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martedì 18 febbraio 2025

Recensione: Stupore e Tremori di Amélie Nothomb (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! Come state? 
Io ho avuto qualche imprevisto di troppo in questo periodo e non sono riuscita a riattivarmi come avrei voluto, ma forse finalmente ce l'abbiamo fatta. Il blog riapre ufficialmente i battenti e si comincia con la prima recensione dell'anno a cura della nostra Ms Rosewater, che ha letto Stupore e Tremori di Amélie Nothomb. Scoprite il suo parere e #staytuned per le prossime reviews che arriveranno prestissimo! ;)

Stupore e Tremori
di Amélie Nothomb

Prezzo: 6,99 € (eBook) 13,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 105
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Voland
Data di pubblicazione: 17 maggio 2017
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

La giovane Amélie è riuscita a trovare impiego in un'importantissima multinazionale giapponese, realizzando il sogno di tornare a vivere nel suo paese d'origine. L'incapacità di adeguarsi allo spietato automatismo di "una delle aziende più grandi dell'universo" la porterà però a subire, in un crescendo di umiliazioni, l'esperienza di una vertiginosa discesa agli inferi. Unica luce, l'altera bellezza di Fubuki, sottile e flessuosa come un arco. Ma anche lei, nonostante il fascino, resta pur sempre un superiore che ama ostentare il proprio piccolo potere.

Amélie Nothomb
è una superstar della letteratura contemporanea, un personaggio dall'estetica bizzarra e sofisticata, tanto europea quanto orientale, che può contare su un esercito di lettori appassionati sparso per tutto il pianeta, abituato ad aspettarsi almeno una pubblicazione all'anno, e a giudicare dalla continuità con la quale arriva puntuale a questo appuntamento, dopo molti anni e molti libri, si diverte ancora molto a scrivere.

Ho in casa due suoi libri che non ho ancora letto (Metafisica dei tubi  e Una perfetta stanza d'ospedale), ma alla fine ho iniziato da questo titolo tanto affascinante e in realtà più recente di quanto pensassi (2001).
Stupore e Tremori è il racconto autobiografico del tentativo della scrittrice di tornare a vivere in Giappone, dove era nata 22 anni prima. I suoi ricordi d'infanzia erano paradisiaci, ma né il suo passato né la sua provenienza da un ambiente socialmente privilegiato e cosmopolita (il padre è un diplomatico) la potevano difendere dal durissimo impatto con la cultura giapponese e con la religione aziendalista.

Animata da incosciente ottimismo, umorismo, e una totale mancanza di ambizioni, Amélie esplora con l'ingenuità di un giovane, e più di tutto un giovane occidentale, gli uffici della ditta Yumimoto, rimanendo incantata praticamente davanti a qualsiasi cosa e commettendo un'infinita serie di errori che in qualunque altro luogo sarebbero perdonati, ma che qui le valgono tremende sgridate da parte di quasi tutta la scala gerarchica dell'ufficio; è solo l'inizio di un percorso in discesa fatto di scontri verbali, deliri e punizioni sottili, implacabili e degradanti.

È comprensibile, e sicuramente è stato un bene, che siano passati circa dieci anni tra questi avvenimenti e la pubblicazione di un libro che altrimenti avrebbe potuto essere molto drammatico e cupo. Fortunatamente il tempo e l'umorismo dell'autrice l'hanno aiutata a rendere in modo brillante e divertente un'esperienza indubbiamente traumatica (lo si intuisce in diversi momenti e lo dice lei stessa, nonostante il tono leggero e ironico del racconto). Anche se messa all'angolo, umiliata dall'affascinante superiore Fubuki, rimane ancora incantata dalla sua ineffabile bellezza e finisce per sferrarle alcune notevoli stoccate approfittando proprio della cultura locale e delle agghiaccianti aspettative riposte nel genere femminile.

Alla luce di queste pagine l'armonia e la grazia che emanano dalla cultura Giapponese appaiono uno strenuo tentativo di controllare un sistema sociale di sconvolgente violenza in cui il perpetuarsi della tradizione e il totale asservimento dei subalterni costituiscono l'impalcatura del presente. Pur modernissimo, il Giappone di Stupore e Tremori è lo stesso di 200 anni fa e gli individui vivono servendo un padrone, una volta chiamato Shogun e ora trasceso nell'entità astratta e immaginifica dell'azienda, consacrandogli letteralmente la vita, senza altro scopo che questo. Il continuo, terrificante autocontrollo che gli individui esercitano su loro stessi e le proprie emozioni li porta alla follia o (come nel caso di uno dei superiori di Amélie) alla sublimazione dei desideri e della rabbia attraverso la violenza verbale e l'umiliazione dei sottoposti.

Chiunque abbia lavorato in un ufficio riconoscerà la spietatezza dell'ambiente impiegatizio (cose simili, anche se le modalità sono diverse, accadono ovunque) con le sue dinamiche apparentemente innocue per chi non le conosca dall'interno.

L'autrice passa dall'entusiasmo alla delusione, alla disperazione, senza però perdere la propria la propria dignità, senza cedere alla crudeltà del sistema. L'esperienza alla Yumimoto è la fine dell'innocenza di Amélie Nothomb e l'inizio della sua vita adulta, la presa di coscienza di ciò che vuole essere e diventare, un vero punto di svolta.

L'ironia, la scrittura leggera e lo stile scorrevole e ironico rende difficile mollare il libro, una pagina tira l'altra, letteralmente. Se non siete ancora fan di Amélie Nothomb, potrebbe essere questa l'occasione giusta per conoscerla.

Ms Rosewater


Fonte immagini: Google Immagini

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