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lunedì 13 giugno 2022

Recensione: "Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio. La spada dei Sanada" di Camille Monceaux (a cura di Eleonora)

Buongiorno e buon inizio settimana! ^^
Oggi Eleonora ci parla del secondo volume delle Cronache dell'Acero e del Ciliegio, La spada dei Sanada. Aveva molto apprezzato il primo libro ma il secondo un po' meno. Scoprite perché nella recensione e fateci sapere la vostra nei commenti ;) A presto!

Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio. La spada dei Sanada
di Camille Monceaux

Prezzo: 15,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 420
Genere: fantasy storico
Editore: L'ippocampo
Data di pubblicazione: 12 maggio 2022

"La spada dei Sanada" è il secondo tomo delle Cronache dell'acero e del ciliegio, la tetralogia giapponese di Camille Monceaux, iniziata con "La maschera del Nō". L’autrice riporta il giovane lettore in quest’epoca remota, affascinante quanto concitata. Ichirō è faticosamente riuscito a fuggire da Edo, ma è a pezzi: la scomparsa di Hiinahime lo ha devastato e ora si ritrova di nuovo a dover ripartire da zero. Trascorrerà l’inverno nascosto in un remoto tempio in compagnia di Shin, il suo inseparabile amico, ma nessuno può sfuggire troppo a lungo al proprio passato. Ichirō è sempre deciso a vendicare la morte del maestro che gli ha fatto da padre e al tempo stesso intende esaudire il suo ultimo desiderio: restituire cioè una misteriosa spada a un potente signore di Osaka. Per riuscirci Ichirō si unirà al clan dei Sanada e parteciperà alle sanguinose battaglie della guerra civile che sta dilaniando il Giappone. Nella fortezza eretta dagli avversari dello shogun per opporsi alla sua tirannia, sta per compirsi il destino del ragazzo.

Eccoci qui con il nuovo e tanto atteso secondo capitolo della quadrilogia delle Cronache dell’Acero e del Ciliegio. Il primo libro di questa serie, a suo tempo, mi aveva entusiasmato, sia per lo stile narrativo dell’autrice sia per come aveva sviluppato trama e personaggi, e non vedevo l’ora di continuare a leggere delle (dis)avventure del giovane Ichirō. Le mie aspettative per questo volume erano alle stelle, purtroppo però durante la lettura mi è decisamente mancato qualcosa. La storia riprende più o meno da dove eravamo rimasti ne La Maschera del No, Ichirō e Shin sono scappati dalla città di Edo lasciandosi alle spalle nient’altro che morte e desolazione; Hiinahime è data per morta e il loro vecchio amico Daichi per disperso. Feriti e fuggiti con quello che indossano e poco altro, i due ragazzi si ritrovano a dover sopravvivere alle intemperie e al gelo dell’inverno sempre più imminente, senza la prospettiva di trovare un riparo, con le provviste che scarseggiano sempre più e con la certezza, da parte di Ichirō, di dover sfuggire anche ad Akemi, la perfida e inesplicabile donna che dal primo libro lo tiene sotto controllo e lo segue con l’intenzione di venderlo a qualche sua conoscenza. 

È in questa situazione al limite della sopravvivenza che entra in scena Seiren, ninja novizia, reietta del suo clan e al soldo proprio di Akemi, per la quale nutre un profondo rispetto che rasenta quasi la venerazione. La ragazza e Ichirō, proprio per via dei loro legami con la donna, immediatamente nutrono diffidenza, sospetto e anche rancore l’uno nei confronti dell’altra, e sebbene l’arrivo della ninja si sia rivelato fondamentale per la loro sopravvivenza i suoi segreti e il suo caratteraccio non favoriscono sicuramente l’aggregazione del gruppo. Prima dell’arrivo di Seiren, Ichirō e Shin avevano fatto tappa, nella loro peregrinazione, alla vecchia casa del giovane samurai in erba, lì avevano (ri)trovato una spada leggendaria con un ultimo messaggio del maestro di Ichirō che affidava al ragazzo una missione estrema; così, dopo aver a fatica convinto Seiren ad assecondarli, i due ragazzi decidono di seguire le ultime volontà del maestro. Dopo tutta una serie di peripezie e intoppi sul cammino, i tre viandanti giungono a destinazione; seguendo infatti a ritroso il percorso della spada leggendaria di Muramasa, arrivano nella città di Osaka, territorio del clan Sanada, originario possessore della spada e ultimo baluardo ribelle contro Hattori Masashige, l’usurpatore e sanguinario generale che ha messo sotto scacco l’intero paese. I tre ragazzi entrano a far parte del clan ribelle e lì ognuno di loro ha modo di “ritornare alle origini” prima che ogni certezza e parvenza di normalità sia loro strappata via nuovamente.

Se Camille Monceaux nel primo libro ha saputo creare una storia emozionante, con un ritmo coinvolgente e narrata con un stile molto delicato ed evocativo, in questo secondo volume non ha saputo, a mio parere, ricreare quella magia che teneva il lettore incollato alle pagine; se lo stile è rimasto lo stesso non si può dire del ritmo e delle emozioni che la storia ha creato. Possiamo dividere questo romanzo in tre parti: i primi tre capitoli (compreso il prologo), gli ultimi cinque/sei capitoli e tutta la parte centrale; inizialmente la storia riprende da dove eravamo rimasti e ancora si sente l’influenza del primo libro con tutta la sua bella carica emotiva appresso, nelle pagine finali l’autrice ha raggruppato in fretta e furia tre o quattro colpi di scena ed eventi importanti per i prossimi romanzi, che probabilmente potevano essere ampliati e approfonditi un pochino, mentre nella parte centrale, per gran parte del romanzo, i tempi si dilatano, l’azione languisce e in generale tutta la storia si fa molto lenta e ripetitiva, tanto che risulta difficile andare avanti. Sostanzialmente il tutto si può riassumere in: “i tre viaggiano, sostano, incontrano imprevisti, si rimettono in viaggio, sostano”. Capisco che era necessaria una sezione del romanzo del genere, sia per motivi logistici che per permettere a Ichirō, Shin e Seiren di conoscersi, legare tra loro e con quelli che li circondano però l’ho trovata eccessivamente lunga e preponderante all’interno della storia nel suo complesso, soprattutto se si paragona il primo volume con il secondo. Il viaggio che compiono i protagonisti è un viaggio fine a se stesso per arrivare da A fino a B, non nasconde una lezione, una crescita o anche solo una sorta di viaggio spirituale che porti Ichirō ad affrontare i suoi demoni; non so tutto questo percorso mi ha trasmesso una sensazione di “piatto” che non mi ha entusiasmato del tutto.
Ci sono stati ovviamente aspetti che mi sono piaciuti, come un maggior approfondimento dell’organizzazione della società quando si tratta di capi clan, guerrieri e in minima parte anche della posizione delle donne all’interno delle alte cerchie del clan, ma purtroppo questo libro si è rivelato quello che molti secondi volumi sono: nient’altro che un ponte che collega una parte della storia all’altra.

Eleonora



Photo credit: @eleonoranicoletto


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