Buon pomeriggio!
Oggi ritorna la nostra rubrica "Milk, Cookies&Books: libri a merenda" dedicata a bambini e ragazzi. In questo nuovo appuntamento, Anna ci parla, finalmente, di un libro tanto atteso, "Fairy Oak. Il Destino di una Fata", l'ultimo volume di una delle saghe a cui è più affezionata. Vi lascio alle sue parole che sanno di commozione, malinconia e bellezza. Fateci sapere se anche voi avete letto questo libro e provato le stesse emozioni. A presto! ;)
Fairy Oak. Il destino di una fata
di Elisabetta Gnone
Prezzo: 16,05 € (cop. rigida)
Pagine: 288
Genere: fantasy, narrativa ragazzi, bambini
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 4 novembre 2021
Una nuova voce, quella dell’autrice, ci racconta la storia di Fairy Oak. Sa molte cose e moltissime ne svela, arricchendo il dipinto che ritrae il popolo della Valle di Verdepiano di dettagli assai curiosi e di nuove, inaspettate sfumature. Il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone rivela tutti i segreti (o quasi) della comunità, buffamente assortita, che convive serenamente nel villaggio della Quercia Fatata. In questi anni all’autrice sono state rivolte tante domande e curiosità a proposito della saga, e ha pensato che un libro potesse colmare quei vuoti e risolvere quei dubbi che in tanti sentono ancora d’avere riguardo i suoi abitanti. Poiché l’autrice sa tutto di questa storia, ed è una voce fuori campo, può svelare segreti, entrare in dettagli e raccontare aneddoti e situazioni che i suoi personaggi non possono conoscere o riferire. Per esempio Elisabetta sa quando Grisam Burdock s’innamorò di Pervinca Periwinkle – il momento esatto – e quando il cuore del giovane inventore Jim Burium diede il primo balzo per la sorella di Pervinca, Vaniglia. Sa cosa pensò la fata Felì la prima volta che vide dall’alto il piccolo villaggio affacciato sul mare ed è soprattutto di lei che vi narra, del primo e dell’ultimo anno che Sefeliceleisaràdircelovorrà passò a Fairy Oak, e di quei pochi istanti in cui si compie il destino di una fata. Un destino comune a molti, come scoprirete...
Ma sapete che il 4 novembre è uscito il nono libro della saga di Fairy Oak intitolato Il Destino di una Fata? È uno splendore: in sovraccoperta sono rappresentate le gemelle Vaniglia e Pervinca immerse nella natura autunnale della incantevole Valle di Verdepiano, tra loro la piccola, grande Feli’ che con il suo amore ha unito le bambine e con la sua pazienza le ha cresciute e rese indipendenti. Sullo sfondo la tranquilla baia di Arran, il faro, la rocca e al centro Quercia, che svetta forte e rassicurante sull'intero villaggio. La copertina rigida è altrettanto bella, anticata verde e oro, e all'interno le splendide illustrazioni di Alessia Martusciello e Valeria Turati, che ci mostrano i paesaggi, le scarpine e i guantini fatti all’uncinetto di Vi’ e Babu’ neonate, i fiori della serra di Tomelilla, la ricetta del ciambellone, i rocchetti di filo da cui Cicero ricavo’ una minuscola scrivania per Feli’, i cartamodelli per gli abitini delle bambine, le stoffe patchwork del negozio di Primula Pull e poi immagini inedite degli occhi innamorati di Vaniglia e Jim, una allegra passeggiata con Flox e lo sguardo sognante dei ragazzi rivolti all’orizzonte del loro futuro… E infine un cadeau: un allegato di accompagnamento alla prima edizione, l’Erbario di Fairy Oak, con delicati acquerelli e la descrizione dei fiori da cui i protagonisti hanno preso il nome.
Il Destino di una Fata è a tutti gli effetti il “dietro le quinte” dell’intera saga, non c’è una trama, non c’è un'avventura. E nonostante ciò è davvero un libro magico. La sua magia non è nelle mirabolanti imprese o negli incantesimi, ma nella straordinaria bellezza della natura che parla e canta, delle atmosfere che profumano del dolce aroma delle torte casalinghe e della fragranza genuina dei sentimenti delicati, dei valori puri e delle emozioni profonde. La semplicità delle piccole cose. La magia che permea questo romanzo è quella che nasce dal cuore, dai racconti della quotidianità, dai ricordi del passato che come mattoni, uno sopra l’altro, costruiscono l’identità di un paese e di un popolo, dalle tradizioni e dalla storia di un antico villaggio le cui radici si intrecciano indissolubilmente a quelle di una Quercia Fatata. E così Elisabetta, con il suo stile unico, divertente e accattivante, ci mostra un'esilarante lezione alla scuola per fate-tate in cui viene specificato “che è bene accertarsi da che parte tiri il vento quando un maschietto chiede di fare pipi’ all’aperto, e guardare che non vi siano bisce, rospi, ortiche o cavallette quando deve accucciarsi una bambina; che lo sporco si attacca più volentieri al collo dei maschi, vai a sapere perché, ma anche i rosei piedini di una bimba possono puzzare di carogna”. E ci mostra la pagella che Tomelilla ebbe tra le mani quando scelse la dolce Feli’, diplomata alla scuola per fate-tate, con il suo voto 10 in “coraggio” e Zero in “esperienza”. Ci descrive l’arredo della nursery delle gemelle e il loro tenero corredino sferruzzato con amore.
Grazie alla voce dell’autrice scopriamo che una fata si nutre di semi, nettare, miele e frutta, che da bimba Vaniglia, dolce e gentile, amava quando Feli’ le leggeva le favole mentre Pervinca, piccola guerriera, si acquietava soltanto quando la fatina la accompagnava di notte, in giardino, a osservare ragni e pipistrelli. E ancora, che la casa di Flox Pollimon era tutt’altro che graziosa, anzi era un antico e inquietante maniero da Magici del Buio, orlato di torri e delimitato da un cancello in ferro decorato con zanne appuntite di drago. E scopriamo che Cicero e Feli’ avevano la simpatica abitudine di stendere i panni insieme, chiacchierando di curiosità sul villaggio e di previsioni del tempo e che Dalia, sensibile e un po’ impacciata, era anche grande esperta di aritmetica e teneva la contabilità del sindaco e del comune. E ancora, che Sentoipollicicheprudono, detta Prud, la fata della famiglia Corbirock, già provata dal dover badare a cinque fratellini, tutti maschi vivaci campioni di rutti, puzzette e di pronuncia dei propri nomi digerendo, tentò di fuggire quando scoprì che era in arrivo un altro bambino… Sefeliceleisaràdircelovorrà, la fata-tata più dolce e meravigliosa dell'universo magico creato da Elisabetta Gnone, del villaggio di Fairy Oak, e del mondo racchiuso nel mio cuore, proprio l'ultimo giorno della sua permanenza nella valle di Verdepiano, nell’ultimo episodio dei Quattro Misteri, chiese al grande Mago del Tempo, Barbo Tagix, quale fosse il miglior modo di dire addio.
“Strazianti abbracci e lacrimosi baci… mah - rispose il mago - sì qualcuno li apprezza. Io, veramente, non li ho mai capiti. Ciò che non si è detto e non si è fatto in tanti anni, non si può dire o fare in un istante. E ciò che si è detto e fatto, in un istante non potrà essere dimenticato… Il miglior modo per dire addio, è non dirlo affatto… E il miglior ricordo che ci si può portare via, è il ricordo di un giorno qualsiasi.”
Queste le commoventi parole a chiusura della saga di Fairy Oak, con cui la scrittrice poneva la parola fine alle avventure delle gemelle, delle fatine, della famiglia Periwinkle, della Banda del Capitano, di Quercia e di tutti i personaggi che ci hanno tenuto compagnia a lungo nella nostra immaginazione. Queste le parole con cui noi lettori abbiamo salutato il villaggio incantato continuando ad amarlo negli anni a seguire, per quindici anni, nella segreta speranza che una magia ci riportasse indietro nel tempo. Ed è stato proprio l’anno scorso che la magia è avvenuta ed Elisabetta Gnone ha riaperto le porte di Fairy Oak, le porte di quella che per molti di noi lettori è stata Casa. Lo scorso anno con Fairy Oak. La storia perduta, edito da Salani, la scrittrice ci ha regalato un nuovo racconto mai narrato e una visione del villaggio e dei protagonisti completamente inaspettata, grazie ai quali abbiamo iniziato a sognare altre possibili avventure e nuove vicende, finora rimaste misteriose, da raccontare, altri episodi in cui immergersi. Invece...
Invece questo ultimo libro Fairy Oak. Il Destino di una Fata si conclude ancora una volta con un addio che ci porta al triste sospetto che possa essere definitivo. Mai dire mai, risponde la scrittrice a chi le domanda se uscirà un nuovo capitolo della saga. Ma cosa è Il Destino di una Fata se non esattamente la realizzazione delle parole del Mago del Tempo: “il miglior ricordo che ci si può portare via è il ricordo di un giorno qualsiasi”? In questo libro non vengono narrate nuove vicissitudini ed è l’autrice stessa a prendere in mano le fila della narrazione per rivelare molti particolari ancora mai spiegati delle vicende che già conosciamo, rispondere a tante domande sul passato, presente e futuro dei personaggi, svelare segreti che fino ad ora si erano persi tra le righe della trama, e per arricchire il meraviglioso dipinto del popolo della valle di Verdepiano di inaspettati colori e dettagli. E sinceramente a me questo è sembrato proprio “il ricordo di un giorno qualsiasi” ovvero, un addio. Dopo aver trascorso alcuni giorni con il magone di fronte a questa consapevolezza ed essermi ripresa dalla malinconia, però, ho deciso di rileggere immediatamente il libro perché lo so, sono sicura, sono certa che Elisabetta, straordinaria direttrice dell’Orchestra Delle Parole, ha lasciato tra le righe qualche indizio per farci capire se possiamo ancora sperare in una nuova avventura. E sapete? Secondo me lo ha fatto. Dove? In ogni parola, in ogni frase, in tutti quei momenti in cui, spiegandoci meglio i dettagli, ha scelto di rivelare minuziosamente un determinato particolare e lasciarne un altro volare via leggero, ha deciso di raccontarci un evento e lasciarne un altro sullo sfondo, mettere sotto la lente di ingrandimento una situazione lasciando che invece un’altra rimanesse in ombra. Insomma sollevando in noi lettori nuovi dubbi, nuove domande, creando nuove aspettative… in altre parole, dandoci la speranza di potere ancora tornare presto a Fairy Oak.
“Il nono libro della saga svela tutti i segreti. O quasi”...
Curiosi di sapere se ho trovato qualche passaggio magico con altri romanzi? Ci potete scommettere, eccole!
Durante la festa del Solstizio i componenti della Banda del Capitano, ormai tutti adolescenti, si riuniscono in Piazza che per l’occasione ospita le giostre, i giochi a premi e le bancarelle dei dolci. Le caramelle più vendute, le Caramelle Canterine, trasformano le voci dei ragazzi in vocioni da baritono o vocine da soprano, gracidii di rane o gridi di aquile… che ne dite, non ricordano anche a voi gli strambi effetti delle caramelle del negozio Tiri Vispi Weasley nella saga di HARRY POTTER di J.K. Rowling?
E ancora, cosa vi ricordano i cavallini della giostra che si liberano per magia dai perni e iniziano a galoppare sospesi per tutta la piazza? Io direi… MARY POPPINS di P.L. Travers! Ricordate quando Mary e lo spazzacamino salgono sulla giostra e i cavalli iniziano a volare allegramente sospesi per il parco?
Ricordi stupendi, libri stupendi, fatti per sognare e per ricordare a tutti noi di non smettere mai di restare bambini.
Grazie alla casa editrice Salani per la copia.
A presto,
Anna
Photo credit: @anna_bookfantasy
Bellissima recensione Anna, condivido ogni singola parola da te scritta e devo dire che io sono più propensa a credere che questo libro sia la fine di Fairy Oak. Il tipo di commiato mi ricorda troppo Addio, Fairy Oak che la Gnone stessa aveva detto che era un modo per dire anche a se stessa di smetterla di scrivere di Fairy Oak.
RispondiEliminaCiao Babuska, già purtroppo lo temo anche io in fondo in fondo... speriamo di no comunque ☺️👍🏻
RispondiElimina@anna_bookfantasy
Ciao! Bellissima recensione! E questa volta le passaporte le avevo trovate anche io 😉😉
RispondiElimina👍🏻👍🏻👍🏻☺️
RispondiElimina@anna_bookfantasy
Che bello! Spero prima o poi di riuscire a recuperare tutta la saga **
RispondiEliminaCiao Nicole! Sì te la consiglio! Ne rimarrai incantata 😍
RispondiElimina@anna_bookfantasy