Buongiorno, lettor* caffeinomani! ^^
Oggi la nostra Melz ci parla di uno dei libri più amati di TJ Klune, La casa sul mare celeste, una storia delicata che parla di diversità e molto altro. Scopritela nella recensione che segue e fateci sapere se avete letto il libro e cosa ne pensate. A presto! ;)
La casa sul mare celeste
di TJ Klune
Prezzo: 9,99 € (eBook) 18,00 € (cop. rigida)
Pagine: 348
Genere: fantasy
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 13 luglio 2021
Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto. Un'incantevole storia d'amore ambientata in una realtà fantastica, meravigliosamente narrata, su cosa significhi accorgersi che, a volte, si può scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta.
Benvenuti nella recensione del libro più delicato che abbia mai letto. Ho atteso molto prima di affacciarmi a TJ Klune, dato il troppo hype sulle piattaforme social di questo racconto, avevo paura di restare delusa e che questo non fosse il mio genere: un fantasy non troppo fantasy. Ma mi sono ricreduta e non poco.
Linus Baker è un’assistente sociale impegnato nel dipartimento di magia minorile. È solitario, dedito al suo lavoro che svolge in maniera molto meticolosa e le sue giornate trascorrono tra essa e la calma della sua piccola dimora. Tutto cambia quando viene convocato nell’ufficio della suprema dirigenza: Linus dovrà svolgere un ruolo segretissimo a Marsyas, un’isola remota, in un orfanotrofio diretto dall’eccentrico Arthur Parnassus. Qui Linus dovrà capire se la struttura ha tutte le carte in regola per restare aperta. Appena metterà piede sull’isola, Linus capirà di avere a che fare con un posto diverso, con bambini molto differenti da quelli incontrati durante il suo lavoro, ma sarà proprio il signor Parnassus quello più enigmatico che nasconde un segreto dietro i suoi modi gentili.
All’inizio della mia recensione ho definito La casa sul mare celeste un fantasy non troppo fantasy. Questo per la ragione che il romanzo ha tutte le caratteristiche del genere, da creature straordinarie a magie sconosciute, ma non parla di guerra, non parla di sconfiggere l’acerrimo nemico di turno. Credetemi, ricorda Harry Potter solo per il fatto che ci sono magia e bambini speciali. Io lo definirei un ibrido che coinvolge anche il genere “romanzo di formazione”. Tramite i dialoghi tra i personaggi e i pensieri di Linus, capiamo piano piano che questo libro non parla di magia, ma di persone. Parla del non sentirsi accettati, del sentirsi soli, del dolore e dell’amore.
“Hanno paura di ciò che non capiscono. E la paura di trasforma in odio per ragioni che, sono sicura, sfuggono anche a loro. Visto che non capiscono i bambini ne hanno paura, e visto che ne hanno paura li odiano”.
Empatizzare con i personaggi è inevitabile, soprattutto per chi nella vita si è sentito più volte fuori posto, diverso o, semplicemente, solo. Linus è il ritratto di una figura insicura che si rifugia nel suo lavoro e lo svolge al massimo per colmare la solitudine che lo circonda. E sembra andargli bene così finché non capisce che il problema è non essersi mai davvero sentito a casa, non aver mai trovato un suo posto. Conoscere bambini come lui, ma che al contrario di lui hanno trovato il loro posto lo cambierà lentamente dall’interno. Ogni personaggio, descritto in maniera egregia, ha un suo perché e rappresenta tanti tipi di diversità.
Lo stile di Klune mi ha permesso di immergermi subito nella storia di Linus quasi fosse la mia. I dialoghi sono sempre stati credibili e le descrizioni di tutti (decisamente particolari, trattandosi di creature non convenzionali) sono naturali e mai a mo’ di elenco. Noi vediamo tutto con la meraviglia degli occhi di Linus, conosciamo tramite lui personaggi e situazioni. In un certo senso è come se svolgessimo il sopralluogo con lui.
“Soltanto perché lei non si scontra tutti i giorni con i pregiudizi, non significa che per il resto di noi non esistano”
La domanda iniziale di Linus è “questo orfanotrofio ha tutto per restare aperto”, ma per noi e per lui la questione si trasformerà in “quanto può far male il pregiudizio?”. E’ proprio per questo che credo di essermi emozionata come non mi capitava da molto tempo. Mi sono sempre sentita fuori posto, poco considerata, come per Linus “la vita gli aveva insegnato che, se evitava di parlare, spesso, la gente si dimenticava che fosse lì, o addirittura che esistesse”. Per chi è stato invisibile questo libro è, sì, una coccola, come dice la quarta di copertina, ma anche una pugnalata in molti punti. Bisogna leggerlo con la mente e il cuore completamente spalancati.
Perciò lo consiglio a chi è pronto. La delicatezza di La casa sul mare celeste vi aspetta per farvi capire che non dobbiamo per forza essere vittime degli eventi, ma che possiamo scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta.
Voto: cinque tazzine perché non ne ho di più.
Melz
Fonte immagini: Pinterest
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