Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi è il mio turno per parlarvi di un romanzo che ho davvero adorato, L’impero di sabbia, di Tasha Suri, un inaspettato colpo di fulmine. Sono rimasta sorpresa mi abbia presa così tanto, si è rivelata una gran bella lettura, una delle migliori dell’anno, addirittura. Ultima tappa per questo Review Tour, ringrazio i blog che hanno affiancato il mio in questa avventura e vi invito a leggere le loro recensioni, e un ringraziamento speciale alla casa editrice per la copia omaggio in cambio di un’onesta opinione.
L'impero di sabbia
di Tasha Suri
Prezzo: 9,99 € (ebook) 18,00 € (cop. rigida)
Pagine: 372
Genere: fantasy
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 1 giugno 2022
Gli Amrithi sono stati emarginati; nomadi discendenti dagli spiriti del deserto, sono ambiti ma anche perseguitati in tutto l’Impero per il potere del loro sangue. Mehr è la figlia illegittima di un governatore imperiale e di una esiliata Amrithi che lei riesce a malapena a ricordare ma da cui ha ereditato il volto e la magia. A sua insaputa, può manipolare i sogni degli dèi per alterare il destino del mondo. Quando il potere di Mehr attira l’attenzione dei mistici più temuti dell’Imperatore, viene costretta a sottostare al loro servizio: sono determinati a sfruttare la sua magia per la gloria dell’Impero. Sarà costretta a usare ogni grammo di volontà, di cuore e d’intelligenza per resistere alla crudeltà dei mistici e salvare il suo popolo da una sicura estinzione. Se dovesse fallire, gli dèi stessi potrebbero risvegliarsi in cerca di vendetta...
Quando si parla di cultura orientale ho notato che si tende sempre a fare un po’ di confusione o a inglobarne di diverse solo per un certo tipo di atmosfera similare. In questo romanzo abbiamo senza dubbio un’ambientazione desertica e suggestiva che può richiamare alla mente libri come L’Impero di Ottone, The Midnight Sea, Rebel, ma che fondamentalmente non hanno nulla a che vedere con esso, se non appunto soltanto il deserto. A lettura ultimata, posso dire di aver letto un romanzo che sì, celebra il mondo orientale e il suo fascino ma lo fa in modo del tutto originale rispetto ad altri già pubblicati. Non mi era mai capitato di leggere un libro che fosse ispirato alla cultura indiana, che è quella che ritroviamo ne L’impero di sabbia, e ne sono rimasta talmente incantata da essermi lasciata rapire, senza indugi, dalla penna dell’autrice. Tasha Suri ci fa immergere completamente nel suo mondo fatto di tradizioni, riti, religione, credenze popolari e molto altro e lo fa nella maniera migliore possibile. Il suo racconto è intenso, appassionato e accurato e mai per un secondo si riesce a distogliere gli occhi, tanto sono catalizzati dalla suprema bellezza di ciò che scorre loro sotto. Si potrebbe imputare una certa lentezza al romanzo, soprattutto nella prima parte, ma io vi giuro che non l’ho mai percepita, per me tutto è sembrato avere il ritmo adeguato per far prendere confidenza con il mondo narrato, con i protagonisti, con la storia. Non è uno di quei romanzi in cui il worldbuilding resta sullo sfondo o viene liquidato con qualche descrizione qui e là, ma uno in cui la cornice cammina di pari passo con la trama, senza abbandonare mai il lettore. Ti accompagna dall’inizio alla fine permettendoti di sentirti sempre parte di ciò che si sta narrando, totalmente sprofondato nel mondo descritto. Tasha Suri mi ha deliziata con L’impero di sabbia in un modo che non avrei mai creduto. E non è stato solo il worldbuilding a conquistarmi ma ogni singola cosa. Ogni dettaglio. Anche pensando ai protagonisti ritengo di non aver mai incontrato dei protagonisti come loro, con un carattere così diverso da quello a cui sono abituata a imbattermi nei romanzi fantasy che leggo. E non potrei che esserne più felice, perché davvero ogni tanto ho bisogno di respirare novità, originalità o rischio di avere l’impressione di leggere sempre le stesse cose e stancarmi.
La storia di Tasha Suri ha inizio a Irinah, un luogo immerso nel deserto dove sorge il palazzo in cui vive Mehr. Mehr è figlia illegittima del Governatore di Irinah e ha sangue misto. Da parte di padre è Ambhan e da parte di madre naturale è Amrithi. Ma il sangue della madre è la parte di sé che deve tenere nascosta perché l’Imperatore ha fatto perseguitare gli Amrithi, discendenti dei daiva, e così lei e la sorella sono tenute al sicuro all’interno del palazzo. A Mehr è vietato mostrare quella parte di sé ritenuta selvaggia e pericolosa, non può usare il potere che serba dentro, non può concedersi i riti del suo clan, non può mostrarsi a nessuno a volto scoperto mentre danza durante la tempesta. Mehr non può essere fino in fondo se stessa e questa cosa la tortura. Lei è molto legata alle tradizioni della madre e non vuole rinunciarci, ma per il bene della sorella e della sua famiglia accetta di essere cauta e fa quel che può per non mettere in pericolo nessuno. Anche la matrigna non fa che redarguirla e ricordarle qual è il suo posto, lei che sembra odiarla così tanto ma che allo stesso tempo tiene alla sorella Arwa ed è più che decisa a plasmarla a proprio piacimento, come non le è stato possibile fare con lei. Quando una sera, durante la tempesta del fuoco dei sogni, Mehr non resiste e cede alla danza del rito Amrithi, un rito che aveva promesso di celebrare in onore della madre - esiliata dal Governatore e mai più tornata a Irinah - ma anche per rintracciare l’amica Lalita in pericolo, Mehr attira attenzioni che non avrebbe dovuto attirare e si ritrova, dopo poco, a doversi unire ai mistici di Maha e a sposare un perfetto sconosciuto. Divisa sempre tra dovere e desiderio di affermazione della propria identità, Mehr deciderà di fare ciò che è meglio per la sua famiglia, senza perdere mai l’intenzione di ribellarsi agli obblighi cui è costretta e provando a fare una sorta di doppio gioco nei riguardi dell’Impero e del Maha, con la complicità di Amun, suo sposo e nuovo, inaspettato alleato.
Ho molto apprezzato il rapporto che si è creato tra i due. Dopo la diffidenza iniziale, riescono pian piano a fidarsi l’uno dell’altra, a comprendersi, soprattutto perché molto simili e uniti da scopi comuni. Nessuno dei due vuole quel matrimonio ma riescono a trovare un punto di incontro e a deformare la verità per ingannare e sopravvivere. La loro è una storia d’amore a fuoco lento, oserei dire, e aggiungerei anche finalmente, perché sono quelle che preferisco. Amun si è rivelato un gran bel personaggio, che potrebbe sembrare un po’ freddo inizialmente ma a tutto c’è una ragione. Amun porta addosso i segni di giuramenti fatti a Maha, giuramenti ai quali è legato in maniera indissolubile. Ha imparato a gestire quella sorta di schiavitù e ne insegnerà a Mehr i trucchi e i segreti. Questa sua onestà, questo suo modo di essere presente e sincero l’ho trovato meraviglioso. Mi ha davvero destabilizzata Amur, un personaggio che, come Mehr, trova il modo di opporsi al crudele giogo di Maha ma con avvedutezza. Ho amato moltissimo anche il personaggio di Mehr, che è remissivo solo apparentemente; Mehr è in realtà una ragazza combattiva e intelligente, ha il fuoco dentro ed è un fuoco che tiene a bada solo per il bene delle persone che ama. È rispettosa, prudente e saggia e quando commette un errore la sua costernazione è profonda e la porta a non ripetere gli stessi sbagli ma a imparare da essi e trovare rimedio. Mehr sa giudicare ciò che è giusto da cosa è sbagliato, ha una capacità di discernimento molto interessante, come è interessante il modo in cui apprezza ciò che è senza averne timore.
<<Dipingono ciò che credono io voglia far vedere al resto del mondo>> disse Mehr. Una donna che apparisse bella agli occhi dell’Impero. Una donna Ambhan pura. <<Ma nel mio caso si sbaglierebbero. Io mi piaccio così come sono>>.
Mehr è felice di essere sia Ambhan che Amrithi, non prova fastidio per il colore della sua pelle, più scura rispetto quella degli Ambhan e considerata dai più meno attraente, non teme nemmeno le sue origini, sebbene non le conosca a fondo e abbia ancora da approfondirle. Mehr è se stessa in tutto e per tutto ed è una caratteristica che me l’ha fatta apprezzare come pochi altri personaggi al mondo. Seguirete le sue vicende con trepidazione, perché l’autrice riesce a tenere sempre vivo il livello di coinvolgimento e ad aggiungere mano a mano dettagli sempre più intriganti alla sua storia. L'impero di sabbia mi ha fatta innamorare. Mi sono innamorata del deserto, come Mehr, mi sono innamorata dei riti danzati e del modo in cui la cultura e le tradizioni indiane sono avviluppate alla storia, mi sono innamorata dell’autrice e della sobria bellezza della sua prosa, del mondo incantevole che ha creato, in cui non mancano creature magiche, misteri, inganni, segreti, intrighi politici e legami profondi. Ne ho apprezzato le tematiche con spunti di riflessione sulla persecuzione, sulla diversità, sull'identità, i personaggi e le loro evoluzioni, la complessità della storia dietro l’apparente semplicità. L’impero di sabbia è stata una lettura che mi ha soddisfatta pienamente e non vedo l’ora di proseguire e scoprire il secondo libro che, se non erro, è dedicato ad Arwa. Davvero una bella scoperta Tasha Suri e una ventata d’aria fresca questo suo mondo magico e suggestivo. Consiglio assolutamente la lettura!
Fonte immagini: Pinterest
La tua recensione mi ha commossa. Anche io ho segnato quella citazione perché esprime esattamente come mi sento. Amo il fatto che abbiamo vissuto questo libro allo stesso modo
RispondiEliminaHai ragione e penso esprima anche benissimo la sostanza del libro. Sono contenta anch'io che ci ritroviamo sulla stessa lunghezza d'onda per questo libro meraviglioso ♡
Elimina