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giovedì 24 ottobre 2024

Recensione: "Juniper & Thorn" di Ava Reid

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Come promesso, eccomi oggi a parlarvi di Juniper & Thorn, romanzo uscito proprio ieri per Ne/oN Libri. Di Ava Reid avevo già letto A Study in Drowning e mi era piaciuto moltissimo, perciò non vedevo l’ora di leggere anche questo romanzo, che è in realtà stato scritto prima. Ho apprezzato ancora una volta lo stile dell’autrice, bravissima nel creare atmosfere inquietanti e magiche, ma soprattutto le tematiche trattate. Ho adorato questa storia, in tutto e per tutto; una storia oscura e ammaliante come poche.
Ringrazio la casa editrice per la copia arc inviatami tramite Netgalley in cambio di una recensione onesta.

Juniper & Thorn
di Ava Reid

Prezzo: 9,99 € (eBook) 16,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 320
Genere: fantasy, horror, dark fantasy romance
Editore: Ne/oN Libri
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Marlinchen e le sue sorelle sono le ultime vere streghe di Oblya, una città in cui la magia sta lasciando posto all’industria. Considerate poco più che un’attrazione per turisti, trascorrono le giornate curando clienti con rimedi arcaici e incantesimi nostalgici, mentre tentano di ammansire il padre, uno stregone tirannico e xenofobo, che tiene le figlie rinchiuse nella casa fatiscente. Di notte, però, riescono a sfuggire alla casa e al padre per godersi i palpiti della città, in particolare il teatro del balletto di nuova apertura, dove Marlinchen incontra un ballerino che le catturerà il cuore. Ma man a mano che i loro incontri notturni si fanno più intesi e frequenti, la minaccia dell’ira del padre si fa più incombente. E mentre la città prospera, un mostro si cela nel suo ventre, nato dall’intolleranza e dal risentimento, soffuso del potere di un mondo antico.

È difficile parlarvi di Juniper & Thorn considerando quante cose ci siano da dire su questo libro. All’apparenza può sembrare una storia banale, un fantasy dalle tinte dark con una storia d’amore al centro. Ma Juniper & Thorn è molto più di questo. Davvero molto di più. Innanzitutto possiamo dire che questa è la storia di una maledizione. Abbiamo uno stregone potentissimo il cui ego lo spinge a sfidare un’altra strega molto potente che lancerà su di lui un incantesimo che lo imprigionerà per sempre. Lo imprigionerà in una fame brutale, senza che possa mai trovare sazio. Non si sazierà mangiando né sarà mai soddisfatto di nulla, neanche delle sue tre figlie, che lui taccerà come “figlie avide, figlie egoiste, figlie ingrate”, nonostante lo servano obbedienti. E mentre la maledizione scorre e mette radici sempre più bramose dentro di lui, la città in cui abita, la sua amata Oblya, cambia. Le steppe incontaminate lasciano spazio a fabbriche fumose, l’elettricità prende piede come nuova forma di magia, ogni traccia dell’originale sparisce, lasciandosi dietro solo scie di curiosità serpeggiante. È proprio questo tipo di curiosità che lo stregone decide di sfruttare, portando le tre figlie streghe a mettere le proprie arti magiche a disposizione di chiunque sia a disposto a pagare adeguatamente. Undine riesce a predire il futuro imponendo le mani su una pozza divinatoria, Rose è un’erborista capace di creare pozioni di ogni tipo e per qualsiasi problema, mentre Marlinchen, l’ultima delle tre figlie, è una divinatrice della carne, riesce a vedere le cose tramite il contatto. Non si può dire che il rapporto tra le sorelle sia idilliaco, infatti, delle tre, Marlinchen è quella considerata inferiore alle altre, sia per bellezza che per intelligenza, e quindi sminuita continuamente, ma bisogna constatare che tutte sono a modo loro vittime del padre. Tutte subiscono i suoi insulti e maltrattamenti, la sua ira furibonda, la sua perenne insoddisfazione e questo non fa che incattivirle, ma allo stesso tempo renderle ribelli. Sarà infatti proprio grazie a una fuga di notte che Marlinchen si inoltrerà fuori dalle mura di casa con le sorelle maggiori e scoprirà cosa si è sempre persa durante quegli anni. Il teatro riempirà il suo cuore di emozioni nuove, in particolare un ballerino che sembra incarnare tutto ciò su cui ha sempre fantasticato leggendo fiabe quando era più piccola. 

L’occasione di questo incontro sarà la fiamma che farà divampare l’incendio, un tumulto interiore che la porterà pian piano a riconsiderare la sua vita e il modo in cui è stata educata e cresciuta. Marlinchen si renderà conto di non voler essere soltanto l’insignificante terza figlia servizievole, timida, che non conosce nulla al di fuori delle mura della sua casa. Sente un desiderio bruciarle dentro, un desiderio che considera impuro e inopportuno, ma è proprio quello a farla sentire viva e non più un inutile guscio vuoto, prigioniera di azioni ripetitive e frustranti. Nel suo passato ci sono traumi di cui non riesce a vedere del tutto l’origine e c’è un padre despota che la tiene al guinzaglio con manipolazioni mentali e sensi di colpa, sebbene non sempre lei se ne renda conto e continui a servirlo e giustificarlo. Nel profondo sa che tutto questo è sbagliato, ma anche lei si sente sbagliata, contaminata da un'oscurità e una fame implacabile che non sa come quietare. La riempiono pensieri torbidi, desideri costanti e si rende conto che qualcosa deve cambiare. È graduale il passaggio di Marlinchen da ragazza asservita a potente strega sicura di sé, ma è questo ciò a cui assistiamo nel romanzo. Assistiamo all’evoluzione di un personaggio che per certi versi, all’inizio, può essere considerato troppo buono e anche un po’ debole, ma che lentamente tramuta davanti ai nostri occhi, come sotto il più incredibile degli incantesimi. E se è vero che a dare l’input per questo suo risveglio sia l’amore che inizia a nutrire per il bellissimo ballerino Sevas, sentimento che la spinge a mentire e a custodire gelosamente i suoi segreti come non ha mai immaginato di poter fare, è anche vero che Marlinchen è sempre stata quella più simile al padre, più legata in qualche modo a lui e questo legame ha lasciato dentro di lei delle tracce che la porteranno, nel momento fatidico, a comprendere ogni verità e ad agire di conseguenza.

In questa storia sono tanti i temi trattati dall’autrice, temi per lo più delicati, di fatti il romanzo è pieno zeppo di trigger warning (vi rimando alla pagina dove potete trovare le avvertenze sul testo) da tenere in considerazione prima di iniziare la lettura. Abbiamo chiari riferimenti ad abusi domestici, manipolazioni e violenze psicologiche, ma anche abusi sessuali e problemi alimentari. L’autrice, tra metafore splendide ma allo stesso tempo feroci, costruisce immagini vivide e intense nella nostra mente. Nelle sue parole vi è poesia, oscurità e violenza. Juniper & Thorn non è il tipo di romanzo adatto a tutt*, non aspettatevi il classico romantasy, perché non lo è affatto. È una storia per certi versi strana... turbolenta, inquietante e raccapricciante. Ci sono sacrifici, inganni, oppressione, sangue, morti macabre, sofferenze, atrocità di ogni genere. Ci sono mostri, ma più di tutto, ci sono mostruosità umane. Perché ciò che sicuramente Ava Reid vuol puntualizzare è quanto, mostri e stregoni a parte, il vero pericolo e orrore risiede altrove. Negli umani insensibili, in chi è avido di desiderio al punto da sovrastare l’altr*, in chi nasconde le proprie perversioni dietro facciate di perbenismo, in chi sfrutta le debolezze altrui e il proprio ruolo per approfittare di qualcun*; ne riconoscerete vari esempi nel libro. Troverete tante forme di orrore, e alcune le vediamo tutti i giorni anche noi, nelle nostre vite, nel nostro quotidiano, o le sentiamo ai telegiornali. Ecco dunque che i due protagonisti di Juniper & Thorn diventano espressione di una consapevolezza che a un certo punto arriva e li solleva dal loro stato di torpore, di sottomissione, per prendere in mano le redini delle proprie vite

Una ragazza fragile, che ama la sua famiglia nonostante tutto, una ragazza che ha sempre avuto una sorta di timore reverenziale verso gli altri perché le è stato inculcato di non valere abbastanza, di non meritare abbastanza, che alla fine si prende la sua rivincita e dà alla sua storia il lieto fine che desidera. E un ragazzo giovane e bello che sin da piccolo non ha conosciuto altro che danza e sacrificio, la cui vita è stata plasmata in un determinato modo senza uscire mai da quei binari. La vita di Sevas non è stata altro che una recita per lungo tempo, giorno dopo giorno ha sempre interpretato lo stesso personaggio, fino a dimenticare chi sia lui e cosa voglia. È solo l’ombra di un personaggio eroico e ammirato, ma quando il personaggio non ci sarà più, cosa resterà di lui? È così che Sevas, come Marlinchen, si ribella a quel ruolo prestabilito, trova la forza, data dal motore più potente di tutti, l’amore, per distaccarsi dai fili che lo tengono legato al suo burattinaio e andare incontro a una sorte che avrà scelto lui stesso. Ho trovato emblematici i due protagonisti che sembrano appartenere a due mondi molto diversi ma che poi portano addosso cicatrici simili. La storia d’amore non è tanto centrale in questo romanzo ma smuove molti eventi e cambiamenti e l'ho trovata senza ombra di dubbio bellissima.

Juniper & Thorn si ispira alla favola dei fratelli Grimm considerata tra le più cupe, Il Ginepro. Da essa ne riprende alcuni tratti macabri e violenti, ma è stata quasi completamente rivisitata dall’autrice per darne una sua interpretazione originale e quanto mai attuale. È una fiaba dark oscurissima, che ti imprigiona nella durezza delle sue scene, ti fa prendere coscienza, ti fa riflettere, ti mostra le ombre che a volte ti avvolgono senza che tu te ne accorga. Questo romanzo è un colpo al cuore, inflitto con crudele precisione, ma è anche una bellissima, grande metafora di cambiamento. È possibile fuggire dalla storia della propria vita? La verità è la risposta. E la verità la portiamo dentro di noi da sempre. Basta guardarsi allo specchio, trovare il coraggio di crederci e la scorgeremo.

Fonte immagini: Pinterest

martedì 14 maggio 2024

Recensione: "Anima nera" di Ska W. Barnes

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi per voi la recensione di un romanzo breve di genere horror. Si tratta di Anima nera, di Ska W. Barnes. Avendo apprezzato il primo volume, non vedevo l’ora di buttarmi anche sul secondo, che stavolta approfondisce il personaggio di James. Se non avete ancora letto questa serie ma siete amanti dell’horror, vi consiglio di recuperarla. QUI trovate la mia recensione a Luce nera, mentre adesso scoprirete se questo nuovo volume si è rivelato all’altezza del primo.
Ringrazio immensamente l’autrice per avermi dato l’opportunità di leggerlo in anteprima, inviandomi copia arc digitale in cambio di una recensione onesta.

Anima nera
di Ska W. Barnes

Prezzo: 1,99 € (eBook) 9,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 124
Genere: horror, lgbt+, soprannaturale
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 1 maggio 2024

Ossa, anime, legami, famiglie. Tutto si può spezzare. James sta vivendo una tranquilla quotidianità con Noah, combattendo di giorno in giorno le difficoltà causate dalla possessione che continuano a emergere. Ma James è la persona giusta, l'unica che può capire Noah fino in fondo, perché condividono un dolore simile e cicatrici che non smettono di bruciare. C’è complicità nel loro dolore, un affetto profondo disegnato nei loro frammenti spezzati che sono stati in grado di far combaciare. Eppure alcune ferite, anche se da tempo rimarginate, possono riaprirsi. Perché il passato vive a lungo, anche dopo essere stato seppellito. Riesumarlo e affrontarlo, a volte, non è così facile.

Inizio con il dire che, per quanto potessi essere pronta a questa lettura, non lo ero abbastanza. Probabilmente nessuno lo è, se non siete almeno un minimo avvezzi a letture molto forti in cui la violenza non manca. Ska W. Barnes ci riporta nel mondo cupo e oscuro della Fornah, un’agenzia che si occupa di “ripulire” dall’energia negativa luoghi infestati in cui si sono verificati crimini efferati. Nel primo libro, Luce Nera, abbiamo fatto la conoscenza di Noah e Melrose, ma anche di James, che entrerà in scena dopo un po’ e cercherà di portare equilibrio e conforto nella vita di Noah. Se volete scoprire cosa gli è successo, potete passare a leggere la recensione che vi ho linkato sopra, perché in questa ci soffermeremo invece su James. È lui il protagonista indiscusso di questo secondo volume, il ragazzo vestito di nero e dall’aria imbronciata che porta impressi sulla pelle tatuaggi e cicatrici come segno distintivo. James è stato fondamentale per Noah e tra loro si è creato un rapporto speciale e unico. I due continuano a vivere insieme, ma James ha ancora tanto dentro di sé che non è riuscito a condividere con Noah. Quando un giorno si ritrova con in mano una lettera da parte della propria famiglia, James comprende che è arrivato il momento che tanto temeva. Con fatica aveva messo da parte ricordi e dolore, aveva serbato una parte di sé che non voleva più tirar fuori, ma Noah è suo compagno di vita e merita di conoscerlo fino in fondo, di conoscere tutto di lui, ed è così che il racconto si apre a un flashback intenso che ci riporta indietro di circa otto anni, a quando la vita di James è cambiata per sempre.

Ska W. Barnes è stata davvero una maestra nel tratteggiare una situazione al limite dell’assurdo e della follia, ha ricreato un ambiente talmente formicolante di malvagità da farmi faticare a portare avanti la lettura. Ho avuto bisogno di leggere a piccole dosi, per quanto alcune cose erano  difficili da mandare giù. Qui i trigger warning abbondano, preparatevi a tutto perché penso che l’autrice ci abbia dato dentro come non mai, al fine di far percepire tutto il marcio, il terrore, l’ansia, l’orrore e tutto ciò che di peggio si possa immaginare, pur di farci comprendere quanto si ritrova davanti James quando riceve una chiamata dalla Fornah e arriva in una catapecchia immersa in un umido, stagnante bayou. In questo luogo soffocante e poco accogliente si è consumato un terribile delitto, anzi più di uno. Qualunque cosa James e i suoi compagni pensassero di trovarsi davanti non è minimamente paragonabile a ciò a cui davvero assistono. Un posto talmente impregnato di morte e agonia e atroci sofferenze che riuscire a percorrerlo senza dare di stomaco è quasi un’impresa. Ancora una volta un inconveniente metterà a repentaglio quella che è un’operazione di routine per la Fornah. Lì dove si è consumata una vera follia si muove ancora una forma di male, ha il viso di un ragazzino con gli occhi vacui, mille voci in corpo e una maledetta accetta in mano. L’operazione della Fornah si trasforma improvvisamente in una missione per la sopravvivenza, e James e i suoi compagni assisteranno con occhi increduli a quanto il male possa essere terrificante e quanto possa essere difficile sfuggirgli. Se avete letto il primo volume conoscerete già la peculiarità di James. Beh, questa è la storia di come ha perso qualcosa e di come è riuscito ad andare avanti, nonostante tutto.

  È una storia che parla di dolore, un dolore che acceca e che consuma, è una storia di perdita, ma anche di sopravvivenza. È la storia di un ragazzo “fortunato” che ha trovato la forza di reagire a ciò che gli è capitato e di tornare a vivere. Ve l’ho già detto e ve lo ripeto, non sarete pronti a tutto quello che l’autrice ha riservato in questo volumetto che supera di poco il centinaio di pagine, ma ho trovato particolarmente toccante la seconda parte: James che si aggrappa alle proprie ombre e alle proprie imperfezioni, a quelle di Noah, perché, nonostante i risentimenti, la rabbia, gli incubi e il passato doloroso, entrambi sono riusciti ad andare avanti, un’anima nera e un’anima spezzata, due pezzi rotti che combaciano.

“Non facciamo più parte del mondo, non siamo più persone normali, ma non abbiamo bisogno di nessun altro se non noi stessi”.

La vita ha riservato a James e Noah il peggio possibile, e loro non ne sono ancora del tutto usciti. Non c'è molto spazio per luce e speranza in questo racconto, ci sono solo due ragazzi pronti a sostenersi a vicenda e ad affrontare tutto ciò che ancora verrà insieme. Non so se ci saranno altri volumi legati a questa serie, ma sicuramente, come ho già detto nella recensione del primo, meriterebbe più ampio respiro, ha tutte le basi per essere ben approfondita e ampliata e dei protagonisti interessanti, spezzati, con tante ombrosità da esplorare. Ve la consiglio? Decisamente sì, ma solo se siete lettor* dallo stomaco forte. Per quanto riguarda la storia tra Noah e James, non è al centro del racconto, non aspettatevi chissà quali dettagli piccanti, perché rimarrete delusi. L'autrice si concentra principalmente sulle loro anime infrante, su ciò che si portano dentro, sul dolore che li accomuna e che li fa restare uniti a discapito di tutto. Una storia non facile da raccontare, in cui emergono aspetti crudi e violenti di una realtà marcescente e malata. Da leggere con cautela e consapevolezza.
Fonte immagini: Pinterest

lunedì 15 aprile 2024

Recensione: "Madonna nera" di Germano Hell Greco (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi una nuova recensione per voi! La nostra Ms Rosewater ha letto Madonna nera, di Germano Hell Greco, uno dei libri acquistati al Book Pride di Milano (di cui ha scritto un articoletto QUI) e pubblicato da Acheron Books. Si tratta di un horror con cornice tutta italiana, è ambientato infatti in Puglia. È uscito da pochissimo, scoprite di più nella recensione e lasciateci un commento ;) A presto!

Madonna nera
di Germano Hell Greco

Prezzo: 6,99 € (eBook) 14,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 242
Genere: horror
Editore: Acheron Books
Data di pubblicazione: 9 febbraio 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

“La Puglia divora”. È il mantra dei giovani di Alepia che non sono riusciti ad andarsene. Anime oppresse, deformate dal clima di pacata crudeltà che governa da sempre le loro vite e che ribolle nel ventre marcio di una cittadina gravida di segreti. Il padre di Pietro infatti è morto il giorno della sua nascita: un delitto insolito, opaco come certi ricordi della sua infanzia. Pietro vive circondato dagli inquietanti dipinti lasciati in eredità dal genitore, mentre assiste la madre malata. Sandro, suo amico di lunghissima data, ha scelto di votarsi alla malavita, Kiki cerca invano una carriera da artista online, mentre Giada, sfuggita alle violenze del padre, è costretta a prostituirsi per ripagare un grosso debito. Qualcosa di peggiore, però, si inserisce nella già difficile quotidianità dei ragazzi. Sussurra dai campi prosciugati dal sole e infestati dalle tante morti inspiegabili che si sono susseguite nel corso di decenni. Qualcosa che promette ricompense, che domanda un voto di sangue.

Quando a Book Pride Germano Hell Greco ha cominciato a parlarmi del suo romanzo dicendo che si tratta di un folk horror deve aver colto un lampo di scetticismo nei miei occhi: non poteva saperlo, ma personalmente trovo la tendenza a etichettare i libri in categorie sempre più specifiche un modo per renderli prevedibili (e facilmente vendibili) al lettore pigro, non facendolo mai arrischiare fuori dalla sua comfort zone, limitando le possibilità di scoperta di nuovi generi e autori. Aggiungiamo il fatto che ho un lieve pregiudizio verso gli autori italiani (fatti salvi pochissimi, tra cui Dino Buzzati e Giorgio Falco) e che il mio horror preferito è quello del periodo '700/'800, che venivo da una pessima lettura italiana (della quale vi risparmio dettagli e recensioni) e che la copertina del libro in questione è un po' caciarona per i miei gusti.

Madonna Nera partiva in salita e non avevo particolari aspettative, pure se l'ambientazione pugliese per un horror mi pareva una buona idea, anche per fare un po' piazza pulita degli stereotipi turistici maresolecibo che annichiliscono le storie dissonanti, le tradizioni oscure e cercano d'ignorare l'ingombrante presenza della malavita organizzata, che ha radici storiche profonde, intrecciate a rituali e simbologie religiose.

Alepia è una piccola, buia città nata dal martirio di una donna e ancora completamente asservita al passato della sua fondazione, che allunga un'ombra su quanti ci vivono, compresi i quattro giovani protagonisti, Pietro, Kiki, Giada e Sandro, vittime della violenza patriarcale che si nasconde nelle famiglie o di quella della religione. Ognuno di loro, a modo suo è un emarginato e se ne vorrebbe andare.

La madre di Pietro sta morendo, negli ultimi giorni prima del trapasso il ragazzo è torturato dal dolore e dal ricordo del padre, morto in circostanze misteriose. Alterna momenti di disperazione a fughe in cerca di sollievo dai suoi pensieri. Con le sue ambizioni di scrittore e un carattere apparentemente debole è poco tollerato dal nonno, capo mafioso di Alepia (e datore di lavoro di Sandro), anche se è proprio questa parentela a garantirgli un minimo di rispetto da parte dei locali. Rispetto di cui non godono Kiki, una compagna delle medie di Pietro, paria del paese fin dall'infanzia, e Giada, che si prostituisce in una baracca nella campagna.

Inizialmente lontani, i quattro si riavvicineranno progressivamente, mentre i fantasmi della loro infanzia e prima giovinezza si riveleranno ancora presenti e reali e il loro mondo subirà un tracollo progressivo, inarrestabile, tagliando ogni via di fuga da Alepia.

Costruita minuziosamente, la vicenda non permette di fare previsioni sullo scioglimento finale, l'autore è attento a dare un peso equo a ogni elemento, facendo tornare tutti i conti e disponendo dei propri personaggi come già insegnava Graham Greene; i paesaggi sono delineati in modo quasi eccessivamente scarno, l'atmosfera sospesa, carica di presagi spaventosi e visioni terrificanti (uno dei punti di forza del racconto) che si fanno via via più frequenti fino a scolmare, inondare Alepia. La narrazione è inizialmente classica, basata su poche descrizioni e molti dialoghi che, procedendo, si fanno più radi e lasciano il posto a immagini sempre più impressionanti e davvero violente, ma prive di compiacimento, tutto è veramente dosato con cura. La lingua è convincente, anche se a volte leggermente imprecisa, un po' affettata, con qualche termine colloquiale di troppo. L'utilizzo dei virgolettati per i dialoghi appesantisce un po' la lettura e tutti quei “Lei disse, lui disse...” sono un po' vecchiotti e andrebbero evitati.

Uno degli aspetti più interessanti è però quello della contemporaneità, abilmente mimetizzata dallo schermo del fantastico. Il soffocamento delle ambizioni dei giovani (e non solo), la violenza che si consuma nelle famiglie, l'omertà, l'immoralità delle istituzioni sociali che schiacciano i tentativi di riscatto e di progresso e portano al collasso del sistema riguardano il presente, e la critica che si legge in questa storia è molto dura e (cosa che ho apprezzato molto) priva di falso ottimismo. Anche senza leggervi altri significati, si tratta di un buon horror, che probabilmente non sfigurerebbe sul mercato estero, cosa che auguro all'autore accada. 

Ms Rosewater


Fonte immagine: Pinterest

mercoledì 25 ottobre 2023

Recensione: "Una dote di sangue" di S.T. Gibson (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*! ^^
Si avvicina sempre di più la fine di ottobre e come ogni anno riserviamo questi ultimi giorni, in prossimità di Halloween, a recensioni a tema. Vibes gotiche, racconti dell'orrore e chi più ne ha più ne metta, le letture di questo mese devono essere inquietanti e paurose. La nostra Eleonora ha letto Una dote di sangue, di S.T. Gibson, una storia che si ispira a Dracula e che riserva dinamiche particolari. Se non lo conoscete ancora, scopritelo nella recensione che segue e lasciateci il vostro parere nei commenti ;) 

Una dote di sangue
di S.T. Gibson

Prezzo: 9,99 € (eBook) 18,00 € (cop. rigida)
Pagine: 336
Genere: dark fantasy, horror, gothic-fantasy, lgbt+
Editore: Mondadori (collana Oscar Fantastica)
Data di pubblicazione: 1 novembre 2022
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia e bruciato la sua casa l'hanno lasciata a terra agonizzante, vittima di una guerra che nessuno ricorda più. Ma un misterioso straniero riccamente vestito la trova, la salva a un soffio dalla morte e le dona una nuova vita e un nuovo nome: Constanta, colei che è determinata a vivere. È così che la figlia del fabbro di un villaggio della Romania medievale diventa la sposa perfetta per un re immortale. Insieme attraversano i secoli e i paesi, da Vienna alla Spagna, da Pietrogrado a Parigi. Quando però lui coinvolge nella sua rete di passioni e inganni anche una machiavellica gentildonna e un attore squattrinato, Constanta inizia a capire che il suo amato è capace di atti orribili. E dopo essersi alleata con i suoi consorti di sangue – la bellissima Magdalena, il brillante Alexi – inizia a svelare gli oscuri segreti del marito. Constanta si ritrova a scegliere tra libertà e amore. Ma i legami costruiti con il sangue possono essere spezzati solo dalla morte.

Come lettura a tema per Halloween quest’anno ho deciso di buttarmi su qualcosa di più “tradizionale”, in cui a fare da protagonisti fossero delle creature tipiche della tradizione ma anche del fantasy e la mia scelta è ricaduta su Una Dote di Sangue, di S. T. Gibson, un romanzo ispirato al celeberrimo Dracula di Bram Stoker, ma con una trama e uno svolgimento decisamente diverso e particolare. La figura principale di questa storia è Costanta, una ex figlia di contadini del quattordicesimo secolo circa che ha vissuto in un villaggetto rurale nei territori della Romania. Quando dico ex non mi riferisco a un avvenuto cambio di condizione sociale che l’ha elevata nei ranghi della società del tempo, quanto piuttosto a una modificazione nel suo stato di vivente; infatti una notte in cui il suo villaggio è stato razziato, depredato e distrutto, tutta la sua famiglia torturata e uccisa, negli ultimi momenti che le restavano di vita, Costanta è stata trovata agonizzante da colui che poi è diventato il suo salvatore, marito e aguzzino. Questo essere, all’apparenza umano come lei, la tenta e la convince con una promessa di vita e soprattutto di vendetta contro coloro che hanno stravolto la sua vita. Animata da una rabbia feroce e da un profondo desiderio di far soffrire i responsabili della morte dei suoi cari, la protagonista accetta l’offerta del misterioso individuo e immediatamente lui la trasforma in una creatura dai sanguinari istinti, con percezioni e sensi notevolmente più forti di quelli di un normale essere umano: un vampiro. Sin da subito lei si appoggia al suo signore come un cucciolo smarrito bisognoso di qualcuno che lo guidi e gli insegni come stare al mondo e tra loro si crea una sorta di vincolo matrimoniale, nel quale lei pian piano va a ricoprire il ruolo di moglie e signora del maniero, rimanendo però sempre nell’ombra e nello sfondo, mentre lui assume sempre di più il ruolo di marito e padrone. Con il passare del tempo e lo svolgersi della storia, in tutti i sensi, i due si spostano di città in città, entrano in una sorta di routine in cui Costanta diventa di volta in volta più sottomessa e dipendente dalla presenza di lui, l’unica cosa in cui mantiene un minimo di indipendenza sono le prede che caccia per nutrirsi; in questo caso, infatti, a differenza del suo signore, per lei si tratta sempre di individui malvagi che ha fatto voto di estirpare in una sorta di prosecuzione del suo tentativo di raddrizzare le male sorti dei deboli e indifesi.

Il rapporto che c’è tra i due, comunque, non è equilibrato ed è notevolmente sbilanciato a favore di lui che tiene la protagonista nel pugno tramite la devozione di lei, i segreti e la sottile manipolazione. Costanta si rende conto di questo fatto per la prima volta quando al loro equilibrio lui decide di aggiungere una terza persona, una donna, di fatto imponendola e facendogliela accettare “di forza” facendo leva sui suoi punti deboli che lui ben conosce. Come il signore aveva previsto, tra le due donne Costanta e Magdalena si crea subito un rapporto molto profondo di amicizia e amore reciproco, complice anche il fatto che molti punti di forza del carattere di Magdalena combaciano con quelli del loro “marito” comune. Inizialmente pare tutto rose e fiori, le cose vanno bene e i tre sembrano vivere una costante “luna di miele” spostandosi nelle capitali d’Europa e nei secoli, indugiando in qualsiasi attrazione e piacere che gli passi per la mente e sorvolando su difetti e limitazioni poste dal “capofamiglia” fino a quando, però, passata la prima fase di vista annacquata, le regole e i limiti cominciano a stringersi sempre più attorno alle due donne soffocandone l’essenza, la voglia di vivere e di reagire. Nella speranza di far tornare la situazione sotto controllo, il signore introduce un quarto elemento nella famiglia, Alexi, un giovane uomo, poco più che ragazzo, attorucolo e modello per pittori nella Russia dell’epoca moderna. Il giovane porta letteralmente una ventata di aria fresca nella combriccola, in Costanta si risveglia un istinto materno mai sperimentato prima e Magdalena ritrova la sua energia e la sua voglia di vivere, ma anche in questo caso la fase felice non dura per sempre; stavolta il carattere di Alexi contribuisce a rendere la situazione sempre più vicina al punto di rottura. Finché quel punto non arriva... e allora la situazione precipita sempre più in un tunnel senza ritorno, e arrivati a tanto ai nostri protagonisti rimane solo un’unica scelta possibile.

Quell’unica scelta che hanno a disposizione Alexei, Madga e Costanta di fatto costituisce l’avvio e il pretesto per Una Dote di Sangue
, che come ci dice Costanta già nelle prime righe è un libro strutturato in modo da sembrare una sorta di lettera/confessione che serve alla protagonista per chiudere definitivamente con il proprio passato. L’intera storia è permeata da una costante malinconia e tristezza che accompagna il lettore fino alle ultime battute del finale, che però, pur avendo un tono dolce-amaro, rimane lieto. Lo stile di scrittura lo definirei intimo, ci sono delle parti più crude ma mai volgari, l’impressione della lettera a se stessa/al marito come un dialogo tra i due che avviene a porte chiuse si avverte palesemente da subito; miste alla malinconia, durante il racconto, si avvertono tutta una serie di emozioni che vanno dal rimpianto, alla rassegnazione, l’accettazione di qualcosa proprio malgrado e tutte le emozioni di Costanta che emergono limpide come se scorressero davanti agli occhi realmente. La scrittrice in questo caso ha una penna estremamente delicata ma al contempo decisa e incisiva; nell’arco del romanzo infatti la manipolazione e la sottomissione al signore sono aspetti che ricorrono spesso e volentieri, mi spingo anche a dire che sono il motore principale dell’intero libro ma gli effetti e le “risposte” dei personaggi a esse risultano estremamente verosimili, quello che ho apprezzato maggiormente è come vengono affrontate, come un qualcosa che può anche partire da un sentimento “positivo” ma che si trasforma in una coperta soffocante e per chi le esercita non c’è possibilità di redenzione, specie se lo fa di proposito. Mi è piaciuto molto il percorso fatto da Costanta verso la libertà, sua e degli altri, di vivere l’eterna vita senza vincoli e senza restrizioni, vivendo al massimo delle loro potenzialità e dei loro sogni (visto che possono farlo), così come lo svisceramento palese e non del personaggio del vampiro trasformatore senza che in tutto il libro venisse mai fatto il suo nome nemmeno una volta; noi lettori riusciamo infatti ad avere un'immagine completa e inequivocabile sulla sua persona e sui suoi comportamenti in modo da comprendere ancora più a fondo le scelte e le reazioni di Costanta.
In sostanza Una dote di Sangue si rivela una lettura inaspettata ma molto bella, scorrevole e semplice nonostante tutto.
Eleonora


Fonte immagini: Pinterest

lunedì 20 febbraio 2023

Recensione: "Automi, bambole e fantasmi" di E.T.A. Hoffmann (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! Come state?
Iniziamo la settimana con una nuova recensione della nostra Ms Rosewater che ci parla di una raccolta di racconti horror di E.T.A. Hoffmann, Automi, bambole e fantasmi, edita L'Orma editore. Scopritela nella sua recensione e fateci sapere se anche voi apprezzate libri di questo genere. A presto! ;)

Automi, Bambole e Fantasmi
di E.T.A. Hoffmann 

Prezzo: 6,99 € (eBook) 18,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 244
Genere: horror, racconti
Editore: L'Orma
Data di pubblicazione: 17 giugno 2022

E.T.A. Hoffmann: per Baudelaire era l’autore del «comico assoluto», per Walter Scott più che di un critico, avrebbe avuto bisogno di uno psichiatra, per Goethe i suoi spettri facevano troppa paura, mentre per Freud era il maestro del «perturbante». Pareri discordi di fronte a uno scrittore originalissimo, capace di far affiorare regioni inesplorate della fantasia. In “Automi, bambole e fantasmi” troviamo alcune tra le figure più suggestive e affascinanti che costellano le sue pagine: giocattoli animati, violinisti folli, ossessionanti apparizioni e presenze fantasmatiche. E poi scenari che evocano mondi vertiginosi: gli abissi di una miniera, le finestre di una casa desolata, la guerra in miniatura di una stanza di bambini, il labirinto della città. I racconti che compongono questa antologia, mossi da una scrittura effervescente e trascinante, insegnano a guardare la realtà con gli occhi porosi e lucenti del sogno.

Pur avendo letto da adolescente parecchi racconti horror, non mi sono mai appassionata all'opera di Hoffmann, che, quando tentai di approcciare attraverso una raccolta pubblicata nella vecchia BUR (quella stampata a caratteri microscopici), mi parve abbastanza noioso. Un autore del genere è però difficile da cestinare senza aver avuto una seconda occasione e così, trovandomi in mano questo volume nel cui titolo compare la parola AUTOMI, mi sono convinta e l'ho comprato.

Giocattoli misteriosi e inquietanti che imitano la vita, gli automi si trovano addirittura nell'antico Egitto, ma in Europa godettero di particolare popolarità e divennero un'attrazione nelle corti, opera di raffinati artigiani, orologiai e musicisti. Famosi sono quelli che suonano strumenti, perfetti (e dovevano apparire ancora più perfetti quando furono creati), vivi eppure privi di vita.

Non è difficile comprendere il fascino che possono aver esercitato sullo scrittore, che dedicò loro diversi racconti e novelle. Qui troviamo “Gli automi”, che apre il libro ed è ispirato al famoso Giocatore di Scacchi o Il Turco, un finto automa costruito da Wolfgang von Kempelen, a cui fa seguito il molto più noto e agghiacciante “L'uomo della sabbia”, la cui trama è ripresa dal balletto “Coppelia”, ma sono presenti anche nello “Schiaccianoci e il re dei topi” in forma di giocattoli e carrillon costruiti dal Dottor Drosselmeier.

La musica è una presenza costante nel libro, attraverso il canto di donne misteriose, reali o sognate, la ricerca di un suono particolare in un violino, l'ispirazione che musicisti come Tchaikovsky e Offenbach hanno tratto dalle pagine di questo autore: si tratta di un elemento portante dello stile dello scrittore (lui stesso musicista), tanto che si può quasi sentire la musica, languida e notturna, cupa e inquietante o bizzarra e incomprensibile fluire dalla prosa di questi racconti.

Nonostante alcuni elementi tipici del Romanticismo risultino innegabilmente datati, come ad esempio la facilità a innamorarsi degli uomini e il linguaggio talvolta un po' melodrammatico che oggi può risultare a tratti stucchevole, queste storie riescono a inghiottire il lettore e mantengono intatto il loro potere di ipnotizzarlo e inorridirlo. In particolare il già citato “Uomo della sabbia”, “Lo schiaccianoci” (un racconto fantastico molto cupo ) e “Le miniere di Falun” contengono alcune delle immagini più spaventose e impressionanti che abbia mai letto e spesso la separazione tra ciò che è reale, vissuto e sognato sfuma e non è possibile stabilire a quale dimensione, immaginaria o concreta, appartengano gli eventi descritti. Scienza empirica e sapere esoterico e magico sono antagonisti, ma parte dello stesso mistero che attrae e inorridisce i personaggi di Hoffmann.

I protagonisti, giovani uomini impressionabili e sognatori, sono vittime delle proprie fantasie, coinvolti da scienziati-maghi e artisti folli (alter ego dell'artista creatore) in misteriose trame simili a prove iniziatiche che devono portare i protagonisti alla conoscenza, a compiere il proprio destino o alla follia (e talvolta le due cose coincidono). Non fa eccezione la piccola Marie, che difendendo il suo Schiaccianoci dal temibile Re dei Topi si avvia a uscire dall'infanzia e incontrare l'amore.

Completa il volume uno scritto di Théophile Gautier che ben seppe spiegare ai contemporanei il potere di fascinazione che hanno i racconti di Hoffmann ancora oggi.
Ho fatto una bella ri-scoperta, potrebbe essere l'inizio di tante belle letture.


Ms Rosewater

venerdì 3 febbraio 2023

Review Party: "Zombie Friendly" di Giulia Reverberi

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi tocca a me parlarvi di Zombie Friendly, di Giulia Reverberi, un romanzo che mi ha davvero colpita e che ho amato senza mezze misure. Si tratta, tra l’altro, di un’opera autopubblicata e non avete idea del lavoro immane e fantastico che ha fatto l’autrice con questo volume. Sono felicissima di partecipare a questo Review Party insieme ad altre splendide personcine, ma in primis ringrazio la mia sis del cuore Francesca di La biblioteca di Zosma per avermi coinvolta, dandomi la possibilità di conoscere una storia strepitosa e un’autrice davvero in gamba. Vi lascio alla mia opinione e vi aspetto nei commenti! ;)

Zombie Friendly
di Giulia Reverberi

Prezzo: 5,90 € (eBook) 20,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 450
Genere: fantascienza, horror
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 4 novembre 2022

Andrew Woodcrown ha sempre pensato che la fine del mondo sarebbe avvenuta in modo drammatico: un asteroide che colpisce il pianeta, uno tsunami che si abbatte sulle terre abitate, un olocausto nucleare che spazza via ogni cosa. E invece no. Nessun comunicato alla televisione, nessun utente social che scrive stati sarcastici su come sarebbe morto da lì a pochi secondi, nessun cielo in fiamme adatto per le foto pre-morte degli influencer. Il genere umano si è estinto nel silenzio, uno di quelli pieni di imbarazzo, che seguono una battuta brutta. Una folla di zombie ha invaso la tranquilla cittadina americana di Redwood Town, mentre Andy era solo in casa con il suo bassotto Woodstock. Da quel momento la sua vita è cambiata, il suo unico lavoro è diventato non farsi ammazzare. E quando le scorte di cibo hanno iniziato a scarseggiare, ha deciso di affrontare un viaggio alla ricerca della cosa più pericolosa mai esistita: gli esseri umani. Come sopravviverebbe una persona normale in un apocalisse? Armato di ansia, sarcasmo e cultura nerd, Andy tenta tutti i giorni di rispondere a questa domanda, conscio di avere più limiti di una funzione algebrica e meno possibilità di una relazione nata dalle app di incontri. I Maya non avevano dato una profezia ma un consiglio. Dalla penna social di Giulia Bifrost, una storia che parla di identità e coraggio, in un mondo in cui l'apocalisse non è la cosa peggiore che può capitare. Gabriella Giliberti, giornalista e content creator, nella sua prefazione delinea il percorso evolutivo che riguarda la figura dello zombie, esaminando casi illustri e tracciando un percorso volto a far arrivare il lettore alle potenzialità di questi non-morti, spesso sottovalutati. Abel Montero, con la sua postfazione, permette di dare un'occhiata al dietro le quinte dell'autoproduzione del testo, con particolare attenzione alla comunicazione che ha permesso a questa storia di trovare il suo zoccolo duro di lettori prima ancora di essere messa su carta.

Leggere Zombie Friendly è stata una delle esperienze più entusiasmanti di questo 2023. Ho già letto in passato libri sugli zombie, ma penso che mai nessuno abbia avuto l’anima di questo scritto da Giulia Reverberi. È palese quanto lavoro ci sia stato dietro, quanti sacrifici, quanta devozione. Alla fine, il risultato, non è solo una storia sugli zombie, non è solo un post-apocalittico, ma anche una sorta di diario interiore, un percorso di crescita, un romanzo di formazione. Zombie Friendly è una chiave per leggere dentro di noi ma anche per leggere il mondo, tutto ciò che ci circonda. Ci offre il modo di guardarlo con occhi diversi, occhi più attenti, di scrutarne i difetti insiti. Pregi non ce ne sono molti, nemmeno nell’umanità, quella stessa umanità che ha contribuito a distruggere il proprio mondo portandolo alla rovina. Andy, il protagonista, lo sa bene, e infatti non si fida di nessuno, neanche di se stesso. Da quando una terribile piaga si è abbattuta sul mondo, portandogli via le poche sicurezze su cui poteva fare affidamento, non gli resta che cavarsela da solo. Fortuna che del tutto solo non è, ha il suo fidato Woodstock accanto, un tenero bassottino, goloso di crackers e addestrato in maniera esemplare. Ma come possono sopravvivere a un’apocalisse zombie un ragazzo che soffre di ansia e un piccolo bassotto? Beh, vi sembrerà strano ma il modo lo troveranno. Andy è un ragazzo pieno di risorse e intelligente e, sebbene fatichi a credere in se stesso, riuscirà a tenere duro e ad adattarsi anche alle situazioni più difficili. Esatto, perché il vero segreto è proprio la capacità di adattamento, è quello che serve quando si vuol sopravvivere a tutti i costi. Come tutte le persone che soffrono di ansia, Andy teme la morte, eppure un bel giorno deciderà che è arrivato il momento di affrontarla, di lasciare il rifugio sicuro della sua casa - ormai disabitata e in stato pietoso - per avventurarsi fuori. E tutto perché ha finito il caffè. Vi sembra una ragione improbabile? Andatelo a dire a lui! È una ragione più che valida affrontare gli zombie se hai finito tutte le razioni di caffè, è ciò che si è imposto Andy, il suo input per scrollarsi di dosso ogni paura e cercare di cambiare un po’ le cose (anche se lui odia i cambiamenti), perché la solitudine e l’immobilità, alla fine, gli fanno paura al pari degli zombie. Andy vuole sapere se nel mondo è rimasto qualcun altro, oltre lui e Woodstock, e oltre il suo amico Blake con cui comunica tramite ricetrasmittente, se c’è ancora qualche speranza, in fondo, o se dovrà rassegnarsi a nascondersi per tutta la vita dagli zombie, fino a che questi non lo scoveranno e ne faranno il loro pasto principale. E così si avventura fuori casa, avendo come meta un centro commerciale di cui gli ha parlato una volta lo zio (prima di fare una brutta fine anche lui) e in cui pare vi si trovi qualcuno. Ma sarà davvero la scelta giusta? Non può saperlo finché non l’ha compiuta. Il suo viaggio lo porterà a fare esperienze che non avrebbe mai immaginato, ad affrontare pericoli, a tirar fuori un coraggio inaspettato e, quando finalmente raggiungerà la meta prefissata, non sarà poi così sicuro che quello sia meglio degli zombie o della solitudine in cui viveva prima.

La seconda parte del romanzo è dedicata alla vita di Andy e Woodstock all’interno della colonia nel centro commerciale, ma quello che apparentemente potrebbe sembrare un sogno, non è che un nuovo incubo. Le persone non sono meglio degli zombie che invadono il mondo, anche loro possono fare davvero paura. Possono far paura nel modo in cui decidono di gestire le cose, nella scelta delle loro priorità, o in quella di costruire una comunità che non tende a correggere gli errori del passato ma a perpetrarli, togliendo diritti e lasciando solo doveri. Una prigione bella e buona, un luogo fisicamente sicuro, ma non abbastanza da far abbandonare ogni preoccupazione. E, allora, Andy dovrà ricorrere ancora una volta alla sua capacità di adattamento, quella che lo ha già salvato una volta, che gli ha permesso di tener duro e arrivare fino a lì. Lo deve fare per Woodstock, al quale ha fatto una promessa solenne, e lo deve anche un po’ a se stesso, perché nonostante i suoi problemi, le sue ansie, le sue debolezze, ha saputo lottare diventando una sorte di eroe, uno Zombie Friendly capace di attraversare persino l’inferno.

Andy è un ragazzo con cui è molto facile empatizzare, un personaggio vero, pieno di difetti e timori, ma riesce ad affrontare tutto con un efficace sarcasmo, che ce lo fa apparire assolutamente irresistibile. Non so quanto ho riso leggendo le sue battute, ho apprezzato tantissimo questo aspetto del suo carattere, il riuscire a smorzare la crudeltà del mondo con il sorriso, anche se, talvolta, si tratta di un sorriso amaro. Mi ha fatto tanta tenerezza, soprattutto nel suo rapporto con Woodstock, inseparabile amico d’avventura... Chi non vorrebbe un bassotto così al proprio fianco? Per certi versi l’autrice sembra dire che gli animali sono meglio dell’uomo, ed effettivamente è così, lo sappiamo bene. Sono fedeli, sinceri, affettuosi, mentre l’uomo, anche quello che sembra la persona più fidata del mondo, può tradirti da un momento all’altro. Andy vivrà esperienze nella colonia molto contrastanti: se da un lato infatti sente la necessità, il bisogno, l’urgenza, la mancanza di contatto umano, dall’altro lato vorrebbe solo scappare a gambe levate e buttarsi nella bocca di uno zombie. Ed è così anche per noi, alla fine. Siamo animali sociali, come mi insegnava un mio docente all’università, nutriamo l’esigenza degli altri, dello stare insieme, la solitudine non ci appartiene, eppure quante volte si sta meglio da soli che in compagnia? Quante volte faremmo meglio a bastarci che andare a gettarci in rapporti che di umano non hanno nulla e che possono solo farci stare male? L’apocalisse zombie di Giulia Reverberi è una metafora del nostro mondo, della nostra esistenza e l’esperienza di Andy dovrebbe farci riflettere su tante cose. E lo fa. Questo libro è un portento per tutti i messaggi che trasmette e per come riesce ad arrivare dritto al punto senza troppi giri di parole. Lo fa con ironia, ma risulta chiaro lo stesso. Mi sono divertita tantissimo a leggerlo. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò che vi ho trovato e sono stupita che non si parli abbastanza di questo libro in giro perché è uno degli esordi più promettenti di sempre. È acuto, beffardo, irriverente, ma anche cupo, un po’ malinconico e inaspettatamente profondo. Ho avuto modo di leggerlo nella sua versione "speciale", con gli inserti inseriti dall’autrice, ed è stata un’esperienza immersiva. Disegni, fotografie, post-it, biglietti, banconote, una fantastica mappa e all’interno anche illustrazioni. Ogni dettaglio ha contribuito a farmi amare un po’ di più questo libro. Compratelo e scopritelo anche voi, regalatevi una lettura fuori da ogni canone; tra l’altro l’autrice, da vera nerd qual è, ha inserito un sacco di citazioni fighissime, vi sfido a individuarle tutte! Zombie Friendly non è un romanzo, è un viaggio, uno splendido viaggio attraverso se stessi, un incoraggiamento a conoscersi più a fondo, a sfidare le proprie paure, a fare delle scelte, pur sbagliate che siano, ma che ci rendano felici. Ci sprona a credere di più in noi stessi, nelle nostre capacità, a fidarci delle nostre sensazioni più che di quelle degli altri. Ha davvero tanto da offrire a chiunque lo leggerà. 

Ci si vede all’inferno!

Fonte immagini: Pinterest

martedì 22 novembre 2022

Recensione: "Gallant" di V.E. Schwab

Buon pomeriggio| ^^
Oggi nuova recensione che arriva a quest’orario insolito, ma sono riuscita solo poco fa a mettermi al pc a scriverla. Sono giornate un bel po’ pesanti e impegnative per me, ultimamente ho un po’ di problemi familiari come sapete, ma i libri mi riportano sempre in asse e mi danno la forza di stare in piedi. Oggi vi parlo di Gallant, di V.E. Schwab, autrice che ammiro molto e che, ancora una volta, mi ha conquistata.

Gallant
di V.E. Schwab

Prezzo: 9,99 € (eBook) 20,00 € (cop. rigida)
Pagine: 360
Genere: fantasy, dark-fantasy, paranormal, gotico, horror
Editore: Mondadori (collana Oscar Fantastica)
Data di pubblicazione: 11 ottobre 2022

Le ombre non sono vere. I sogni non ti faranno del male. E tu sarai al sicuro fin quando ti terrai lontana da Gallant. Per tutta la vita Olivia Prior, cresciuta nel tetro Collegio per ragazze indipendenti Merilance, si è chiesta chi sia davvero e a quale luogo appartenga. Ha un unico indizio per scoprirlo: un quadernino malconcio dalla copertina verde. È il diario della madre, pieno di enigmatiche frasi che sembrano indovinelli (e che mostrano la sua discesa nella follia) e disegni che paiono semplici macchie d'inchiostro… Ma un giorno arriva una lettera, che la richiama a casa, a Gallant. Proprio il luogo da cui il diario materno l'ha messa in guardia. E Olivia, senza pensarci due volte, parte. Qui trova il suo ultimo parente in vita e la dimora di famiglia. Un palazzo sontuoso con una sala da ballo, uno studio che custodisce una misteriosa scultura e un grande giardino rigoglioso. E, nel giardino, un muro diroccato con una porta di ferro. Una porta che Olivia non dovrà mai e poi mai aprire. Tuttavia, nessuno da Gallant le ha spedito quella lettera. Nessuno le racconterà cosa tormenta i sogni del cugino, cos'è successo alla madre, o cosa la attende dall'altra parte del muro. Sono state le ombre a ricondurre Olivia a Gallant? E cosa vorranno in cambio?

Olivia, Olivia, Olivia, ricorda questo…
le ombre non sono vere
i sogni non ti faranno del male
e tu sarai al sicuro fin quando ti terrai lontana
da Gallant.

Gallant è quel tipo di storia che non puoi fare a meno di divorare. Ricordo di aver iniziato questo libro e di non essere più riuscita più a staccarmene, tanto era scorrevole e intrigante. Mi sono lasciata completamente assorbire dalle parole dell’autrice e dal mistero che avvolge le pagine del libro. Mi sono innamorata lentamente e inesorabilmente di Gallant, dei suoi tratti gotici, della sua poeticità. Ho sperato non finisse mai. Gallant, in realtà, è un romanzo autoconclusivo. Non è molto lungo, ci sono pezzi di diario e illustrazioni ad arricchirlo, eppure riesce a suscitare forti emozioni, come ogni romanzo di V.E. Schwab. La storia è quella di Olivia, una ragazza muta che vive in un orfanotrofio e che non sa nulla del suo passato. Ha con sé un vecchio diario della madre, che è più che altro un insieme di frasi deliranti e schizzi senza senso, nessuno dei quali capace di darle risposte. La vita nel collegio è dura, Olivia la detesta. Detesta quel luogo grigio e triste, detesta le istitutrici e il modo in cui la trattano le compagne. Vorrebbe fuggire via di lì, ma non ha nessun posto dove andare e nessuno che l’aspetti. Un giorno, però, giunge una lettera inattesa, come un piccolo miracolo dal cielo. È la lettera di qualcuno che la sta cercando e che la sta aspettando. A casa. 
Olivia non riesce a crederci, non riesce a pensare di avere una famiglia o qualcosa di simile da qualche parte ad attenderla e stenta a farsene una ragione fin quando non si ritrova realmente davanti quella casa, un antico e imponente maniero chiamato Gallant
Scopre presto che la persona che ha scritto la lettera, suo zio Arthur, è in realtà morto da un anno ma questo non è che il primo dei misteri che si ritroverà a dover indagare da quando metterà piede a Gallant. Chi ha scritto quella lettera? Il figlio di Arthur, suo cugino Matthew, non sembra affatto contento di vederla, non accetta la sua presenza lì e la spinge più volte ad andare via. Ma Olivia non vuole tornare indietro, non vuole tornare al collegio, non vuole tornare al passato. Il suo presente e il suo futuro adesso sono a Gallant. Vuole poter chiamare quel luogo “casa”, vuole appartenere a quel luogo, così come vi è appartenuta la madre e il resto della sua generazione. Ma proprio su Gallant incombe una sorta di maledizione. Gallant custodisce un sacco di segreti, segreti che nessuno è disposto a rivelarle, né Matthew né i custodi Hannah ed Edgar, né tantomeno i gul spettrali che Olivia è capace di vedere. Eppure le risposte sono davanti ai suoi occhi, forse le ha sempre avute a portata di mano, in quel diario che le appartiene da sempre ma che non è mai stata in grado di decifrare. E poi c'è il giardino... Cosa si nasconde dietro il muro che cade a pezzi e da cui sgorgano rami infestanti di roseti? Un varco? Un altro mondo? La Morte? O peggio? Cosa la aspetta adesso che ha finalmente un posto in cui stare ma dal quale sembra tutti vogliano metterla in guardia? Olivia proverà a scoprirlo ma quanto sacrificio le costerà?

Gallant è un fantasy paranormale con venature dark e gotiche che sin da subito attirano chi legge in una spirale di curiosità e mistero. Lo stile dell’autrice è sicuramente l’elemento più illustre di tutto il libro e non lascia dubbi sulla sua bravura e capacità di coinvolgere. Ogni capitolo diventa poesia e musica, intervallato da immagini capaci di avvincere i sensi. La storia, nonostante la scorrevolezza dello stile, non ci risparmia una certa lentezza di fondo prima di arrivare a dare indizi più chiari che dipanino un po' di ombre e ci facciano comprendere i segreti che ruotano intorno a Gallant. Se devo trovare un difetto a questo libro, direi che forse avrei voluto i personaggi venissero caratterizzati un po’ meglio, si è dato sicuramente più spazio al mistero che ad altro, però è un difetto su cui, in questo caso, riesco anche a sorvolare. Non è la prima volta che leggendo un dark fantasy noto che molti elementi sembrano quasi abbozzati, come a voler rimanere anch’essi un mistero fino alla fine. Il discorso non vale comunque per Olivia, la protagonista, che ho trovato fosse quella caratterizzata meglio, sia fisicamente che caratterialmente. Anche i suoi silenzi, le sue riflessioni, il suo spiccato desiderio di scoperta la rendono un personaggio degno di attenzione, un personaggio che affronta un percorso decisivo che la porterà a rivelare il suo passato e a costruirsi con determinazione un futuro. La sua solitudine, il suo bisogno di casa e di famiglia ne fanno una protagonista con cui empatizzare. Ho apprezzato l’atmosfera squisitamente gotica e malinconica del romanzo che, sin dalle prime pagine, mi ha ammaliata; le descrizioni di Gallant mi hanno anche riportato alla mente la serie tv The Haunting, tra le mie preferite di Netflix, sebbene non siamo agli stessi livelli di horror e tensione. Gallant è più una favola dark che un horror (e non so se inserire questo tra i difetti o meno), una storia intrisa di significati reconditi e dettagli da interpretare. Ci sono segreti, maledizioni, giardini misteriosi, presenze inquietanti, sangue e molto altro. È una storia tutta da scoprire e, sebbene alla fine possa risultare un po' fumosa in alcuni punti e non così originale, io l’ho trovata molto bella, scritta magistralmente e capace di farmi provare qualche brivido e una buona dose di emozioni inaspettate. 


Fonte immagini: Pinterest

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