coffee_books

mercoledì 27 luglio 2022

Recensione: "La strada del ritorno" di Gavriel Savit (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*!
Oggi la nostra Eleonora ci parla di una nuova uscita Bompiani, La strada del ritorno, di Gavriel Savit, un dark fantasy con delle ottime basi che però non si è rivelato all'altezza delle aspettative. Scoprite come mai nella sua recensione e lasciateci un vostro parere, se vi va. A presto! ;)

La strada del ritorno
di Gavriel Savit

Prezzo: 10,99 € (eBook) 18,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 352
Genere: fantasy, dark fantasy
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 25 maggio 2022

Nel remoto villaggio di Tupik c’è grande fermento: il Rebbe della vicina Zubinsk ha annunciato che il matrimonio di sua nipote sarà aperto a chiunque voglia partecipare. Il che significa, purtroppo, che quel giorno anche i demoni e le creature che abitano il Regno Lontano avranno la possibilità di varcare il confine. Gli unici che rimarrebbero volentieri a casa sono Yehuda Leib, che possiede un vero talento per cacciarsi nei guai, e Bluma, la figlia del fornaio. Una catena di imprevedibili eventi li porterà prima nel Regno Lontano e poi a Zubinsk, tallonati da una folla di demoni e dall’Angelo della Morte in persona, al quale Bluma ha involontariamente rubato lo strumento di raccolta delle anime, un piccolo cucchiaio. Chi li aiuterà? Riusciranno a tornare a casa sani e salvi? Un’avventura gotica nelle profondità magiche dell’Europa orientale, tra demoni e tradizioni secolari, in compagnia della Morte.

La Strada del Ritorno
è un libro che prometteva atmosfere e caratterizzazioni un po’ alla L’Orso e L’usignolo di Katherine Arden, però nonostante le ottime premesse e una promessa di paesaggi mistici e freschi, ahimè, questo libro non ha decisamente mantenuto le aspettative e si è rivelato un romanzo confusionario, poco preciso e decisamente superficiale, almeno per me. Cerchiamo però di mettere un po’ di ordine e di cominciare dall’inizio. La storia si sviluppa a partire da un piccolo villaggio sperduto in una regione che dovrebbe corrispondere all’incirca all’attuale Ucraina dove sono nati e abitano due ragazzini, Bluma e Yehuda Leib, apparentemente molto diversi tra loro eppure molto simili, in particolare per il loro legame con il soprannaturale. Bluma è la figlia del fornaio locale, ha una bella casa, una vita tranquilla ed una bubbe (nonna) scorbutica e solitaria a cui però è molto affezionata. Yehuda Leib invece è un ragazzino che vive ai margini del villaggio solo con la madre, in condizioni di povertà; è guardato da tutti con fastidio e sospetto perché con i suoi occhi chiari e intelligenti e i suoi modi furtivi trova sempre il modo di sapere tutto di ciò che lo circonda e può tornargli utile per la sopravvivenza, ma soprattutto perché è un attaccabrighe e non perde occasione per combinare guai, in particolare con il figlio del macellaio, un uomo molto influente all’interno del villaggio. Dopo l’ennesimo parapiglia tra Yehuda Leib e suo figlio, il macellaio decide di sbarazzarsi del ragazzo tramite l’arruolamento forzato, ma per sfuggire a quello che viene considerato un destino peggiore della morte, il ragazzo scappa da Tupik, il villaggio. Quello stesso giorno anche la nonna di Bluma prima scompare e poi muore dopo aver ricevuto una misteriosa visita che lascia come unica traccia del passaggio un cucchiaio molto strano. Entrambi i ragazzi dunque sviluppano un legame con la Morte, una ne vuole sfuggire, mentre l’altro la cerca per ottenere qualcosa. Entrambi abbandonano le loro case, ed entrambi verranno coinvolti, durante il loro percorso, in un mondo sovrannaturale complesso, subdolo e spietato che ha dato origine e che vive nelle tradizioni e nelle credenze popolari.

I personaggi e le situazioni che si ritrovano ad affrontare i due giovani protagonisti del romanzo, si capisce sin dalle prime righe, emergono e sono costituiti interamente dal folklore popolare tipico delle zone che hanno offerto ispirazione per la storia, peccato che se una persona non lo conosce almeno un minimo non ci capisca nulla. Riti, credenze, tradizioni, interazioni, praticamente tutto è trattato con superficialità; perché e come alcuni esseri si comportano in un certo modo? Qual è esattamente il loro ruolo nella tradizione? E come influisce questo di fatto nelle vicende dei ragazzini al di là dell’immediato coinvolgimento. Perché c’è una continua guerra intestina tra queste creature che vede coinvolti Bluma e Yehuda? Non si capisce e non si sa.

Tutto in questa storia è veloce, troppo veloce e confuso, non c’è una vera caratterizzazione dei personaggi sia primari che secondari, tutti appaiono, scompaiono e riappaiono dal nulla perseguendo i loro scopi che non si è ben capito quali siano. Il libro dovrebbe essere una sorta di mega riflessione, analisi interpretativa del rapporto degli uomini con la morte, peccato che pure la morte sia confusa su quello che fa, sul perché e sui motivi per cui viene temuta e disprezzata dagli esseri umani. In pratica di questo romanzo a mio parere si salva ben poco, lo stile semplice di scrittura e le basi di partenza della storia, sarebbe servito molto più approfondimento in tutti i sensi, forse per paura di appesantire la narrazione forse per lasciare volutamente la situazione così “misteriosa” non è stato fatto e questo ha abbassato notevolmente la godibilità della storia. Un gran peccato!

Eleonora

Nessun commento:

Posta un commento

Commentare non costa nulla!:) Lascia pure il tuo commento, sarò felice di risponderti;)

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...