Buon pomeriggio! ^^
Come ogni venerdì, torna la rubrica dedicata a bambini e ragazzi. In questo appuntamento Anna ci parla del libro "I giardini degli altri", di Marta Barone, una storia che affronta tematiche importanti ma che parla anche di libertà. Scopritelo nella recensione ;) A presto!
I giardini degli altri
di Marta Barone
Prezzo: 7,99 € (eBook) 15,00 € (cop. rigida)
Pagine: 141
Genere: narrativa ragazzi
Illustrazioni: Chiara Fedele
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2020
Olivier si trasferisce in campagna per le vacanze estive e lì incontra Nina. Lei gli appare all'improvviso, seduta sul ramo di un tiglio. Assomiglia a una creatura del bosco e quasi non sembra vera. E invece è vera come vere sono le loro corse tra i campi, i bagni al fiume, le cacce al tesoro. Un giorno, nel misterioso Podere dei Tigli, Nina e Olivier scoprono un quaderno ingiallito, che contiene una storia. È una storia vecchia più di cento anni, ma tra le loro mani torna a essere viva e più vicina che mai. La nascita di un'amicizia, luminosa come un cielo di marzo e calda come una zolla nel sole, raccontata con tocco gentile e attento da un'autrice giovane ma già grande, che ci accompagna per mano nei luoghi classici della letteratura per ragazzi. Età di lettura: da 9 anni.
Mi sono innamorata a prima vista di questo romanzo già solo dall'illustrazione di copertina: due bambini che corrono spensierati in mezzo a un prato selvatico, tripudio di profumi di libertà e voglia di avventura. Mi sono innamorata a prima vista di questo romanzo già solo dal titolo I giardini degli altri: adoro i giardini, piccoli angoli di paradiso in cui poter esprimere la nostra creatività e la nostra vera natura. Sidney Eddison ha scritto “I giardini sono una forma di autobiografia”, ed è vero: osservare i giardini degli altri è proprio come conoscere le persone senza bisogno di parlare, senza bisogno di stringersi la mano, guardarsi negli occhi, spiegarsi i propri perché. Mi sono innamorata a prima vista di questo romanzo di Marta Barone, dallo stile delicato e scorrevole, perché è impossibile non amare un libro con un incipit così:
Ogni viaggio, diceva la mamma, è un ritorno. Olivier non capiva bene cosa volesse dire. Ritorno a cosa? Ritorno dove? Per quello che ne sapeva lui, ogni ritorno era un ritorno, e questo sì che aveva senso. [...] “Anzi” aveva aggiunto, come colpita da un’illuminazione, “ogni storia è un ritorno”.
Viaggi, storie, illuminazioni, ritorni... ho letto questo libro tutto d’un fiato, seduta all’ombra nel mio amato giardino, con la mente persa ne I giardini degli altri.
Oliver ha 11 anni, una madre scrittrice e un padre che non c’è. Per tutta la durata delle vacanze estive, la mamma ha affittato una deliziosa casetta in campagna, sul limitare del bosco, un posto tranquillo dove potersi dedicare alla stesura del suo prossimo libro e dove Olivier possa rilassarsi nella natura e nel suo habitat naturale, il silenzio. Durante una passeggiata di esplorazione dei dintorni, incontra una ragazzina della sua età, talmente a suo agio, arrampicata su un albero, che sembra farne parte, come una fata o un folletto.
“Il bosco le apparteneva e lei apparteneva al bosco, e questo era di una naturalezza stupefacente. [...] aveva in sé qualcosa di primordiale, istintivo e inafferrabile, come fosse una propaggine vegetale dei suoi alberi, o un animale della notte.”
La bambina-albero sembra magica come una creatura del bosco, e invece è reale, si chiama Nina, è radiosa, simpatica, spontanea, chiacchierona, desiderosa di fare amicizia, l’opposto di Olivier che parla poco, non risponde alle domande, osserva e riflette. Saranno le differenze o forse le taciute affinità, ma tra i due bambini è sintonia immediata. In un attimo Nina coinvolge Olivier nelle sue faccende quotidiane: ha promesso al signor Zabarà, un uomo solitario e taciturno che vive nell’antico Podere dei Tigli, di occuparsi della sua gatta durante la sua assenza. Avanti! Regina Margot, altera ed elegante, è già pronta per il pranzo. Il Podere dei Tigli è una grande tenuta di campagna, antica, in pietra, un po’ decadente, ricoperta di edera, inebriata dal profumo di lavanda e rosmarino, baciata dal sole, ingentilita da una foresta in miniatura di erbe selvatiche, azalee e peonie rosa, svettanti iris blu, profumati gigli ed erbaccia tenace.
“Non pareva certo l’abitazione di un signore solo e anziano, però; aveva qualcosa di strano, come se fosse stato un museo che raccoglieva tutte le vite precedenti che avevano vissuto in quelle stanze. [...] C’era una strana atmosfera malinconica, mite, come di una casa disabitata da tempo.”
È proprio in questa meravigliosa proprietà che iniziano le stranezze per Olivier e Nina: sopra il cassettone accanto alla finestra compare magicamente un cappello da giardinaggio con un nastro rosa, che prima assolutamente non c’era, sgualcito dal tempo, vecchio e consunto, ma ancora profumato di aria aperta e di primavera e il pendolo dell’ingresso, fermo da anni, improvvisamente ricomincia a muovere le lancette e battere l’ora. Curiosi di immergersi in una nuova avventura ed eccitati dal brivido del mistero, i ragazzi decidono di salire di soppiatto al piano di sopra, ma Regina Margot urta alcuni soprammobili e dal doppiofondo di un portagioie di ceramica sbuca un quadernetto antico, dai fogli fragili e ingialliti e una calligrafia elegante, di quelle che non si usano più. Si tratta di una raccolta di appunti, pensieri, una specie di diario; parla di solitudine, malinconia, abbandono, di un'amica e di una nemica, di un'arcana Camera delle Meraviglie, di segreti nascosti, di un’anima racchiusa in una Scatola delle Delizie, di una enigmatica chiave arrugginita... E poi i bambini iniziano a udire una voce femminile che li richiama verso il giardino, verso il bosco, cominciano a sognare una ragazza d’altri tempi intenta a leggere e scrivere, e a sentire spifferi d’aria nei corridoi del piano superiore della vecchia abitazione, fruscii leggeri, passi lievi, “un sussurro imprigionato nel tempo”.
Quale mistero nasconde la casa in mezzo ai grandi tigli? Chi viveva in quell’isolato podere tanto tempo fa? A chi appartiene questa storia di Ritorno? Chi sta cercando di mettersi in contatto con Olivier e Nina attraverso il tempo, e perché? Quanto è difficile riuscire a conoscere le persone fino in fondo, comprese le persone che amiamo, entrare nel “giardino degli altri” e cercare di comprendere cosa c’è dentro? In un gioco di intime confidenze tra bambini, discreti confronti con gli adulti, delicati echi del passato, fughe notturne nel bosco, si dipana una trama davvero coinvolgente e si risolve un mistero che aveva bisogno di essere finalmente svelato.
Il giardino degli altri è una storia veramente originale che racchiude in sé l’amicizia, l’amore per la lettura, la passione per la scrittura, l’urgenza di raccontare dolori che segnano per sempre come l’abbandono e il rifiuto, e il desiderio di donare al mondo la propria libertà di espressione.
Che belle ed emozionanti le atmosfere tenui e acquerellate di questo romanzo... hanno aperto, nella mia mente e nel mio cuore, una magica “passaporta” con un’altra opera straordinaria, Il giardino segreto, di Frances Hodgson Burnett, del 1910, in cui la piccola Mary trova la chiave di ingresso di un misterioso giardino segreto. Anche in questo libro il giardino è sia un luogo reale sia la metafora di sentimenti a lungo imprigionati che hanno bisogno di essere riportati alla luce.
E l'incantevole descrizione del vecchio podere che nasconde un mistero dei tempi passati e il fantasma di una ragazzina desiderosa di raccontare e rivivere la sua storia, apre un portale con un altro mio libro del cuore, Quando c'era Marnie, di Joan G. Robinson (recensione QUI), del 2014, in cui una bambina sfuggente e senza tempo compare inspiegabilmente nei dintorni di una villa abbandonata e stringe una amicizia segreta con Anna, una amicizia sospesa tra realtà ed immaginazione, passato e presente, vita e morte.
Perché niente e nessuno può mettere a tacere una storia che vuole essere raccontata, nemmeno il tempo, nemmeno il passato.
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
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