coffee_books

giovedì 15 luglio 2021

Recensione Serie TV: "The Act" (a cura di Melz)

Buongiorno, lettori! ^^
Oggi si torna a parlare di serie TV. Stavolta lo facciamo con Melz, che ha visto una delle novità di Hulu, ovvero The Act, una serie di cui vorrete sicuramente sapere di più. Vi lascio alla sua opinione e, come sempre, lasciate un commento se vi va ;)

The Act
La terribile storia vera di Dee Dee e Gipsy Rose Blanchard


Quando su YouTube ho scoperto i profili di “L’Occhio Creepy di YouTube” ed “Elisa True Crime”, la storia di Dee Dee e Gipsy Rose mi ha sconvolto come poche. L’atto risale al 2015, la serie spoilera la fine già nella seconda puntata, perciò, [ALLERTA SPOILER] se non ne avete mai sentito parlare e volete esplorare questa storia tramite le scene della serie TV, tornate qui dopo averla vista. Non posso fare altrimenti. Non potrei raccontarvela, senza anticipare il grosso dell’argomento perché The Act non è un giallo, ma il racconto di una storia conosciuta in tutto il mondo.

Se, invece, conoscete già l’argomento, ecco la mia recensione delle otto puntate.

È il 14 giugno 2015 quando gli uomini dello sceriffo di Greene Country, Missouri, vengono avvisati dai vicini delle Blanchard, dopo aver letto un’inquietante post su Facebook dal profilo condiviso da Dee Dee e Gipsy Rose. È sempre il 14 giugno 2015 quando i poliziotti fanno irruzione e ritrovano il cadavere di Dee Dee, morta nel suo letto, dopo essere stata pugnalata varie volte.

Ma chi sono Dee Dee e Gipsy Rose? E perché questa storia risulta così assurda e terribile tanto da crearne una serie tv?

Claudine (Dee Dee) Blanchard, interpretata dalla magistrale Patricia Arquette, è una madre. Non ci sono altri modi per definirla perché prendersi cura della sua Gipsy Rose (interpretata, invece, dalla bravissima Joey King, la stessa di The Kissing Booth per intenderci) sembra essere l’unica cosa che fa e questo è normale dal momento che la piccola Blanchard sembra essere colpita da qualsiasi male possa venire in mente: distrofia muscolare, leucemia, apnea notturna, allergia allo zucchero, incapacità di ingerire cibi solidi e un ritardo cerebrale che, nonostante i suoi quattordici anni, la porta a ragionare e comportarsi come se ne avesse soltanto sette. Come se non bastasse, le due sono sopravvissute all’Uragano Katrina che ha distrutto la loro abitazione e ogni cosa fosse in loro possesso. Habitat for Humanity costruisce loro una deliziosa casetta rosa, dotata di rampa per sedia a rotelle e vasca idromassaggio, dove Dee Dee trascorrerà il resto della sua vita, morendo uccisa al suo interno.

O, almeno, questa è ciò che Dee Dee ha creato, quello che tutti vedono dall’esterno: quella di una madre amorevole che ha sacrificato la sua stessa vita per amore della sua bambina. Dee Dee Blanchard, per la comunità, è un’eroina, la paladina dei disabili! Eppure qualcosa sembra non tornare. Nella realtà un medico, il Dottor Bernardo Flasterstein, nella serie tv la Dottoressa Lakshmi Chandra (Poorna Jagannathan, conosciutissima nel panorama delle serie tv) [ogni volta che devo scrivere il suo nome e quello dei personaggi che interpreta è un trauma] si rendono conto che la ragazza non ha le disabilità che sua madre le attribuisce. Da qui vediamo come Gipsy, che in realtà ha tutt’altro che un ritardo cognitivo, si rende pian piano conto di essere sana e vediamo anche come sua madre la tenga in pungo, controllando ogni sua parola, ogni suo comportamento con dei picchi di violenza sempre più gravi, affinché nessuno scopra il suo segreto.

La verità è che Claudine Blanchard era affetta da sindrome di Munchausen per procura, una malattia per la quale un genitore fa credere a chiunque che il figlio sia malato per attirare l’attenzione su se stesso. Il figlio, d’altro canto, data l’attenzione medica alla quale è sottoposto sin dall’infanzia, inizia a tutti gli effetti a fingere la sua “malattia”.

Perché ho svelato la malattia di Dee Dee?
1. Se avete visto la serie tv vi sarete accorti che non viene menzionato in questi termini, ma solo mostrato attraverso le immagini 2. Perché senza esso non potrei affermare con assoluta certezza quanto gli attori principali, i produttori, gli sceneggiatori e chiunque abbia lavorato a questa serie abbiano fatto un lavoro magistrale. 3. Ho messo l’allerta spoiler, quindi…

Patricia Arquette ha riportato sullo schermo una Dee Dee a 360° a partire dalle semplici espressioni facciali. Noi vediamo la madre premurosa che vuol far credere di essere, un’inquietante figura austera quando punisce sua figlia, una quasi vittima quando vediamo il suo passato. È riuscita a farmi provare rabbia per ciò che ha fatto e dispiacere per ciò che Dee Dee era. I suoi picchi di rabbia contrapposti al pentimento nell’arco di dieci minuti di scena sono fenomenali. Un cambio repentino di espressioni riusciva a portarmi dal dispiacere alla paura, a farmela vedere sia come vittima di una malattia, sia come carnefice per Gipsy. È riuscita a ricreare una prova attoriale nella prova attoriale perché la sindrome di Munchausen (che sia per procura o no) ti porta a far questo: a mentire. Attraverso il viso di Patricia si vede il panico iniziale, la consapevolezza delle proprie bugie e la bugia stessa detta in maniera anche troppo convincente. La Arquette, per interpretare questo ruolo si è trasformata anche fisicamente, riuscendo a interpretare due fasi diverse della vita di Dee Dee: la prima in cui ha il controllo di ciò che fa, la seconda in cui il diabete sembra mangiarla viva e inizia pian piano a perdere colpi.

Joey King, lo sappiamo, vive sugli schermi praticamente da quando è bambina, ma mai prima di questa interpretazione l’abbiamo vista fare un vero e proprio salto di qualità. The Act è per lei la prova che è pronta a ruoli molto più seri dei soliti (che comunque amiamo! Chi non ama Elle di The Kissing Booth?) Interpretare Gipsy non era semplice: una ragazza di ben 24 anni (Dee Dee mentiva anche sulla sua età, usando come scusa la distruzione dei suoi documenti durante l’uragano Katrina altrimenti, dopo i diciotto anni, se Gipsy si fosse dimostrata capace di intendere e di volere, avrebbe perso gran parte del potere legale su di lei) che ha sempre vissuto in una bolla fatta di cartoni animati della Disney. E se le uniche storie sono quelle in cui bisogna liberarsi della madre cattiva per avere la propria libertà, come pensate potesse ragionare? Siamo spoiler free quindi no, Gipsy non ha ucciso fisicamente Dee Dee, ma lo ha fatto indirettamente, chiedendo a Nicholas (il suo ragazzo conosciuto online) di ucciderla per lei. La vera prova di Joey era interpretare la presa di coscienza di Gipsy Rose, ma con gli occhi di qualcuno che ha vissuto in maniera diversa dal normale. Un esempio è la parte in cui lei, capendo di non essere allergica allo zucchero, mangia e beve quintalate di schifezze di nascosto da sua madre, fino a rovinare tutti i denti e doverli togliere. Questo era un ottimo escamotage narrativo televisivo per far capire che nonostante Gipsy fosse in grado di capire di essere sana, non era altrettanto istruita o cosciente del fatto che i denti si sarebbero rovinati dopo tutto quel cibo solido e pieno di zucchero (ricordiamoci che lei non ingeriva nulla per bocca, a parte le medicine). Dico televisivo perché nella realtà Gipsy perse i denti per scarsa igiene orale e soprattutto per il cocktail di medicinali. Joey ha portato su schermo la sofferenza, il sentirsi in gabbia, il sentirsi in colpa e soprattutto il sentirsi allo stesso tempo in trappola e legata a Dee Dee. Lei la odiava e la amava. L’ultima scena è di una potenza assurda.

E poi c’è lui, Nicholas Godejohn, interpretato da Calum Worthy. Lasciatemelo dire: di questa interpretazione se ne parla troppo poco. Lui non doveva interpretare un assassino, lui doveva essere Nicholas, un ragazzo autistico con seri problemi con la sessualità (era già stato arrestato per atti osceni in luogo pubblico). Nel telefilm fanno trasparire una sorta di eccitazione per il macabro (l’ho percepita come qualcosa di più di una passione per il BDSM), ma non so se nella realtà ci fosse davvero. Anche qui, come per la malattia di Dee Dee, non viene mai detto esplicitamente fosse autistico, ma dalle parole di sua madre traspare benissimo: definisce il suo disturbo come “qualcosa che lo porta a ossessionarsi su un unico argomento tanto da non percepire il resto”. Di fatto, Nick sembra essere convinto di avere una doppia personalità e che la sua parte cattiva, Victor, sarebbe capace anche di uccidere Dee Dee per liberare Gipsy e lei ne approfitta. È così ossessionato dall’amore per lei che si considera un eroe, cosa che la stessa Gipsy gli fa credere. E si torna alle sue amate favole, la Disney che Gipsy tanto ama essendo l’unica cosa che ha visto per tutta la vita: il principe salva la principessa, sconfiggendo il cattivo. Anche qui Calum fa tutto con le espressioni del viso: la soddisfazione quando Nick trova una pietra per strada (altra sua ossessione, prende una pietra da terra ogni volta che esce di casa); il suo essere serio quando si tratta dei momenti della giornata in cui si fa qualcosa, ad esempio mentre Gipsy si premura di far sparire l’arma del delitto, ma per lui è ora di cena e all’ora di cena si mangia; il suo mutare quando da Nick diventa Victor, risultando inquietante. Riesce a farci capire che Nick è anch’esso vittima di qualcosa, pur essendo a tutti gli effetti il carnefice. La sua espressione quando capisce che le loro condanne saranno diverse, la sua più grave, mi ha dato una fitta allo stomaco. Gli occhi di Calum sono stati per me la chiave per capire Nick, lui era lì, ma era anche – sempre – un po’ altrove. Nella sua versione dei fatti lui non stava uccidendo Dee Dee, stava salvando la donna che amava.

Gli altri personaggi sono abbastanza di contorno, quello più presente è quello di AnnaSophia Robb che praticamente l’unica cosa buona che fa è chiamare la polizia. Ma, anche qui, non riesco a darle la colpa completa: tutti sono stati fregati da Dee Dee, anche lei. Così le confidenze di Gipsy per lei erano frutto della sua fantasia e si sente terribilmente in colpa quando capisce che la sua ribellione è iniziata quando la ha conosciuta. È colpa sua? Certamente no.

Come finisce la storia? Nonostante abbiano rischiato entrambi la pena di morte, nessuno dei due – Gipsy e Nick – viene giustiziato. Nicholas viene accusato di omicidio di primo grado e condannato all’ergastolo; Gipsy, invece, di omicidio di secondo grado, starà in prigione fino al 2025.

Per quanto mi riguarda non so dire se tutto questo sia giusto o meno, non è mio compito, solo non riesco davvero a capire i medici: per quanto Dee Dee potesse essere convincente, come si fa a non capire con qualche analisi (visto che le faceva eccome) che non era affetta almeno da leucemia? Il neurologo si è posto il dubbio ma poi?

Quel che ho visto è che tutti sono vittime e carnefici e che la serie tv è resa veramente veramente bene. Mi fermerò alla prima visione, non perché non mi sia piaciuta (anzi), ma perché fa veramente male.


Se sei arrivato fin qui, grazie.



Melz :)

1 commento:

  1. Avevo visto un video di BarbieXanax a tema sulla storia vera e l'ho trovata agghiacciante. La serie devo ancora finirla

    RispondiElimina

Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...