Buon pomeriggio! ^^
Eccoci a un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata a bambini e ragazzi. Oggi Anna ci parla di un libro splendido che, in modo semplice, riesce a essere un inno alla speranza e alla rinascita: "L'uomo che piantava gli alberi", di Jean Giono. Se non lo conoscete, leggete le meravigliose parole di Anna e fateci sapere che ne pensate. A presto!
L'uomo che piantava gli alberi
di Jean Giono
Prezzo: 8,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 64
Genere: classici per ragazzi
Editore: Salani; 9° edizione
Data di pubblicazione: 30 marzo 2017
Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest'uomo stava compiendo una grande azione, un'impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta «come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione».
Era il 1953 quando lo scrittore francese Jean Giono scrisse questo piccolo romanzo definito “per ragazzi”. Per ragazzi... forse per la sua brevità, forse per il suo stile lineare, educato e descrittivo, forse perché, come le favole, è un racconto allegorico, o forse soltanto perché certi critici, abituati a catalogare il mondo secondo i loro banali stereotipi, hanno pensato che una vicenda di così pura e delicata semplicità non fosse sufficientemente impegnata per essere letta da un pubblico adulto.
L’uomo che piantava gli alberi è un libro per tutti. Per tutti coloro che amano la natura, le storie che parlano direttamente al cuore, i personaggi dalla personalità ingenua e insieme determinata, per tutti quelli innamorati della musica del silenzio e per chiunque creda ancora che anche un piccolo gesto possa fare la differenza per migliorare il mondo. Il successo di questo romanzo negli anni non è mai declinato. Stampato in diverse lingue e in origine distribuito gratuitamente, non fruttò nemmeno un centesimo all’autore, ma lo stesso Giono confermò sempre che era l’opera di cui andava più fiero. Lo scrittore sentiva il racconto talmente nelle sue corde che adottò l’espediente letterario dell’Io Narrante Anonimo parlando però in prima persona, come se fosse lui stesso il protagonista. Nel 1987 la trama venne adattata da Frédéric Back per la realizzazione di un cortometraggio che vinse addirittura il Premio Oscar per il miglior cortometraggio di animazione e nel 2006 il racconto fu adattato come opera teatrale. E oggi che i temi della sostenibilità ambientale, dello spreco delle risorse, dei cambiamenti climatici, della conservazione delle biodiversità, dell’inquinamento, della deforestazione sono ormai di una inquietante e drammatica attualità, questo piccolo romanzo definito “per ragazzi” diventa una parabola sul rapporto tra natura e umanità a cui guardare con speranza.
Nel 1910, durante un viaggio a piedi attraverso le terre brulle e desolate della antica regione delle Alpi che penetra in Provenza, una terra spogliata di tutto, secca, punteggiata di cespugli di lavanda selvatica, un villaggio abbandonato e scheletri da case consumate dal vento, l’anonimo narratore incontra Elzeard Bouffier, un pastore che trascorre giorno dopo giorno la sua vita in totale silenzio, in compagnia soltanto del suo cane e delle sue pecore. Si direbbe una vita noiosa e grama, ma non è così. Elzeard è un uomo estremamente curato ed educato, vive in una casa pulita e in ordine, i suoi abiti e i suoi arredi sono poveri ma dignitosi, il suo cane è affettuoso ma composto. Nessuna trascuratezza nella sua vita, nessun disordine. Ogni suo gesto è misurato e appropriato, persino il suo silenzio. Nel silenzio Elzeard trova la sua dimensione e la sua verità, il contatto autentico con la natura e con la bellezza delle piccole cose.
“[...] l’eleganza del silenzio, la delicatezza del ritirarsi, la forza del prendersi cura delle piccole cose. Rarità.” (Fabrizio Caramagna)
Nel suo silenzio l’uomo dedica la sua vita, con assoluta cura e dedizione, a piantare alberi. “Aveva pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza d’alberi. Aggiunse che, non avendo altre occupazioni più importanti, s’era risolto a rimediare a quello stato di cose”.
Trascorrono gli anni, la civiltà è scossa dalla Prima Guerra Mondiale. E trascorrono i decenni e altre guerre, e altri ignobili umani disastri mentre quel piccolo mondo, insieme a quel grande uomo, isolati da tutto, continuano sulla strada della rinascita. Giorno dopo giorno, tra miracoli e fallimenti, quella landa desolata diventa una foresta. La natura, solitaria e silenziosa come l’anima del pastore, ha fatto il suo corso: dove Elzeard ha piantato ghiande ora crescono querce, e salici, prati, giardini, giunchi, e nelle pieghe aride della terra ricominciano a scorrere ruscelli gorgoglianti e cristallini. Nelle carcasse di case di pietra tornano a giocare i bambini con le loro famiglie e il loro futuro. È una Resurrezione.
E non è più silenzio... è la melodia della natura, la sinfonia della speranza.
“Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. Ma se metto in conto quanto c’è voluto di costanza nella grandezza d’animo e d’accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l’anima mi si riempie d’un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un’opera degna di Dio.”
Con estrema delicatezza in questo racconto si apre una piccola “passaporta”. In silenzio, in punta di piedi, si apre uno spiraglio magico grazie a un'analogia tra protagonisti: due uomini che camminano soli e assetati, uno in una landa desolata e arida e uno in un deserto... due uomini che incontrano per caso e fanno amicizia con due personaggi solitari e discreti, sorprendenti nella loro semplicità, nella loro estrema cura e dedizione nei confronti di un meraviglioso obiettivo d’amore: per uno dare nuova vita alla sua terra, per l’altro proteggere la natura del proprio pianeta. Un narratore anonimo e un aviatore, un pastore e un Piccolo Principe... Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupery, 1943.
L’uomo che piantava gli alberi è un piccolo capolavoro di semplicità, originalità e discrezione in cui le parole sono scelte con cura e si susseguono con eleganza rivelando una metafora di forza e speranza.
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
Nessun commento:
Posta un commento
Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)