Buon pomeriggio, lettor*!
Oggi è Ms Rosewater a parlarci di un libro horror, in questa speciale settimana dedicata ad Halloween.
Il titolo in questione è "La città della paura indicibile" di Jean Ray, libro che non conoscevo affatto e che sono stata contenta di scoprire. E voi cosa ne pensate? Ne avete mai sentito parlare? Vi lascio alla recensione, fateci sapere se il libro vi ispira o se ne conoscete altri simili ;) A presto!
La città della paura indicibile
di Jean Ray
Prezzo: 14,00€ (cop. flessibile)
Pagine: 216
Genere: horror
Editore: Agenzia Alcatraz (collana Bizarre)
Data di pubblicazione: 29 aprile 2021
Ingersham è un placido, piccolo borgo della profonda Inghilterra, dove le giornate si impilano come posta inevasa e i cittadini passano le loro grigie esistenze regolate dallo scandire delle ore. Ma con l'arrivo del pensionato Sidney Terence Triggs, veterano della polizia londinese, questo luogo calmo e tranquillo si trasforma all'improvviso in una città dominata da una paura ancestrale. Gli abitanti iniziano a morire uno dopo l'altro, vittime di una sarabanda funebre che pare scatenata da mostri scaturiti dalle profondità infernali. Tra manichini mossi da forze demoniache e creature dalla testa di toro che errano per le lande maledette di Ingersham, sarà compito di Triggs entrare in campo per risolvere il mistero, sfiorando la follia e mettendo in gioco la propria vita. Pubblicato nel 1943, "La città della paura indicibile" è considerato, assieme a Malpertuis, il capolavoro di Jean Ray. Romanzo poliziesco o romanzo dell'orrore? Come in un ipotetico ménage tra H.P. Lovecraft e Agatha Christie, qui il maestro belga del fantastico mescola le carte e mette tutto il proprio genio al servizio di una storia retta da una scrittura brillante e carnale, ammantata di spaventoso realismo.
Il Poe belga? Il Lovecraft europeo? Così è stato definito Jean Ray, ma non mi sento di essere d'accordo fino in fondo con questi paragoni, per diversi motivi: prima di tutto, Ray è (appunto) europeo e alle fantasie allucinanti del primo e ai mondi psichedelici del secondo, preferisce l'umorismo e il disincanto con una punta di razionalità; la sua dimensione è decisamente più vicina alla concreta quotidianità, anche se Ingersham, la cittadina in cui si svolge la storia di questo libro, è un piccolo villaggio con un'aura quasi di favola; infine, la sua scrittura, non è intrisa di delirio e ossessione, ma invece consapevole dell'effetto che vuole creare, di ciò che vuol suscitare nel lettore.
Evidentemente affascinato dalla letteratura inglese gotica e di mistero di fine ottocento, Ray decide di ambientare “La città della paura indicibile” proprio nell'isola di Albione, scegliendo come protagonista un modesto impiegato della polizia londinese in pensione. Uomo pacifico e mite, senza alcun talento o passione particolare se si eccettuano l'opera di Dickens e la calligrafia, Sigma Triggs torna nel luogo dove aveva passato l'infanzia, ritrova alcuni ricordi, ma soprattutto, porta la sua razionalità di città nella piccola provincia legata ai pettegolezzi, ai misteri, alle leggende di fantasmi e alle apparizioni demoniache. E' questo il conflitto che si profila all'inizio del romanzo e che rischia di travolgere il nostro pacioso protagonista, improvvisamente coinvolto in una serie di morti misteriose attribuite a belve infernali che vagano nella brughiera, oggetti che prendono improvvisamente vita, fantasmi terrificanti. Ingersham sembra un luogo maledetto, loro possono arrivare in qualsiasi momento e portare via chiunque.
Jean Ray si diverte a dipingere la vita di provincia con i suoi personaggi a volte meschini, altre inquietanti, spesso falsi, animati da sogni di grandeur e manie, immersi in negozi polverosi dove coltivano le proprie fantasie o preda del terrore degli spettri. Ognuno di loro nasconde però un segreto, banale o sorprendente, che contribuisce ad alimentare la leggenda di terrore che aleggia sulla cittadina. La realtà, suggerisce Ray, è più semplice e prosaica di quanto appaia, e i fantasmi sono materia meno spaventosa di come si vorrebbe credere. La vicenda si svolge come una serie di episodi spaventosi molto ben congegnati, vere gemme di terrore, intervallati a momenti di convivialità e al racconto di vere storie di fantasmi, in una struttura raffinata che rivela una conoscenza della letteratura, non solo horror, profonda e articolata. Al lettore appassionato non sfuggiranno le citazioni di Poe e Conan Doyle, alcuni nomi che strizzano l'occhio ai simboli di Halloween (ad esempio le sorelle Pumpkins), luoghi e situazioni, e le atmosfere dell'horror e mistery classici che rendono estremamente piacevole la lettura.
L'introduzione dell'autore è un prologo evocativo, necessario a immergervi nel mondo che esiste al confine tra i vivi e i fantasmi, di cui il finale (per certi aspetti furbetto), che spiega definitivamente l'origine del terrore di Ingersham è un po' il riflesso capovolto, mitigato dalle ultimissime pagine.
In ultimo, merita due parole l'edizione di Alcatraz, bella e curata, con una bellissima, suggestiva illustrazione di Henri Lievens e la grafica che riprende l'edizione originale del libro, uscito per la prima volta nel 1943. Forse con la stessa intenzione filologica sono stati mantenuti nel testo alcuni termini in inglese riportati in corsivo, un vezzo al quale oggi, con la diffusione massiccia della letteratura anglosassone e delle sue traduzioni, personalmente avrei rinunciato, ma che non guasta la lettura.
Un compagno perfetto per la notte di Halloween.
Ms Rosewater
Photo credit: @lisapavesi
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