Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi torno da voi con una nuova recensione. Il libro di cui vi parlo l’ho letto insieme alla mia adorata Francesca di La biblioteca di Zosma, perché entrambe avevamo anche letto il primo volume e l’avevamo apprezzato. Il Regno delle Ceneri, di Tasha Suri, conclude una suggestiva dilogia che si ispira alla cultura indiana e ci trasporta in terre magiche e affascinanti. Questo volume non è sicuramente all’altezza del primo (QUI per la recensione), anzi presenta parecchi difetti, ma lo stile dell’autrice è sempre sublime e ho adorato ritrovarlo.
Ringrazio Fanucci per la copia omaggio in cambio di un’onesta opinione.
Il Regno delle Ceneri
di Tasha Suri
Prezzo: 9,99 € (eBook) 25,00 € (cop. rigida)
Pagine: 408
Genere: fantasy
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 21 giugno 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)
L’Impero di Ambha si sta sgretolando. Una terribile guerra di successione si profila all’orizzonte. L’unica speranza di pace risiede nel misterioso regno delle ceneri, dove i mortali possono trovare ciò che cercano negli echi dei sogni dei loro antenati. Il prezzo per arrivarci è altissimo, ma Arwa è determinata a compiere il viaggio. Rimasta vedova in seguito a un brutale massacro, ha giurato di servire la famiglia imperiale fino alla fine. Non si sarebbe mai aspettata di essere affiancata da Zahir, il principe illegittimo e caduto in disgrazia che si è rivolto alla magia proibita nel tentativo disperato di salvare coloro che ama. Insieme, percorreranno il sanguinoso cammino del loro passato. E metteranno in discussione tutto ciò in cui hanno sempre creduto, compreso se valga o meno la pena di combattere per salvare l’Impero.
È trascorso un po’ di tempo da quando ho terminato Il Regno delle Ceneri, poi con l’estate di mezzo non sono riuscita a recensirlo perché la pausa si è prolungata fino a giornate più fresche in cui non fosse una fatica immane stare davanti al computer. Nonostante tutto, ho ancora un ricordo abbastanza vivido del romanzo, l’ho atteso con impazienza e letto con parsimonia. La protagonista della storia non è più Mehr, ma stavolta la sorella Arwa. Nel primo libro non abbiamo avuto modo di conoscerla bene, era anche più piccola, mentre adesso la ritroviamo adulta e vedova. Arwa ha perso il marito in un terribile massacro e lei ne è ancora turbata. Non vuole pensare a ciò che è successo, le fa male rendersi conto di essere l’unica sopravvissuta. Mehr sa cosa la aspetta adesso, ciò che aspetta a qualsiasi vedova: l’Eremo. È quello il suo destino, e lei ha intenzione di sottostare alle regole senza ribellarsi. Di prendersi il tempo che le serve per raccogliersi nel suo dolore e affrontare il lutto che l’ha colpita tanto ferocemente. Ma Arwa, in realtà, per quanto si sforzi di mantenere un profilo basso - più di quanto abbia fatto la sorella in passato - non riesce del tutto a nascondere quel lato del suo carattere più curioso e ostinato, e anche se troverà altre vedove a impartirle lezioni e metodi, compresa Gulshera che vuole imporle una disciplina che Arwa dimostra di non avere, la ragazza piano piano uscirà dal suo guscio, comprendendo di aver sempre avuto una percezione sbagliata su tutto. Arwa si metterà al servizio dell’Impero, nella speranza di poter approfondire alcuni sospetti che iniziano a sorgere in lei, ma anche perché le viene richiesto collaborazione dalla principessa in persona, quando il segreto che si porta dietro non sarà più un segreto, ovvero il potere del suo sangue per metà Amrithi. Se nel primo volume Mehr andava fiera di quella parte di sé e onorava la cultura che apparteneva alla madre, Arwa non è mai riuscita a farlo. Lei è stata plasmata come una perfetta donna Ambhan, e tutto ciò che di Amrithi c’era in lei è stata costretta a nasconderlo, a non rivelarlo mai, perché troppo pericoloso. Ma quando le persone intorno a lei muoiono o rischiano di farlo, Arwa non ha altra scelta che diventare un’arma… e abbracciare quella parte di sé che ha sempre negato.
Il Regno delle Ceneri è partito con ottime premesse e con una protagonista diversa dalle solite, rispetto a quelle che troviamo in questo genere di romanzi. Arwa è infatti una donna sposata ma anche una vedova (e ditemi voi in quanti romanzi fantasy adult o young adult ne avete trovate). Il mio entusiasmo iniziale è però calato mano a mano che procedevo con la lettura perché, nonostante le ottime idee di base, qualcosa alla fine sembra essere andato storto. La prima parte era sicuramente interessante, con l’ambientazione nell’Eremo e Arwa alle prese con l’elaborazione del proprio lutto. Peccato che questa elaborazione non ci sia mai stata, ad Arwa non è stata concessa la libertà di piangere il marito prima che un altro uomo le fosse messo a fianco. Arwa infatti, quando arriva a palazzo, dovrà collaborare in segreto con Zahir, principe “non principe”, un figlio illegittimo dell’Imperatore, che si dedica in una cripta alle arti occulte e viaggia nel sogno per ritrovare defunti e avere risposte per salvare il proprio regno, che ormai si sta sgretolando, dopo la morte del Maha (una sorta di guida spirituale del regno) e la lotta di successione al trono tra i figli legittimi dell’imperatore. È da subito un incontro interessante il loro, i due si soppesano e si studiano, si ritrovano più simili di quanto immaginano e così diversi da come in realtà si mostrano. Avrei voluto che questo loro rapporto fosse più lento e profondo, invece si percepisce un’attrazione dal primo istante e questa cosa va a stonare con le premesse del romanzo che riguardano il personaggio di Arwa. Probabilmente avrei preferito non nascesse nulla tra i due, alla fine, anche perché non c’è mai una vera e propria chimica, quel qualcosa che ti fa pensare che i due siano assolutamente fatti per stare insieme. È un po’ come se l’autrice avesse dovuto inserire una storia d’amore per forza di cose, ma secondo me sarebbe stato uguale se Arwa e Zahir avessero semplicemente collaborato senza necessariamente innamorarsi. Ho apprezzato il rapporto che si viene a creare e alcuni momenti che condividono sono anche teneri, ma resta per me una forzatura la loro storia.
Nella seconda parte del romanzo le cose si fanno leggermente più movimentate, rispetto a una prima parte più statica, ma non abbastanza da convincermi fino in fondo. La trama si complica e in alcuni momenti si ha la sensazione di non capire bene cosa stia succedendo e perché, come se mancassero dei pezzi. Più volte ho avuto il presentimento che a questo romanzo siano state tagliate delle parti, probabilmente non sostanziali, ma comunque importanti per seguire meglio il percorso della protagonista e le varie vicende che si trova ad affrontare. C’è un po’ di confusione generale nell’ultima parte, come se si volesse arrivare di corsa a chiudere dopo aver tergiversato fin troppo, mentre avrei preferito un ritmo più costante e meno altalenante. Questi in sostanza i difetti che più mi hanno infastidita e che nel primo romanzo non ho riscontrato. C’è da dire, però, che Tasha Suri ha sempre il pregio di sapere rendere suggestivo ogni luogo di cui narra e di saper dare alle sue storie un’impronta talmente incantevole che è impossibile non restarne ammaliat*. C’è sempre un velo magico sottile e affascinante che accompagna l* lettor* tra le pagine, regalando sensazioni positive e ampliando l’immaginazione. L’aspetto legato alla cultura e alla religione del regno di Ambha è stato trattato molto bene, era già stato sviluppato ottimamente nel primo volume e anche stavolta ritroviamo un mondo regolato da tradizioni, magia e potere in cui tutto è approfondito a dovere. Ritroviamo anche tematiche di accettazione di sé, e riguardanti la diversità e l'emarginazione. Viene qui approfondita la questione dei daiva e comprendiamo meglio alcuni argomenti accennati nel primo libro, sebbene non si possa dire lo stesso per altri.
Ho amato i viaggi occulti che Arwa e Zahir compiono nel Regno delle Ceneri, un po' mi hanno ricordato gli incontri onirici tra Lazlo e Sarai in Il Sognatore di Laini Taylor. Forse la coppia protagonista non sarà tra le migliori di cui ho letto, ma ho apprezzato il legame che creano, i loro dialoghi intensi - che a volte non necessitano neanche di molte parole ma solo di sguardi e piccoli gesti - e anche il loro essere così lontani da come ci si aspetterebbe. Il Regno delle Ceneri è un romanzo che ha sicuramente dei difetti, con qualche accorgimento in più poteva rendere meglio, ma è stata ugualmente una lettura gradevole, anche se non indimenticabile.
Fonte immagini: Pinterest
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