Buon pomeriggio, lettor*!
Oggi la nostra Anna ci regala l'approfondimento di una bellissima fiaba, La Regina delle nevi, di Hans Christian Andersen. La conoscete? Oltre ad essere una lettura perfetta per questo periodo, è anche una storia pregna di significato. Leggete per saperne di più! ;)
La Regina delle Nevi
di H.C. Andersen
La Regina delle Nevi del 1844 è una delle fiabe più lunghe dello scrittore danese Hans Christian Andersen che pensò a una struttura complessa suddivisa in sette sezioni autoconclusive ma collegate tra loro per comporre la favola nella sua completezza. Ero alla ricerca di una lettura a tema invernale e sfogliando le pagine della mia splendida enciclopedia delle favole del mondo, TUTTE LE FIABE dei Fratelli Fabbri Editori risalente al 1962, acquistata a fascicoli e poi fatta rilegare con amore dai miei nonni materni, ho trovato questa storia che, sarò sincera, più che per la trama mi ha rapita con le sue illustrazioni davvero magnifiche e indimenticabili di paesaggi nordici e foreste innevate. La conoscete anche voi?
C’era una volta un potente mago che fabbricò uno specchio magico diabolico in grado di fare vedere soltanto malvagità a chiunque vi si specchiasse, trasformando tutto il Bene in Male. Rompendosi accidentalmente lo specchio si frantumò in milioni di piccole schegge che si dispersero nel mondo, entrando negli occhi degli uomini, corrompendo i loro cuori e le loro anime. Uno di questi minuscoli frammenti entrò nell’occhio del giovane Kay mentre, in compagnia della dolce e sensibile amica Herda, era intento a coltivare rose che congiungevano le tegole dei tetti delle loro case; Kay divenne immediatamente crudele con tutti. Un giorno di inverno il ragazzo si imbatté in una sontuosa slitta trainata da un cavallo bianco e guidata da una bellissima donna, in abiti scintillanti e avvolta in una pelliccia candida. La Regina delle Nevi dopo averlo incantato con un bacio che rese il suo cuore ancora più freddo e cancellato i suoi ricordi annientando ogni sua emozione, lo portò con sé nel Regno del Gelo.
Disperata per la perdita, Herda decise di partire alla ricerca del suo migliore amico. Lungo il suo viaggio giunse alla casa di una vecchia signora, una strega, che possedeva un meraviglioso giardino. Con un incantesimo la strega costrinse Herda prigioniera in sua compagnia, e per non fare ricordare alla bambina lo scopo del suo viaggio e l'amicizia con Kay, fece appassire tutte le rose del giardino. Ma l’affetto contenuto nelle lacrime di Herda che annaffiavano il giardino fecero rinascere le rose e riaffiorare il ricordo dell’amico perduto, così la bimba riuscì a fuggire e rimettersi in viaggio. Dopo molte peripezie attraverso Lapponia e Finlandia, Herda trovò finalmente il palazzo della Regina delle Nevi, un grande castello di ghiaccio con un enorme salone di neve, al centro del quale c’era un lago ghiacciato frantumato in mille pezzetti, ognuno identico all’altro. Al centro del lago Herda vide Kay soggiogato, insensibile al freddo e ai sentimenti, prigioniero sia nelle mura della reggia sia nel freddo del suo cuore, impegnato a tentare inutilmente di comporre con i frammenti la parola “eternità”, l’unico e irrealizzabile modo concesso dalla Regina per riconquistarsi la libertà. A quella vista Herda si commosse e le sue calde lacrime colme d’amore penetrarono nel cuore di Kay sciogliendo il ghiaccio che lo aveva indurito. La bambina cantò una canzone piena di ricordi e il ragazzino iniziò a ricordare e a piangere; il suo pianto fu tale da spazzare via dal suo occhio la scheggia di vetro, liberandolo dal malvagio incantesimo. Kay si domandò: “Ma dove sono stato per tutto questo tempo? È così freddo qui, così vuoto”. E Herda lo baciò, riscaldandolo alla vita. I pezzi di ghiaccio danzarono con i bambini per la gioia e alla fine della danza si depositarono a formare la parola eternità. Kay riuscì così a ottenere la sua libertà e con l’amica poté finalmente tornare a casa.
La Regina delle Nevi contiene tutta la poesia e insieme la crudeltà delle fiabe in cui i bambini sono spesso protagonisti, soli e sperduti, in un mondo da scoprire per potere crescere, in cui si trovano spesso prigionieri e in cui sono chiamati alla reciproca liberazione. L’algida sovrana delle nevi rappresenta il sommo pericolo, freddo come il ghiaccio, è l’inquietudine che serpeggia nella vita attraverso la tentazione: avvicina con le sue lusinghe, cattura con baci che gelano l’anima e costringono all’oblio riducendo gli uomini, rappresentati dal giovane e influenzabile Kay, alla schiavitù. È la vittoria della fredda razionalità sulle emozioni, il potere e l’eccessivo controllo della ragione sui sentimenti, il tentativo della ragione di soffocare emotività ed istinto, una metafora estrema del processo di crescita dei bambini, che nel diventare adulti perdono la capacità creativa e il pensiero magico a favore della logica. In questo senso quindi Herda e Kay rappresentano il dualismo psicologico della natura umana: la tensione tra i calore dei sentimenti, sottolineato dalla splendida immagine delle lacrime miracolose e ristoratrici della bambina, e l’estrema freddezza della ragione, evidenziata dalla paralisi fisica e mentale di Kay in balia della Regina delle Nevi. La conclusione della favola, con la ricomposizione della parola “eternità” e il conseguente riavvicinamento dei ragazzi, corrisponde quindi a un ammonimento agli adulti, invitati a riconsiderare il potere dei sentimenti, dell’istinto, delle emozioni, i soli in grado di sciogliere il gelo del cuore e celebrare la vita come “eterna”.
Herda e la Regina delle Nevi incarnano i due poli opposti della “Polarità Femminile”: Herda è il Femminile Creatore e Accogliente, che dà la vita, nutre, contiene e accoglie, la Regina invece è il Femminile Potente e Distruttivo, che agisce con l’energia negativa dell’annientare, imprigionare, trattenere. Per Kay è impossibile liberarsi da solo della Strega che agisce con malefici paralizzanti, immobilizzanti, inibitori della sua realizzazione personale e della sua maturazione; avrà bisogno per tornare alla vita dell’aiuto di Herda, il cui spirito invece è caldo e saldo, e il cui potere risiede proprio nella spontaneità dei sentimenti che ha nel cuore, secondo un consolidato motivo fiabesco per il quale i personaggi puri possiedono già dentro di sé tutto ciò che serve loro per superare le difficoltà: generosità, altruismo, fiducia, coraggio.
E “passaporte” ne abbiamo? Certo che sì…eccole!
Lo sapevate che è stata proprio questa favola ad ispirare con un “liberamente tratto da” il film animato musicale Disney FROZEN del 2010 e il film fantasy del 2016 IL CACCIATORE E LA REGINA DI GHIACCIO?
E l’incontro di Kay nel paesaggio innevato con la terribile Regina delle Nevi, la sua bellezza ammaliatrice, le sue promesse, il suo abbraccio malefico, non ricordano straordinariamente anche a voi IL LEONE, LA STREGA E L’ARMADIO della serie LE CRONACHE DI NARNIA di C.S. Lewis del 1950, in cui il giovane Edmund incappa in una slitta sulla quale siede una donna misteriosa, bellissima, avvolta in una pelliccia, la malvagia Strega Bianca, che lo invita e lo irretisce con grandi promesse?
Wow l’episodio è davvero identico… un grandioso portale magico tra due storie sorprendenti!
Non c’è che dire, per quanto siano antiche e appartenenti ad una tradizione ormai lontanissima, le favole racchiudono in sé misteri, avventure, simboli, archetipi che hanno aperto maestosamente la strada alla grande letteratura moderna.
Avete riconosciuto anche voi le “passaporte”? Anche voi avete amato questa favola? Vi aspetto nei commenti per scambiare due parole sulle vostre opinioni e considerazioni, e a presto con nuove recensioni di favole, racconti e libri per bambini e ragazzi.
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
Hai scritto una recensione bellissima, Anna *-* Inevitabile pensare alle Cronache di Narnia, sicuramente Lewis, uomo colto qual era, nel sincretismo culturale della sua opera, ha ripreso questa fiaba
RispondiEliminaGrazie Babuska! Sì sappiamo che Lewis ha convogliato nelle sue opere grandi e antichi rimandi culturali...☺️
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