Buon pomeriggio! ^^
Nuovo appuntamento con la rubrica Coffee&Ciak, dedicata a film e serie tv. Questa settimana la nostra Ms Rosewater ci parla di due serie molto appassionanti e anche, per certi aspetti, similari, The Mentalist e Lie to me. Le mette a confronto e ci fa conoscere meglio i due protagonisti che, invece, sono parecchio diversi tra loro. Vi lascio a questo bellissimo articolo, non dimenticate di commentare ;)
The Mentalist vs Lie to me
Negli ultimi decenni le serie poliziesche hanno visto emergere un nuovo modello d'investigatore: si tratta di un consulente, magari è stato un poliziotto, ma più spesso nella sua vita precedente faceva altro; le caratteristiche peculiari sono la capacità di osservazione al limite (a volte oltre il limite) del maniacale e una certa fragilità personale che contribuisce a rendere simpatici personaggi che altrimenti risulterebbero insopportabili nella loro perfezione. Anche se non sembra, sono loro gli eredi di Colombo, lui intuiva la colpevolezza empaticamente e successivamente la dimostrava con la deduzione e le prove, i nuovi detective-consulenti fanno coincidere i due processi rendendoli istantanei.
Tra tutte le serie di questo tipo Mentalist e Lie to Me hanno molti elementi che le accomunano e altrettante differenze, pur partendo da prerogative simili, prima tra tutte l'abilità dei protagonisti e la loro indiscussa centralità per il funzionamento della serie.
Lie to me è andata in onda per la prima volta nel 2009, un anno dopo l'esordio di Mentalist e consta, purtroppo di tre sole stagioni.
Cal Lightman è un esperto d'interpretazione delle microespressioni e del linguaggio del corpo e fondatore della Lightman Group, società privata che fornisce consulenze alla polizia, alle agenzie d'investigazione, ma anche a privati. Lightman si è dedicato a questa carriera a causa di un dramma personale e, nonostante l'ambientazione tipica di una compagnia privata, gli uffici dal design gelido saturi di computer e videocamere, l'approccio scientifico e professionale, la sua è personalità fuori dagli schemi, agisce in modo imprevedibile sorprendendo i suoi stessi collaboratori. In altre parole, se non fosse il proprietario, probabilmente lo caccerebbero. Suo braccio destro è la dottoressa Gillian Foster, che riequilibra le intemperanze e gli azzardi del capo con il suo comportamento professionale e misurato, nonché l'espressione fissa, a cui l'incessante parlantina e movimento di Lightman, che cammina curvo e letteralmente non riesce la stare fermo, fanno da contrappunto.
Il medesimo schema, con un protagonista ribelle alle convenzioni contenuto (in parte) da una controparte femminile è in Mentalist: Patrick Jane è capace di riconoscere e combinare in schemi criminali indizi minimi (odori, battito cardiaco, respirazione, tanto per dirne alcuni) che si rivelano decisivi per le indagini. Lui però è un mentalista, un uomo di spettacolo, cresciuto tra i baracconi di un circo, usato dal padre per operare piccole truffe e lui stesso con un passato da truffatore; abile nel creare la platea per le proprie esibizioni, Patrick non teme l'azzardo nella vita e nelle ipotesi investigative (ogni tanto si sbaglia), è abituato a mentire ma si dimostra sempre leale ai suoi amici e colleghi. Non ha una vera casa e ha un atteggiamento anticonformista e strafottente, dormicchia sul suo divano nell'ufficio del capo (Teresa Lisbon) e guida una macchina europea. Jane è affascinante quanto ambiguo, nonostante dimostri di avere notevoli conoscenze e una mente brillante si fa guidare innanzitutto dalle proprie sensazioni piuttosto che dalla scienza (dice di non aver fatto il college). Imprevedibile e pavido nelle situazioni di pericolo, è tuttavia capace di usare le armi e di uccidere, se necessario. Teresa Lisbon dal canto suo è inquadrata e professionale, una rappresentante della legge dura e in grado di far rientrare tutto in una cornice legale.
A parte le premesse comuni e la passione per il té, Cal Lightman e Patrick Jane sono diversi pressochè da qualsiasi punto di vista, a partire dal look, super casual per il primo ed elegante e classico per il secondo; Jane è affabile, educato e divertente, brillante, bello e consapevole di esserlo, mentre Lightman ha un approccio aggressivo e sarcastico, da vero teppista, che lo avvicina a personaggi tragici come il “Riccardo Terzo” di Shakespeare (come dicevo, cammina anche un po’ gobbo). Entrambi provocano il prossimo per portarlo al limite ed osservarne le reazioni, ma lo fanno con stili opposti. Pur toccando alcuni temi simili (ad esempio le sette religiose), mentre l'atmosfera di Lie to Me è cupa, in perenne tensione, con qualche concessione al rapporto padre-figlia, quella di Mentalist alterna momenti di vero dramma a commedia e perfino romanticismo, dando uno spazio non indifferente alle vicende umane dei protagonisti.
In entrambi i casi la qualità delle sceneggiature è molto alta, forse più costante nella serie con Tim Roth, che però non ha dovuto affrontare la prova del tempo (sic); in Mentalist si alternano due linee narrative, da una parte le indagini di singoli casi che vengono affrontate da Patrick e Lisbon, dall'altra il caso di”John il rosso”, un raccapricciante serial killer che ha ucciso la moglie e la figlia di Jane. Questa alternanza contribuisce a mantenere la tensione nello spettatore, anche perché man mano che avanziamo nella storia ci rendiamo conto di quanto siano in realtà strettamente collegati tutti gli eventi.
La carta vincente è però la squadra, l'insieme dei comprimari che lavorano con Patrick e che si ritrovano fino all'ultimo episodio. I loro caratteri così diversi e la loro lealtà professionale che diventa amicizia sono l'elemento che fa veramente la differenza e crea il vero legame con lo spettatore, il quale partecipa con trepidazione alle vicende personali anche quando gli intrecci polizieschi sono un po’ deboli. La giovane ingenua Van Pelt, Rigsby, il poliziotto alla perenne ricerca della felicità sentimentale, l'imperturbabile Kymball Cho sono affiatati e forniscono una serie di caratteri e permettono allo spettatore di sbizzarrirsi e seguire diverse vicende personali e professionali.
In Lie to Me il gruppo è assente, Cal Lightman risalta come unico personaggio veramente memorabile e attore capace in un cast abbastanza insipido e poco caratterizzato. La dottoressa Foster fa del suo meglio e lascia intuire un affetto particolare per il capo (interesse forse ricambiato, ma non c'è mai stata una reale conferma), ma a parte questo e una relazione intermittente di Cal con un'agente della polizia, tutti sono molto professionali e sostanzialmente non ci sono legami di amicizia forti.
E' forse questo ad aver penalizzato la serie di Fox Television ed è un peccato, Cal Lightman poteva evolvere in un personaggio memorabile nonostante (o forse grazie a) gli atteggiamenti da gangster del protagonista (mai e poi mai dimenticare Tarantino), la scrittura c'era, ci voleva probabilmente un po' di coraggio, mettere accanto al protagonista un'opponente con cui potesse scontrarsi ad alto livello, non lasciarlo solo a svettare su una serie di caratteri piatti e succubi che si lasciano maltrattare dal suo genio senza quasi reagire.
Voi che ne pensate? Avete visto queste serie? Raccontateci le vostre impressioni!
Ms Rosewater
Photo credit: Google immagini, Blogo e sito di Sky
Adoro the Mentalist! Interessante il tuo confronto
RispondiElimina@anna_bookfantasy
The Mentalist è quel tipo di serie che puoi riguardare anche tre, quattro volte di fila senza annoiarti...
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