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venerdì 18 novembre 2022

Milk, Cookies&Books: libri a merenda - "Mezzanotte e cinque" di Malika Ferdjoukh

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Oggi per la rubrica “Milk, Cookies&Books: libri a merenda”, la nostra rubrica dedicata a bambini e ragazzi, vi parlo di Mezzanotte e Cinque, un adorabile racconto natalizio dell’autrice francese Malika Ferdjoukh. Ringrazio immensamente Camelozampa per la copia omaggio in cambio di una recensione onesta.

Mezzanotte e cinque
di Malika Ferdjoukh

Prezzo: 14,90 € (cop. rigida)
Pagine: 104
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Camelozampa (collana I Peli di Gatto)
Data di pubblicazione: 4 novembre 2022

Mezzanottecinque ha dieci anni e vive con la sorellina Bretella e il loro miglior amico Emil per le strade di Praga. Perfino lui si è dimenticato il suo vero nome: tutti lo chiamano così per un tatuaggio che ha sul braccio, un orologio che segna mezzanotte e cinque minuti. È la vigilia di Natale e i tre piccoli vagabondi sono sempre affamati e in cerca di un posto dove ripararsi dal vento gelido che spazza la Città Vecchia. Ma in tutta Praga non si parla d’altro: è stata rubata la collana di diamanti, oro e rubini della principessa Daniela Danilova! E lei ha promesso una ricompensa colossale a chi gliela riporterà...

Devo essere sincera: non avevo mai sentito parlare di Malika Ferdjoukh, eppure pare sia un’autrice molto famosa, soprattutto nell’ambito della letteratura per ragazzi. Chiedo venia e sicuramente farò ammenda recuperando qualcos’altro dell’autrice, perché Mezzanotte e Cinque mi ha divertita parecchio. Siamo a Praga ed è la vigilia di Natale. Mentre tutti si preparano al giorno più amato dell’anno e impazza un vento freddo e furioso che preannuncia neve, la principessa Daniella Danilova, appena uscita da Teatro a braccetto col suo spasimante, il conte Orlok, perde la sua preziosa collana, un tesoro di inestimabile valore. In tutta Praga non si parla d’altro, la voce si sparge in fretta e tutti vorrebbero ritrovare il gioiello della principessa, anche perché la ricompensa si dice sarà molto alta. Tra le strade più povere e malfamate, anche tre piccoli orfanelli sembrano interessati a ritrovare la collana della principessa. Potrebbe essere la svolta che stavano aspettando per cambiare finalmente vita. Uno dei tre bambini si chiama Mezzanottecinque per via di un tatuaggio che porta stampato sul braccio che sembra proprio un orologio che segna l'ora mezzanotte e cinque. Il ragazzino non ama particolarmente lavarsi, anzi si può dire che non lo faccia mai, “a meno che un temporale estivo non lo cogliesse di sorpresa”. 

Ha una sorellina che gli sta sempre dietro, Bretella, cenciosa quanto lui ma piena di risorse. Nell’orlo della veste logora, infatti, le piace collezionare bottoni, ma vi si può trovare anche una vecchia caramella che ama leccare un pochino al giorno (per non finirla, ovvio! :P). E poi c’è Emil, il loro migliore amico, che quanto meno la faccia la lava, ma che si porta dietro tre simpatici topolini: Frufrù, Nanà e Zizì. Gli piace farli esibire e definirsi un domatore, sebbene quando la gente vede i suoi topi, tende a scappare o a fare salti esagerati.  Emil ha un sogno: ritrovare il padre, un ricco barone di Moravia, ma per ritrovarlo gli toccherà viaggiare molto. Ecco perché si presenta al carrozzone di due teatranti, sperando lo prendano con loro. Il numero con i topolini non li conquista, purtroppo, ma Emil e i suoi amici fanno credere che i topolini siano in grado di parlare e promettono di presentare un nuovo numero il giorno dopo. Nel frattempo, Bretella, attirata dai bottoni dell’abito di un ricco signore passato di lì in carrozza, lo segue e si ritroverà a fare una scoperta sconcertante. Sarà l’inizio di una piccola e appassionante avventura che porterà i tre orfanelli niente di meno che al palazzo Danilo, l’abitazione della principessa, farà loro scoprire (per un po’) com’è vivere nella bambagia (e fare un bel bagno, finalmente) e comprendere quanto a volte, anche se si è poveri, è preferibile avere poco che essere ricchi ed eleganti ma senza cuore.

Questa piccola storia di poco più di 90 pagine è davvero ricca di colpi di scena. I nostri tre protagonisti andando alla ricerca di un sogno troveranno invece un destino diverso, il più giusto forse, il migliore che potessero trovare. Quel tatuaggio di Mezzanottecinque condurrà i ragazzi verso una verità inaspettata, come se il Natale avesse compiuto un’altra delle sue magie. Praga si offre a chi legge come una città meravigliosa e piena di vita, colori, odori e suoni, il tutto trasportato da un vento freddo che punge le ossa. Una città antica e romantica, ma che molto sembra avere in comune con la Londra dello stesso periodo in cui la storia è ambientata. Ulteriore parallelismo con questa, è la vicenda dei tre orfanelli che sicuramente fa venire in mente quella di uno degli orfani inglesi più famosi della letteratura per ragazzi e che ci trasporta subito nelle atmosfere dickensiane più classiche. Ammetto che, da amante dei romanzi di Dickens, è stato questo uno dei motivi che più mi ha attratto verso la storia. Il finale è un ulteriore sorpresa, nulla di stucchevole ma sicuramente magico e inaspettato. A rendere questo libricino ancora più speciale, vi sono le illustrazioni di Eleonora Antonioni. Sono in bianco e nero e accompagnano la storia dall’inizio alla fine, delineando alla perfezione personaggi, ambientazione e dettagli piccoli e grandi. Impossibile non affezionarsi ai tre ragazzini, così spigliati, vivaci e adorabili, così come è impossibile non amare i tre topolini che Emil si porta sempre dietro. Il libro, come molti altri di Camelozampa, è ad alta leggibilità, utilizza infatti il font Easy Reading, carattere adatto a tutti, specialmente a chi è dislessico.

Mezzanotte e cinque è una storia breve che ricalca la tradizione dickensiana, facendo riflettere sui valori dell’amicizia e della famiglia, che si sofferma sulla disuguaglianza tra ricchezza e povertà, che spinge a inseguire i propri sogni, nonostante gli ostacoli sul cammino. Non mancherà di farvi sorridere e commuovere, aspettatevi di tutto. Una lettura tenera e speciale, per ogni età. Super consigliato!

Photo credit: @francikarou @coffeeandbooks

giovedì 24 dicembre 2020

Review Party: "Canto di Natale" di Charles Dickens, illustrato da Iacopo Bruno

Carissimi lettori,
oggi vi parlo di un libro splendido che è un classico natalizio, ovvero Canto di Natale di Charles Dickens. Non lo avevo mai letto (ebbene sì… *si nasconde in un angolino*), ma ho avuto la possibilità di farlo quest’anno. La Rizzoli ha pubblicato un’edizione davvero preziosa di questo famoso racconto di Dickens, un’edizione che vi consiglio di regalarvi o di regalare perché è speciale come poche. Ringrazio la casa editrice per avermi dato l’opportunità di organizzare questo review party e per la copia del romanzo fornitami in cambio di un’onesta opinione.

Canto di Natale
di Charles Dickens, illustrato da Iacopo Bruno

Prezzo: 20,00 euro (cartaceo), 9,99 euro (eBook)
Pagine: 101
Genere: classico, storico, racconto
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 24 Novembre 2020

Tintinnare di monete e frusciare di banconote: solo a questo pensa il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge. Ma tutto cambia nella magica e spaventosa notte di Natale quando Scrooge riceve la visita di tre spiriti che lo costringono ad aprire finalmente gli occhi. E il cuore. La più celebre storia di Natale, toccante parabola fantastica di Charles Dickens, in un volume illustrato da Iacopo Bruno.

Erano anni che volevo leggere Canto di Natale di Dickens. Conoscevo la storia per averla studiata a scuola o aver visto qualche trasposizione cinematografica, ma non l’avevo mai letto. Questa è stata la prima volta e come esperienza non poteva essere più intensa. Credo che chiunque si sia accostato o si accosti a questa lettura sia destinato a non uscirne indenne, perché è un racconto che ti colpisce, che ti segna, che ti fa aprire gli occhi, che ti commuove. È impossibile non farsi coinvolgere da tutte le emozioni che prova il protagonista, Scrooge, specialmente quelle che lo mettono di fronte alla dura realtà, quella che non ha mai voluto vedere, troppo intento a pensare a se stesso e ai suoi affari. Canto di Natale non è solo una splendida storia con una morale, ma anche una sorta di denuncia, da parte di Dickens, alla società del suo tempo, al degrado che si faceva finta di non vedere ma anche allo sfruttamento del lavoro minorile. Un racconto breve, di poco più di cento pagine, ma che condensa al suo interno così tanto! È sicuramente una storia che merita di essere letta non soltanto a Natale, ma in qualunque altro periodo dell’anno
Scrooge è il perfetto esempio di uomo d’affari avido, superficiale, anaffettivo ed egoista, un uomo che in tutta la sua vita ha solo pensato ad accumulare denaro e a tenere lontana la gente. Per lui il Natale è una festa stupida, non capisce perché la gente ami tanto festeggiarlo, farsi gli auguri e andarsene per strada sorridente e felice a godersi un’atmosfera che lui, piuttosto, trova insignificante. Anzi, è addirittura dispiaciuto di dover chiudere l'attività un giorno perché per lui significa perdita di denaro. Il suo unico parente in vita, un nipote, si presenta ogni anno alla sua porta per invitarlo a cenare e a festeggiare il Natale insieme alla sua famiglia, ma lui lo manda sempre via. Nemmeno con il suo dipendente Bob Cratchit riesce ad essere una persona benevola, anzi lo costringe a fare orari impossibili, dandogli un salario misero. Nonostante il suo spregevole modo di vivere, non sembra minimamente soffrire sensi di colpa quando va a letto la sera. 
Sarà lo spirito del collega Marley, morto anni prima, a volere che lui apra gli occhi. La notte della vigilia va a trovarlo, mettendolo in guardia dallo stile di vita che conduce, uno stile di vita che è stato anche il suo e che gli ha portato solo guai e pentimento. Adesso è un’anima che vaga senza possibilità di redenzione. Ma forse per Scrooge c’è ancora una possibilità. Ecco perché lo avverte che giungeranno tre Spiriti a fargli visita quella stessa notte: uno del Passato, uno del Presente e uno del Futuro. Questi Spiriti gli mostreranno ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà se lui continuerà a perseverare nel suo comportamento. Per il passato non c’è molto da fare, quello non lo si può cambiare, ma potrà fare qualcosa per il presente e il futuro? C’è ancora tempo? Sì, c’è sempre tempo. Questa lettura insegna che non è mai troppo tardi per pentirci di azioni sbagliate e per fare del bene, non solo a Natale, ma tutto l’anno. Scrooge ripercorrerà, insieme allo Spirito del Passato, momenti salienti della sua infanzia, sempre legati al Natale, momenti che hanno significato qualcosa per lui, che in qualche modo gli hanno fatto provare delle emozioni che, a quanto pare, aveva dimenticato. E già la presenza del primo Spirito sortirà in lui una sorta di scossa all’interno del suo cuore. Qualcosa inizierà a smuoversi. Lo Spirito del Presente lo metterà di fronte alla realtà in cui vive, fatta di ricchezza e sfoggio di denaro, ma dietro anche di miseria e povertà. La parte che mi ha colpito di più è stata la visita alla casa di Bob Cratchit, che ha una famiglia numerosa a cui badare e un figlio storpio. Nonostante le difficoltà economiche, però, vivono il Natale con serenità e gioia, brindando addirittura a Scrooge. Lo Spirito del Presente gli mostra anche il tipo di festeggiamento che si perde ogni anno a casa del nipote e anche questo lo rattrista perché sembra che quel nipote non solo tenga a lui, ma che lo compatisca e non possa fare a meno di tentare di fargli cambiare idea, convinto che prima o poi ci riuscirà. Una persona ottimista, quel nipote, dalla risata contagiosa, un uomo di buon cuore, esattamente l’opposto di ciò che è lui. 
Scrooge ne esce turbato dalla visita del secondo Spirito e non vorrebbe vedere cosa ha in serbo il terzo, eppure si lascia guidare da lui, consapevole che, ancora una volta, avrà qualcosa da imparare, sebbene senta già il pentimento farsi strada nel suo cuore e il desiderio di fare ammenda ai suoi errori. Lo Spirito del Futuro ha delle sembianze più oscure, un’ombra incappucciata, senza volto, che non parla ma indica soltanto e lascia che sia Scrooge a dover intuire le cose. È infatti in uno scenario più funesto che ci addentriamo adesso, perché pare che sia morto qualcuno, un uomo di cui nessuno sembra sentire la mancanza, un uomo abietto, che la gente disprezzava. Piano piano Scrooge arriverà a comprendere di chi si tratta e spererà con tutto se stesso che quella sia una possibilità di futuro e non l’esatto futuro che lo aspetta. E pregherà, pregherà di poter avere l’occasione di rimediare, di fare finalmente del bene, di essere l’uomo che non è mai stato ma che adesso desidera essere con tutto se stesso. La parte finale del racconto è stata sinceramente la più bella, quella che mi ha commossa di più. Il modo in cui Scrooge ritorna in un certo senso alla vita, anzi piuttosto riscopre quella vita che ha sempre ripudiato, è davvero qualcosa di unico. L’esperienza di questa incredibile lettura non si può fare a meno di conservarla nel cuore per mettere in pratica ciò che insegna, ciò su cui fa riflettere. Capisco perfettamente il successo di questa piccola grande opera di Dickens e vi consiglio, se ancora non l’avete fatto, di recuperare Canto di Natale perché saprà semplicemente riempirvi il cuore. Oltre ad essere un'opera che mira a far riflettere, è anche un'opera che contiene tutta la bellezza della prosa dickensiana, che mostra in maniera superba il contesto e la società della Londra vittoriana, che alterna con grande maestria momenti ironici e battute sprezzanti a tratti più cupi, drammatici e gotici.
Poi questa nuova edizione Rizzoli è proprio un capolavoro, con i dettagli in oro della copertina e tutti quelli all’interno del libro. Le illustrazioni sono di Iacopo Bruno, illustratore di libri per ragazzi per tantissime case editrici del mondo. Le ho trovate tutte meravigliose, ma penso che quelle che mi hanno colpito di più siano state, tra tante, quelle dei due bambini, i <<figli dell’uomo>> che si aggrappano allo Spirito del Presente, chiedendo di essere salvati dai loro padri. Sono l’Ignoranza e il Bisogno, la condanna dell’umanità stessa. E poi l’ultima, quella di Scrooge che, finalmente, abbandonati i vecchi e tristi panni, si veste a nuovo e va incontro ad una vita del tutto diversa, una vita fatta di generosità, sorrisi, benevolenza, gratitudine, al fianco di Mini Tim, figlio di Cratchit, con la scritta alle spalle “Dio ci benedica tutti quanti”. Una storia di rinascita, di scoperte, una storia che insegna che al mondo ci sono cose ben più importanti del denaro, che dietro le apparenze si nasconde spesso altro. Insegna che un sorriso è meglio di una brutta risposta, che fare del bene equivale a seminare un futuro migliore anche per noi stessi. Insegna l’importanza della famiglia, degli affetti, insegna che siamo sempre in tempo per migliorarci, per essere persone migliori. Una lettura, Canto di Natale, che chiunque dovrebbe concedersi e custodire nel cuore per sempre.
A presto!
xoxo
Ph: @Coffee&Books
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