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sabato 8 gennaio 2022

Recensione: "Il Romanzo della Foresta" di Ann Radcliffe (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*, buon weekend! ^^
Oggi la nostra Eleonora ci parla di un grande classico della letteratura gotica, "Il Romanzo della Foresta" di Ann Radcliffe, che, ahimé, non l'ha per niente conquistata. Scoprite perché il romanzo non si è dimostrato all'altezza di altri classici del gotico e fateci sapere se avete letto il libro e cosa ne pensate voi. A presto! ;)

Il Romanzo della Foresta
di Ann Radcliffe

Prezzo: 7,99 € (eBook) 19,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 415
Genere: classico, gotico
Editore: Elliot
Data di pubblicazione: 28 novembre 2019

Una carrozza lanciata a tutta velocità nella notte termina la sua corsa tra le rovine di un’antica abbazia nel sud della Francia, nel folto di una foresta, dove un inconsueto gruppo di fuggitivi trova finalmente riparo. Pierre e Constance De la Motte, nobili decaduti, si nascondono dalla legge e dai creditori; la giovane Adeline, la loro misteriosa protetta, si è unita ai De la Motte lungo la strada, consegnata da un manipolo di banditi. Il sollievo per il nuovo rifugio dura fino al giorno in cui il proprietario di quei boschi, l’ambiguo marchese di Montalt, mette gli occhi sulla ragazza. Tra la scoperta di sinistre reliquie del passato, incubi ossessivi e l’eco di un crimine commesso tra le mura dell’abbazia, Adeline comincerà a credere che il suo protettore sia coinvolto nei piani del marchese. Il romanzo della foresta apparve con clamore nel 1791 e diventò il libro con cui tutti i grandi del XIX secolo letterario dovettero confrontarsi: fu d’ispirazione per Jane Austen, John Keats, Mary Shelley, Honoré de Balzac, E.A. Poe, Charles Dickens e Wilkie Collins. Un romanzo pioniere del genere gotico, che con la cura di Massimo Ferraris è qui proposto in una nuova traduzione, la prima integrale in italiano.

Parliamo oggi di grandi aspettative deluse; che tristezza! Nello specifico la recensione di oggi riguarderà “Il Romanzo della Foresta” di Ann Radcliffe, scrittrice del 1800, tra le più importanti autrici della narrativa horror e in particolare del racconto gotico, nota soprattutto per la sua opera “I misteri di Udolpho”. Il titolo di oggi dovrebbe rientrare a pieno titolo nella seconda categoria per alcuni suoi tratti caratteristici come ad esempio l’iniziale ambientazione della storia in una dimora abbandonata e in rovina nel mezzo della foresta, la figura della povera giovane indifesa perseguitata dal seduttore privo di principi e morale e dalle tinte fosche e delittuose che quest’ultimo compie, o è disposto a compiere, per raggiungere i suoi scopi. Ora, ammetto che come prima cosa sono stata attirata dalla copertina, un esempio magnifico di grafica libresca, poi dando una sbirciata alla trama sul retro ho visto una, oserei dire, esaltante opinione nientemeno che di Jane Austen sul romanzo e non ho potuto lasciarlo sugli scaffali della libreria. Forse però stava meglio dove l’ho trovato, magari avrebbe trovato qualcuno che lo avrebbe apprezzato maggiormente. La storia parte anche bene, per quanto un filino assurda: una coppia costretta a scappare da Parigi per evitare la prigione dei debitori, si ritrova a fare la conoscenza di due malviventi che, dopo aver fatto la voce grossa, li lasciano andare con la promessa che si occupino di una giovane ragazza abbandonata dal padre, Adeline. I tre, accompagnati da qualche membro della servitù, trovano rifugio in una dimora abbandonata nel mezzo di una foresta ma nel villaggio vicino, dove il fedele Peter va a fare provviste, parlano di una dimora infestata a causa di un delitto che si sarebbe perpetrato al suo interno, per questo motivo all’inizio sono tutti un po’ restii a stabilirvisi, ma, vista la precarietà della loro situazione, meglio un rifugio forse infestato che nessun rifugio. Dopo qualche tempo i tre fuggitivi vengono raggiunti dal figlio dei due coniugi, Lucas, preoccupato per la sorte dei genitori, e per un caso fortuito anche dal Marchese, proprietario dell’antica dimora, con il suo seguito, di cui fa parte anche Theodore, un giovane soldato, che così come il Marchese e Lucas, appena posa lo sguardo su Adeline, se ne innamora perdutamente. A questo punto inizia tutta la serie di assurdi e torbidi eventi che vede protagonista la giovane orfana ma che ovviamente condurrà ad un lieto fine, talmente lieto che è quasi troppo.

Nel caso non si fosse capito la lettura di questo libro è stata per me molto molto dilazionata e parecchio ostica. Non mi è piaciuto quasi niente a partire dall’aspetto gotico del romanzo che ho ritrovato solo in parte, letteralmente. Le tinte fosche che mi aspettavo sono presenti solo nella prima sezione del romanzo, e se devo essere sincera non sono nemmeno così fosche; avendo letto altri romanzi gotici classici, come quelli di Mary Shelley e di Bram Stoker, ho trovato che Il Romanzo della Foresta non regge per nulla il confronto con le opere di questi autori. Sì, la dimora è in rovina, e sì, è nel bel mezzo della brutta e oscura foresta, ma pare che con quattro colpi di spugna e qualche rammendo gli inquilini abusivi la riportino ai suoi antichi splendori e così la casa arroccata diventa quasi una pregevole villa di campagna con tutti gli agi e i comfort necessari ad un sereno soggiorno. Sorvoliamo sulla seconda parte del romanzo che è tutta un mancamento, un cedimento di nervi e un piagnucolio continuo; arriviamo quindi alla terza parte, un idillio campestre a confronto è quasi scialbo, tutto è talmente pervaso da un alone di grazia, bontà e virtù varie che a momenti verrebbe da chiamare il dentista; l’unico risvolto interessante l’ho trovato verso la fine del romanzo quando in sede di tribunale vengono svelati tutti i piani malvagi del caro Marchese, a cui devo dire non manca certo l’inventiva.

Altra grande pecca: i personaggi, sono tutti o super buoni o super malvagi, ogni tanto capita qualcuno di traviato nell’animo ma in realtà poi viene svelato come una povera pecorella smarrita, c’è una distinzione troppo netta tra buoni e cattivi tanto che alla fine tutto diventa quasi piatto e monotono, pure il cattivo alla fine si pente delle sue azioni e benedice tutti in un primo e ultimo slancio di benevolenza…

Adeline poi, l’ho trovata insopportabile, non un difetto fisico o morale, buona, casta e pura fino alla santità, tutte le sfortune le ha lei, tutti che si innamorano a prima vista di lei, romanticamente o platonicamente, e lei che fa più o meno tutto il tempo? Si dispera della sua sorte, pensa a colui per il quale si è presa una cotta, salvo poi ritrattare, perché sia mai, ammettere che potrebbe piacerle è troppo poco virtuoso (e non stiamo parlando di pensieri impudichi ma semplicemente di “oh quanto è carino”), oppure si diletta componendo sonetti e poesie, ispirati alla tragica sorte sua o del suo amore, e facendo lunghe passeggiate per verdi prati e rigogliose stradine di campagna pensando e rimuginando alle varie disgrazie che le ha presentato la sua esistenza. Bah, alla fine dei giochi posso dire di aver trovato il suo personaggio decisamente troppo stucchevole e lezioso (così come molti molti altri).

Una nota positiva e un po’ guizzante, dopo l’immane fatica di avere a che fare con personaggi così nobili e puri d’animo, è stato appunto il capitoletto in cui si sono decise le sorti per l’happy ending, in cui sono stati svelati tutti i complotti e gli intrighi organizzati dal mefistofelico Marchese ai danni di Adeline e della sua famiglia di origine e dove si è finalmente fatta un po’ di giustizia, di quella giudiziaria intendo.

Per quanto questo libro non mi sia piaciuto quasi per niente e sia stato veramente, veramente tortuoso arrivare fino alla fine, questa volta non darò un voto oltre al mio parere personale, perché Ann Radcliffe è un’autrice a livello di Jane Austen o delle sorelle Brontë nel suo campo di scrittura e, sinceramente, chi darebbe un voto ad opere come Orgoglio e Pregiudizio, Cime tempestose o Jane Eyre? Mi limiterò semplicemente a dire che questo libro è stato tra i più innervosenti che io abbia letto fino ad adesso.

Eleonora


Photo credit: @eleonoranicoletto

1 commento:

  1. Un po' mi ispira.
    Ma, se devo essere sincera, ho paura che finirei con il pensarla esattamente come te: ho una sensibilità spiccatamente moderna e, per quanto adori il genere gotico... temo di preferire (di gran lunga) quello contemporaneo! XD
    Vistose eccezioni letterarie a parte, si capisce! :)

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