Buongiorno, lettor*!
Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un titolo un po' diverso dal solito, I racconti della moda, una raccolta di racconti curata da Maria Luisa Frisa. Se siete, come lei, appassionat* di moda, questa lettura potrebbe fare al caso vostro. Scopritela nella recensione e fateci sapere che ne pensate ;)
I racconti della moda
a cura di Maria Luisa Frisa
Prezzo: 9,99 € (eBook) 19,50 € (cop. rigida)
Pagine: 280
Genere: racconti
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 12 novembre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)
È la forma d'arte più contraddittoria di tutte. Visionaria e insieme classica, pop ma anche snob, fieramente ignorata da molti eppure capace di muovere il mondo. La moda è un prisma: cultura e industria, sogno irraggiungibile e necessità quotidiana, haute couture e fast fashion. Ma in tutti questi anni, come l'ha raccontata la letteratura? E cosa ne sappiamo noi, veramente? Tra grandi nomi e riscoperte che non potremo più dimenticare, in questa raccolta scintillano voci, sguardi e immaginari diversissimi, cuciti in un disegno audace, eclettico e divertente, pieno di intelligenza. Un viaggio dai salotti sfarzosi di inizio Novecento fino alle passerelle e ai flash dei giorni nostri, dai fruscii dell'atelier ai corpi iconici di domani. La moda è un linguaggio universale, che ci parla di noi e del tempo in cui viviamo. Ogni giorno, ogni volta che usciamo di casa, stiamo decidendo come mostrarci al mondo: dobbiamo sapere che tutto ciò che indossiamo è una forma d’arte progettata per noi da chissà chi. Maria Luisa Frisa quest’arte la conosce benissimo, la teorizza e la narra da anni. E in questa raccolta si serve di alcuni grandi racconti per dar forma al suo moda-pensiero, usando la letteratura come strumento per parlare di corpi, e degli abiti con cui si mostrano, e delle società che attraversano. Immaginando la moda come un affaccio panoramico sul mondo. Troverete, tra gli altri, Joyce Carol Oates che racconta di ragazze, consenso e abuso nell’America profonda, Pier Vittorio Tondelli con una riflessione su musica, stile e cravatte, Bret Easton Ellis che mette in scena la ricca disperazione del jet set di Los Angeles. Mentre Stefano Pistolini parte dal mito fondativo di Woodstock per capire l’impatto delle ondate giovanili sulla società dei consumi, Flavia Piccinni ci mette in guardia sui pericoli delle sfilate per bambini e ci fa entrare in quell’universo parallelo che è la moda per l’infanzia. E poi scoprirete la parabola di un artista fuori dagli schemi come Leigh Bowery, mondi immaginari in cui gli abiti diventano grandi come interi palazzi e le donne ci si nascondono dentro; assisterete a spettacoli fetish con luci soffuse, lacci e forbici, e vi misurerete con testi rivelatori come quello di Jhumpa Lahiri sui tanti significati che assume l’uso della divisa nella scuola dell’obbligo. E ancora, una serie di recuperi d’eccezione: Irene Brin, Gianna Manzini e la moda maschile secondo Lucio Ridenti. Infine, un dono: un racconto disperso e ritrovato di Michela Murgia.
uno dei più improbabili. Moda è sinonimo pluriforme: di eleganza, frivolezza, superficialità, ma anche provocazione, rivolta, affermazione di sé. Attraverso la moda si può raccontare il corpo da ogni punto di vista, sociologico, politico, economico, psicologico, antropologico e artistico. Gli indumenti che indossiamo sono il punto d'arrivo di decine di istanze e l'espressione delle abitudini e dei valori della nostra società, basti ricordare la questione della Fast Fashion, che esprime l'attuale modello economico occidentale e l'atteggiamento verso il lavoro e l'ambiente.
Maria Luisa Frisa, teorica della moda, accostando una serie di testi narrativi, articoli, brani tratti da pamphlet e riviste d'epoca, ha creato un quadro della moda ricco ed estremamente esteso, un mosaico personale da cui emerge una passione vintage per gli anni '80 e anche per un passato più lontano che arriva fino agli anni '20 del '900, ma che non esclude gli anni '70, momento di cambiamento, mutazione e di designificazione di simboli come l'uniforme, passata da sinonimo del potere militare a oggetto di ribellione o semplicemente di una condizione economica giovanile svantaggiata. Il risultato finale è un'analisi profonda dei molteplici significati della moda, che si rivela al di là dell'aspetto glamour e strettamente commerciale.
La raccolta si apre con Il culto dell'impersonalità, di Paola Colaiacomo, ritratto di Leigh Bowery, personaggio dei night club londinesi degli anni 80, credo quasi sconosciuto in Italia. Bowery si “esibiva” indossando incredibili costumi da lui stesso disegnati e realizzati, mettendo alla prova non solo la propria creatività ma anche il proprio corpo, estremizzando il lato performativo della moda. Diversi racconti poi colgono le sfumature erotiche del vestire, a partire da Una ragazza a cui il sesso piace di più coi vestiti addosso, di Bell Hooks, a Forbici, di Kim Fu, e I vestiti del notaio, di Michela Murgia, che attraverso i giochi di una coppia di sposi ironizza sottilmente sui riti d'iniziazione e i pregiudizi provinciali della nostra società.
Da Woodstock a Hollywood, di Stefano Pistolini, Tie Society, di Pier Vittorio Tondelli e I jeans baggy, di Tanisha C. Ford, si concentrano sulla nascita e i significati sociali delle mode giovanili; mentre i primi due narrano l'evoluzione degli usi e dei significati degli indumenti militari e della cravatta - passati a partire dagli anni '60 -'70 attraverso un processo che gli ha attribuito una nuova semantica, il terzo, attraverso la vicenda della giovane protagonista, tratta del periodo immediatamente successivo, quando l'esplosione del rap impose un nuovo linguaggio estetico, espressione della comunità nera americana, che si diffuse globalmente.
Steven Millhauser, in Couturier Superstar, racconta ironicamente l'avvicendarsi furioso e fantasmagorico delle creazioni di un fantomatico stilista, mentre La scala mobile, di Brett Easton Ellis, sembra, con la consueta quantità di corpi da spiaggia che lo animano, entrare nella raccolta per una sorta di regola dell'opposto.
Talvolta l'elemento filologico ha il sopravvento, come nei brani di Irene Brin (Il guardaroba delle donne) e Lucio Ridenti (Una selezione dal Petronio) che col loro sapore retrò e un tantino museale, probabilmente riscuotono l'interesse dell'esperto, un po' meno del lettore contemporaneo, poco avvezzo ai lunghi elenchi tipici della letteratura ottocentesca e del primo novecento e a rigide regole di stile.
La chiusura del libro è affidata a Joyce Carol Oates con Dove vai, dove sei stata, che introduce, alle ultime battute del libro, l'argomento dell'abbigliamento e del pregiudizio sociale in relazione alla violenza sulle donne, argomento che forse avrebbe necessitato di trovarsi più centralmente nel volume, lasciando magari trattazioni più effimere per il finale.
In conclusione I racconti della moda è interessante per chi sia curioso di approfondire la moda come fenomeno oltre le riviste patinate, pur soffrendo di un'impronta esageratamente accademica, come dimostrano i commenti della curatrice che accompagnano ogni singolo brano, estremamente interessanti ma forse troppo esplicativi.
Ms Rosewater
Photo credit: @lisapavesi






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