Buon pomeriggio! ^^
Nuovo appuntamento con la rubrica "Milk, Cookies&Books: libri a merenda" dedicata a bambini e ragazzi. Oggi la nostra Anna ci parla di un piccolo classico dell'autrice Susanna Tamaro, Il Grande Albero, una storia che parla della Natura, dei suoi miracoli, della sua bellezza, ma che contiene anche una metafora importante. Scopritela nella sua riflessione.
(L'edizione che ha letto Anna è quella più vecchia della Salani, ormai fuori commercio. La nuova edizione è quella edita Giunti, vi metto perciò dati e cover di quest'ultima).
Il Grande Albero
di Susanna Tamaro
Prezzo: 4,99 € (eBook) 9,90 € (cop. rigida)
Pagine: 144
Genere: narrativa bambini, ragazzi
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 17 ottobre 2012
La storia di un abete e della sua lunga vita, dei suoi incontri con personaggi illustri come l'imperatore d'Austria e la principessa Sissi, dei suoi viaggi, quando, tagliato, dovrà lasciare la radura in cui è nato per diventare l' albero di Natale di piazza San Pietro a Roma. Infine della sua amicizia con lo scoiattolo Crik che lo aiuterà a tornare a casa. Una fiaba moderna, una storia di coraggio, di amore e amicizia in cui la vita vince su tutto.
Susanna Tamaro, pluripremiata scrittrice triestina, ci ha regalato nel 2009 una storia molto particolare, Il Grande Albero, un romanzo per bambini, e come tutti i romanzi per bambini, un libro per tutti. Un'opera che parla di Natura, un tema molto caro all'autrice, sensibile alle tematiche ambientali, che parla anche di coraggio e speranza, dando voce e magia a personaggi davvero originali, a prima vista improbabili se considerati tutti insieme in un solo racconto. Un seme, un abete e gli alberi del bosco, uccelli e scoiattoli, l’imperatore d’Austria e la Principessa Sissi e ancora un piccione, Gesù Bambino e il Papa. Come ci entrano personaggi tanto diversi in un solo romanzo? Semplice, con una buona dose di fantasia!
La storia del Grande Albero inizia alcuni secoli fa quando un piccolo seme alato volò via dalla sua pigna, danzò nell’aria aperta e poi planò leggero proprio al centro di una grande radura.
“Il piccolo seme alato si aprì, ancorandosi con la minuscola radice nella terra e lanciando una tenera piumetta verso l’alto, alla ricerca della luce.”
Inizia qui la vita di un piccolo abete e il miracolo della Natura, il miracolo della vita, il miracolo che si avvera ogni giorno intorno a noi ma che tanti di noi, troppi, indaffarati in altre faccende ben più sciocche e inutili, non vedono più.
“Si sa, la vita degli alberi non può mai essere particolarmente eccitante. Per loro natura, sono costretti a stare fermi nello stesso posto, non possono decidere [...] di esplorare nuove terre [...]. Dove il cielo li fa nascere, lì devono rimanere per sempre.”
Niente di più sbagliato! E infatti la vita del giovane alberello si dimostra fin dai primi anni davvero meravigliosa. Sì è vero, è una vita solitaria, perché il giovane arbusto è solo in mezzo alla radura a godersi il bacio del sole in ogni momento della giornata, un onore che lo rende veloce e sano nella crescita, ma è anche una vita di isolamento durante il rigido inverno e di fronte alle intemperie e al vento che ruggenti spazzano il pianoro, un onere che lo tempra nel carattere e gli dona forza, coraggio e determinazione. È una giovane vita silenziosa la sua, e contemplativa, così lontano dal chiacchiericcio e dai pettegolezzi degli altri alberi del bosco che lo circondano, betulle, larici, faggi invidiosi e ficcanaso, che vedono il nuovo nato come uno scomodo protagonista di cui sparlare continuamente. Decenni di solitudine e pace plasmano il giovane abete. Il suo silenzio gentile durante la cova delle uova nei nidi, l’umile osservazione dello spettacolo dello scorrere delle stagioni, il sincero interesse nei confronti delle complesse interazioni sociali di uccelli, scoiattoli, lepri e cervi lo fanno diventare grande e imponente, amato e rispettato da tutta la fauna del bosco.
“Passarono gli anni. Decine di anni. Il piccolo abete era diventato ormai un vero gigante. [...] Era talmente maestoso e unico nella sua bellezza che tutti gli uccelli, gli scoiattoli e i ghiri della regione, parlandone tra loro, usavano semplicemente il pronome. Lui.”
E per fare il nido o la tana su di Lui inizia a formarsi la lista d’attesa. Il primo scoiattolo che si innamora dello splendido panorama e dei tramonti spettacolari che il Grande Albero offre e decide di costruire la tana tra le sue fronde, è il primo di una lunga stirpe, e l’inizio di una grande amicizia. Trascorrono gli anni e i decenni, i primi cento anni passano in perfetta armonia con la Natura e poi l’abete incontra il primo essere umano, un bambino alla ricerca di ombra e refrigerio nelle ore calde del pomeriggio. Fino ad ora ha conosciuto gli uomini solo di fama: avidi e pericolosi, senza giudizio tagliano gli alberi uccidendoli o distruggendo tutto con il fuoco. Alto com'è, però, adesso può vedere campi, pascoli, fattorie e uomini... e inizia a conoscere le loro attività e i loro tanti vizi, incontra bambini allegri e canterini, adulti laboriosi e taglialegna, musicisti, imperatori, principesse e uomini comuni che attirati dalla sua fama e dalla sua bellezza si recano dal Grande Albero per ammirarlo. E con il passare dei secoli arriva anche il vento di guerra e il vento del cambiamento, il rumore dei motori dei trattori, delle automobili, degli aerei e dei televisori, del disturbo e del progresso.
“Il grande abete cominciava a sentirsi vecchio, era da tre secoli che vegliava su quella radura. [...] Non riusciva più, però, a capire il mondo degli uomini e neppure gli uomini sembravano apprezzare più la sua presenza. [...] Era stufo di stare fermo e aveva una voglia tremenda di vedere il mondo.”
Cosa riserva il futuro al grande abete? Lascio a voi la curiosità di scoprirlo, vi dirò soltanto che vi attendono personaggi strampalati, una location spettacolare come Piazza San Pietro e una messa di Natale davvero strabiliante, sotto gli occhi increduli di un intraprendente scoiattolo. Perché ci sono amicizie che sanno superare gli ostacoli dello spazio e del tempo e che sanno trovare il coraggio di non fuggire davanti al pericolo e non lasciare da solo un compagno in difficoltà.
La storia del Grande Albero è una profonda parabola della vita: come un albero, nella maestosità delle sue ricche fronde e la forza del suo fiero tronco, senza radici non è altro che un pezzo di legno, così noi esseri umani trascorriamo la nostra esistenza cercando di cambiare, esplorare, di farci crescere grandi ali per raggiungere il cielo... ma senza radici non c’è vita. Nella prima parte del libro Susanna Tamaro è riuscita a regalarci una poesia naturalista, descrivendo con semplicità e tenerezza l’incanto della vita che nasce per caso, per miracolo, e la bellezza delle piccole cose che riservano una meravigliosa sorpresa dopo l’altra, se solo si ha ancora un cuore leggero che si lascia stupire. La narrazione dell’intera prima parte ci mostra il punto di vista dell’albero ed è così delicata e gentile che sono rimasta rapita dalla vita del bosco, immemore della mia realtà di essere umano.
Sinceramente mi aspettavo che l’intero romanzo, pur nella necessaria evoluzione della trama, potesse scorrere sui sentieri del bosco e della magia della natura, invece la scrittrice ha introdotto, nella seconda parte, un capovolgimento del punto di osservazione della vicenda, trasformando l’albero in oggetto di descrizione e lo scoiattolo Crik, suo affezionato amico, nel protagonista della storia, trasferendo l’intera scena dal bosco alla città. Il romanzo si è certamente arricchito di azione e di momenti di comicità, si è vestito dei messaggi profondi e dei valori dell’amicizia e del senso della vita, ma è diventato quasi un altro libro, perdendo lo spirito poetico e lasciandomi il gusto amaro della nostalgia verso il vero protagonista della storia. Ma come si usa affermare: tutto è bene quel che finisce bene... per fortuna, direi.
La figura del Grande Albero, amorevole, forte, centenario, pensatore e accogliente mi ha riportato alla memoria l’immagine di un altro meraviglioso albero, protagonista della recente letteratura per bambini, aprendo così una “passaporta” magica con una delle mie saghe del cuore, Fairy Oak, di Elisabetta Gnone, (recensione QUI). In Fairy Oak, Quercia, il millenario gigante buono custode del villaggio, proprio come il nostro abete del romanzo della Tamaro, è solitario perché lontano dal bosco, ma è il protagonista osservatore e testimone di tutte le vicende che si svolgono intorno a lui, felice di essere parte della vita dei suoi amici, giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo...
In Il Grande Albero, il tema conduttore è la Natura, grandiosa e potente in ogni sua sfaccettatura:
“È strano, osservò allora l’abete, ogni elemento ha due volti. Un volto che fa crescere e uno che distrugge. Uno porta la vita, l’altro la toglie. E non è forse la vita un continuo equilibrio tra questi due estremi?”
Simile considerazione in Fairy Oak:
“Di solo buio la Terra non può vivere, né di sola luce, né delle due cose insieme. Luce e Buio non possono governare insieme, solo l’alternanza assicura la vita.”
Due bellissime descrizioni della dualità della Natura, che insieme crea e distrugge, accende e spegne, perché così è da sempre e così deve essere nella eterna ciclicità.
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
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