Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Oggi per la rubrica Milk, Cookies&Books: libri a merenda, la nostra Anna ci porta in un luogo incantevole insieme a una famiglia speciale. Quello di cui ci parla è il primo volume della saga La casa nella prateria, di Laura Ingalls Wilder, che sicuramente molt* di voi conosceranno per il telefilm famosissimo. Beh, Anna è una grande fan del telefilm e adesso anche della serie di romanzi editi Gallucci Editore e ci racconta della sua ossessione nella recensione che segue. Scopritela e fateci sapere se anche voi ne avete una ;) A presto!
La casa nella prateria
di Laura Ingalls Wilder
Prezzo: 8,99 € (eBook) 13,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 196
Genere: narrativa per ragazzi, classici per ragazzi, bambini
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 3 dicembre 2020
In viaggio verso il Kansas con la famiglia Ingalls. La vita nella prateria è difficile e talvolta persino pericolosa, ma papà, mamma, Mary, Laura e la piccola Carrie sono felici di realizzare il sogno di una nuova vita. "Il fruscio del vento nell’erba sembrava una musica. E il canto stridulo delle cavallette faceva vibrare l’immensa prateria. Un flebile ronzio proveniva dagli alberi in riva al ruscello. Tutti quei suoni formavano un fantastico, caldo, gioioso silenzio. Laura non aveva mai visto un posto che le piacesse così tanto…"
Ok dovrò proprio confessarvelo: da quando ero bambina non ho mai smesso di guardare il telefilm americano degli anni ‘70 La casa nella prateria, della scrittrice Laura Ingalls Wilder, protagonista stessa di questa storia autobiografica opportunamente romanzata. E quando dico che non ho smesso di guardarlo mai, intendo proprio mai. In Italia la serie tv è stata trasmessa per la prima volta nel 1977 da Rai 1 passando di canale in canale, puntata dopo puntata, replica dopo replica, fino ad approdare nel 2022, senza nessuna interruzione, sul canale 27 di Mediaset. E io da brava bambina, e poi da brava ragazza, e poi da donna fuori di testa, l’ho sempre seguita e amata. Ossessionata. Ormai praticamente conosco tutte le battute e le scene a memoria. Credo di essere la sorella segreta e invisibile di Laura, Mary e Carrie Ingalls: credo proprio di essere Anna Ingalls... E sfido chiunque a dire che non è vero. Quindi questa mia recensione di oggi non è proprio una recensione a tutti gli effetti, è più una specie di sovrapposizione tra la mia convinzione assoluta di essere una delle protagoniste della saga e della serie tv e la consapevolezza disincantata di essere pazza. Inoltre preparatevi, perché questo è soltanto l’inizio di una storia di “book blogging stalking” nei vostri confronti. Mi dispiace un po’ per voi, ma la verità va detta: La casa nella prateria non è che il primo dei nove romanzi di Laura Ingalls Wilder e intendo assolutamente leggerli e recensirli tutti!
Scritti a partire dal 1935 i libri di questa saga familiare raccontano i preziosissimi ricordi della scrittrice, le peregrinazioni della sua famiglia attraverso il centro America verso il selvaggio West, per fuggire dalla povertà verso un mondo nuovo in cui ricominciare una vita serena e genuina, basata sui valori più puri dell’amore e della condivisione, del rispetto, dell’educazione e della correttezza, una vita basata sulla meraviglia della vita quotidiana, della ricchezza dei sentimenti più semplici. La scrittrice pensò di lasciare alle nuove generazioni l’avventuroso racconto di un epoca che cambiò per sempre la geografia e la storia americana, quella dei coloni bianchi e quella dei nativi cacciati e sterminati, quella che vide l’avvento delle ferrovie, del telegrafo, della fotografia, della medicina moderna, della caccia all’oro, dei divertimenti e dei tranelli della vita di città che piano piano avanzava verso la selvaggia prateria.
Questa amatissima saga è ambientata intorno al 1870 nel Nord America degli immensi territori disabitati, dei grandi e gelidi boschi del Nord, delle aride distese del Sud, degli incommensurabili spazi di infinita prateria, in quel Nord America in cui il governo regalava arbitrariamente ai coloni terreni demaniali in realtà di antichissima proprietà delle tribù indiane indigene Pellirosse, per promuovere la colonizzazione del selvaggio West. È importante ricordare, durante la lettura, che il racconto è ambientato alla fine dell’800 per non trovarsi in contrasto con alcuni aspetti della società descritta oggi totalmente anacronistici, a volte addirittura maschilisti, fastidiosi, razzisti e politically uncorrect. A partire dal ruolo dell’uomo nella famiglia: alla fine dell’800 il padre era il capofamiglia assoluto, lui solo decideva il destino della famiglia mentre la moglie doveva accettare di buon grado le sue scelte occupandosi dell’educazione dei figli con dolcezza ma determinazione, i bambini dovevano “essere visti, ma non sentiti” e gli Indiani, i nativi americani, di diritto proprietari della prateria, non erano esseri umani ma quasi fenomeni da circo, una stranezza da guardare con gli occhi dello stupore anche se sempre dall’alto in basso. Che piaccia o no questa era la mentalità dell’epoca.
La famiglia Ingalls, composta dal coraggioso e determinato padre Charles, dalla dolce ma severa madre Caroline e dalle figlie Mary timida e gentile, Carrie ancora neonata e Laura, allegra, curiosa e ribelle, è costretta dalla povertà e dal clima rigido a trasferirsi nel West in cerca di terreni fertili da coltivare, selvaggina in quantità da cacciare, di un clima mite e di un luogo da chiamare casa. Dopo un lunghissimo e avventuroso viaggio in carro tra ghiaccio, bufere di neve, fiumi in piena che quasi si portano via l’amato cane Jack, attraverso gli Stati del Wisconsin, del Minnesota, del Jowa e del Missouri, la famiglia Ingalls arriva finalmente in Kansas, nelle terre dei cowboy e in quelle espropriate alle tribù indiane e regalate per la colonizzazione ai pionieri. La prateria, uno spazio infinito, erba alta e fiori selvatici a perdita d’occhio, cielo azzurro e vento fresco, appare subito come l’Eldorado: la caccia è fiorente e i campi sono rigogliosi e promettenti di messi abbondanti.
“Ascolta Caroline. Qui c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno. Possiamo starci da re. [...] Staremo bene qui Caroline. È un gran bel paese questo. Non mi dispiacerebbe restarci per tutto il resto dei miei giorni. [...] anche quando sarà tutto colonizzato. Per quanta gente arrivi in questo paese non ci si sentirà mai soffocare [...] Laura capiva che cosa intendeva dire. Anche a lei piaceva quel posto. Le piacevano quel cielo immenso, quel vento, quella terra di cui non si vedeva la fine. Tutto lì era libertà, immensità, meraviglia.
Mentre Caroline si occupa dei pasti, del bucato e dell’educazione delle bambine e Mary e Laura esplorano il nuovo mondo con l’allegria e lo stupore che soltanto l’infanzia sa regalare, Charles inizia a costruire la casa con l’aiuto del primo amico conosciuto nella prateria, il signor Edwards, che tanto abbiamo amato nella serie tv, allegro, divertente, scanzonato e irriverente. Dal niente più assoluto Charles erige una casa e una stalla per i cavalli fatta di tronchi, porte robuste con chiavistelli, un camino, finestre con vetri acquistati in cambio di pelli nella città più vicina Independence, a quattro giorni di viaggio in carro, letti di legno e paglia, un tavolo con una bella tovaglia scacchi rossi, delle sedie fatte con tronchi d’albero, un pozzo e un orto. E conclusi i lavori, che durano all’incirca metà libro, finalmente “fu una sera lieta e serena. Faceva piacere avere un bel fuoco nel camino [...] C’era una allegra tovaglia sul tavolo, la pastorello di ceramica scintillava sulla mensola del camino e alla luce delle fiamme il pavimento nuovo mandava riflessi dorati. Fuori la notte immensa era piena di stelle. Papà stette a lungo seduto sulla soglia a suonare il violino. Suonava per mamma, per Laura e per Mary, che erano in casa; e anche per la notte e le stelle, fuori.”
La vita nella prateria però nasconde anche molte sorprese e molti pericoli: branchi di lupi affamati da cui difendersi, indiani saccheggiatori e poco amichevoli da accondiscendere, un grande incendio da domare, la febbre malarica che rischia di sterminare l’intera famiglia, uno spaventoso raduno di tribù indiane sul piede di guerra contro i pionieri bianchi. Le disavventure per la famiglia Ingalls purtroppo, però, non finiscono qui. Governo americano e tribù indiane sono ancora ben lontane dal trovare un accordo circa la spartizione dei territori e la definizione dei confini e delle regole di pacifica convivenza. E dopo soltanto un anno dallo stanziamento nella prateria Laura, le sorelline, i genitori, i cavalli e il cane sono costretti a radunare le poche cose trasportabili sul carro e riprendere il cammino alla ricerca di un nuovo posto in cui cercare la meritata felicità.
“Erano lì tutti insieme, ben sistemati per passare la notte sotto la volta stellata del cielo. Il carro coperto era di nuovo la loro casa.”
Avrei ancora tantissime cose da aggiungere, prima fra tutte il confronto tra il libro e la serie tv, ma in realtà la meravigliosa saga televisiva inizia con il racconto delle vicende del terzo libro, quindi lascerò queste considerazioni quando vi parlerò di Sulle rive del Plum Creek.
Se siete interessati ad accompagnarmi in questa grande avventura con Laura Ingalls, ecco i titoli di tutti i nove libri pubblicati da Gallucci Editore: Nei grandi boschi del Winsconsin, La casa nella prateria, Sulle rive del Plum Creek, Sulle sponde del Silver Lake, Il lungo inverno, Piccola città del West, Gli anni d'oro, I primi quattro anni, Storia di Almanzo.
Per il momento è tutto... al prossimo capitolo di La casa nella prateria! Vi aspetto.
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
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