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venerdì 15 aprile 2022

Milk, Cookies&Books: libri a merenda - "Archie, il bambino che parlava agli elefanti" di Lluis Prats (a cura di Anna)

Buon pomeriggio, lettor*!
Oggi la nostra Anna ci porta in Africa con la recensione di Archie, il bambino che parlava agli elefanti, di Lluis Prats, autore di Hachiko. Il cane che aspettava. Una storia bellissima ma anche straziante, che ha amato tantissimo ma che l'ha fatta anche soffrire un po'. Una storia per ragazzi che parla di Natura, amicizia e molto altro. Scopritela nella recensione e fateci sapere cosa ne pensate. A presto!

Archie, il bambino che parlava agli elefanti
di Lluis Prats

Prezzo: 9,99 € (eBook) 16,50 € (cop. rigida)
Pagine: 224
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 8 febbraio 2022

Kenya, 1947. Archibald Arthur Cunningham vive a Kericho, in Africa, dove i genitori sono proprietari di una fiorente piantagione di tè. Ha solo cinque anni quando in un villaggio vicino viene al mondo un'elefantina. Un evento straordinario, che cambierà le sue giornate: dopo il primo sguardo, tra i due nasce un'amicizia fatta di giochi, avventure e musica. Archibald diventa così lo mtoto anayeongea na tembo, il bambino che parlava agli elefanti. Quando sei anni dopo la famiglia Cunningham è costretta a tornare in Inghilterra, la separazione è dolorosa sia per il ragazzino sia per l'elefantessa. Passa molto tempo, e la vita porta Archibald sempre più lontano da Jumbo, eppure il loro legame non si interromperà mai: né i cambiamenti di continente né i molti colpi di scena dell'esistenza riusciranno a cancellare il sentimento che lega un ragazzo e un'elefantessa, l'uomo e la natura. Lluís Prats, con la sua narrazione schietta e magica al tempo stesso, dà vita a due personaggi indimenticabili. La storia di Archibald rimarrà impressa nell'immaginario di ogni lettore disposto ad aprire il suo cuore alla natura e alla libertà.

Odio questo libro
. Lo odio perché fa male. Lo odio perché è doloroso. Lo odio perché ti fa urlare di rabbia e piangere tutte le tue lacrime. Amo questo libro. Lo amo perché ti rapisce. Lo amo perché è commovente. Lo amo perché sa mostrarti i sentimenti più puri, quelli che solo gli animali sono in grado di provare e donare. Basta una sola parola per descrivere questo romanzo: meraviglioso. È vero, ha suscitato in me sentimenti contrastanti, ma come per tutte le esperienze che smuovono la coscienza, l’anima e le budella... ne è valsa la pena. Archie, il bambino che parlava agli elefanti rimarrà per sempre impresso nel mio cuore. Ma bisogna essere preparati, ecco. Perché questo struggente romanzo nasce dalla penna di Lluis Prats, autore del libro vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2018 Hachiko. Il cane che aspettava, da cui è tratto il film del 2009 interpretato da Richard Gere... ed è allo stesso modo strappalacrime. Sinceramente non mi sento così sicura di consigliare questa storia a un pubblico di giovani lettori e personalmente ringrazio il cielo di non essermi imbattuta in una storia così drammatica quando ero ragazzina, ne sarei rimasta traumatizzata. Ma alcune amiche mi hanno fatto riflettere sul fatto che i ragazzi di oggi sono molto diversi da quelli della mia generazione, sono più maturi, consapevoli della realtà che ci circonda e dei grandi drammi che hanno caratterizzato la storia di paesi come l’Africa di Archie e Jumbo, l’elefantessa protagonista di questa storia, un continente che ha subito secoli di colonialismo, tratta degli schiavi, sfruttamento delle risorse, bracconaggio e violente rivolte. E i ragazzi di oggi sono anche molto più informati di storia e politica internazionale, e sono attivi e attenti ad argomenti come il rispetto per la Natura e la protezione degli animali.

Rimango convinta che questo avvincente romanzo non sia adatto ai ragazzi più sensibili ma che farà innamorare i giovani adulti che apprezzeranno la spettacolare ambientazione nelle verdeggianti regioni del Kenya, le descrizioni dei meravigliosi animali africani liberi e selvaggi e gli inaspettati e sorprendenti tocchi di magia, e che potranno forse trovare ottimi spunti di riflessione e di dialogo con gli adulti di riferimento con cui sono certa sentiranno la necessità e la voglia di confrontarsi.

Kenya 1947. Nella lussureggiante cittadina di Kericho il piccolo Archibald Arthur Cunningham, figlio dei proprietari di una piantagione di tè, vive felice a contatto con la natura incontaminata e con gli animali e in completa comunione con le tradizioni e la cultura dei nativi. Archie corre scalzo per i sentieri polverosi, gioca con i bambini di Kapsoit, il piccolo villaggio che ospita il suo ricco bungalow, parla la lingua swahili e si sente un vero Kalenjin keniota. Ha solo cinque anni quando un evento magico, che avviene straordinariamente sotto i suoi stessi occhi, cambierà l’intero corso della sua vita: all’ombra di un baobab, ai margini del villaggio, viene al mondo un'elefantina. Tra i due è amore a prima vista, trascorrono insieme ogni attimo delle loro giornate, rincorrendosi fin sotto le zampe dei pachidermi del branco, passeggiando lungo il torrente, giocando in acqua, rilassandosi all’ombra della grande pianta di bougainvillea e dedicandosi alla dolce musica del pianoforte suonato dal bambino. Archie viene soprannominato mtoto anayeongea na tembo, il bambino che parlava agli elefanti e il bimbo dà un nome all’elefantina, Jumbo, rendendola così “sua”.

“Archie pensava che non si poteva essere più felici che a cavallo di una elefantessa che ti proteggeva e ti insegnava quali erano le cose importanti della vita”.

La situazione politica in Kenya però si complica e la famiglia Cunningham è costretta a tornare in Inghilterra. L’addio è straziante: “Non sapeva come spiegarle che non avrebbero più passeggiato per i sentieri polverosi, non avrebbero più fatto battaglie con l’acqua, non avrebbero più fatto il bagno nelle pozze e... non ce ne fu bisogno perché l’elefantessa lo aveva intuito. Lo afferrò con la proboscide e se lo tirò vicino in un abbraccio lungo e intenso... Archie le infilò sulla zanna il suo braccialetto rosso... non togliertelo mai così al mio ritorno potrò riconoscerti”.

Da questo commovente saluto le vite dei due protagonisti si separano. Archie sarà educato in un prestigioso collegio della grigia e monotona Londra, circondato da giovani rampolli dell’alta società pronti a tutto per emergere, più feroci dei leoni della savana. Diventerà un uomo sentendosi un estraneo nella sua stessa famiglia, sviluppando idee anti-patriottiche e sovversive contro la politica di colonialismo del Commonwealth, contro l’inettitudine della monarchia, contro la barbarie dei ricchi europei dediti alla caccia e al bracconaggio, contro la ricchezza ottenuta con il sangue degli innocenti, per sempre attanagliato dal Mal D’Africa e dalla nostalgia per Jumbo, di cui non riceverà mai più notizie. Eppure totalmente incapace di prendere l’unica decisione in grado di riportarlo davvero in vita: tornare in Africa.

Non sapete quanti insulti gli ho lanciato mentre leggevo della sua nostalgia, della sua vita sprecata a Londra proprio mentre Jumbo aveva più bisogno di lui... Jumbo tornerà ogni giorno a cercare il suo piccolo amico all’ombra della bougainvillea, finché tragici eventi la vedranno costretta a prendere il posto della madre come matriarca e occuparsi della sicurezza e della sopravvivenza del branco. La sua vita sarà un inferno: conoscerà il dolore e la siccità, soffrirà la fame, scoprirà poteri magici straordinari che però nulla potranno per salvarla dallo sradicamento, dalla prigionia, dalla deportazione, dallo sfruttamento e dalla tremenda barbarie degli uomini. E sullo sfondo, in mezzo alla rigogliosa piantagione di tè a Kericho, una magica pianta di fiori purpurei, la bougainvillea da sempre abbarbicata alle pareti del bungalow dei Cunningham, continuerà negli anni a rimanere saldamente aggrappata al portico sotto il quale Archie suonava e Jumbo ascoltava rapita la musica del suo pianoforte. Smetterà di germogliare e di fiorire per la tristezza, seccherà per la solitudine e il dolore eppure non verrà mai permesso a nessuno di eliminarla e sradicarla, nella speranza che la Natura possa compiere su di lei il suo incantesimo...

Ma è davvero tutto perduto?

Animali parlanti che sembrano superare le barriere del tempo e dello spazio, magie sorprendenti come solo la Natura incontaminata può regalare, paesaggi indimenticabili dai colori vibranti dell’Africa più selvaggia, musica e colpi di scena fanno rimanere il lettore letteralmente incollato alle pagine in attesa della risposta all’unica domanda: ma è davvero tutto perduto? A voi scoprirlo.

“La natura è saggia... gli elefanti hanno ricevuto da Dio il compito di badare al continente, di disperdere i semi, di ripulire i boschi dai cespugli e di aprire pozzi d’acqua per uomini e bestie... malgrado l’avidità e le violenze che distruggevano le foreste, se alla fine fosse rimasto un solo elefante, anche uno solo, avrebbe continuato a percorrere la savana diffondendo la vita in tutta l’Africa”

Curiosi di scoprire le “passaporte” che ho trovato in questo romanzo? Ci sono diversi punti di incontro, somiglianze tra aneddoti, personaggi e luoghi descritti in Archie, il bambino che parlava agli elefanti che rimandano, come fossero dei portali magici, ad altri libri e opere che ho amato.

Prima “passaporta” fra tutte: La mia Africa, romanzo autobiografico della scrittrice Karen Blixen del 1937, uno splendido libro diverse volte citato da Archie e dalla madre, che lo considerano come un rifugio emotivo nei momenti di inconsolabile nostalgia del passato e di Mal D’Africa. La stessa scrittrice e baronessa compare in Archie, il bambino che parlava agli elefanti come un vero e proprio personaggio della trama con il suo romanzo, le sue avventure in Kenya e il suo ruolo di confidente epistolare di Archie adulto.

Impossibile poi non citare la “passaporta” con Dumbo, un classico Disney del 1941, basato sulla storia scritta da Helen Aberson per il prototipo di un nuovo giocattolo e da cui Archie trae ispirazione per dare il nome di Jumbo, come la madre di Dumbo, all’elefantina sua migliore amica. Proprio come in questo romanzo anche Dumbo, la madre e altre elefantesse sono prigionieri in un circo, costretti a esibirsi in spettacoli che sono la vergogna per ogni essere umano.

E infine una straordinaria “passaporta” con la realtà, che in rari casi ci sorprende regalandoci eventi che superano in grandezza ogni nostra fantasia: è il caso di Paul Barton, artista e musicista che vive in Thailandia e dal 2011 dedica la sua vita alla musica suonando il pianoforte per allietare gli elefanti traumatizzati da un difficile passato fatto di malattia, paura, fuga e schiavitù e finalmente restituiti al loro habitat naturale in una riserva gestita dalla fondazione Elephant’s World. (immagine: Paul Barton/Youtube). Una storia di amicizia, rispetto ed empatia davvero commovente che unisce una realtà degna di essere raccontata e una storia di fantasia come quella di Archie in cui la musica diventa il sottofondo di un legame magico tra uomo ed elefanti, il riscatto di una vita e la celebrazione della speranza.

Odio questo libro perché mi ha squarciato il cuore in migliaia di piccoli pezzi, disperdendoli lungo i rossi sentieri della Rift Valley. Ma contemporaneamente lo amo perché una proboscide gentile ne ha raccolto ogni singolo pezzo perduto nelle vaste e ariose pianure del Kenya, sotto le grandi fronde dei baobab, nelle pozze fangose, lungo le piste dei leoni e dei leopardi e ha ricomposto con cura e amore il mio cuore, cullandolo all’ombra di un'eterna bougainvillea, accarezzandolo con le dolci note di una sonata per pianoforte...

Grazie alla casa editrice Rizzoli e a Claudia Fachinetti per la copia omaggio in cambio di una onesta recensione.


Anna


Photo credit: @anna_bookfantasy

2 commenti:

  1. Ciao Anna!
    Mi incuriosice molto questo libro, come sai di recente ho letto "Il viaggio dell'elefante" di Saramago e sono rimasta affascinata da questo animale. Se dovessi trovare una passaporto tra i due libri ti direi sicuramente il rapporto tra elefante e uomo, anche se si sviluppa in maniera diversa perché nel libro di Saramago il rapporto esiste già e si manifesta durante il viaggio che viene narrato. Sicuramente poi il libro di Saramago è meno traumatico e il modo in cui l'elefante manifesta la sua sensibilità e umanità è diverso, non è magico, ma forse per questo è ancora più interessante :)

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  2. Grazie Babuska interessante il libro che hai letto! E anche la tua recensione 👍🏻❤️

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