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giovedì 9 settembre 2021

Recensione: "Flatlandia. Racconto fantastico a due dimensioni" di Edwin A. Abbott (a cura di Melz)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi sul blog arriva una recensione diversa dal solito. Melz, infatti, ci parla di un saggio matematico, Flatlandia, un classico per gli amanti della matematica. Non l'ha particolarmente apprezzato, per conoscerne i motivi vi lascio alla sua opinione ;) A presto!


Flatlandia. Racconto fantastico a due dimensioni
di Edwin A. Abbott

Prezzo: 3,99 € (eBook) 10,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 166
Genere: narrativa
Data di pubblicazione: 9 giugno 1993

Partire da Flatlandia, mondo bidimensionale abitato da segmenti, triangoli, quadrati, luogo di gerarchie evidenti e della moralità geometrica; imbattersi nell’unidimensionalità della Linelandia; e infine scoprire lo sconvolgente mondo della tridimensionalità, dialogando con una sfera. Queste le tappe del percorso che un abitante di Flatlandia, un eccellente Quadrato, si troverà ad affrontare, per giungere a rivelazioni che metteranno in dubbio le sue certezze. E anche quelle del lettore, posto di fronte alla possibilità di una Quarta Dimensione.

Flatlandia
è la storia di un quadrato (abitante, appunto, della Flatlandia, il mondo a due dimensioni) che si trova a fare esperienza anche in altri mondi dimensionali: la Pointlandia (terra a zero dimensioni in cui tutto è puntiforme), la Linelandia (la terra delle linee, a un’unica dimensione) e la Spacelandia (terra a tre dimensioni). La scoperta di altri mondi farà condannare il nostro quadrato come eretico, riservandogli un triste destino.

La descrizioni di mondi interdimensionali sono raccontate in un tripudio di fantasia che, ancora oggi dall’ottocento, fa consigliare questo libro ai professori per i propri alunni. Abbott è riuscito, in maniera semplice, a far capire lo spazio in n dimensioni anche al lettore più inesperto. Le spiegazioni sono chiare e le descrizioni per nulla confusionarie. Descrive le cose e i luoghi di Flatlandia come se non si trattasse di un saggio matematico, ma di un romanzo. I mondi hanno una struttura precisa e diversi problemi che portano il lettore a empatizzare con i personaggi della storia. A Flatlandia, nonostante gli abitanti abbiano forme diverse, la mancanza della terza dimensione non permette di distinguerli davvero. Tutto viene visto come una linea così hanno bisogno del contatto fisico per riconoscersi e già questo ci fa provare dispiacere per loro, come se fossero nostri amici.

Nonostante sia stato scritto nell’ottocento, non ho avuto nemmeno per un istante la sensazione di qualcosa di antico. Abbott era, nel suo linguaggio, moderno.

Dove arriva il problema? Nella gerarchia della società. Purtroppo ho faticato davvero a leggere alcune parti di questa storia, non comprendendo fino alla fine (e ancora adesso non ne sono sicura) se quella di Abbot fosse misoginia o femminismo.

“Le nostre Donne sono delle Linee Rette. I nostri Soldati e gli Operai delle Classi Inferiori sono dei Triangoli con due lati uguali. […] La nostra Borghesia è composta da Equilateri, ovvero da Triangoli dai lati uguali. I nostri Professionisti e Gentiluomimi sono Quadrati (classe a cui io stesso appartengo) e Figure a Cinque Lati, o Pentagoni. Subito al di sopra di costoro viene l’Aristocrazia, divisa in parecchi gradi, cominciando dalle Figure a Sei Lati o Esagoni per continuare, via via che il numero dei lati aumenta, fino a ricevere il titolo onorifico di Poligonali, o dai molti lati. Infine, quando il numero dei lati diventa tanto grande, e i lati tanto piccoli, che la Figura non è più distinguibile da un Cerchio, si entra a far parte dell’ordine Circolare o Sacerdotale, e questa è la classe più elevata di tutte”.

Alla base della società piramidale da lui descritta troviamo infatti le donne, semplici linee rette, pericolose e totalmente irrazionali. Essendo delle linee sono considerate un pericolo per gli uomini, in quanto avrebbero potuto infilzarli senza pietà. Per tale ragione vengono date ad esse delle regole da seguire, tra cui ricordo il fatto di emettere il proprio grido di pace mentre si cammina e il divieto di star ferme o camminare senza muovere continuamente il posteriore da destra a sinistra per segnalare la propria presenza (ricordo che gli abitanti di Flatlandia vedono tutto come una linea, perciò il movimento poteva distinguere uomini dalle donne). Insomma, il riassunto è che le donne, a Flatlandia, devono urlare e sculettare.

Il fatto che Abbott fosse un reverendo ha già causato in tempi passati accuse di misoginia nei suoi confronti per questa descrizione. Potrebbe anche trattarsi di una critica alla società del tempo (il 1882) in chiave satirica. Non ci è dato saperlo, ma leggere quelle parole senza una spiegazione ha suscitato in me sentimenti non proprio positivi.

Se consiglierei Flatlandia ai miei alunni? Non credo. Per quanto sia una lettura semplice, può risultare noiosa a ragazzini che tendono a odiare un certo tipo di materie; il fatto che lo trovi un po’ misogino rafforza la mia decisione. Ma se siete appassionati di matematica, questo è un testo storico che penso valga la pena recuperare almeno per cultura generale.

Darò a Flatlandia soltanto due stelle, una per il linguaggio semplice parlando di geometria e l’altra per la fantasia immensa di Abbott. Non posso dare di più perché ho avuto mal di stomaco per tutto il tempo per i motivi sopracitati.

A presto,


Melz


Fonte immagini: Google immagini

1 commento:

  1. È un libro che mi interessava parecchio e che mi era stato consigliato da una matematica, non ero però a conoscenza del sistema gerarchico di cui tu parli.

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