Buongiorno e buon weekend, caffeinomani! ^^
Oggi una nuova recensioni di Eleonora che ci parla di un altro titolo della casa editrice Astoria, "La Fattoria delle Magre Consolazioni", di Stella Gibbons, un classico della letteratura del Novecento, divertente, ironico ma anche intelligente. Scoprite cosa ne pensa e fateci sapere se avete mai letto questo titolo o se vi piacerebbe ;) A presto!
La Fattoria delle Magre Consolazioni
di Stella Gibbons
Prezzo: 8,99 € (eBook) 18,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 241
Genere: classici
Editore: Astoria
Data di pubblicazione: 5 luglio 2011
Flora Poste è stata educata in modo eccellente a fare tutto tranne che a guadagnarsi da vivere. Rimasta orfana a vent'anni e dotata di una rendita esigua, va a vivere presso dei lontani parenti alla Fattoria delle Magre Consolazioni nel Sussex. Il suo arrivo alla fattoria coincide con l'inizio di uno dei romanzi più divertenti mai scritti. I parenti sono a dir poco eccentrici e la fattoria è sgangherata e in rovina: i piatti vengono lavati con rametti di biancospino e le mucche hanno nomi come Rozza e Senzascopo. La vecchia matriarca, che non c'è più stata con la testa da quando ha visto "qualcosa di orribile nella legnaia" settant'anni prima, tiene in scacco l'intera famiglia. Come Alice di Lewis Carroll, Flora non si fa intimidire da chi dice cose senza senso, e si rifiuta di essere trascinata in un mondo di matti. Non si può rovinare la vita propria e altrui invocando disgrazie infantili, né sottostare alle follie degli altri, bisogna ribellarsi... e in pochi mesi le cose alle Magre Consolazioni cambiano in modo radicale.
La fattoria delle Magre Consolazioni a primo impatto può apparire un libro assurdo e sconclusionato, un libro in cui sembra che l’autrice per prima non riesca bene a raccapezzarsi tra quello che ha scritto; niente di più errato! Una buona fetta della prima parte del libro effettivamente fa costantemente pensare “ma cosa sto leggendo, ha un senso quello che sto leggendo, capisco quello che sto leggendo????” Eppure pian piano i reconditi e oscuri misteri della prosa di Stella Gibbons cominciano a dipanarsi, noi confusi lettori possiamo finalmente vedere la luce in fondo al tunnel e ci rendiamo conto che tutto ha un senso logico ed è perfettamente voluto così com’è, insomma l’autrice all’inizio del libro probabilmente non era preda di uno stato confusionario e un po’ delirante ma ha usato la sua scrittura come specchio dell’evolversi della storia. Per farvi capire un po’ cosa ci si può aspettare da questo libro immaginate di mettere in una ciotola letteraria le atmosfere della “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, la signorina Emma dell’omonimo romanzo di Jane Austen e una ventata dei ruggenti anni venti a fare da sfondo e dei personaggi stile “Mago di Oz”, mischiate il tutto e il risultato che verrà fuori è proprio questo libro. La storia ruota tutta intorno alla figura di Flora Poste, una ragazza ventenne, di buona e inutile educazione, rimasta improvvisamente orfana. Per far fronte al suo nuovo status di giovane donna sprovvista di una abitazione e con una rendita di sole cento sterline annue Flora decide, dopo un breve periodo di assestamento a casa della sua amica Mary Smiling, che è giunto il momento che siano i parenti che le rimangono ad ospitarla e a farsi carico del suo mantenimento, in cambio lei metterà a disposizione la piccola somma di cui è beneficiaria e risolverà i problemi dell’inconsapevole famiglia ospitante. Con risoluzione, dunque, esclude qualsivoglia proposito di indipendenza e di ricerca di un lavoro, come suggeritole da Mrs. Smiling, e di buona lena scrive quattro lettere di presentazione/informazione per i parenti. Una volta giunte le risposte opta per un soggiorno alla Fattoria delle Magre Consolazioni, proprietà della famiglia Desoladder da varie generazioni, nel paese di Lamentum, nel Sussex (già i nomi sono tutto un programma).
Al suo arrivo Flora conoscerà i bizzarri abitanti della Fattoria, dalla cugina Judith Desoladder, al “pastore” quasi novantenne Adam Belagnello, alle vacche, che rispondono a nomi come Senzascopo e Superflua, fino alla capo famiglia zia Ada Funesta che tiene sotto scacco chiunque abiti o lavori alla fattoria, si dice sia pazza ma pazza proprio non è. Subito la protagonista, resasi conto delle varie incombenze da risolvere, come una moderna Emma, armata della sua fidata copia di “Sublime Buonsenso” (libro di saggi consigli, ottimi per affrontare ogni possibile situazione), dimostra a tutti, in particolare a zia Ada Funesta, di che pasta è fatta e dispensa qua e là suggerimenti (o per meglio dire malcelate ma garbate imposizioni) per portare i vari Desoladder verso una condizione di vita ideale per loro stabilita da lei. C’è da dire che a differenza dell’eroina di Jane Austen ci riesce egregiamente bene e con grande soddisfazione di tutti.
Leggere questo libro non è una passeggiata, specialmente all’inizio quando tutto è caotico e balordo, però vale la pena fare quel passetto in più che permette, da circa un quarto della storia, di apprezzarlo fino in fondo. Si percepisce per tutto il racconto una sottile ironia del tutto in stile inglese ed una sorta di sarcastica benevolenza nei confronti dei personaggi, come se aleggiasse lo spettro dell’autrice che dall’alto con un mezzo sorrisetto pensasse tra sé “Ma guardali! Sono senza speranze ma tanto carini, tranquilli che adesso ci penso io a voi!” Ed è quello che effettivamente fa Flora.
Un premio andrebbe dato poi solo per la scelta dei nomi di luoghi, persone e animali che rendono ancora più palesi le peculiarità dei vari attori che compaiono nel romanzo; ad esempio che nome si potrebbe mai dare ad uno stallone bizzoso, ostinato e difficile da domare? Vipera, ovviamente.
Ah, quasi dimenticavo, anche l’introduzione del libro può essere considerata parte del romanzo in quanto fornisce qualche piccola delucidazione su quello che si troverà nelle pagine a seguire.
Eleonora
Photo credit: @eleonoranicoletto
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