Buon pomeriggio! ^^
Nuova recensione per voi! La nostra Eleonora ha letto il fantasy "The Princess of Dhagabad" di Anna Kashina, dallo stile molto arabeggiante, in cui si parla anche di djin. Scopritelo nella recensione e fateci sapere se conoscevate questo romanzo e se avete intenzione di leggerlo ;) A presto!
The Princess of Dhagabad
di Anna Kashina
Prezzo: 5,07 € (eBook) 27,15 € (cop. rigida)
Pagine: 278
Genere: fantasy
Editore: New Publisher
Data di pubblicazione: 3 febbraio 2021
INEDITO IN ITALIA
When, on the day of her age-coming, the princess opens a mysterious bronze bottle-a gift from her grandmother-she has no idea that she is about to unleash a power older than the world itself. Worse, she is not prepared for the bearer of this power to be a handsome man whose intense gray eyes pierce her very soul. Hasan, her new slave, is immeasurably older and stronger than anyone she has ever heard of, and he is now hers to command-if she can handle him, that is. Sensuous and delightfully intelligent, The Princess of Dhagabad is the first book in a trilogy by a talented new author.
Quanto è bello quando un libro che inizialmente si presenta come potenzialmente preoccupante dissipa tutte le riserve grazie ad un'ottima penna e ad una magistrale abilità nella gestione dell’evoluzione dei personaggi? Tanto, ve lo dico io, e in questo libro si trova tutto ciò e molto altro. Come suggerisce il titolo, The Princess of Dhagabad, questo romanzo, primo di una duologia, è caratterizzato da un’ambientazione, un riferimento mitologico e un’ispirazione arabeggiante, in pratica una festa per il mio cervello.
In questa storia facciamo la conoscenza della principessa di Dhagabad, una cosa molto particolare è che il suo nome viene utilizzato solo un paio di volte in tutto l’arco del libro e il fatto che sia anche parecchio complicato fa sì che la povera ragazza si ritrovi praticamente senza nome. Nel giorno del suo dodicesimo compleanno, per volere della defunta imperatrice, le viene consegnata in dono una bottiglia al cui interno è imprigionato Hasan, un djin che da quel momento in poi sarà il suo schiavo. È difficile descrivere come si sviluppa il romanzo perché fondamentalmente succede tutto e niente, il rapporto tra la principessa e Hasan cresce e si evolve, i due giocano, imparano e vanno alla scoperta di culti misteriosi insieme ma, di fatto, di eventi significativi o particolarmente “adrenalinici” che li coinvolgono non ce ne sono, per il momento. Risulta, però, giusto così; questo primo volume, infatti, serve per gettare le fondamenta tra i protagonisti e per quello che accadrà nel seguito, stando almeno a quanto dice la trama. Tutta la storia è narrata in terza persona e più di qualche volta viene abbandonato il focus sulla vita della principessa per approfondire il punto di vista di altri personaggi. È inoltre alternata a degli excursus, impostati come riflessioni interiori, di Hasan; a volte quasi dal sapore filosofico, si sono rivelati, credo, la parte migliore di tutto il romanzo; vedere come il djin affronta la sua condizione, la sua vita passata, presente e futura, ed avere accesso ad alcuni dei suoi ricordi ha conferito un’incredibile tridimensionalità e profondità a questo personaggio che cresce e si evolve nell’arco del libro e che, a volte, ha soppiantato la sua “padrona” nel ruolo di main character.
Lo stile di scrittura di questa autrice è vivido ed illustrativo, il modo infatti in cui è riuscita a rendere l’animazione e i colori di una tipica giornata al bazar o i cortili dell’harem del sultano ha fatto sembrare che queste scene si stessero realmente dispiegando davanti agli occhi. A tratti questa vividezza nelle descrizioni di persone e luoghi può ricordare lo stile di Tahereh Mafi, che per me è la sovrana incontrastata della scrittura evocativa, ma a volte lascia il posto ad una profondità e ad un tono vagamente solenne senza però che il lettore si trovi spiazzato da questo cambiamento.
Il background, la struttura e la complessità della magia, tutti i vari culti e misteri che approfondiscono ed esplorano i due protagonisti, poi, emergono ad ogni pagina e si percepisce che dietro le quinte è stato svolto un lavoro accurato e puntiglioso nella creazione di questo mondo letterario. Ancora non sono stati svelati tutti i retroscena della condizione dei djin ma non è un grave intoppo nella storia, anzi, contribuisce a creare ancora più curiosità per il seguito.
Quello che ho apprezzato maggiormente però non è stata la scrittura o tutta la costruzione del mondo in cui è ambientato il romanzo ma come l’autrice ha gestito l’età della principessa. Come ho detto prima, all’inizio della storia la figlia del sultano ha solo dodici anni e ammetto che questa scelta mi ha creato un minimo di preoccupazione iniziale, sapendo infatti all’incirca come si sarebbero sviluppati i fatti, ho avuto paura che l’età diventasse solo un numero, perdendo i comportamenti e il modo di pensare tipici di una dodicenne a favore di atteggiamenti che più si adattano ad età più “adulte”, come a volte succede in alcuni romanzi. Sono rimasta quindi estremamente sorpresa e soddisfatta del modo in cui l’autrice ha saputo mantenere e ben caratterizzare le varie età della principessa, il libro infatti è stato suddiviso in tre parti in cui la protagonista ha rispettivamente dodici, quindici e diciassette anni, senza affrettare o dare per scontato nulla, in quello che definirei un magistrale sviluppo del personaggio; ovviamente anche il rapporto che si crea tra la principessa ed Hasan ricalca perfettamente questo percorso e le variazioni che avvengono in esso sono talmente minime e graduali nel tempo che la sua evoluzione accompagna il lettore per tutto il libro in modo placido e sottile ma che comunque alla fine si manifesta come qualcosa di completo e profondo.
Non rimane ora che vedere cosa abbia in serbo per i due protagonisti il prossimo volume.
Eleonora
Photo credit: @eleonoranicoletto
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