Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un libro molto particolare, Qualcosa Nascosto, di Marco Bagliano e Susanna De Ciechi, una collaborazione con Ultime dai libri, gli autori e la casa editrice Manni, che ringraziamo per la copia ricevuta in cambio di un'onesta opinione. Se volete saperne di più sul libro, non vi resta che leggere la recensione che segue. Vi aspettiamo nei commenti! ;)
Qualcosa Nascosto
di Marco Bagliano e Susanna De Ciechi
Prezzo: 9,99 € (eBook) 18,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 256
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Manni
Data di pubblicazione: 5 maggio 2022
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)
Un impresario di pompe funebri e un ragazzino finito in un grosso guaio sono i protagonisti di una storia che si consuma in un solo giorno ad Alessandria. Pietro Ventura e la sua famiglia affrontano la consueta routine di “una giornata da becchini” in cui le vicende dei vivi incrociano quelle dei morti e di alcune presenze benevole, quando accade l’inaspettato. Un giardino di transito per l'Aldilà accoglie uomini, donne, bambini e animali al centro di eventi straordinari eppure intimamente connessi a ognuno di noi. La tenerezza e l'ironia sono gli ingredienti di un romanzo lieve e delicato che svela più di una verità.
Nonostante le apparenze, le pompe funebri non sono un ambiente troppo insolito in cui situare un romanzo o un film: spesso l'angolazione è ironica e surreale, assecondando forse il desiderio di esorcizzare l'inquietudine che evoca la morte e tutto ciò che la circonda.
Marco Bagliano, che lavora in un'impresa di pompe funebri a conduzione famigliare, non ha avuto paura di portare l'argomento a una dimensione realistica e, in coppia con la ghostwriter Susanna De Ciechi, ha voluto raccontare un mestiere ancora oggi per molti aspetti misterioso e oggetto di dileggio e pregiudizio.
Protagonista nominale è Pietro Ventura, alter ego di Bagliano, ma il personaggio principale è proprio la famiglia e tutto quanto gira intorno all'impresa: i presenti in carne e ossa, le presenze e, ovviamente, i morti. Seguiamo le loro azioni, pensieri e ricordi - anche dolorosi - attraverso gli incontri coi parenti dei defunti, con i defunti stessi e con chi potrebbe a breve diventarlo, come Lorenzo, un ragazzino di 13 anni che cade dal balcone di casa e resta intrappolato in un tendone e in bilico tra l'Al di qua e l'Al di là. Ha così modo di osservare il transito delle anime verso la Strettoia che porta oltre questo mondo, conoscere la storia di alcuni defunti arrivati quel giorno e decidere se tornare indietro o andare avanti.
Il carattere autobiografico è evidente, come l'intenzione di raccontare e omaggiare la discendenza Ventura/Bagliano, mettendo in scena tutti i componenti, anche coloro che sono già passati dalla Strettoia, dando loro un ruolo attivo, presente anche se disincarnato. Agostino, il nonno di Pietro, Folco, suo padre e fondatore della ditta, la cagnolina Camilla, continuano ad avere un posto nella Casa, gestendo il passaggio delle anime, e si mantengono in costante contatto con coloro che li amano attraverso sensazioni o manifestazioni vere e proprie. Ogni componente della famiglia viene presentato, racconta un pezzetto di storia, il suo rapporto con un'occupazione scelta o in qualche modo vissuta con sofferenza, in contatto quotidiano con il dolore degli altri, con i corpi quando hanno smesso di respirare. Anche i morti, hanno il loro spazio, si racconta la loro vita, il loro recupero da parte dei Ventura (e non sono sempre trapassati nel loro letto) e del ricordo che hanno lasciato; infine, la figura di Lorenzo assume il compito filosofico di riflettere sull'essere o non essere, accettando la vita o fuggendola.
Come dicono i giovani, tanta roba, ma proprio tanta, da riempire a vario titolo anche due o tre volumi e da gestire in modo da creare un quadro il più possibile accurato senza rinunciare a niente. Di fatto però, a qualcosa tocca rinunciare per forza e, se non lo si fa per scelta, lo si fa per caso. Così, ad esempio, alcune storie rimangono aperte, come la gustosa vicenda della convivente del defunto che vuole che compaia il suo nome sugli annunci funebri e ne fa stampare lei stessa. Due, tre morti, raccontate per esteso, sarebbero state sufficienti a riempire la giornata dei Ventura; l'ansia di non eliminare nulla ha spinto gli autori a esagerare, così da far somigliare certi passaggi a un catalogo di servizi offerti dalla ditta (la celebrazione finale per Sofia) e bruciando materiale prezioso per altri racconti.
I personaggi sono tanti e poco caratterizzati sia fisicamente che nel linguaggio, con l'esclusione forse di Tommaso, che ogni tanto infila qualche termine dialettale nei dialoghi, e Lorenzo, che all'inizio si esprime in un gergo giovanilistico sovraccarico (“Arancia Meccanica” de noaltri) che suona un po' falso anche a un orecchio adulto e nella parte finale svanisce del tutto.
Talvolta la narrazione sfuma nel patetico e sdolcinato; scene colme di dramma finiscono per risultare quasi ridicole, i parenti dei defunti parlano per luoghi comuni, troppo fragili per raccontare il dolore di una perdita, oppure esagerano, diventano aulici, altrettanto improbabili, valga per tutti il monologo di Nina, completamente fuori fuoco rispetto a una situazione di totale shock. E se, ovviamente, ognuno reagisce a suo modo al dramma, questo non può giustificare qualsiasi cosa. Gli stessi Ventura, parlando del rapporto che hanno col loro lavoro e della pressione emotiva che subiscono, usano pressoché tutti le stesse frasi ripetute continuamente, banalizzando la propria stessa fatica e difficoltà.
Nel complesso, un po' di umorismo avrebbe permesso di prendere le distanze da eventi (soprattutto quelli di famiglia) emotivamente molto coinvolgenti, una materia preziosa e instabile, e alleggerire alcuni passaggi per concentrarsi sugli aspetti davvero importanti della vicenda, la famiglia e le vere voci dei suoi componenti, le situazioni che si trovano ad affrontare giornalmente i Ventura (i recuperi, che sono una delle parti più interessanti della lettura, gli incontri con i parenti) che meritano di essere approfonditi lasciando perdere il sentimentalismo superfluo.
Ho apprezzato ciò che del finale resta aperto, un po' meno (SPOILER) il solito ricorso alla maternità come panacea per una chiusura positiva che risolve un po' tutti i dubbi e i conflitti personali espressi nel libro.
Un racconto per certi aspetti acerbo ma con ottime potenzialità in vista di un seguito. Ringrazio gli autori per avermi inviato il libro.
Ms Rosewater
Photo credit: @lisapavesi
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