastanza grandi (dai 12 anni) e agli adulti, in cui però talvolta il desiderio di denuncia supera l'efficacia della scrittura, elemento comunque perfettibile nel tempo. È da leggere per la novità che costituisce, la forza di alcune scene, per il valore di conoscenza storica, soprattutto in un periodo in cui ancora ci troviamo a dover difendere il diritto all'uguaglianza di tutti.

Ringrazio Uovonero per avermi inviato il libro.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

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