Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Come ogni venerdì, eccoci a un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata a bambini e ragazzi, la nostra amatissima Milk, Cookies&Books. Oggi Elena ci parla di un libro bellissimo che porta con sé non solo degli splendidi messaggi, ma è anche promotore di un progetto importante. Scoprite tutto nella recensione che segue e innamoratevi anche voi di C'è un albero in Giappone.
Grazie infinite a Sonda Editore per l'opportunità di scoprire questo libro tanto speciale.
C'è un albero in Giappone
di Chiara Bazzoli e AntonGionata Ferrari
Prezzo: 12,90 € (cop. rigida)
Pagine: 64
Genere: narrativa bambini, ragazzi, albo illustrato
Editore: Sonda
Data di pubblicazione: 10 marzo 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli
Nel 1945, a Nagasaki, un albero di cachi sopravvisse miracolosamente al bombardamento atomico. Questa è la storia della famiglia la cui vita ruotava intorno al cachi che cresceva nel piccolo giardino di casa. La caduta della bomba atomica porterà morte e distruzione per tutti. Il cachi sopravvissuto parla ai bambini di guerra e di amore, di morte e rinascita. Da oltre vent’anni il Kaki Tree Project consegna ai bambini di tutto il mondo le pianticelle di seconda generazione nate dalla pianta madre, chiedendo loro di allevarle e di produrre espressioni artistiche che abbiano come tema l’albero di cachi. Nell’arte risiede la capacità di immaginare il dolore altrui, la forza di creare un mondo nuovo. L’arte travalica Paesi, religioni, etnie e lingue, rendendo possibili sentimenti di condivisione. Una storia toccante raccontata con delicatezza e poesia: per scoprire che la vita è sempre più forte.
La primavera è il mese della fioritura e della rinascita, con lo sbocciare di nuovi fiori e profumi, che diffondono nuova linfa e gioia nel mondo. Una stagione che spesso celebra gli alberi. Oggi è l’occasione per raccontare una delle recenti uscite della casa editrice Sonda, che ci regala l’albo illustrato C’è un albero in Giappone di Chiara Bazzoli con i disegni di AntonGionata Ferrari, pubblicato nella collana Capriole.
“Percepisco che le mie radici sono lunghissime, che corrono per la città e si confondono con quelle del pino all’angolo della strada [...]; passano sotto il fiume, salgono sulla montagna e diventano le radici della quercia e del castagno, [...]; liete si allungano nel mare e si uniscono ai coralli colorati, [...]. E allora sento anche i miei rami che come gabbiani planano nel vento e vanno lontano. ”
L’autrice, scrittrice e regista appassionata di Giappone, ci porta in questa terra, in epoca lontana per presentarci la storia di un albero, ma non di uno qualsiasi: l’albero di cachi piantato e cresciuto dalla famiglia di Tomio di Nagasaki. C’è un albero in Giappone è narrato dal punto di vista di un albero che ci descrive il suo scorrere del tempo, lo spazio intorno a sé, come e con chi cresce. Uno sguardo innocente che con semplicità ci offre il racconto della quotidianità e dei piccoli momenti trascorsi con la sua famiglia, che allo stesso tempo accudisce e lo accudisce con carezze e acqua.
“Io sapevo tutto di loro. Era naturale, erano la mia famiglia.”
L’albero ci descrive la sua terra, che viene protetta dalle sue “fronde, poste come guardiane per la serenità” e ci presenta Masao, con cui condivide la crescita. Incontriamo anche Yoko, Kenta, Aiko, Takeshi, con cui la pianta vive e condivide momenti di gioia, spensieratezza ma anche dolore e sofferenza. Inizialmente può sembrare la cronaca di attimi, un punto fisso nello spazio ma anche dinamico nel tempo. L’albero se ne fa carico, trasformando gli attimi in ricordo e memoria: la narrazione di una vita condivisa tra coloro che si prendono cura reciprocamente, in modo attivo ma anche inconsapevole, sempre con un amore spontaneo.
“Sostenuto dalle braccia del nonno, il piccolo cominciò a fare una cosa che mi piaceva moltissimo: allungava le mani paffutelle, prendeva tre le dita una foglia, la tirava delicatamente e poi lasciava andare, tirava delicatamente e lasciava andare, come una carezza.”
Fino a quando questo amore sarà tradito proprio da quelle mani che l’albero proteggeva: il suo ruolo di guardiano potrà rinascere? Il tronco robusto divenuto una casa, un gioco, un sostegno nel momento di sconforto, un dono con cui osservare il cielo, viene tradito e trasformato in cenere. Un albero è divenuto testimone delle atrocità dell’umanità, portatore di un dolore immenso di perdita e smarrimento causati da qualcosa di incomprensibile e indescrivibile.
C’è un albero in Giappone non è una narrazione semplice, perché la nostra amica pianta vive in un’epoca storica dilaniata dalla guerra, dalle difficoltà e dai patimenti: la ricerca di un lavoro, l’abbandono delle creazioni di un vasaio, il lavoro scandito di operai, la lontananza della vita militare, l’attesa dei ritorni, l’incomprensione della morte e della distruzione totale. È un racconto di sopravvivenza e di amore, ma anche di spensieratezza grazie ai giochi e agli sguardi innocenti di fratellini e sorelline. Un amore descritto non con le parole, ma con le osservazioni di una natura che vuole proteggere ciò che lo circonda.
“Masao aveva [...] una piccola macchia rossa sulla guancia destra, come una nuvola sul viso, che come le nuvole al vento cambiava forma.
Diventava una freccia puntata verso il cielo quando lui piangeva a squarciagola, un cavallino quando la sua bocca si apriva in un sorriso, un fiore quando qualcosa lo stupiva.”
Questa storia è narrata in modo semplice e chiaro, non tralascia le difficoltà ma le affronta, in modo da far riflettere anche i lettori e le lettrici più piccole: i loro sguardi e le loro domande saranno facilmente coinvolte dalla narrazione innocente e ignara, descrittiva ma sicura. La storia non invade ma è attenta e soprattutto trasmette emozioni, commozioni e sofferenze. L’albero non conoscerà i nomi delle emozioni che prova e vede ma che sono vivide, le trasmette in modo reale e noi possiamo facilmente riconoscerle. Non è un essere lontano, al di sopra degli eventi e insensibile, ma un essere vivente che condivide la Storia. Un essere vivente che ci regala una fotografia di ciò che lo circonda: scatti dinamici, mai statici, pieni di sentimenti e vita, anche nei momenti di disperazione e distruzione, nei momenti bui e senza speranza. Regali scatta e momenti di resilienza, di rinascita condivisa: esseri umani e natura.
C’è un albero in Giappone si distingue dal solito canone di albo illustrato in quanto lo spazio dedicato alle parole, la parte scritta, è predominante, dettata da uno stile narrativo ricco di descrizioni, metafore, immaginifico, ricco di oggetti e di elementi naturali, grazie ai quali il lettore e la lettrice possono aggiungere fotografie create da sé a quelle già presenti nell’albo.
“Dalla cima della mia grande chioma riesco a [vedere tutta la città]: è bellissima.
Sembra il viso di una signora che sorride: le montagne sono i suoi capelli verdi, ricci e profumati e la baia è il suo viso fresco.”
Le parole sono accompagnate da illustrazioni essenziali ma efficaci, dal tratto e dai colori delicati, che catturano e trascinano nella narrazione, sia nei momenti di felicità sia nei momenti di sconfitta e terrore.
C’è un albero in Giappone intreccia una storia famigliare e generazionale, fatta di mani giovani e rugose, con eventi naturali e storici accaduti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale: questo libro diviene così una guida, un’esplorazione della natura e della storia passata ed odierna, per conoscere e mantenere la memoria e il ricordo, per rinascere e non dimenticare. Una storia di resilienza che unisce l’essere umano al mondo della natura, che ci circonda e che ci protegge e dev’essere protetta dalle e con le mani di ogni persona. È consapevolezza. Proprio per questo il libricino che tengo tra le mani può diventare un’occasione multidisciplinare per grandi e piccoli, grazie alle tematiche sulla guerra e sulla pace e alle tematiche ambientali odierne di cura e rispetto. L’albo aiuta anche a trovare nel testo parole, nomi ed azioni evidenziate con colori differenti per dare spunti di riflessioni ed analisi.
C’è un albero in Giappone prende ispirazione e si appoggia al Kaki Tree Project, che da oltre vent’anni protegge e consegna ai bambini e alle bambine, studenti e studentesse di tutte le età e di tutto il mondo, le pianticelle di seconda generazione nate dalla pianta madre, chiedendo loro di prendersene cura, passando il testimone e creando progetti creativi e artistici che abbiano come tema proprio l’albero di cachi.
C’è un albero in Giappone è una storia che non può lasciare indifferenti, che colpisce e costringe a soffermarsi sulle parole e le emozioni, gli eventi e i ricordi. Un albo che porta con sé la memoria della vita, che si ricrea tramite i semi e i frutti portati e curati in tutto il mondo. Da una ferita un lascito, per mezzo di frutti tondeggianti arancioni. Un frutto che diviene simbolo di rinascita e resilienza, simbolo di vita, che nega le guerre e ogni arma di distruzione. Un simbolo divenuto un progetto, Revive time – Kaki Tree project, nato dal dottore di piante Masayuki Ebinuma e dall’artista Tatsuo Myajima, che si sono presi cura di quell’albero ferito, unico sopravvissuto alla devastazione, madre degli alberi di cachi che fino a oggi hanno viaggiato per il mondo portando il messaggio di resilienza e connessione.
La storia e la natura scandiscono lo scorrere del tempo, di anno in anno, da una stagione all’altra, dai fiori ai frutti, dall’allegria al silenzio, dalle gioie alle cicatrici, fino a un nuovo ciclo. Un vita infinita, legata e collegata a molte altre.
Ringrazio la casa editrice Sonda per la copia cartacea di C’è un albero in Giappone, in cambio di un’onesta opinione.
Non mi resta che augurarvi buone letture.
Elena
Photo credit: @tsundoku_bookstyle
Nessun commento:
Posta un commento
Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)