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sabato 2 ottobre 2021

Recensione: "La principessa sposa" di William Goldman (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor* e buon weekend! ^^
Oggi arriva una nuova recensione, quella de La principessa sposa, a cura di Eleonora. Da questo romanzo è nato anche un film molto conosciuto, un classico del fantasy amatissimo. Ma il libro sarà alla stessa altezza? Leggete la recensione per saperne di più e fateci sapere nei commenti se lo avete letto e cosa ne pensate! A presto! ;)

La principessa sposa
di William Goldman

Prezzo: 19,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 512
Genere: fantasy
Editore: Marcos y Marcos
Data di pubblicazione: 30 giugno 2021

Un celebre sceneggiatore cerca disperatamente una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Vorrebbe regalarlo al figlio annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando l'agguanta, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la "parte buona". La magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C'è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c'è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l'atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura - arricchito da brillanti "fuori campo" dell'autore - l'incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. Si corre a trecento all'ora su un terreno tutto nuovo che abbraccia classico e stramoderno, fiabesco e farsesco, ironico e romantico. Edizione speciale con centocinquanta pagine inedite. Prefazione di Cristiano Cavina.

Ripetiamo tutti insieme: “devo evitare di comprare libri a scatola chiusa solo perché la copertina mi piace”. Quando ho visto “La principessa sposa” in libreria sono stata subito colpita dalla copertina e dopo aver dato una scorsa al breve trafiletto sul retro del libro l’ho preso, ahimè non si è rivelata la scelta più felice che potessi fare. Di base l’idea di questo libro, bisogna ammetterlo, è geniale, uno scrittore si inventa un libro bestseller, si inventa una nazione con un popolo di cui fa parte l’autore del libro, Morgenstern, si inventa che di quel libro ci sono i sequel, un film, dei musei dedicati (e Goldman li va a visitare) e pure un’associazione dedicata alla memoria e al lavoro dell’autore (con tanto di ufficio legale), e si immagina che essendo quel libro il suo preferito ma decisamente troppo troppo lungo, prende spunto da una lettura che ne aveva fatto suo padre quando da piccolo lui era malato e ne scrive una versione ridotta usufruibile a tutti per l’anniversario dalla prima pubblicazione. Quella che noi ci ritroviamo tra le mani dunque è la sua versione del romanzo, riveduta, corretta e all’ennesima ristampa, oggetto di almeno tredici cause legali intentate dall’associazione del “vero autore”. Praticamente i vari prologhi, introduzioni, prefazioni e ringraziamenti che ci sono a nome di William Goldman (si sono più di uno) sono anch’essi parte della storia. Sono LA storia, di fatto. Il racconto della Principessa sposa, per quanto occupi circa due terzi del libro, obbiettivamente è riassumibile e riassunto efficacemente sulla quarta di copertina in ben tre frasi.
La trama principale sostanzialmente parla della più bella ragazza del mondo, Buttercup, risiedente a Florin (paese d’origine di Morgenstern), che dopo aver tragicamente perso il suo Vero Amore, Westley, si riduce a statua di sale emotiva e viene, sotto ricatto ma neanche troppo, promessa in sposa al principe Humperdink, il quale però non potendo sposare la prima venuta decide di nominarla Principessa di un non meglio precisato pezzo di terra. A causa di macchinazioni varie Buttercup viene rapita per essere uccisa da una triade di criminali, di cui due sono i mascalzoni meno mascalzoni sulla faccia della terra, viene rapita nuovamente da un pirata e infine fa ritorno sotto la custodia di Humperdink. Quest’ultimo, nell’attesa delle nozze con la principessa, pianifica loschi progetti e autorizza esperimenti non proprio leciti su un personaggio non definibile in questa sede; Buttercup nel frattempo sogna ad occhi aperti. Tutto alla fine si risolve in maniera rocambolesca e il povero disgraziato lettore si ritrova ancora più confuso di quando ad inizio libro doveva far fronte all’inventiva parabolica di Goldman. La parte che ho apprezzato maggiormente è stato il contorno alla storia “vera e propria”, tutto il contesto inventato, delle cause legali, del nonno che per stupire il nipote lo porta a fare un vero e proprio pellegrinaggio alla memoria di Morgenstern, le apparizioni di Stephen King talvolta come angelo aiutante talvolta come bastone fra le ruote e gli sporadici inframmezzi di Goldman che interviene nel racconto per spiegare “cosa ha tagliato e perché” o solo per esprimere il suo pensiero. Queste parti sono tutte caratterizzate da un’ironia sarcastica e un po’ da “galletto” e sono quello che spinge piacevolmente alla continuazione della lettura. Ho trovato poi che in questo romanzo personaggi come Inigo e Fezzik (i due teneri mascalzoni) sono caratterizzati meglio rispetto a Buttercup, a Westley ed a Humperdink che dal punto di vista caratteriale hanno un tratto evidente e per il resto risultano abbastanza poco rifiniti, seppur la loro storia sia narrata in lungo e in largo; se sia una cosa voluta o meno, non saprei dirlo, però avrei preferito un minimo di profondità in più. 
Fezzik probabilmente è la figura migliore dell’intero racconto
, un gigante buono e decisamente sciocco con una passione per le rime, che si scusa sempre ogni qual volta deve usare la sua forza sovrumana, fa una tenerezza incredibile. In quello che viene definito racconto inedito “Buttercup’s baby” il suo ruolo raggiunge l’apice come babysitter e guardia del corpo allo stesso tempo. La vicenda sentimentale che vede coinvolti Buttercup e il suo Vero Amore si può riassumere come “tanto fumo e poco arrosto”; c’è, tutti ne parlano e tutti la cercano, ma alla fine non si capisce su che presupposti si fondi e su che basi prosegua, un po’ stile principesse Disney della vecchia scuola senza ottenere però gli stessi risultati. Nota dolente è Buttercup’s Baby, anche qui la situazione si salva (in extremis) per la cornice inventata da Goldman riguardante la creazione o meglio la riduzione dell’inedito, anche se in questo caso ha fatto un po’ dei pasticci, e per Fezzik. Giustamente e furbescamente la colpa del risultato un po’ confusionario è solo e soltanto di Morgenstern, Goldman si è limitato a salvare il salvabile. Si potrebbe quasi dire che questo romanzo sia nato per essere un copione di un film, la trama principale è semplice e i personaggi così poco rifiniti che c’è molto spazio per adattamenti e modifiche, la prosa con cui è scritto sembra quella di un libro per ragazzi, molto semplice e diretta, non fosse che nelle parti di commento “aggiunto” partono fuochi d’artificio sia d’inventiva che di trama. Difficile dare un voto ad un libro del genere che mischia soluzioni fantastiche con il banale (troppo banale), alla fin fine si è rivelato parecchio sottotono rispetto a quello che mi aspettavo e per me può essere una lettura adatta per ragazzi ma niente più.
Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

2 commenti:

  1. Ho visto il film! Non sapevo ci fosse il libro ma a quanto pare non credo ne sentirò la mancanza xD

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    Risposte
    1. Questo a parer mio è uno dei pochi casi in cui si può dire: è meglio il film😅
      Eleonora

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