Eccoci alla seconda recensione di oggi, amici!
Questa, forse, l'attendevate con più ansia, dal momento che a seguire troverete anche un'intervista esclusiva all'autore! Lo ringrazio anticipatamente per il tempo concessomi e soprattutto per la sua cortesia. E' stato un piacere per me intervistarlo e averlo ospite qui sul blog!
Ringrazio anche Michela della Gargoyle per la sua gentilezza e le continue premure;)
I vivi, i morti e gli altri
di Claudio Vergnani
Che la morte sia “per sempre” è l’unica certezza data agli esseri umani. Ma quando i cadaveri escono dalle loro tombe e invadono le città, quando gli zombi divorano gli umani trasformandoli a loro volta in feroci e orrende creature, quando la disperazione e il terrore prendono il sopravvento, allora anche quest’unica certezza crolla. Oprandi, ex militare di mezza età, stanco della vita e alcolizzato, senza certezze né speranze, viene assoldato per dare la morte definitiva a coloro che, nel pieno dell’Apocalisse, si sono risvegliati dal sonno eterno e premono per uscire dai loro sepolcri. Vorrebbe rifiutarsi, lasciare tutto e fuggire lontano, ma come?Deciso a giocarsi il tutto per tutto per salvare la propria vita – e la propria anima –, Oprandi escogita un piano al limite del possibile: propone alla facoltosa signorina Ursini di recuperare la bara con il corpo del padre, sepolto nella cappella di famiglia in una sperduta località montana, e di portarla in un luogo sicuro. In cambio chiede alla donna un passaggio in Svizzera, ultimo avamposto di paradiso in questa bolgia infernale. L’impresa, com’è prevedibile, si rivela tutt’altro che semplice.
<<Questo non è l'inferno. Questo è molto peggio.>>
Metto subito le mani avanti e vi confesso che non sono una grande appassionata di romanzi horror. In effetti, ne ho letti davvero pochissimi e quei pochi che ho letto non mi hanno neanche entusiasmato molto. Bene, questo non è assolutamente il caso del romanzo di cui sto per parlarvi! Leggendo I vivi, i morti e gli altri ho scoperto quanto fascino possa possedere anche un romanzo di questo genere e quante emozioni sia in grado di suscitare. Emozioni forti. Direi, quindi, che chiunque le ami, non può farsi scappare l'opera di Claudio Vergnani!
In questo romanzo tutto è stravolto. L'Italia è un Paese quasi irriconoscibile, un luogo contaminato dall'avvento di una tremenda piaga, che lo ha reso spaventoso e violento. Morire è divenuto più comune che nascere, ma dopo la morte il riposo eterno non è contemplato. I morti si risvegliano e camminano, inondano le strade e sono bramosi di carne umana. Gli zombie sono sinonimo di Apocalisse, sono un'orribile malattia che sta prendendo il sopravvento in maniera rapida e inarrestabile e che porterà alla distruzione di tutto. Non c'è certezza del domani, non c'è futuro. C'è solo un motto: "si salvi chi può".
Oprandi è un ex militare alcolizzato senza scopo nella vita, una persona che porta dentro di sé un vuoto inspiegabile, che ha colmato con una buona dose di acredine e di pessimismo verso ogni cosa. Ha un solo desiderio: fuggire il più lontano possibile dallo scempio che lo circonda, da quell'orrore dilagante che incute timore persino a lui, abituato alle brutture della vita. Per farlo si rivolge ad una facoltosa donna, la signorina Ursini, proponendole un patto: lui recupererà il cadavere del padre se lei gli assicurerà una fuga sicura in Svizzera, l'unico luogo momentaneamente privo di pericoli.
E' facile essere i Vivi o i Morti, è un binario a senso unico quello, ma essere gli Altri, è molto peggio.
"Vivi fuori ma perdutamente morti dentro, più ancora degli zombie. Sono coloro che nella calamità abdicano al ruolo di uomini e si fanno meno di un uomo, meno di un cane, meno di un topo. Coloro che veramente riportano indietro le lancette dell'evoluzione."
E' un romanzo, I vivi, i morti e gli altri, da cui inizialmente ti aspetti una storia macabra e ricca di azione - dato che parla di zombie e catastrofe - ma che pensi poi non abbia molto altro da dire. Invece, vi assicuro che c'è da ricredersi! Chiunque si accosterà a questa lettura, si prepari, perché riserva sorprese e spunti di riflessione importanti. Inutile dirvi quanto mi sia piaciuto, proprio per questi motivi... Una storia che tra scenari raccapriccianti e violenza inaudita, riesce a dare spazio anche alla tenerezza, all'amicizia e all'amore. Alla scoperta dei valori per cui vale la pena vivere, alla riflessione sul dolore e sull'inevitabile malinconia di fronte ad un mondo al tracollo. Vergnani offre al lettore uno stile ammirevole, fatto di una narrazione di alto livello, di attenzione per i particolari, di ritmo serrato e tensione costante. Il tutto condito da un'ironia disarmante, che stempera, in diverse occasioni, l'ansia accumulata da una lettura avida. Con il poco fiato che l'autore ci lascia, riusciamo a cogliere varie sfumature di un romanzo che si propone di mostrarci le alternative che potremmo avere in una situazione disperata, quando tutto è perduto e possiamo contare solo su noi stessi e la nostra forza di volontà. Attraverso i vari incontri che fa il protagonista consideriamo tali opportunità, che non sono molte e, spesso, corrispondono a scelte esecrabili. Ma in tempi duri, sembra che tutto sia giustificato. Oprandi dovrà affrontare tutta una serie di prove che metteranno in discussione ogni cosa, una lotta spietata e senza esclusione di colpi, non solo contro i morti viventi, ma anche contro i vivi. Gente disposta a tutto pur di rimanere in vita e zombie che si riversano da un luogo all'altro come sciami di api, divorati da un'insaziabile fame, saranno i suoi più accaniti rivali. Due categorie, i Vivi e i Morti, che ad un certo punto si confonderanno, sorprendendo sia il protagonista che il lettore. Il peggio verrà fuori da coloro che hanno coscienza e sono in grado di scegliere, ma che turbati da un mondo in dissolvenza, non si faranno scrupoli di fronte all'idea di compiere azioni scellerate e crudeli, anche verso i propri simili. Una sconfortante circostanza su cui l'autore pone l'accento, confrontandola con un'altra ancora più impressionante. Perché esistono "prodigi belli e terribili"... e ci si può assistere anche in tempi di crisi.
Infine, la prova più difficile di tutte, per Oprandi: sopravvivere a se stesso. Un viaggio, il suo, ricco di colpi di scena, imprevedibili conseguenze e scontri cruenti. Una missione che, tra avventure al limite della resistenza umana, lo porterà a riscattarsi, a riscoprire l'importanza di determinati valori e a riappropriarsi di un'identità più adatta a sé.
<<Una cosa quelle creature sventurate me l'avevano insegnata: se sei ancora padrone del tuo destino e ti si offre una possibilità - anche se questa possibilità è nel mezzo dell'inferno - non tirarti indietro, cogli l'occasione e sii tutto ciò che puoi essere, sperando che sia qualcosa di buono.>>
Molto consigliato, sopratutto agli amanti del genere horror. Questo romanzo ha decisamente una marcia in più!
E, adesso, non lasciate questo blog perché ho intervistato per voi Claudio Vergnagni, l'autore de "I vivi, i morti e gli altri"!
Estratto
Gli zombi, come batteri cannibali, stavano infettando la terra. Ovunque, nello stesso preciso momento e senza che si sapesse il perché. Dopo alcuni mesi era possibile catalogarli in più varietà. […] C’erano i cosiddetti Freschi, morti da poco e da poco quindi resuscitati, ancora integri e veloci; gli Erranti […]; i Piagnoni […]; i Rabbiosi […]; gli Straccioni, che rimanevano a marcire come fagotti di carne rancida a pochi passi dal luogo della resurrezione, incuranti di tutto ciò che li circondava e che sembravano attendere la benedizione della vera morte tramite la lenta consunzione del corpo; e infine i più temutidi tutti, gli Accaniti, che presa casualmente di mira una vittima qualsiasi, erano capaci di rimanere per giorni e giorni a battere contro la sua porta e non avevano pace fino a che non l’avevano infine squartata e divorata, o erano stati distrutti nel tentativo.
L'autore
Claudio Vergnani (Modena, classe 1961) è considerato uno degli autori più interessanti e originali della narrativa horror italiana. Svogliato studente di liceo classico e ancor più svogliato studente di giurisprudenza, preferisce passare il tempo leggendo, giocando a scacchi e tirando di boxe. Dopo una parentesi militare, sbarca il lunario passando da un mestiere all'altro: dalle palestre di body-building alle ditte di trasporti e alle agenzie di pubblicità, fino alle cooperative sociali, sempre perennemente fuori parte e costantemente in fuga. Nel 2009 la pubblicazione da parte della casa editrice Gargoyle del suo romanzo d'esordio, Il 18° Vampiro (ripubblicato in edizione pocket nel febbraio 2013) , ha costituito un piccolo e fortunato caso editoriale, non solo per il significativo successo di vendite, ma anche per l'entusiastica accoglienza di pubblico e critica, confermata dai sequel Il 36° Giusto (2010) e L'ora più buia (2011)
L'intervista
- Ciao Caludio! Ti ringrazio per questa intervista e per il tempo che mi stai concedendo... E' un vero piacere, per me, ospitarti sul mio blog! :)
- Grazie a te :)
- Iniziamo parlando della tua opera... Cosa ti ha ispirato una storia in stile zombie-apocalypse?
- Sapevo che era rischioso, perché ormai di zombie sono pieni gli scaffali, ma in primo luogo amo il genere (gli zombie di George Romero e di Zack Snyder mi piacquero molto), in secondo luogo, proprio perché lo amo, mi piace entrarvi - con rispetto - e poi dire la mia, aggiungendo novità, non minestre riscaldate.
- La tua precedente opera è una trilogia dedicata ai vampiri. C'è qualche elemento in comune con questo nuovo romanzo?
- Sì, che vampiri e zombie rappresentano poco più di uno sfondo per parlare di esseri umani che l'orrore, la paura, lo sfinimento mettono davanti a sé stessi. E spesso i miei protagonisti imparano cose, di loro stessi, che non gli piacciono. Il focus dei miei romanzi è sì l'azione, ci mancherebbe, ma anche la riflessione, anche - direi - l'onestà di andare controcorrente non per snobismo, ma per tentare strade nuove che non sempre portano a finali consolatori.
- Numerosi spunti di riflessione sono offerti, infatti, dal tuo romanzo. C'è anche una distinzione, alla fine, tra le categorie Vivi, Morti e Altri... Come sei giunto all'individuazione di quest'ultima categoria?
- La razza umana è da sempre in bilico tra il bene, la nobiltà d'animo, l'intelligenza, il coraggio e il male, la violenza, la brutalità e la vigliaccheria. Può bastare poco a far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. Lo vediamo oggi più che mai che siamo tutti sull'orlo di un precipizio. In fondo a quel precipizio c'è qualcosa che ci dirà chi siamo realmente. Tra il bene e il male c'è una larga terra di nessuno, continuamente mutevole. Mi piaceva l'idea di indagare anche su di quella.
- E in quale categoria pensi di rientrare tu?
- Non lo so ancora.
- Chissà, magari lo scoprirai più avanti... così come il nostro Oprandi, magari ti aspetta un cammino che farà, prima o poi, luce su tutto...
- Magari ciò che scoprirò non mi piacerà.
- Continuando a parlare di Oprandi... E' un personaggio molto particolare, che ha perso fiducia in se stesso e nel prossimo, e che è "vivo fuori", ma completamente "morto dentro". Quanto ti senti simile a lui, o meglio, quanto di te c'è in Oprandi?
- Sì, niente di particolarmente originale in questo. Intendo nel suo stato d'animo. La parte interessante è il suo "percorso di consapevolezza" all'interno di un inferno sulla terra. E' un uomo con tutte le carte in regola per dare il peggio di sé, e invece, in qualche modo, la sua fragilità, il suo essere "solo, triste e alla fine" si riveleranno fattori importanti. In certi sconvolgimenti, il solo uso della forza è una via "finita".
Non so onestamente come mi comporterei al suo posto, ma una cosa è certa: ho scritto il romanzo in piena sincerità, e alla fine quel che diceva lui era ciò che pensavo io. Poi, naturalmente, alcuni aspetti di base sono comuni: l'età, i trascorsi militari, l'aver provato veramente la paura del combattimento. E anche altre cosucce di affratellano.
- Una piccola parentesi amorosa è presente nel tuo romanzo. Jas è la possibilità che il destino offre al nostro "eroe", anche in mezzo all'inferno. Cosa rappresentano lei e la piccola Bibi per un uomo come Oprandi?
- La prima un prodigio inaspettato d'amore e passione, ma anche tenerezza e stupore; la seconda... un problema in più, ma, alla fine, anche uno spartiacque tra ciò che Oprandi era e ciò che poi sarà.
- Nel tuo romanzo si parla di imminente fine del mondo. In che modo immagini tu che potrebbero concludersi i nostri giorni? E quanta paura ti fa questo pensiero?
- Ho tante paure, ma non questa. Posso provare dispiacere per altri, magari, ma non per me. Io sono stato fortunato. Ho vissuto. Ho fatto più o meno ciò che potevo. La fine del mondo non mi fa paura. Mi spaventa di più questo atroce e umiliante lungo momento di agonia.
In quanto a ciò che potrebbe essere la fine del mondo, credo che sia già iniziata e che sia lì, sotto i nostri occhi. Il mondo siamo tutti noi. Guardiamoci dentro e capiremo se finirà e come.
- Nel romanzo compare anche un gruppo di superstiti legati alla vita in modo spaventoso, disposto a terribili crudeltà, pur di salvaguardarsi. Nella recensione ne ho fatto cenno, ma vuoi spiegare tu qualcosa in più a riguardo? Devo dire che, personalmente, queste persone mi hanno spaventata più degli zombie stessi...
- Come dicevo, camminiamo tutti sul filo del rasoio. La storia ce lo insegna. Forse, chiunque di noi, in determinate situazioni, potrebbe macchiarsi delle peggiori atrocità. La paura alimenta la paura, e la reazione più immediata è la violenza. Per tanto tempo si è pensato che la gente volesse essenzialmente la giustizia, ma non è così: la gente vuole la vittoria e il proprio imporsi. Se così non fosse, vivremmo in un Eden, e invece...
I superstiti sono molto pericolosi, perché si riconosceranno in un gruppo, e per quel gruppo varranno solo le proprie regole, a qualunque costo. E se pensate che stia esagerando, leggete i notiziari.
- Mi trovo sicuramente d'accordo con te! C'è qualcos'altro che vorresti aggiungere, in conclusione? Hai dei nuovi progetti a cui stai lavorando e su cui vorresti farci cenno?
- Intanto ringrazio te per l'opportunità e chi la leggerà per il tempo concessomi. Poi concluderei con una nota positiva: essere in bilico significa poter ancora scegliere, e come dice lo stesso Oprandi: "Una cosa quelle creature sventurate me l'avevano insegnata: se sei ancora padrone del tuo destino, e ti si offre una possibilità - anche se questa possibilità è nel mezzo dell'inferno - non tirarti indietro, cogli l'occasione e sii tutto ciò che puoi essere, sperando che quel che potrai essere sia qualcosa di buono". Vale anche per i miei progetti. Se penserò che siano buoni, allora li proporrò. Scrivere è un po' come ricevere un testimone. A chi scrive la scelta se accettarlo e mettersi a correre o lasciarlo andare.
- Hai citato la stessa frase con cui ho concluso la recensione! :) Mi è piaciuta moltissimo e, di sicuro, è una piccola "lezione di vita" che conserverò per il futuro. Spero lo faranno anche molti altri, tutti coloro che leggeranno la tua opera o semplicemente questa recensione e questa intervista. E' stato un piacere chiacchierare con te, mai avuto un interlocutore più stimolante! Mi hai quasi messo in crisi sulla scelta delle domande da porti... :P
Grazie di tutto e a presto!
Vi è piaciuta l'intervista amici?
Cosa ve ne sembra di questo autore interessantissimo e del suo romanzo?
Attendo i vostri pareri!
lo volgiooooooooooooooo.
RispondiEliminauna settimana fuori dal web.. e non avevo potuto apprezzare la nuova grafica..moooolto bella:)
Ciao Vale, grazie mille!:) Tutto merito della mia gemellina cmq...
EliminaPer quanto riguarda il romanzo, ti consiglio assolutamente di leggerlo, ne varrà la pena, credimi... E' avventuroso, ben scritto e fa anche riflettere! A presto :*
Bellissima recensione ed intervista.Non conoscevo questo blog,ma incomincerò a seguirlo.Complimenti :)
RispondiEliminaCiao Sara! Beh, allora benvenutaaaaaaaaa^_^ Spero ti troverai bene!
EliminaGrazie per i complimenti, il merito però non è mio, solo di un romanzo valido e molto intenso...:)
A presto!