Buongiorno! ^^
Oggi la nostra Eleonora ci parla di "Requiem d'inverno" un dark fantasy retelling del mito di Ade e Persefone, uscito per la casa editrice Words Edizioni. Scoprite se il romanzo le è piaciuto o meno e non dimenticate di lasciarci la vostra opinione ;) A presto!
Requiem d'inverno
di Krisha Skies
Prezzo: 2,99 € (eBook)
Pagine: 493
Genere: dark fantasy
Editore: Words edizioni
Data di pubblicazione: 13 novembre 2021
Lenora ha tutto ciò che potrebbe desiderare: è giovane, bella, ricca, anche se sprovvista di titolo nobiliare. Eppure, la sua vita non è come quella delle altre fanciulle dell’alta società della Repubblica. Il profumo inebriante dei narcisi, le maschere di pizzo, i raffinati balli aristocratici nascondono misteri legati alla morte e alla sorte dell’anima. Misteri noti solo a quelle come lei: gli Oboli, donne nate con il dono di poter aprire varchi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In una società in cui il denaro può comprare un posto nei Campi Fioriti dell’oltretomba, dietro lauti compensi Lenora presta i suoi servigi a facoltosi borghesi e a influenti aristocratici, protetta dall’irruente fratello maggiore Julian e desiderata dal perverso Duca di Burdak. Durante una delle traversate oltre la soglia dell’Ade, però, qualcosa sembra andare storto: la giovane incappa nel sovrano dell’oltretomba, l’affascinante e pericoloso Sommo Giudice Acheron. Ma cosa lega Lenora e Acheron? E quando lei ne implorerà l’aiuto, cosa pretenderà in cambio il Dio dei Morti?
Quando ho letto la trama di Requiem d’Inverno ho subito desiderato leggerlo, un dark retelling del mito di Ade e Persefone in chiave romance/storica? Assolutamente intrigante, peccato però che quando l’ho avuto tra le mani si sia rivelato un libro totalmente diverso da quello che mi aspettavo e non in senso positivo purtroppo.
Lenora, la protagonista di questa storia, vive una vita privilegiata, è bella, ammirata da tutti, appartiene ad una famiglia facoltosa e nota nell’alta società, ma soprattutto è un Obolo, ossia una ragazza, appartenente ad una sorellanza, che è in grado di trasportare le anime dei defunti (solitamente nobili o ricchi borghesi) nell’aldilà, nello specifico nell’Ade, e lei non è un obolo qualsiasi, lei è la migliore in quello che fa e la più richiesta tra le sue colleghe. Non è tutto oro quello che luccica però, la famiglia di Lenora infatti sotto un’apparenza ricca e sfarzosa conosce le ristrettezze della povertà, la violenza e il dolore della perdita, e fa affidamento sul lavoro della giovane, ottimamente retribuito peraltro, e sulle sue prospettive matrimoniali per mantenere le apparenze. Tutto cambia però quando in una delle sue traversate nell’Ade Lenora incontra il re degli inferi in persona Acheron che la costringe ad accettare la sua richiesta/ordine di fare un patto, lei potrà e dovrà pagare il tributo richiesto nel traghettare le anime a lui e lui solo, pena una punizione (che non ci sarà mai ovviamente). Le cose assumono pieghe inaspettate anche quando nel frattempo Lenora accetta il corteggiamento e fidanzamento con il Duca di Burdak, dal quale tutti la mettono in guardia come noto e arcinoto libertino (fosse solo questo il problema).
Ora voi direte: dove stanno i problemi in questa storia?
Risposta: in tutto quello che non emerge dalla trama sostanzialmente, nello specifico in Lenora e la sua famiglia. Perché? Appare chiaro sin dall’inizio che nel personaggio della protagonista ci sia qualcosa che non torna, Lenora alle spalle ha un passato famigliare pieno di dolore, dovuto alla delusione che ha avuto dalla figura di suo padre, che si è dimostrato un uomo violento, dedito ai vizi e che ha dissipato gran parte della fortuna di famiglia, e soprattutto dovuto alla perdita della sorellina più piccola, che dopo essere precipitata in un pozzo è andata incontro ad una morte lenta per malattia; questo passato però la giovane non è mai riuscita ad affrontarlo e superarlo, quanto meno la morte della sorellina, anzi si avvolge nel dolore della perdita e dei sensi di colpa e ci si crogiola, perché sensi di colpa però? Perché quando la sorellina è caduta nel pozzo i suoi due fratelli maggiori erano occupati ad amoreggiare tra di loro. Ecco, questo è il vero, enorme problema che, per me, ha questa storia, non è il solo ma è quello che salta immediatamente agli occhi ed è quello che ha trasformato questo racconto con un enorme potenziale in un remake di Cersei e Jaime Lannister con come ospite speciale il Dio degli Inferi greci. Più che altro non ho capito il motivo di questa scelta che a mio parere era assolutamente non necessaria e sostituibile, per gli sviluppi che ha avuto la trama, con uno stretto, indissolubile e del tutto comprensibile legame tra fratelli molto vicini per età (Lenora e suo fratello hanno solo nove mesi di differenza), che si è venuto a rafforzare per tutto quello che hanno dovuto affrontare senza per forza inserire la componente amorosa e di desiderio fisico che c’è tra i due, anche perché obiettivamente dopo un po’, leggere di Lenora che in ogni situazione in cui si ritrova, che sia durante la sua funzione di obolo, dal dottore, rinchiusa in uno scantinato rapita o che sia in presenza del bellissimo e pericoloso Acheron, non pensa ad altri che a suo fratello, sempre e solo suo fratello, a come vorrebbe stargli accanto, a come vorrebbe starci insieme e a come vorrebbe dichiarargli il suo amore, è stancante, per la serie “abbiamo capito, puoi anche passare ad altro e magari concentrarti su cose più importanti”. In tutto ciò la madre, uno si può chiedere, dov’è? C’è ma preferisce far finta di niente, si rende conto della situazione ma invece che intervenire e dire due paroline ai suoi figli si tira indietro e spera in un intervento divino (meglio noto come relazione clandestina che Julian, il fratello, ha con una donna sposata e più grande di lui) che li faccia rinsavire, bah. Altro problema che ho trovato nel libro oltre all’atteggiamento irritante della protagonista è il Duca, non aggiunge né toglie niente alla storia, pur con la deprecabile fama che lo precede per tutto il romanzo e tutte le sue odiose azioni, alla fine si rivela un personaggio insignificante e abbastanza ininfluente ai fini delle vicissitudini di Lenora, per il momento.
In questo libro però ci sono anche aspetti che ho apprezzato molto, primo fra tutti l’Ade e tutti i suoi abitanti. Acheron infatti è un personaggio che comunque lo si voglia guardare è ben strutturato e adorabile, non guasta che vi abbia trovato molte similitudini con alcuni suoi corrispettivi di altri libri. Nel momento in cui costringe Lenora a piegarsi al suo volere e a stringere un patto con lui, anche se lei non lo sa, lo fa per necessità e quando lei trasgredisce, nonostante le tolga le sue capacità da obolo per punirla, appena lei è in difficoltà accorre in suo aiuto. Quando la porta nell’Ade è tutto fuorché pericoloso e dispotico (va bene un po’ dispotico lo è, ma essendo re, è abbastanza prevedibile che lo sia) e fa di tutto per proteggerla e in un certo senso farla sentire a suo agio, le dà l’opportunità di fare a modo suo e la aiuta pure nel momento in cui lei, pur dovendo sottostare al volere divino, si ribella; addirittura nel momento in cui lei, dopo avergli voltato le spalle, torna implorando il suo aiuto e promettendo in cambio quello che era stato deciso per lei dal tribunale delle Moire, Acheron la accontenta. L’unica pecca che al momento trovo in questo personaggio è che è un po’ troppo criptico, forse se avesse provato a spiegare i perché e i per come non avrebbe avuto tutti questi problemi. In generale ho trovato tutta la parte relativa agli inferi ben costruita e congegnata tanto che spero nel prossimo libro che ottenga lo spazio che merita, senza essere sacrificata a favore dell’inutile liaison tra fratelli.
Mi è piaciuto anche come l’autrice ha deciso di impostare gli aspetti riguardanti gli Oboli, quello che fanno, i procedimenti e gli accorgimenti necessari allo svolgimento del loro compito, il fatto che solo determinate persone possano permettersi i loro servigi così come le reazioni che suscitano in tutti coloro che non possono usufruirne o non vogliono poiché percepiscono gli oboli e la loro attività come innaturale ed empia. Ho apprezzato inoltre come la ritualità nella preparazione dei corpi destinati alla traversata non sia la stessa di quella riservata a i comuni cadaveri e come la figura del preparatore mortuario sia allo stesso tempo riverita, temuta e disprezzata.
Un altro aspetto che mi ha convinta è lo stile dell’autrice, che si rivela da subito fluido e senza sbavature, è sicuramente una delle componenti di questo romanzo che mi ha permesso di arrivare alla fine senza intoppi.
Purtroppo però tutto questo non basta a far pendere l’ago della bilancia a favore del libro e nonostante ci siano aspetti interessanti, quello che non mi ha convinta occupa una fetta troppo ingombrante di tutta la storia, mi è sembrato che sia venuto a mancare il focus su quelle che dovevano essere le figure importanti nel richiamare il mito, o almeno su una delle due. Se leggerò il secondo volume di questa dilogia sarà solo per saperne di più di Acheron, dell’Ade e perché in fondo anche io come la madre di Lenora spero nel miracolo divino (o nella botta in testa) che la faccia rinsavire e apprezzare il misero sovrano con tutta la sua corte.
Ringrazio la WordsEdizioni per avermi fornito la copia ebook e mi complimento per l’impaginazione e la copertina del romanzo che sono assolutamente fantastiche, però per il momento il mio voto è questo:
Eleonora
Photo credit: @eleonoranicoletto
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