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venerdì 2 settembre 2022

Milk, Cookies&Books: libri a merenda - "La grammatica è una canzone dolce" di Erik Orsenna (a cura di Anna)

Buon pomeriggio! ^^
Oggi, per la rubrica dedicata a bambini e ragazzi, Anna ci parla di La grammatica è una canzone dolce, di Erik Orsenna, una storia strana e speciale al tempo stesso, tutta da scoprire. La conoscete? Siete curios*? Leggete la recensione che segue e fateci sapere cosa ne pensate! A presto ;)

La grammatica è una canzone dolce
di Erik Orsenna

Prezzo: 8,99 € (eBook) 14,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 139
Genere: narrativa per bambini, ragazzi
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 13 settembre 2002

Davvero strana l'isola dove Giovanna con il fratello Tommaso approda dopo un naufragio. Qui ci sono spiagge e palme e una barriera corallina. Un'isola tropicale come tante altre? No, dove si è mai visto un'isola con negozi che vendono parole, un municipio per i matrimoni tra sostantivi e aggettivi, un ospedale per le parole malate e una fabbrica per costruire le frasi, con distributori automatici di articoli e orologi a pendolo per i modi verbali? L'isola è una specie di "grammatica vivente" in cui i due fratelli imparano a parlare in un modo nuovo.

Quando ero piccola e stavo imparando a leggere e scrivere, ero convinta che le lettere dell'alfabeto e le parole che si possono comporre disponendo quei meravigliosi segni grafici tutti in fila indiana, come dei soldatini ordinati e composti, sulle righe di un bellissimo quaderno profumato di nuovo, fossero incantate. Mi domandavo come fosse possibile che dei semplici cerchietti tracciati a matita sulla carta, uniti a dei piccoli tratti belli dritti come le aste delle bandiere, o curvi come le gobbe di un cammello, oppure ondulati come le spire di un serpente, riuscissero a dare vita ai suoni, alle immagini, ai pensieri, ai sogni. Cosa poteva essere tutto questo se non una magia? Amavo la grammatica e per me scoprire i segreti delle lettere, delle parole, dei loro significati, delle loro declinazioni e sfumature, delle logiche che le uniscono e delle strutture che le regolano, era davvero una magia. Ero talmente incuriosita dalla materia che anche di notte mi teneva compagnia. Avevo un sogno ricorrente: passeggiavo nel parco verso la scuola elementare e una moltitudine di lettere dell’alfabeto in stampatello minuscolo, con candide ali, mi svolazzavano intorno come farfalle, formando parole e frasi e, veloci e capricciose, continuavano a cambiare formazione dando nuovo senso alla mia vita. E chi l’avrebbe mai detto che questo mio sogno sarebbe stato il protagonista, anni dopo, di un libro trovato per caso in un negozio di libri usati? Incredibili le coincidenze della vita.

La grammatica è una canzone dolce di Erik Orsenna è un breve romanzo in effetti un po’ strano, inaspettato, sicuramente originale. Il titolo mi ha colpito immediatamente! Grammatica e Musica, sembrerebbero agli antipodi, cosa possono avere in comune? La Grammatica è per sua natura una lunga sfilza di regole, logica, consequenzialità, leggi e organizzazione. La Musica invece è armonia, melodia, fantasia, emozione, sentimento... E invece no! Anche la Musica, come la Grammatica, si basa su regole architettoniche precise: le note come le lettere dell’alfabeto, il pentagramma come una pagina bianca, la durata, il valore, le pause, le battute, gli accenti come la punteggiatura, il ritmo come la sintassi. E anche la Grammatica, come la Musica, ha migliaia di eccezioni che la vivacizzano, sfumature di significato che la colorano, strutture originali che la animano, rime e figure retoriche che la trasformano in poesia. Ed ecco che, da noioso insieme di regole, la grammatica diventa il trampolino di lancio per la fantasia di ogni bambino che la approccia a scuola e ovviamente, di ogni scrittore, che la rende il pennello per dipingere la sua tela bianca, e di ogni lettore che la decodifica per apprezzare il significato più profondo di una storia nuova, tutta da assaporare.

I genitori di Giovanna e Tommaso sono separati, uno vive in Europa e l’altro in America. La grande nave sulla quale i due fratelli viaggiano, durante una tempesta in puro stile TITANIC, affonda in pieno oceano. Al loro risveglio, stesi sulla spiaggia di un'isola all’apparenza deserta, scoprono di essere diventati muti. Li accoglie Enrico, un musicista gentile che li accompagna a scoprire i segreti di una meravigliosa isola tropicale molto, molto speciale. Chi naufraga su quest’isola infatti ha un’occasione: ricominciare a parlare, imparando da zero cosa significa scegliere le parole giuste per esprimere ogni singolo pensiero, ogni singolo sogno, desiderio, sentimento, ogni singola emozione. Perché soltanto ritrovando le espressioni più adatte, si può dare senso a ogni piccola, grande esperienza della vita. E così, insieme a Giovanna e Tommaso, e insieme ai loro mentori Enrico e il Nipote Sublime, esperti di rime e di musica, ci avventuriamo all’interno dell’isola per visitare il Mercato delle Parole, in cui, cercando bene, si può sempre trovare la parola giusta per ogni occasione.

“Da quel momento, la mia vita di prima mi ha fatto vergognare, [...] un’esistenza da quasi muta. Quante parole adoperavo prima della tempesta? Duecento, trecento, sempre le stesse... Qui, fidatevi di me, mi stavo arricchendo, sarei tornata con un tesoro.”

E con Giovanna e Tommaso incontriamo una donna millenaria, solitaria, visionaria, la Nominatrice, colei che ridà vita alle parole rare, termini che senza di lei scomparirebbero per sempre.

“Prima di addormentarmi mi immergo per qualche minuto in un vocabolario, scelgo una parola a me sconosciuta [...] e la pronuncio a voce alta, con affetto. Allora, ve lo giuro, la mia lampada lascia il comodino su cui sta di solito e se ne va a illuminare qualche regione del mondo sconosciuta”.

E ancora con Giovanna e Tommaso cavalchiamo verso la Città dei Nomi, abitata dalle parole, ognuna con il suo carattere, la sua personalità. E scopriamo che le parole vivono in tribù, e ogni tribù ha il suo mestiere. C’è la tribù più numerosa, quella dei nomi che indicano le cose, nominandole. C’è la tribù degli articoli, che “camminano davanti ai nomi scuotendo un campanello” per presentarli. Nella Città delle Parole ci sono i negozi in cui le parole cercano dei “travestimenti”, degli aggettivi, con cui abbellirsi e specificarsi, e con cui sposarsi in municipio per concordarsi. Ma i nomi, si sa, sono degli infedeli cronici, e quindi il municipio è sempre affollato di parole che si sposano e si abbandonano. Per le strade della città passeggiano altezzosi i pronomi, tutti pieni di sé perché a volte prendono il posto dei nomi, e gli avverbi, dei veri scapoli impenitenti, dato che non c’è verso di concordarsi con i nomi. A volte le parole si ammalano e hanno bisogno di essere ricoverate e curate nell’ospedale per le parole. Sono gli esseri umani le cause delle loro malattie. Gli uomini spesso abusano delle parole senza rendersi davvero conto della loro importanza, le nominano a sproposito, le rendono protagoniste di ingiurie e menzogne... che tristezza vedere le parole TI AMO stese agonizzanti su un lettino di ospedale.

“Bisogna trattare con cura le parole [...] altrimenti si logorano. E, a volte, è troppo tardi per salvarle.”

Infine su quest'isola speciale esiste una fabbrica altrettanto speciale, una fabbrica che costruisce le frasi. Un’immensa voliera in cui i nomi volano allegri e vivaci come farfalle, un brulicante formicaio in cui senza sosta si agitano i verbi desiderosi di realizzare la propria natura, un distributore di articoli concordati, interiezioni impertinenti, congiunzioni utilissime, preposizioni, e ancora i grandi magazzini degli aggettivi e orologi a pendolo che declinano i tempi dei verbi.

L’isola è un luogo magico, un luogo dove le parole hanno un’anima, sentimenti ed emozioni, l’isola è una grammatica vivente.

E poi la carta... “Fidati della carta, Giovanna. Alle parole piace la carta [...] non appena toccano una pagina, si mettono tranquille [...] non c’è spettacolo più bello di una serie di parole su un foglio [...] la carta era la vera casa delle parole. Non appena si sdraiavano su quella, smettevano di agitarsi, chiudevano gli occhi, si abbandonavano, come un bambino cui si racconti una favola.

Ma sull’isola ci sono anche dei misteri, dei nemici e delle insidie... non tutti infatti sono d’accordo sulla necessità di mantenere vive le lingue e i loro significati più profondi...

Riusciranno Giovanna e Tommaso a riscoprire il valore della grammatica, del lessico, della poetica delle parole e salvare non soltanto l’isola, ma anche il senso della realtà descritta dal linguaggio?

Questo libro è una delicata metafora che incoraggia i ragazzi allo studio della lingua, ricca, viva, lontana anni luce dall’essere una tortura scolastica, e spiega agli adulti e agli insegnanti come abbandonare i vecchi e superati metodi didattici, per abbracciare finalmente la fantasia e la creatività anche nell’insegnamento di una materia spesso ostica come la grammatica.

La grammatica è una canzone dolce mi ha fatto venire in mente una “passaporta” particolare questa volta, non con un romanzo per ragazzi, ma con un saggio di critica letteraria del grande Gianni Rodari: Grammatica della fantasia – Introduzione all'arte di inventare storie. Si tratta di un originalissimo manuale che racchiude semplici ma sorprendenti idee e tecniche per liberare la creatività o recuperarla, utilissimo per inventare e scrivere storie. Rodari suggerisce la grammatica non come una gabbia per la creatività , ma un percorso logico e strutturato, semplice e mai banale, tra i sentieri dell’immaginario. L’uso corretto della grammatica, della lessicologia, della morfologia, della sintassi, della retorica è la base da cui partire per dare vita alla lingua scritta e parlata, alla funzione creativa poetico-immaginativa, per dare vita a sorprendenti effetti ritmici, armoniche e libere suggestioni musicali, e per creare nuove associazioni di significato, nuove poesie, nuovi racconti, nuova letteratura, nuovi capolavori.

Anna


Photo credit: @anna_bookfantasy

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