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venerdì 12 dicembre 2025

Recensione: "I racconti della moda" di Maria Luisa Frisa (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! 
Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un titolo un po' diverso dal solito, I racconti della moda, una raccolta di racconti curata da Maria Luisa Frisa. Se siete, come lei, appassionat* di moda, questa lettura potrebbe fare al caso vostro. Scopritela nella recensione e fateci sapere che ne pensate ;)

I racconti della moda
a cura di Maria Luisa Frisa

Prezzo: 9,99 € (eBook) 19,50 € (cop. rigida)
Pagine: 280
Genere: racconti
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 12 novembre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

È la forma d'arte più contraddittoria di tutte. Visionaria e insieme classica, pop ma anche snob, fieramente ignorata da molti eppure capace di muovere il mondo. La moda è un prisma: cultura e industria, sogno irraggiungibile e necessità quotidiana, haute couture e fast fashion. Ma in tutti questi anni, come l'ha raccontata la letteratura? E cosa ne sappiamo noi, veramente? Tra grandi nomi e riscoperte che non potremo più dimenticare, in questa raccolta scintillano voci, sguardi e immaginari diversissimi, cuciti in un disegno audace, eclettico e divertente, pieno di intelligenza. Un viaggio dai salotti sfarzosi di inizio Novecento fino alle passerelle e ai flash dei giorni nostri, dai fruscii dell'atelier ai corpi iconici di domani. La moda è un linguaggio universale, che ci parla di noi e del tempo in cui viviamo. Ogni giorno, ogni volta che usciamo di casa, stiamo decidendo come mostrarci al mondo: dobbiamo sapere che tutto ciò che indossiamo è una forma d’arte progettata per noi da chissà chi. Maria Luisa Frisa quest’arte la conosce benissimo, la teorizza e la narra da anni. E in questa raccolta si serve di alcuni grandi racconti per dar forma al suo moda-pensiero, usando la letteratura come strumento per parlare di corpi, e degli abiti con cui si mostrano, e delle società che attraversano. Immaginando la moda come un affaccio panoramico sul mondo. Troverete, tra gli altri, Joyce Carol Oates che racconta di ragazze, consenso e abuso nell’America profonda, Pier Vittorio Tondelli con una riflessione su musica, stile e cravatte, Bret Easton Ellis che mette in scena la ricca disperazione del jet set di Los Angeles. Mentre Stefano Pistolini parte dal mito fondativo di Woodstock per capire l’impatto delle ondate giovanili sulla società dei consumi, Flavia Piccinni ci mette in guardia sui pericoli delle sfilate per bambini e ci fa entrare in quell’universo parallelo che è la moda per l’infanzia. E poi scoprirete la parabola di un artista fuori dagli schemi come Leigh Bowery, mondi immaginari in cui gli abiti diventano grandi come interi palazzi e le donne ci si nascondono dentro; assisterete a spettacoli fetish con luci soffuse, lacci e forbici, e vi misurerete con testi rivelatori come quello di Jhumpa Lahiri sui tanti significati che assume l’uso della divisa nella scuola dell’obbligo. E ancora, una serie di recuperi d’eccezione: Irene Brin, Gianna Manzini e la moda maschile secondo Lucio Ridenti. Infine, un dono: un racconto disperso e ritrovato di Michela Murgia.

Perché la Moda? Di tutti i possibili comun denominatori per una raccolta letteraria forse è
uno dei più improbabili. Moda è sinonimo pluriforme: di eleganza, frivolezza, superficialità, ma anche provocazione, rivolta, affermazione di sé. Attraverso la moda si può raccontare il corpo da ogni punto di vista, sociologico, politico, economico, psicologico, antropologico e artistico. Gli indumenti che indossiamo sono il punto d'arrivo di decine di istanze e l'espressione delle abitudini e dei valori della nostra società, basti ricordare la questione della Fast Fashion, che esprime l'attuale modello economico occidentale e l'atteggiamento verso il lavoro e l'ambiente.

Maria Luisa Frisa, teorica della moda, accostando una serie di testi narrativi, articoli, brani tratti da pamphlet e riviste d'epoca, ha creato un quadro della moda ricco ed estremamente esteso, un mosaico personale da cui emerge una passione vintage per gli anni '80 e anche per un passato più lontano che arriva fino agli anni '20 del '900, ma che non esclude gli anni '70, momento di cambiamento, mutazione e di designificazione di simboli come l'uniforme, passata da sinonimo del potere militare a oggetto di ribellione o semplicemente di una condizione economica giovanile svantaggiata. Il risultato finale è un'analisi profonda dei molteplici significati della moda, che si rivela al di là dell'aspetto glamour e strettamente commerciale.

La raccolta si apre con Il culto dell'impersonalità, di Paola Colaiacomo, ritratto di Leigh Bowery, personaggio dei night club londinesi degli anni 80, credo quasi sconosciuto in Italia. Bowery si “esibiva” indossando incredibili costumi da lui stesso disegnati e realizzati, mettendo alla prova non solo la propria creatività ma anche il proprio corpo, estremizzando il lato performativo della moda. Diversi racconti poi colgono le sfumature erotiche del vestire, a partire da Una ragazza a cui il sesso piace di più coi vestiti addosso, di Bell Hooks, a Forbici, di Kim Fu, e I vestiti del notaio, di Michela Murgia, che attraverso i giochi di una coppia di sposi ironizza sottilmente sui riti d'iniziazione e i pregiudizi provinciali della nostra società.

Da Woodstock a Hollywood, di Stefano Pistolini, Tie Society, di Pier Vittorio Tondelli e I jeans baggy, di Tanisha C. Ford, si concentrano sulla nascita e i significati sociali delle mode giovanili; mentre i primi due narrano l'evoluzione degli usi e dei significati degli indumenti militari e della cravatta - passati a partire dagli anni '60 -'70 attraverso un processo che gli ha attribuito una nuova semantica, il terzo, attraverso la vicenda della giovane protagonista, tratta del periodo immediatamente successivo, quando l'esplosione del rap impose un nuovo linguaggio estetico, espressione della comunità nera americana, che si diffuse globalmente.

Steven Millhauser, in Couturier Superstar, racconta ironicamente l'avvicendarsi furioso e fantasmagorico delle creazioni di un fantomatico stilista, mentre La scala mobile, di Brett Easton Ellis, sembra, con la consueta quantità di corpi da spiaggia che lo animano, entrare nella raccolta per una sorta di regola dell'opposto.

Talvolta l'elemento filologico ha il sopravvento, come nei brani di Irene Brin (Il guardaroba delle donne) e Lucio Ridenti (Una selezione dal Petronio) che col loro sapore retrò e un tantino museale, probabilmente riscuotono l'interesse dell'esperto, un po' meno del lettore contemporaneo, poco avvezzo ai lunghi elenchi tipici della letteratura ottocentesca e del primo novecento e a rigide regole di stile.

La chiusura del libro è affidata a Joyce Carol Oates con Dove vai, dove sei stata, che introduce, alle ultime battute del libro, l'argomento dell'abbigliamento e del pregiudizio sociale in relazione alla violenza sulle donne, argomento che forse avrebbe necessitato di trovarsi più centralmente nel volume, lasciando magari trattazioni più effimere per il finale.

In conclusione I racconti della moda è interessante per chi sia curioso di approfondire la moda come fenomeno oltre le riviste patinate, pur soffrendo di un'impronta esageratamente accademica, come dimostrano i commenti della curatrice che accompagnano ogni singolo brano, estremamente interessanti ma forse troppo esplicativi. 
Ms Rosewater



Photo credit: @lisapavesi

martedì 9 dicembre 2025

Recensione: "Cuore di Succuba" di Stefania Toniolo

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Spero stiate bene e abbiate trascorso un buon weekend. Io ho avuto modo, negli ultimi giorni, di terminare una lettura iniziata a novembre, ovvero Cuore di Succuba, di Stefania Toniolo. L’ho trovata originale, diversa da ciò che mi aspettavo, e con dei dialoghi particolarmente spassosi. Ringrazio l’autrice e la casa editrice per la copia omaggio in cambio di una recensione onesta.

Cuore di Succuba
di Stefania Toniolo

Prezzo: 7,99 € (ebook) 17,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 360
Genere: commedia fantasy
Editore: Acheron Books
Data di pubblicazione: 24 ottobre 2025

Torino, Museo Egizio. Evie è metà umana, metà 'qarinah', ma al momento si sente un disastro totale. Sta per affrontare l’esame finale per la patente di magia emotiva, ma se superare la teoria è stato un gioco da ragazzi, la pratica si basa sul controllo delle emozioni. E lei, quando si emoziona, ha davvero poco sotto controllo. Spoiler: non va a finire bene. L’unico modo per non rinunciare al sogno di diventare una ricercatrice è seguire un corso di recupero e dimostrare di essere in grado di sedurre un essere umano per raccoglierne le emozioni. Ma ad affiancarla come tutor e maestra di seduzione è Diana, la sua ex migliore amica e attuale rivale accademica. Grazie al suo aspetto affascinante ha ottenuto con fin troppa facilità tutto ciò che Evie desidera per se stessa, diventando il suo incubo e la sua ossessione… La tensione tra loro cresce a ogni incontro, ma quando al Museo Egizio arriva una mummia leggendaria i cui amuleti si dice siano dotati di grande potere, Evie dovrà scegliere se seguire ancora una volta quelle regole che l’hanno sempre svantaggiata, o se tentare una scorciatoia… 
"Quanto è terribile, amaro e angosciante l’amore, quando senti di non meritarlo?"
Non è da tutti i giorni imbattersi in una lettura come Cuore di Succuba. La trama ti fa da subito presagire qualcosa di unico, tant’è che è stato quasi impossibile rifiutare una collaborazione del genere, quando mi è stata proposta. Stefania Toniolo è un’autrice molto ironica. Dopo il suo Non è una storia di Zombie, che ha vinto il premio Amazon Storyteller nel 2024, Stefania prova a cimentarsi, questa volta, con le mummie. Se siete affascinat* dal mondo egizio, se avete visto La Mummia un milione di volte o siete dei nerd fino al midollo, sicuramente Cuore di Succuba potrebbe essere la lettura adatta a voi.

L’autrice ha immaginato una realtà in cui umani e mostri convivono, ma questi ultimi non immaginateli come i cattivi della storia, capaci di risucchiare l’essenza umana e non lasciare altro che involucri vuoti e senza vita. In verità, ne sarebbero capaci, ma mettete che esiste anche una scuola di magia delle emozioni in cui possono imparare a gestire le loro emozioni portentose e i loro poteri. Ecco, è proprio da questa scuola che prende avvio tutto. La nostra protagonista, Evelyn, metà umana e metà qarinah, è a un passo dal prendere la patente di magia emotiva. Lei è una vera secchiona, infatti non ha avuto nessun problema negli esami teorici; quello che la frega è la pratica. Nel momento in cui sembra tutto sotto controllo, ecco che succede qualcosa che la fa letteralmente scoppiare, mandando a monte la sua possibilità di raggiungere il traguardo sperato. Ma Evelyn non ha nessuna intenzione di finire fuori corso, di pagare altre rette che non può permettersi, di deludere i suoi genitori. E quindi, di fronte all’unica opportunità che le viene offerta per rimediare, si ritrova suo malgrado ad accettare. Scendere a compromessi non è nelle sue corde, ma deve necessariamente collaborare e seguire un tutoraggio prima di poter ridare l’esame. La fregatura però sta nel fatto che a farle da tutor è la sua ex migliore amica Diana Cordero, con cui ha chiuso da tempo ogni rapporto e dalla quale preferirebbe stare lontana. 

Diana è tutto ciò che Evelyn non è. Sicura di sé e bellissima, ha già raggiunto traguardi che altri possono soltanto sognare. La sua bellezza l’ha resa popolare, permettendole di ottenere tutto ciò che ha sempre voluto e sembra che non smetta mai di affascinare e riuscire bene in ogni cosa in cui si cimenti. Evelyn la trova snervante e altezzosa, convinta che non la ritenga alla sua altezza. In effetti, in un primo momento, sembra proprio che Diana appaia così, ma soltanto procedendo con la lettura ci renderemo conto che non lo è affatto, anzi dietro la sua aria da prima della classe, si nasconde una creatura gentile e premurosa.

In questo romanzo, l’autrice ha deciso di trattare la psicologia di redpilled e il movimento incel, in una variante con creature magiche che disprezzano gli umani ritenuti inferiori (ma utili per le loro emozioni) e invidiano i loro simili più attraenti. C'è di fondo una riflessione sulla bellezza, su ciò che è capace di far ottenere, e sulla società umana vittima del marketing.

 Per tutto il tempo riusciamo a percepire le emozioni di Evelyn, sempre ben distinte e parte fondamentale ai fini della trama, e a sentire addosso il suo senso di inadeguatezza costante, la sua ansia da prestazione, il suo desiderio di superare dei limiti apparentemente invalicabili, il disagio nei confronti del suo aspetto - non abbastanza attraente da renderle le cose più facili nella vita - e anche il suo essere per metà umana, e quindi più manipolabile, in un certo senso, e meno abile nel gestire i suoi poteri. La scuola che frequenta è in tutto e per tutto come le nostre Università, e anche qui l’autrice ha saputo rendere molto reali i problemi e le ansie di molti studenti e studentesse. La pressione nell’affrontare determinati esami, la paura di fallire, di deludere la famiglia, di non riuscire a stare al passo con gli altri, sono sicuramente tappe che ha vissuto ogni universitari*.

Cuore di Succuba è una storia divertente, dal tono scanzonato e ironico, ricca di citazioni pop, che amerete scovare di capitolo in capitolo (Star Wars, Doctor Who, Karate Kid, Shrek... giusto per citarne alcune). I dialoghi sono brillanti e spassosi, anche se dietro l’ilarità non mancherete di avvertire lo squilibrio emotivo della protagonista, sempre in cerca di assestamento. Dovrà praticamente risorgere una mummia prima che lei inizi a vedere le cose diversamente, che allarghi i suoi orizzonti e si renda conto di non essere la creatura insignificante che ha sempre pensato di essere. 

Le vibes egizie ci sono tutte. Oltre al fatto che la storia è per gran parte ambientata nel Museo Egizio di Torino, Toniolo non manca nemmeno di tirare in ballo divinità, storia, personaggi dell’Antico Egitto e anche, perché no, qualche colorata imprecazione a tema. Se posso fare un piccolo appunto su qualcosa che forse mi ha infastidita, è stato il ripetere continuo di un’espressione, Seth Fauss, riportata a mio parere un po’ troppe volte, un’esclamazione ricorrente come se ne trovano spesso anche in altri romanzi Acheron e che puntualmente mi infastidiscono. Capisco che diano l’impressione di dialoghi più realistici, ma quando viene usata troppe volte si ottiene quasi l’effetto contrario. A parte questo, la lettura non presenta intoppi. È scorrevole, spigliata e mai noiosa, le tematiche chiare e ben trattate. La love story saffica è molto carina, ma non è centrale. Non aspettatevi grandi effusioni tra le protagoniste, perché è tutto molto casto. Anzi, forse c’è anche meno interazione di quanto mi sarei aspettata. Cuore di succuba è la lettura per voi se siete alla ricerca di una storia leggera e spiritosa, che sappia intrattenere a dovere ma anche far riflettere. Il finale lascia un piccolo spiraglio aperto, chissà se l’autrice ha pensato di scrivere un seguito. Sarei molto curiosa di leggerlo ;) 
Photo credit: @francikarou @coffee&books
Fonte immagine: Pinterest

lunedì 1 dicembre 2025

Recensione: "The Shifters" di Julie A. Evans

Buon pomeriggio, lettor*^^
Oggi vi parlo di una delle mie ultime letture del mese di novembre, ovvero The Shifters, di Julie A. Evans. Ho atteso con pazienza l’uscita di questa nuova fatica di Julie, dopo aver apprezzato il suo romanzo d’esordio, Fragments (di cui trovate QUI la recensione). Ho richiesto una collaborazione alla casa editrice, che gentilmente mi ha inviato il formato digitale, ma poi non ho resistito alla splendida deluxe edition e l’ho acquistata pure. Sono rimasta piacevolmente colpita dalla cura di questa edizione, con illustrazioni interne e sprayed edges di Nola, e ho amato leggere questa storia dalle vibes molto misteriose e dark academia. La lettura ideale da fare in questo periodo, davanti a un caminetto acceso e la pioggia scrosciante fuori dalla finestra. Ringrazio la casa editrice per la fiducia accordatami e vi lascio alla recensione. Se avete un commentino da fare, lasciatelo pure sotto, sarò felice di rispondervi ;)

The Shifters
di Julie A. Evans

Prezzo: 22,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 630
Genere: paranormal, dark academia, dark young-adult
Editore: Winter Edizioni
Data di pubblicazione: 30 giugno 2025

Chloe Chambers sa solo una cosa: per sopravvivere al Grandhaven, dove è rinchiusa in attesa del processo per un crimine che non ha commesso, deve mantenere un basso profilo. Ma quando iniziano ad apparire inquietanti messaggi accusatori sui muri e Chloe trova il diario di un’ex ospite che parla di reality shifting, il confine tra ciò che è reale e ciò che è immaginazione comincia a crollare. Divisa tra due realtà parallele, con il magnetico e ombroso Jaxon da un lato e il luminoso e rassicurante Sam dall’altro, Chloe sarà costretta a scoperchiare gli oscuri segreti che avvolgono il Grandhaven, mentre il processo per la morte della sorellastra si avvicina inesorabilmente. E tra omertà, menzogne e sentimenti destinati a sgretolarsi, si troverà presto di fronte alla domanda più pericolosa di tutte: quando la posta in gioco è la libertà, di chi ci si può fidare davvero?

<<Ti capisco, sai... Anch'io sono spezzata. Solo che da fuori non si vede.>>

Immaginate di poter abbandonare la vostra realtà, quella in cui vivete, quando vi fa più comodo. Immaginate di poterne creare una tutta vostra, un luogo in cui rifugiarvi, quando i problemi vi assalgono. È questa l’idea alla base del romanzo The Shifters, di Julie A. Evans, che tira in ballo una teoria sulle multidimensioni, o realtà parallele, che fino ad ora mi era capitato di sentire nominare solo una volta e non mi ero mai concessa di approfondire. Le ricerche dell’autrice si sono chiaramente spinte molto più in là, tanto da cucirci intorno un romanzo, e devo ammettere che lo ha fatto molto bene. Ciò che mi ha sorpreso di più di The Shifters, non è soltanto l’originalità dell’argomento trattato, ma anche il modo in cui Evans è riuscita a rendere l’atmosfera e a farmi divorare circa 600 pagine in pochissimi giorni. Sarà che da sempre amo le vibes dark academia, sarà che ho un debole per le storie pregne di mistero, ma The Shifters è stata davvero una lettura avvincente e non vi nego che avrei letto volentieri altre 200 pagine di romanzo, se fosse stato necessario.

Tutto ha inizio da un riformatorio, un istituto correttivo per minori con problemi legati alla giustizia e che hanno bisogno di essere riabilitati prima di rientrare in società. Il Grandhaven fornisce programmi di sostegno psicologico e molto altro, è <<un punto di riferimento per le famiglie che desiderano offrire ai propri figli un’opportunità unica in un ambiente protetto, educativo e altamente strutturato>>. Si presenta come il fiore all’occhiello dello Stato, eppure Chloe non la pensa esattamente così, dopo che viene spedita in questo luogo nell’attesa del suo processo per omicidio. Dovrà trascorrere ben tre mesi all’interno del Grandhaven e da subito si rende conto che quello non è il posto accogliente di cui tanto si millanta, ma quasi una vera e propria prigione. Senza telefono, senza possibilità di aprire le finestre o ricevere visite da fuori se non dal proprio avvocato, Chloe capisce di essere finita dritta all’inferno e non sa se avrà mai la possibilità di tirarsene fuori. La sua situazione familiare è un disastro, lei stessa si reputa una persona senza speranze, cupa, sfiduciata verso il mondo e l’intero genere umano. Non è capace di relazionarsi agli altri, di creare legami sentimentali. Ha paura di mettere a nudo la propria anima con qualcuno e tende a innalzare muri e corazze intorno a sé e a scoraggiare chiunque le si avvicini. Ma in quel luogo oscuro e solitario, qualcuno sembra in realtà riuscire a scalfire la sua armatura, un ragazzo dagli occhi incredibilmente verdi e il sorriso contagioso. Sam frequenta il Grandhaven da sempre e Chloe non sa cosa abbia fatto per finirci dentro, sa solo che in qualche modo ha legato con tutti ed è il più benvoluto. La sua personalità abbagliante e carismatica, sempre positiva e gentile, collima però con il suo modo di essere. Così come lei è cupa e ombrosa, lui è ottimista e affabile. Due mondi che sembrano tanto lontani, ma che in qualche modo troveranno la maniera di avvicinarsi

<<Fuori dal Grandhaven non saremmo mai stati due persone che avrebbero interagito tra loro, ne ero più che certa. Venivamo da due mondi opposti: lui così gentile, calmo, irradiava luce. Io così irrequieta, a pezzi, inseguita dalle tenebre.>>

Mi ha colpito molto il loro rapporto, costruito lentamente, con rispetto e tempi giusti, anche se l'autrice ha giocato un colpo basso, bassissimo e mi ha frantumato il cuore, a un certo punto della storia (Avviso: siate pront* a tutto e tenete accanto i kleenex). Però non ho potuto fare a meno di tifare per loro e sperare in un futuro più roseo al di fuori dell'istituto.

La narrazione è in prima persona, Chloe è la voce di questa storia, ma abbiamo a tratti anche una seconda voce, quella di Skyler, la proprietaria del diario che Chloe ritrova un giorno in biblioteca e che inizia a leggere assiduamente. Al Grandhaven non è facile riuscire a fare ciò che si desidera, anche leggere quel diario non è una passeggiata, eppure Chloe non riesce a staccarsene, sentendo una profonda connessione con Skyler e un’attrazione verso il suo racconto che non riesce più a farla dormire la notte. Tra quelle pagine, Chloe scopre di realtà alternative, di un fenomeno detto Reality Shifting, secondo il quale la tua Consapevolezza può viaggiare in altri mondi e, più va avanti a leggere, più si ritrova a scoprire cose sconvolgenti, che alla fine si intrecceranno alla sua vita, al caso di omicidio in cui è coinvolta e al suo futuro. Suo malgrado, proverà sulla propria pelle esperienze che mai avrebbe pensato di provare e, tra segreti e verità scottanti, sarà costretta a giocare una partita a scacchi molto più pericolosa del previsto.

<<Oltre una porta chiusa, si può immaginare ciò che fa più comodo all'anima, si può fingere che vada tutto bene.>>

Non voglio rivelarvi oltre della trama perché lo spoiler scioccante è dietro l’angolo, però vi assicuro che Julie A. Evans è stata capace di tessere una trama di tutto rispetto e di tenermi incollata dalla prima all’ultimissima pagina. Tra strani eventi, ombre sinistre che si aggirano per l’istituto, allucinazioni, ricordi che riaffiorano, rivelazioni inquietanti, morti sospette, l’autrice ci regala una lettura ad alto tasso di mistero, che ci fa sperimentare universi paralleli, sogni lucidi, autoipnosi, viaggi interdimensionali. La sua è una storia in cui si intrecciano relazioni proibite, in cui si ricerca un’amicizia che possa salvare dalla condanna eterna, in cui ognuno è nemico di se stesso e non esita a tradire se ciò può dargli una possibilità in più di sopravvivenza. È una storia a tratti intima, in cui si parla non solo di realtà alternative ma anche di mondi interiori, di disagi, di dolori repressi.

<<Era come se quel posto mi reclamasse. Quando ero lì, i problemi dall'altra parte sembravano infinitesimamente più piccoli, quasi insignificanti.>>

Non mancano poi le tematiche forti, le riflessioni sulla morte e sul lutto e i trigger warning sono parecchi (che l’autrice fornisce a inizio libro): abbiamo, oltre quelli già citati, violenza fisica e psicologica, reclusione forzata, disturbi alimentari, malattie mentali, uso di droghe, linguaggio scurrile e, aggiungerei, vari riferimenti al suicidio e descrizioni dettagliate di morti violente. Insomma, non aspettatevi una lettura super cozy :P Però se avete amato romanzi come La Nona Casa di Leigh Bardugo o I sussurri delle ombre di Kelly Andrew, fareste bene a dargli una possibilità: potreste ritrovarvi ad amare anche The Shifters.

Ho letto con molta curiosità questa storia e mi ha stupito il modo in cui l’autrice ha saputo prendere un argomento così enigmatico come lo Shifting e dargli forma, una forma molto ben definita, spiegando anche razionalmente cose difficili da credere. È stata una lettura intrigante ed è evidente che dietro ci sia uno studio davvero approfondito sulla materia. Insomma, un bel salto di qualità dal primo romanzo, The Fragments, che pure avevo amato ma nel quale avevo riscontrato delle incertezze. The Shifters è un romanzo decisamente più maturo, consapevole e ben scritto. Si prende il suo tempo per farti familiarizzare con l’argomento, con i personaggi, con le tematiche non facili, ma una volta fatto, ti risucchia come in un vortice e non ti dà più respiro. E, se anche te ne fosse rimasto qualche barlume, il finale te ne priverà del tutto. Inaspettato, diabolico, amaro. Farete fatica a digerirlo. Ma io mi auguro l’autrice abbia in serbo un seguito e ci regali un’altra avventura tanto affascinante e oscura.
Photo credit: @francikarou, Coffee&Books
Fonte immagini: Pinterest

mercoledì 19 novembre 2025

Recensione: "Tre dita" di Massimo Canuti (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi spazio a una nuova recensione della nostra Ms Rosewater, che ha letto Tre dita, di Massimo Canuti, edito Uovonero. Una storia di formazione, ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, sul figlio di un noto scultore italiano che rende omaggio al padre. Un romanzo che parla di guerra, disabilità e amicizia, basato su una storia vera. Scoprite l'opinione di Ms Rosewater e lasciateci un commentino, se vi va ;)

Tre Dita
di Massimo Canuti


Prezzo: 16,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 192
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: 19 settembre 2025
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

"Tre dita" è un romanzo di formazione ambientato durante la seconda guerra mondiale, che racconta la storia di Nado, un ragazzino di undici anni che vive nel piccolo paese di Bettolle, in Toscana. La narrazione, intrisa di ironia e malinconia, segue le vicende di Nado, segnate da un evento drammatico: l'esplosione di una bomba che gli porta via sette dita. Questo incidente diventa il simbolo della sua lotta per crescere e trovare un senso in un mondo sconvolto dalla guerra.

Massimo Canuti
ha realizzato un desiderio di molti, scrivere un libro con protagonista il proprio papà, ripercorrendo una parte della sua infanzia, decisiva per l'uomo che diventerà.
È entusiasmante parlare di qualcuno che conosciamo e amiamo, dal quale abbiamo appreso molti dei fatti narrati (Canuti puntualizza di aver preso spunto dalla realtà, alla quale ha aggiunto elementi inventati), ma anche insidioso: con un carattere “immaginario”, per quanto sia parte di noi, manca il legame determinante che c'è con una persona con la quale condividiamo una relazione al di fuori della pagina scritta, permettendoci di mantenere la giusta distanza e rinunciare a un'eccessiva indulgenza e protettività nei suoi confronti.

Tre DitaNado Canuti (che da grande sarebbe diventato un noto scultore), nato in una piccola frazione di Sinalunga, chiamata Bettolle, nella provincia di Siena. Durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, i tedeschi occuparono Bettolle e vi stabilirono un presidio. Nado è un bambino vivace e spensierato, ha un gruppo di amichetti che frequenta assiduamente e con loro combina scherzi a ogni occasione. La sua mamma è una sarta, fervente cattolica che passa moltissimo tempo a pregare, mentre il papà (non altrettanto devoto) ha un piccolo saponificio artigianale. La guerra sembra lontana dal mondo dei bambini: c'è il razionamento, l'Italia è governata da un regime autoritario, il preside della sua scuola aderisce ai valori del governo fascista, ma Nado è convinto che tedeschi e italiani siano buoni alleati e che i primi non farebbero mai nulla di male a lui e alla gente di Bettolle; anche quando la vita gli riserva non poche brutte sorprese, fatica ad accettare la forma che il suo mondo sta assumendo (o ha avuto da quando Mussolini è salito al potere in Italia). Per lui, salvato da un soldato tedesco che lo ha portato in ospedale quando una bomba gli è esplosa letteralmente in mano trasformandolo in Tre Dita, comprendere le dinamiche del conflitto e il perché dei diversi schieramenti non è facile: dopotutto, a casa il pane - per quanto poco - non manca mai, Bettolle non è mai stata bombardata, i soldati occupanti sono ragazzi che giocano a calcio nel campo della scuola, e il perché alcuni uomini spariscano dal paese per recarsi nei boschi è un mistero.

Nelle intenzioni dell'autore, il libro doveva probabilmente essere non solo il racconto dell'infanzia del padre in un difficile bilanciamento tra persona e personaggio, ma anche dell'assurdità dei conflitti nonché la crescita e la presa di coscienza di Nado, la fine dell'infanzia e il diventare grande. Una trasformazione dolorosa e necessaria, simboleggiata proprio dalla drammatica perdita fisica. La metamorfosi inizia proprio con l'esplosione, da lì sarà un progressivo crollo a cui seguirà la ricostruzione di un universo in cui Nado lascia il posto a Tre Dita. Un progetto ambizioso, che rimane in parte incompiuto a causa della voce del protagonista che non raggiunge una propria unicità, un carattere riconoscibile. Nella letteratura per ragazzi i termini vengono semplificati per renderli digeribili al giovane pubblico che ancora non conosce determinati elementi storici. Vengono alleggeriti alcuni particolari (ricordo il bellissimo Irma Kohn è stata qui, di Matteo Corradini, recensito qualche anno fa, in cui una vicenda forse più estrema è stata resa in modo chiaro senza ricorrere a eccessive spiegazioni storiche), si utilizzano ellissi che fanno intuire di cosa si parla pur non nominandola direttamente, attraverso la descrizione di quanto vede il bambino e a cui il lettore arriva a dare significato.

Canuti però fa un uso continuo ed esagerato di queste tecniche, ottenendo un effetto quasi omertoso. Tre Dita vede gli effetti spaventosi della guerra prima di tutto su sé stesso, ma li nega dandosi spiegazioni eccessivamente infantili per la sua età; è forzatamente innocente, come quando non capisce la battuta volgare di un amico del suo gruppo di amici che paragona i fichi a parti del corpo femminile o quando supera con eccessiva filosofia la perdita di una mano e due dita (e altri eventi drammatici), come se bastasse andare avanti per superare il trauma. Uno dei suoi amici si unisce alla Resistenza, ma Tre Dita sembra ignorare di cosa si tratti. In sintesi, il protagonista racconta come un bambino più piccolo della sua età, evita addirittura di nominare Hitler, un nome che fa paura e potrebbe suscitare troppe domande da parte dei giovani lettori, preferisce dargli un soprannome, “il baffetto”.

Pure il tema della disabilità viene aggirato. Infatti, dopo il suo incidente, Nado non sembra accusare il colpo, continua a vivere come se niente fosse. Solo in due occasioni descrive un rapportarsi agli oggetti diverso da quello dei compagni e fa cose che (ammette lo stesso Canuti) non sarebbero state possibili a un bambino con sole tre dita; tuttavia, nessuno dei suoi amici gli fa da domande, nessuno vuole parlarne. In termini psicologici potremmo parlare di negazione.

Tre Dita, poi, ha la funzione di un narratore onnisciente che è a conoscenza del futuro di Nado: per questo motivo, che parli con la voce di un bambino suona stonato.

Nonostante questi punti deboli, non si può bocciare totalmente Tre Dita, perché è bello parlare del proprio papà, l'affetto dell'autore è trasparente, e questa storia con più coraggio potrebbe essere davvero un libro bellissimo. Nado Canuti è un personaggio da conoscere, online troverete diversi video e interviste che raccontano la sua vicenda e mostrano le sue opere.

Ringrazio Uovonero per avermi inviato il libro.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

lunedì 17 novembre 2025

Recensione: "L'ultima ora tra i mondi" di Melissa Caruso

Buongiorno, lettor*! Come state? ^^
 Rieccoci, finalmente, con una nuova recensione. L’avevo pronta da un po’, ma tra una cosa e l’altra non ero ancora riuscita a mettermi al pc e programmare il post. Ho letto L’ultima ora tra i mondi qualche mese fa, iniziando prima ad ascoltare l’audiolibro e completando poi la lettura sul cartaceo. Questo volume mi è stato caldamente consigliato dalla mia cara amica Francesca (che mi ha anche regalato la bellissima edizione da collezione di Illumicrate *-*) e non potrei che esserle più grata perché l’ho adorato. L’ultima ora tra i mondi, di Melissa Caruso, pubblicato da Fazi Editore, è stata un’avventura incredibile. Non mi aspettavo assolutamente un fantasy con un worldbuilding tanto elaborato e affascinante, di certo è qualcosa che si distingue nel panorama attuale traboccante di Romantasy con worldbuilding quasi piatti o inesistenti. Dimenticate i soliti cliché e lasciatevi trasportare da una lettura a dir poco adrenalinica.

"Ciò che è più antico della morte non può morire."

L'ultima ora tra i mondi 
di Melissa Caruso

Prezzo: 8,49 € (eBook) 19,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 471
Genere: mystery fantasy
Editore: Fazi Editore
Data di pubblicazione: 19 novembre 2024
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È la vigilia del nuovo anno e, dopo settimane passate in casa con la figlia appena nata, Kembral Thorne, membro in congedo della gilda dei Segugi, si prende una serata libera per andare a uno sfarzoso ballo, a cui parteciperanno tutte le personalità più in vista della città di Acantis. Nonostante la stanchezza per le notti insonni, Kem tenta di godersi la festa e di ignorare la presenza di Rika, attraente spia dagli occhi grigi e penetranti e sua acerrima nemica. Quando però gli invitati iniziano a morire e i rintocchi di un antico orologio a pendolo fanno precipitare la realtà Alfa in una serie di dimensioni parallele sconosciute e pericolose, Kem sarà costretta a prendere in mano la situazione. E per salvare la città dall’imminente catastrofe e sconfiggere lo spaventoso cavaliere dagli occhi d’argento dovrà contare proprio sull’aiuto di Rika. Con il ritmo incalzante di una spy story, in L’ultima ora tra i mondi Melissa Caruso ci trascina tra inquietanti mondi paralleli e sontuosi balli dalle atmosfere vittoriane, costruendo un meccanismo diabolico e misterioso che terrà il lettore incollato fino all’ultima pagina.

"Forse ero morta anch'io. Forse eravamo morti tutti insieme."

Melissa Caruso sa davvero il fatto suo e non nego che il suo romanzo d’esordio, L’ultima ora tra i mondi, sia volato in alto nelle mie classifiche personali di libri preferiti, perché è riuscito a stupirmi come pochi. La storia mescola indagini e realtà parallele e, come è possibile immaginare, tiene incollat* alle pagine con la dannata voglia di scoprire di più. Il mondo creato dall’autrice è artificioso e, allo stesso tempo, intrigante. Per gran parte del tempo vi ritroverete a pensare “ma cosa cavolo sto leggendo?”, eppure non sarete in grado di staccare gli occhi. Sembra tutto assurdo e sopra le righe ma non manca mai di avere un suo fondamento, e si può dire che non vi farà mai annoiare. L’autrice, infatti, mantiene sempre alta l’attenzione, grazie a dei costanti cambiamenti all’interno del worldbuilding, che si ha voglia di scoprire mano a mano che si procede con la lettura. 

La storia si apre su uno spettacolare e sontuosissimo ballo, in una realtà definita Alfa. Qui Kembral, la nostra protagonista, è un Segugio in congedo materno che ha deciso, per una sera, di concedersi una pausa dalla sua frenetica e impegnativa quotidianità, fatta di allattamenti, cambi pannolini e notti insonni. Vi dico sin da subito che, per forza di cose, ho molto empatizzato con la protagonista. Non capita tutti i giorni di trovare in un fantasy una madre che viene descritta con tutti i sacrosanti problemi di una madre. La sua caratterizzazione è così ben fatta e veritiera che ho proprio pensato l’autrice parlasse quasi di me. Il suo desiderio di staccare da una realtà che sente di amare ma allo stesso tempo le pesa fortemente addosso, è qualcosa che ho provato spesso anche io (e che, molto probabilmente, prova ogni madre al mondo). Kembral, va detto, è anche una madre single e le responsabilità che si porta dietro non fanno che renderla un personaggio ancora più coinvolgente. 

"Non dovevo a Emmi niente di meno che il mio vero io."

Alla festa succederà qualcosa che richiederà il suo immediato intervento, perché lei è l’unica capace di eseguire alcune tecniche di trasporto tra una dimensione e l’altra e forse solo grazie al suo coraggio si potrà evitare una catastrofe. Divisa tra il dovere di Segugio e il desiderio di mollare tutto e correre tra le braccia della figlia, Kembral cederà al suo istinto più recondito, lasciandosi trascinare in un gioco pericoloso e pieno di incognite, ma restando sempre ancorata alla sua realtà. L’adrenalina che ha sempre contraddistinto il suo lavoro le farà ricordare quanto le piaccia essere un Segugio e quanto le manchi lavorare, eppure neanche per un secondo dimentica che adesso è responsabile di una piccola vita e quel pensiero le ronza continuamente nella testa, portandola a fare le scelte più assennate possibili. Kembral è una protagonista, sì, coraggiosa, ma anche saggia, scaltra e attenta. Una protagonista matura, che ci pensa due volte prima di lanciarsi in qualcosa di azzardato, che ci rinuncia, se deve, o che lo affronta con la giusta prudenza, se c'è in gioco la vita di molte persone, la sua, quella della sua piccola Emmi, dei suoi amici o quella di Rika.

Rika appartiene a una fazione diversa rispetto a Kembral, ovvero ai Gatti. I Gatti sono furtivi, ammalianti, misteriosi e sanno agire di soppiatto. Con Kembral, si intuisce da subito, ci sono questioni in sospeso. Le due si conoscono da tempo, ma l’ultima volta che hanno avuto dei contatti non è finita molto bene. Non si può negare però che tra le due scorra una tensione sottile, quasi elettrica, che le fa stare in guardia per un po’, fino a un anelato confronto che cambierà le carte in tavola. Di Rika ho apprezzato che, proprio come un gatto, riesce ad avere sempre un atteggiamento guardingo ed enigmatico ma, a dispetto di quanto si possa pensare, è una persona leale e protettiva. Che nasconda dei segreti è ben chiaro da subito, ma lo è altrettanto il suo affetto per Kembral, sebbene lo sappia celare dietro un'aria burbera e delle battute concise. Non vi aspettate una storia d’amore spicy da far ribollire gli ormoni. In questo libro è presente un po' di romance ma non è preponderante ed è ben amalgamato a tutto il resto, senza mai diventare smielato, malizioso o inverosimile. L’autrice, infatti, tiene sempre conto delle situazioni di vita delle protagoniste, mettendole nel piatto insieme agli altri ingredienti. Non mi ha mai dato l'impressione che le snaturasse per rendere la storia d’amore più eccitante, o che forzasse le cose tra di loro per attenersi a determinati cliché. Qui a padroneggiare sono i piccoli gesti, un tocco di dita, uno sguardo, una mezza parola, un ricordo condiviso. Sicuramente è lo slow burn che meritavo e sono contenta di averlo trovato, perché è uno dei trope che mi fa più piacere leggere. 

"C'era così tanto dolore ancora irrisolto tra noi."

In tutto ciò, mettiamoci pure che c’è un gioco in corso tra potenti creature che vogliono stravolgere le sorti del loro mondo. Mettiamo pure che a ogni rintocco della mezzanotte qualcuno muore e si precipita tutti in una realtà parallela, detta Eco. E, infine, mettiamo che più Eco si attraversano e più pericoloso diventa lo scenario intorno a te. Ad ogni Eco in cui si scende, il mondo sembra sempre sgretolarsi un po’ di più. E qui l’autrice, vi garantisco, ha lasciato andare a briglia sciolta la sua fantasia, inventandosi di tutto ed è stato talmente bello scoprire cosa si fosse inventata per l’Eco successiva che, ahimè, non pensavo affatto che tutti quei viaggi interdimensionali dovessero prima o poi terminare. Era troppo eccitante! Sebbene il luogo in cui è ambientata la storia sia fondamentalmente lo stesso, Caruso è riuscita a dargli sempre una linfa nuova e diversa, fino a diventare via via più inquietante e macabro, della serie che… Shining, scansate proprio :D Non voglio rivelare troppo, anche perché, come già detto, è tutto un susseguirsi di scenari che si alterano e di sorprese, ma posso dirvi che difficilmente riuscirete a mettere via il libro, perché avrete solo voglia di proseguire con la lettura e scoprire cos’altro abbia in serbo per voi e come tutto finirà.

"Se si scendeva di una sola: be' era quasi come Alfa, il nostro strato della realtà- A due, la situazione si faceva strana, tre era già surreale e tutto ciò che andava oltre precipitava rapidamente tra l'inquietante e il pericoloso, fino all'incubo puro."

Nel caos generale degli eventi, Kembral e Rika avranno a che fare con molti altri personaggi. Qualcuno è riuscito a restarmi più impresso, altri un po’ meno. Penso l’autrice si sia concentrata fin troppo sul pazzesco worldbuiding e un po’ meno sui personaggi secondari, ma del resto la storia funziona benissimo anche così. Scorre bene, fa emozionare, ti elettrizza. Lo stile è elegante e ben definito, il ritmo fortemente incalzante. Nonostante la fatica iniziale nel capire cosa stia succedendo e perché, presto si riesce a mettere insieme i pezzi del puzzle e a comprendere tutto o quasi tutto. La storia ha le fattezze di un mystery in piena regola e, insieme a Kembral e Rika, si cercherà di scoprire cosa si cela dietro lo scompiglio della festa, dietro le morti misteriose e dietro gli intenti degli Echi, che usano gli esseri umani come pedine su una scacchiera di morte

"Echi potenti, che non potevano farsi del male a vicenda, affrontavano i loro conflitti tramite sfortunati intermediari umani, in una qualche assurda gara."

Ho semplicemente adorato questa storia, che ha il sapore di una lettura innovativa e tratta tematiche che forse neanche ti aspetteresti in un fantasy di questo tipo. L’ultima ora tra i mondi è un romanzo che merita molta più attenzione di quanta ne abbia ricevuta, una storia entusiasmante, con una protagonista diversa dal solito e, per una volta, realmente matura e credibile. Una storia magica, avvincente, imprevedibile, che si è lasciata divorare e si è guadagnata un posto d’onore tra le letture migliori che abbia fatto quest'anno. Leggete questo libro!
Fonte immagini: Pinterest

martedì 21 ottobre 2025

Recensione: Podcast "Sputiamo su Holden" (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! Come state? ^^
Dopo la recensione di una web novel da parte di Marika, Coffee&Books vuole nuovamente regalarvi qualcosa di nuovo. Oggi, infatti, la nostra Ms Rosewater ci parla di un podcast molto interessante e dalle tematiche attuali. Si tratta di Sputiamo su Holden, di Mariella Martucci. Se non lo conoscete, leggete qui sotto e fateci sapere nei commenti la vostra opinione ;)

Podcast “Sputiamo su Holden” 
di Mariella Martucci

Non potevo resistere a un titolo del genere: perché tutti lo osannano, tutti ne parlano bene, ma a me Holden Caulfield non ha mai convinto, benché abbia letto Il giovane Holden tre volte, anche in lingua originale, lo dimentico appena ho finito l'ultima pagina, tanto per dire quanto mi appassiona. Mariella Martucci, autrice e traduttrice, nei suoi libri cerca di contrastare gli stereotipi verso il genere femminile e a un certo punto della vita si è resa conto che tutti i libri importanti della sua vita erano stati scritti da uomini, e che il punto di vista che si era formato era essenzialmente maschile.

Aveva, come dice lei, “dimenticato sé stessa”. Fino a quel punto, uno dei libri più importanti - forse il più importante - della sua vita era stato proprio il romanzo di J.D. Salinger, che da adolescente ha letto più e più volte, ma acquisita una nuova consapevolezza, ha cominciato a guardarlo sotto una nuova luce, individuandone gli elementi critici.

Dopo questa epifania, ha preso una decisione radicale, abbandonato gli autori per dedicarsi esclusivamente alle autrici e ricostruire il proprio immaginario. Una scelta netta, forte, interessante: Martucci si concentra su libri che spesso vengono trascurati o relegati agli scaffali dei “sentimentali” perché scritti da donne. È abbastanza palese infatti che nei confronti della letteratura femminile perseveri un certo pregiudizio, ma è sempre più evidente quanto sia infondato. Autrici come Cristina Stead, Shirley Jackson, Patricia Highsmith, la grandissima Flannery O'Connor (tanto per citare le prime che mi vengono in mente) hanno costruito ognuna uno stile personalissimo ed efficace, dimostrando ampiamente non solo il loro valore letterario, ma una sincerità narrativa, una franchezza che non si veste, come nel caso di narratori uomini, di pomposa retorica, la loro scrittura trasmette il disincanto di un genere perseguitato che conosce il lato oscuro per averlo subito da sempre.

In ogni puntata la scrittrice analizza un'autrice e un suo libro, raccontando episodi personali così da evidenziare il collegamento non solo con la propria esperienza, ma con temi connessi all'evoluzione della condizione femminile.

Le statistiche ci dicono che le donne leggono più degli uomini e a fronte di questo dato le case editrici dedicano al pubblico femminile pubblicazioni commerciali che spesso puntano su stereotipi superati (lo shopping, le storie d'amore) e probabilmente saranno dimenticate nel giro di una, massimo due generazioni. Questi libri propongono modelli femminili convenzionali, o addirittura normalizzano la violenza sulle donne (in redazione abbiamo discusso recentemente del caso di Alchemised) romanticizzando la mascolinità tossica.

In questo quadro, Sputiamo su Holden mostra una via di qualità alla letteratura femminile, fatta di libri che contribuiscono a costruire pensiero e identità e allargano gli orizzonti di tutti i lettori.

Sputiamo su Holden è un podcast indipendente con musiche originali, ha un buon ritmo e un carattere da fanzine punk, senza siglette stucchevoli a dividere i vari capitoli, cosa che lo rende - a mio parere - molto gradevole. Al momento sono presenti una puntata zero, in cui viene spiegata la genesi del podcast, e due puntate dedicate rispettivamente a Silvia Plath e Jamaica Kincaid. Ogni mese sarà pubblicata una nuova puntata. Lo trovate su diverse piattaforme podcast, tra le quali Spreaker, Apple Podcast, radio.it.

P.S.: Sto rileggendo Il giovane Holden per vedere se conferma i miei ricordi...

Ms Rosewater


Fonte immagini: radio.it

venerdì 10 ottobre 2025

Recensione: "Book Boyfriend" di Angela Contini (a cura di Marika)

Ben ritrovati su questi canali, Coffeeaholics del cuore!
 Come state trascorrendo le prime giornate d'autunno? Qui, tra momenti altalenanti di sole e di fresco e una quotidianità che non manca a giri di giostra, finalmente possiamo dire di aver dato inizio alla stagione delle tisane, copertine calde e letture a più non posso. Dunque, eccomi a scrivervi e a raccontarvi di Book Boyfriend, la nuova web novel, scritta da Angela Contini in esclusiva per Narae Italia. 

E a proposito di quest'ultima, concedetemi una piccola digressione in cui vi spiego di cosa si tratta. Cari lettori, in parole semplici, Narae altri non è che un'app, più precisamente una start-up del Gruppo Mondadori in cui vengono pubblicate - a puntate - web novel romance con diverse sfumature, tra cui anche spicy. Ma come funziona? Bisogna scaricare l'app, iscriversi e scegliere le web novel da leggere a puntate con cadenza bisettimanale (o più frequente). Il costo, ovviamente, varia in base alla storia scelta e agli episodi letti. Nel caso di Book Boyfriend, io ho avuto il piacere di leggerlo in anteprima, versione integrale, motivo per cui posso parlarvene con una visione totale, senza spoiler. 

Book Boyfriend
di Angela Contini

Genere: fantasy romance
Editore: Narae Italia, Gruppo Mondadori
Data di pubblicazione: 25 settembre 2025

Holly si ritrova catapultata dentro un romance pieno di cliché che detesta. L'unico modo per uscirne? Vivere la storia d'amore fino in fondo. Peccato che il protagonista sia un CEO perfetto e insopportabile...o forse no. Tra ironia, scontri e sorprese, dovrà capire se dietro le pagine c'è solo finzione o anche la chiave per un vero lieto fine.

Tutto ha inizio a New York dove abita Holly, una ragazza qualunque che vive la sua vita come ogni fangirl che si rispetti: ama leggere, vedere serie tv, sognare ad occhi aperti, e immaginare scenari. È determinata, coraggiosa, e non si lascia abbattere da nulla, nemmeno un ipotetico, ennesimo licenziamento. Nulla che non si possa risolvere con una buona dose di gelato, cinema e libreria. Meglio se accompagnati da Felicity, la sua migliore amica, compagna di avventure e disavventure. E proprio in una di queste grandi giornate all'insegna della pace mentale e del relax, entrambe decidono di entrare in una libreria alquanto stramba, appartenente a una donna di nome Madame Isadora. Una personalità sopra le righe che senza troppi giri di parole consegna un libro misterioso a Holly. Un libro diverso da quelli conosciuti, scritto da una persona anonima e con una vera e propria anima, tutta sua. Difatti, è un volume senziente, caparbio e indisponente che decide delle sorti non solo dei protagonisti del libro, ma della stessa lettrice che durante la lettura del primo capitolo, in pigiama e struccata, viene catapultata al centro di una Manhattan fittizia, davanti a un auto che sta quasi per investirla. Da quella vettura infernale, esce nientepopodimeno che un uomo, bello senza dubbio ed evidentemente scioccato da una pazza di nome Holly. Comincia così l'avventura di una lettrice che per una serie di eventi viene catapultata puntualmente all'interno di una storia che a sua volta si svolge in una redazione appartenente a Ryan Myles, sfortunatamente non solo il suo capo, ma anche l'uomo che l'ha quasi investita. 

Capitolo dopo capitolo, Holly convinta di essere la famosa second-lead, ovvero colei che osserva i protagonisti e ne fa il tifo (in questo caso Ryan e una bionda tutta curve e poco cervello) si ritroverà invischiata in vicende, gelosie, gare d'amore, articoli di tartarughe e losche questioni dettate dalla vena thriller-mystery di un'autrice che ha visto fin troppi k-drama ed è ignara di tessere i fili di vite non proprio meramente di carta. Holly ben presto si renderà conto di essere divenuta ormai la protagonista per eccellenza di una storia che la risucchia e la risputa fuori sempre più spesso e di aver consapevolmente attivato la coscienza di Ryan che dal canto suo, non è un personaggio 2D, senza spessore e che si limita a seguire una trama delineata; al contrario, è un'anima intrappolata tra le righe di una storia che non solo ha ogni singolo elemento narrativo tipico di un romantasy, ma desidera amare, esistere, e liberarsi di un mondo illusorio. Cominciano così corse contro il tempo, fasi lunari, crossover allettanti, sovversioni dello spazio temporale e sentimenti talmente potenti da far tremare persino la penna e la carta. Riusciranno Holly e Ryan a creare una nuova realtà? E in che modo? Con il suo stile inconfondibilmente incalzante e il suo linguaggio diretto, Angela Contini, decide stavolta di vestire sia i panni della lettrice scatenata, sia quelli dell'autrice febbricitante in piena inondazione creativa. Si fa portavoce di tutti gli appassionati della letteratura che spesso vorrebbero catapultarsi nelle storie per viverle, respirarle e, perché no, fondersi con esse, e lo fa a modo suo, provocando i suoi stessi lettori con una domanda che lampeggia ad ogni riga: "Fin dove sareste disposti a spingervi pur di fare vostra questa storia e rompere le barriere tra realtà e finzione?".
 
I protagonisti poi, sono un bel rompicapo: da un lato troviamo Holly, che apparentemente può sembrare l'amica fangirl che conosciamo tutti. Esuberante, eclettica, insomma, un vulcano di energie. Ha persino un gatto di nome Draco, soprannominato così per onorare il famoso Malfoy. Si rivela poi essere una vera e propria eroina della sua stessa storia, capace di sovvertire le regole e di dare voce alla celebre frase del film di Dracula girato da Coppola: "Ho attraversato gli oceani del tempo (e in questo caso - dello spazio) per (ri)trovarti". La sua controparte maschile invece, Ryan, è l'emblema di tutti quei personaggi amati e profondi che bucano le pagine, e strappano l'anima del lettore. Di tutte quelle figure che vorremmo tirare via dalle parole e portarle nella nostra realtà perché fin troppo umane, a tratti fragili, e sensibili. 

Questa storia, ha sicuramente dell'incredibile e racchiude tematiche che accompagnano la vita di ogni essere umano, come: i legami profondi che destabilizzano le leggi dell'universo, lo spazio sicuro che si crea tra lettore e storia, la visceralità di vicende che dapprima non ci appartengono per poi divenire parte della nostra anima. In conclusione, è un romanzo che dona hype e un rollercoaster di emozioni dalla prima all'ultima pagina.
Voto: 5 tazzine di pumpkin spice latte.
Fonte immagini: Pinterest

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