Buongiorno, lettor*! ^^
Eccoci con la prima recensione del mese di novembre. Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un libro che ha avuto un gran successo, Heaven, di Mieko Kawakami, una storia sconvolgente e dolorosa che parla di bullismo, ma anche amicizia, amore e molto altro. Scopritela qui sotto e fateci sapere se avete letto anche voi il romanzo e cosa ne pensate. A presto!
Heaven
di Mieko Kawakami
Prezzo: 11,99 € (eBook) 17,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 252
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Edizioni e/o
Data di pubblicazione: 25 agosto 2021
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)
"Heaven" indaga l'esperienza e il significato della violenza e il conforto dell'amicizia. Bullizzato per il suo strabismo, il protagonista del romanzo soffre in silenzio. La sua unica tregua è l'amicizia con una ragazza, Kojima, anche lei continuamente vittima dei dispetti delle coetanee per via della trasandatezza con cui si presenta a scuola. Kojima invita il ragazzino protagonista a un fitto scambio epistolare innocente e pieno di sogni, dove non c'è posto per l'angoscia del bullismo. Le lettere si susseguono a gran ritmo, riempiendo fino all'estremo la custodia del dizionario dove il ragazzino le nasconde, nonché diventando l'unico motivo di gioia delle giornate dei due ragazzi, che a scuola tendono a eclissarsi, anche agli occhi l'uno dell'altra. Ci sono molti segreti, cose che secondo la piccola e intelligente Kojima, non potranno mai essere comprese dai compagni di classe, i quali non sanno fare altro che sfogare le loro debolezze su di lei e sul suo amico. Ma qual è la vera natura della loro amicizia se è il terrore ad alimentare il loro legame?
Sarebbe riduttivo definire Heaven una storia di bullismo. L'amicizia tra l'adolescente del quale conosciamo solo il crudele nomignolo affibiatogli dai compagni di scuola a causa del suo strabismo e la coetanea Kojima è una lunga riflessione sulla società contemporanea e sui rapporti di forza tra vittima e carnefice, il senso della sofferenza e della “resilienza” (un tratto che ricorrente nella cultura giapponese). I due giovani condividono la quotidiana, sistematica tortura da parte degli altri studenti che sembra diventare tanto più crudele quanto minore è la reazione delle vittime. Non denunciano le violenze subite agli insegnanti né ai genitori, troppo occupati o insensibili per accorgersi di quanto accade; il ragazzo, di famiglia modesta, studente senza particolare successo, viene tormentato da una banda di bulli capitanati dal ricco e vincente Ninomiya, studente modello, praticamente inattaccabile. Il motivo sembra essere la sua condizione fisica e l'andamento dei soprusi e il percorso psicologico della vittima sono quelli di qualsiasi ragazzo che subisca bullismo, arrivando al pensiero del suicidio come unica via d'uscita dalla situazione.
In questa dinamica classica Kojima irrompe con la sua consapevolezza e il suo pensiero che ribalta gli equilibri. Figlia adottiva di un uomo ricco, potrebbe vestirsi elegantemente e seguire l'esempio materno, ma lo rifiuta e per mantenere il ricordo del padre, povero, mantiene un aspetto trascurato, non si lava e indossa abiti sporchi, attirandosi le attenzioni maligne delle compagne. Essere vittima è per lei una scelta meditata e volontaria, la sofferenza inflittale non è solo il prodotto della superficialità degli altri, ma acquisisce un significato profondo, metafisico, forse perfino uno scopo.
L'amicizia tra i due giovani è un rifugio dove sentirsi accettati e compresi per quello che si è al di là delle apparenze e del successo sociale richiesto dalla società e dalla comunità scolastica, è ciò che li salva e gli permette di sopravvivere alle terribili giornate in classe. Kojima si rivela una ragazza dolce e sensibile, in grado di trascinare il timido e spaventato compagno, di sorprenderlo, di farlo riflettere sulla sua solitudine. Tuttavia, per quanto in apparenza le loro situazioni possano somigliarsi (“Io e te siamo uguali” scrive Kojima nel suo primo messaggio al compagno) i due giovani vanno in direzioni opposte. Lui, che non ha scelto di essere strabico, vuole vivere in pace e cancellare il dolore; lei - al contrario - vede nella propria situazione una prova da superare, nella propria vulnerabilità una forza e si avvita in ragionamenti che vedono la giusta reazione alla violenza nella completa inazione, se non nell'accettazione della violenza stessa. Kojima diventa quasi una mistica, ma in bocca a una ragazzina adolescente i suoi ragionamenti sono inquietanti e a tratti non si comprende se siano espressione di una straordinaria profondità di pensiero o una reazione allo sconforto generato dall'incapacità di reagire.
Kawakami analizza la ferocia della società e dei modelli che impone, la sofferenza che genera il non aderire a queste aspettative più o meno consapevolmente, evidenzia l'elemento di classe legato all'emarginazione e contrappone le diverse spiegazioni, l'assenza di reali motivazioni (come intende Momose nel suo monologo auto-assolutorio e nichilista), le sue conseguenze più immediate e quelle più profonde, e insiste sulla mancata reazione delle vittime, paralizzate dalla vergogna, dalla paura e da un potere innominabile generato dalla stessa prevaricazione, tanto forte da impedire di denunciare anche quando se ne ha la possibilità.
La scrittura limpida, priva di giudizio o compiacimento, riesce a non far desistere dalla lettura per quanto doloroso possa diventare “assistere” alle torture inflitte ai protagonisti, di cui nulla viene omesso: i lettori provano lo stesso loro terrore al pensiero di entrare in classe e incontrare nuovamente i bulli e lo stesso sollievo nel loro scambio epistolare e nelle loro conversazioni. Kawakami esplora le profondità della sofferenza e dell'amicizia con un'audacia sconvolgente e consolante, quasi con dolcezza, nonostante tutto. L'epilogo non offre una rivincita, ma una volta superata la prova (come sostiene Kojima), si arriva alla luce, si arriva al paradiso.
Ms Rosewater
Fonte immagini: Pinterest
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