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giovedì 20 gennaio 2022

Recensione: "Sing me forgotten" di Jessica S. Olson (a cura di Eleonora)

Buongiorno, caffeinomani! ^^
Oggi arriva una nuova recensione per voi. Si tratta di Sing me forgotten, di Jessica S. Olson, un retelling del Fantasma dell'Opera, letto dalla nostra Eleonora. Non conoscevo questo romanzo e sono felice che Eleonora alimenti la mia ossessione per Eric e Leroux con tutti questi retelling che va a scovare, perché anche lei, come me, adora Il Fantasma dell'Opera. Piace anche a voi? Amate i retelling? Conoscete Sing me forgotten? Vi lascio alla recensione e non dimenticate di commentare ;) A presto!

Sing me forgotten
di Jessica S. Olson

Prezzo: 23,54 € (cop. rigida)
Pagine: 336
Genere: fantasy, retelling
Editore: Inkyard Press
Data di pubblicazione: 9 marzo 2021
INEDITO IN ITALIA

Cast into a well at birth for being one of the magical few who can manipulate memories when people sing, she was saved by Cyril, the opera house’s owner. Since that day, he has given her sanctuary from the murderous world outside. All he asks in return is that she use her power to keep ticket sales high—and that she stay out of sight. For if anyone discovers she survived, Isda and Cyril would pay with their lives. But Isda breaks Cyril’s cardinal rule when she meets Emeric Rodin, a charming boy who throws her quiet, solitary life out of balance. His voice is unlike any she’s ever heard, but the real shock comes when she finds in his memories hints of a way to finally break free of her gilded prison. Haunted by this possibility, Isda spends more and more time with Emeric, searching for answers in his music and his past. But the price of freedom is steeper than Isda could ever know. For even as she struggles with her growing feelings for Emeric, she learns that in order to take charge of her own destiny, she must become the monster the world tried to drown in the first place.

Per la serie “non mi è ancora passata la fissa per Il Fantasma dell’Opera”, ecco qui la recensione di un altro retelling del romanzo di Leroux. Questa volta però a differenza di Roseblood e Phantom Heart l’autrice ha deciso di stravolgere completamente i ruoli dei personaggi: il “fantasma” è una ragazza orfana dalla nascita e pseudo-adottata dal proprietario del Teatro dell’Opera, di nome Isda, mentre la controparte di Christine è Emeric Rodin, un giovane lavapavimenti, inizialmente, con una missione nascosta, oltre al sogno di diventare un cantante d’opera lirica. Mi ha convinta come rivisitazione? Non del tutto. Mi è piaciuto? Non del tutto. Per capire qualcosa di più però è meglio partire dalla trama. Isda è una ragazza che da sempre vive e alberga tra stanze del teatro dell’opera di cui il suo tutore/padre adottivo è proprietario; non vista e non conosciuta da nessuno fin da appena nata, è immersa tra arie liriche e balletti senza però poter far parte di quel mondo e, una volta cresciuta, aiuta il suo mentore a portare la fama del teatro alle stelle modificando i ricordi che hanno gli spettatori delle esibizioni, in modo tale che dimentichino eventuali errori o imprecisioni nelle performance a cui hanno assistito. Da questa capacità di Isda sorge il sospetto che proprio normale non sia, infatti lei è una Gravoir, un “essere” in grado di manipolare le menti delle persone comuni, con un potenziale magico enorme, persino più pericoloso di quello dei fendoirs. Chi sono i fendoirs? Sono i cugini magici dei gravoirs, con come uniche differenze la minor potenza e pericolosità dei poteri, l’aspetto fisico, e la possibilità di vivere; già, perché nel mondo e nella città di Isda, i gravoirs, per i loro poteri e per il passato sanguinoso che ha visto tre di loro protagoniste, devono essere uccisi alla nascita. Fendoirs e Gravoirs infatti si nasce e non si diventa, e Isda ha avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata della barricata.

Tornando a noi, nello svolgere il proprio compito, la nostra protagonista accede ai ricordi delle persone, che nella sua testa scorrono come una sorta di film in bianco e nero, fino a quando non si imbatte in quelli di Emeric, che le paiono come un fiume in piena di vividi e vibranti colori e sensazioni, a confronto con i quali tutti gli altri sbiadiscono fino a diventare quasi rumori di fondo. Emeric si rivela pieno di sorprese e misteri e per saziare la sua curiosità Isda decide di scavare più a fondo spacciandosi per maestra di musica e addestrando il ragazzo nel canto lirico. Mentre gli fa da insegnante, la ragazza viene a conoscenza di nuovi aspetti riguardanti se stessa, la sua natura e quella delle persone che la circondano, non sempre positivi, ma che le permettono di capire che la situazione al di fuori della sua stanza nelle catacombe della città si fa sempre più vorticosa e che, per lei, assume tinte fosche e inquietanti, fino a quando tutto non sfocia nel caos e nella violenza.

Cosa non mi ha convinto in questo romanzo? Innanzitutto l’inizio e in generale la prima metà del romanzo mi sono sembrati abbastanza lenti rispetto alla seconda parte dove tutti i cataclismi, le scoperte e le rivelazioni si succedono ad una velocità da capogiro; avrei preferito inoltre una maggior attenzione e cura dei dettagli, non tanto a livello descrittivo, ma più riguardo ad un approfondimento delle figure dei gravoirs, dei fendoirs e dei loro poteri, capisco la scelta di far brancolare nel buio la protagonista ma la questione magica è abbastanza complessa e durante e a fine lettura mi è sembrato che mancasse quel pezzetto in più per capire fino in fondo cosa era successo e perché si era arrivati a quel punto. La personalità di Isda è parecchio intrigante e piena di dualismo tra bene e male, tra voglia di vivere apertamente e il risentimento, di essere utile a chi le sta vicino e la “sete di vendetta” per quello a cui è costretta a rinunciare solo per rimanere in vita e per la sorte toccata a migliaia di bambini innocenti nati gravoirs; però non mi ha fatto ripensare alla figura del Fantasma dell’Opera originale, così come un po’ tutta la storia infatti l’ho sentita abbastanza lontana dall’opera principale, più come se l’autrice avesse solo preso ispirazione da Leroux piuttosto che aver fatto un retelling del racconto, mi è mancata quell’allure che caratterizza il romanzo originale nonostante il contesto dell’opera ci sia, così come quello della musica, che svolge un ruolo fondamentale in entrambi i romanzi.

Penso che parte della mia “delusione” derivi proprio da questa connessione che ho percepito molto lasca tra i due libri, se avessi considerato dall’inizio questo romanzo come totalmente “innovativo” e non legato all’originale penso che il mio parere a riguardo sarebbe un po’ diverso.

Almeno possiamo rifarci gli occhi con la copertina e con l’impaginazione interna che, ammettiamolo pure, sono decisamente d’effetto.

Vi lascio con una domanda: anche se Isda girovaga abitualmente per i corridoi bui del teatro come un fantasma, se nessuno sa della sua esistenza, nessuno la sospetta e non ci sono dicerie che possano essere a lei collegate, si può dire che lei sia il Fantasma dell’Opera e definirla tale oppure no?
Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

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