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venerdì 29 settembre 2023

Recensione: "Se tutto questo fosse vero" di Ann Liang

Buondì, car* lettor*! ^^
Oggi è il giorno in cui vi parlo finalmente di Se tutto questo fosse vero, romanzo young adult di Ann Liang. È stata davvero una dolcissima lettura e per quanto abbia trovato scontate delle cose, alla fine ho amato tutto. Ringrazio di cuore la casa editrice per la copia in cambio di un’onesta opinione.

Se tutto questo fosse vero
di Ann Liang

Prezzo: 7,99 € (eBook) 16,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 304
Genere: narrativa contemporanea, ragazzi, young adult
Editore: De Agostini (collana Wave)
Data di pubblicazione: 4 luglio 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Eliza Lin, diciassette anni e zero amici, è appena arrivata a Pechino dopo l’ennesimo trasloco nell’ennesima città. È solitaria e un po’ timida, ma a scuola ha buoni voti e soprattutto… scrive. La scrittura è la sua casa, il suo elemento naturale, ed è proprio grazie a un elaborato per il blog del nuovo liceo che la sua vita cambierà per sempre. Nel compito Eliza racconta una romanticissima storia d’amore, la sua romanticissima storia d’amore, e nel giro di una notte il contenuto rimbalza di piattaforma in piattaforma, diventando virale. Raggiunge persino la sua rivista preferita, che la contatta per proporle una collaborazione. I follower la adorano e non vedono l’ora di conoscere l’identità del misterioso fidanzato, se non fosse che… lui non esiste. Eliza se l’è inventato di sana pianta. Che fare quindi? Raccontare la verità o continuare la finzione? Il dilemma la divora fino a che, una sera, la ragazza ha un’idea: proporre al suo compagno di scuola Caz Song, giovane attore di C-drama bello da svenire, un’ “alleanza strategica reciprocamente vantaggiosa”. Lui interpreterà il suo fidanzato per il tempo necessario e lei lo aiuterà con il suo futuro accademico. Il piano sembra infallibile, ma la messinscena potrà durare a lungo? E se a un certo punto la bugia dovesse venire a galla, quante vite potrebbe travolgere?

Se c’è una cosa che adoro fare in questo periodo è leggere romanzi cozy e adorabili. Se tutto questo fosse vero è un libro che parte da un trope abbastanza scontato ma che alla fine rivela dell’autentica personalità. Mi ha sorpreso per le tematiche affrontate, ma soprattutto ho amato che fosse ambientato a Pechino e che la città fosse descritta in maniera tanto vivida e familiare. L’autrice, di origini cinesi, ci regala una storia molto dolce, che inizia da una bugia ma che poi si trasforma in tutt’altro. La protagonista è Eliza Lin, una diciassettenne alle prese con l’ennesimo trasloco. Dopo aver vissuto in tantissime città differenti, con la sua famiglia ritorna a Pechino, la sua città d’origine. Non è facile per lei ambientarsi ogni volta in una città diversa, perdere gli amici per poi cercare di farsene di nuovi. Ecco perché la socializzazione non è esattamente il suo forte, però gran parte della sua frustrazione riesce a smaltirla scrivendo. La scrittura è tutto il suo mondo, lei sogna di vivere di questo, e un giorno la sua vita cambia per sempre quando un suo elaborato finisce sul blog della scuola e diventa letteralmente virale. La cosa la sconvolge ed entusiasma allo stesso tempo, peccato che tutto ciò che ha scritto sia una bugia. Nel compito racconta di una storia d’amore bellissima con un ragazzo che sembra essere il ragazzo dei sogni di chiunque; l’elaborato viene letto da milioni di ragazzine, che col passaparola lo fanno girare e in pochissimo tempo Eliza diventa una celebrità. È quello che ha sempre sognato, diventare famosa con la sua scrittura, ma c’è anche il rovescio della medaglia da considerare: tutto quel successo è fondato su delle bugie. I fan della sua storia d’amore vogliono presto sapere chi è il ragazzo di cui parla o tutto risulterà poco credibile e le bugie raccontate le crolleranno addosso come un castello di carta. Ecco che allora Eliza deve prendere una decisione diversa, confessare tutta la verità o… trovare un finto fidanzato che possa essere esattamente come lei lo ha descritto nel suo saggio. L’input le viene dato dall’offerta di un tirocinio per un famoso giornale online che Eliza ha sempre ammirato, e così invece di scoprire le sue carte, decide di continuare con la farsa. Il destino sembra andarle incontro e offrirle l’opportunità di conoscere meglio il compagno Caz Song, non un compagno qualsiasi bensì una vera e propria star di C-drama. Lui sarebbe il fidanzato perfetto, bello oltre ogni limite e così amato e benvoluto da tutti! C’è solo un ostacolo: come convincerlo a fingersi il suo ragazzo? 

Caso vuole che Eliza venga a conoscenza di un segreto di Caz ascoltando per sbaglio una sua conversazione con la madre e così decide di sfruttare questo segreto per persuadere il ragazzo. Insieme a una proposta creata ad hoc su Power Point (dallo strabiliante titolo “Un’alleanza strategica, reciprocamente vantaggiosa e di stampo romantico volta a promuovere le nostre rispettive carriere”), Eliza espone a Caz il suo piano e lo convince ad accettare. Da quel momento in poi dovranno mostrarsi insieme, frequentarsi, sembrare affiatati e innamorati esattamente come nel suo racconto. Tutto per finta, è ovvio, fino a quando Eliza non terminerà il suo tirocinio al giornale e Caz le riprese del suo nuovo sceneggiato. Ma qualcosa alla fine va storto. Quello che Eliza prova, anche solo per finzione, quando sta con Caz è qualcosa che non si era immaginata di poter provare. Lei che ha sempre cercato di non creare legami per paura di perdere le persone che ama dopo un’ennesimo trasloco, così come è stato con vecchi amici e come le sta tutt’ora capitando con l’amica del cuore Zoe. È una ferita che brucia e la tormenta e non le dà la possibilità di lasciarsi andare completamente, di smettere di controllare i suoi sentimenti, di controllare tutto, per vivere le emozioni in maniera più libera e naturale. E così, anche se con Caz le cose in alcuni momenti sembrano farle pensare possano evolversi in qualcosa di più vero e reale, lei ci mette sempre un freno. È la paura a controllarla, la paura di ritrovarsi per l’ennesima volta con il cuore spezzato. Ma se anche Caz volesse esprimere i suoi reali sentimenti e non riuscisse per altrettanti timori? Lui è una delle più giovani celebrità internazionali in ascesa. È un ragazzo bello, affermato, continuamente assediato da fan. È circondato da ogni forma d’amore, ma cos’è che la gente ama davvero di lui? Amano il Caz Song dei ruoli che interpreta, amano il personaggio, amano il suo aspetto, ma non si può dire che lo conoscano davvero. Solo con Eliza riesce a essere fino in fondo se stesso, solo lei riesce a conoscerlo nella sua quotidianità, a rintracciare quei pregi che altre persone non vedono perché non sanno andare al di là del suo aspetto fisico. Più i due approfondiscono la conoscenza più vorrebbero stare insieme, ma la bugia su cui è costruito il loro rapporto non fa che allontanarli. Riusciranno, alla fine, a trovare una soluzione e a vivere con sincerità i propri sentimenti?

Con questa dolcissima storia, Ann Liang ci trasporta in una Pechino dinamica e piena di vita e colore, ma anche nella vita di una giovane adolescente con problemi reali e in cui è facile rispecchiarsi. Eliza è una ragazza riservata ma con un grande sogno ed è disposta a tutto per quel sogno. Purtroppo questo si scontra con una dura realtà e cioè con il fatto che lei è spesso costretta a spostarsi e non riesce mai a restare abbastanza in un posto da poterlo definire “casa”. È una realtà che la fa soffrire molto e che, forse, chi non è abituato come lei a cambiare continuamente dimora non può capire. E poi c’è quel ragazzo, quel ragazzo così bello da sembrare impossibile, quel ragazzo capace di farle battere il cuore come nessun altro, quello che si accorge del bracciale che indossa sempre, che la porta in spalla quando piove, che le asciuga le lacrime, ecco… quel ragazzo che potrebbe essere la casa che stava cercando ma che in realtà non lo è, perché cosa ci sarà di vero considerando che i due stanno seguendo un copione? E nonostante i dubbi e le incertezze, la costante paura di svegliarsi e scoprire che la bugia è esplosa loro tra le mani, i due si innamoreranno e cercheranno di conciliare finzione e realtà, di ascoltare i loro cuori, essere onesti fino in fondo ed essere felici. 

Se tutto questo fosse vero è una storia che vi scalderà il cuore. Non ci sarà mai un momento di noia con Eliza e Caz, ve lo posso assicurare, lui beffardo e spudorato, lei timida e misurata… i loro dialoghi li ho trovati molto divertenti, ironici, frizzanti. Per tutto il tempo è stato come guardare un vero e proprio drama e mi sono fatta anche qualche risata. I momenti più toccanti non mancano, soprattutto quando Eliza pensa alla sua amica Zoe o a quanto le manchi avere un posto da poter definire “casa”, persino con Caz e il rapporto difficile con i genitori sempre assenti; il tutto, però, resta sempre intriso di leggerezza e garbo tanto che alla fine avrete voglia di qualcosa di forte per compensare :P Ho apprezzato tantissimo ogni elemento della cultura cinese inserito nel romanzo, anche piccoli modi di dire e parole che poi alla fine trovano spiegazione in un glossario. Davvero, io amo questo genere di romanzi, la collana Wave di De Agostini è una piccola perla dedicata a ogni buon Asian Lovers che si rispetti. 

 Insomma, una lettura speciale, spensierata, adorabile, l’ideale se volete rilassarvi con una storia semplice ma che vi riempia il cuore di dolcezza. Probabilmente paragonerei Ann Liang ad Alice Oseman per il modo di narrare e di toccare l* lettor*, per la dolcezza che infonde nelle sue parole e nei suoi personaggi, perciò se apprezzate tale affinità, sono certa che amerete Se tutto questo fosse vero.

Fonte immagini: Amazon.it, Pinterest
Art by: yingshi_drawing

venerdì 21 luglio 2023

Milk, Cookies&Books: libri a merenda - "C'era una volta un libro" di N. Matayoshi e S. Yoshitake (a cura di Elena)

Buon pomeriggio! ^^
Oggi la nostra Elena ci parla di un libro delizioso, un inno alla scrittura, alla lettura, persino all'illustrazione: C'era una volta un libro, di Naoli Matayoshi e Shinsuke Yoshitale. Scoprite questo piccolo gioiello nella sua recensione e lasciate, se vi va, un commento. A presto! ;)

C’era una volta un libro
di Naoki Matayoshi e Shinsuke Yoshitake

Prezzo: 11,99 € (eBook) 22,00 € (cop. rigida)
Pagine: 200
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 30 maggio 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli

Questa favola è per tutti i cacciatori di storie. È un omaggio alla lettura e narra con ironia l'amore per i libri e il loro straordinario potere. Questa è la storia di un re molto anziano, avido lettore di libri, che decide di mandare due dei suoi sudditi in giro per il mondo a caccia di storie. I due uomini si mettono in viaggio e al loro ritorno, nell'arco di tredici notti, raccontano al re i libri che hanno scovato: c'è il libro che nessuno riesce a leggere perché va troppo veloce. Il libro ricercato in tutto il paese con la polizia alle calcagna. Il libro abbandonato sullo scaffale di una libreria dell'usato: felice, nonostante le pagine logore, perché ha accompagnato la vita di un uomo che lo ha letto mille volte. Ci sono libri che ridono, mangiano, salvano. Pagine che parlano e frusciano. Storie che devono ancora essere scritte e altre che non spariranno mai. E che, soprattutto, insegnano ad amare la complessità e la varietà del mondo.

Tra le più originali e recenti uscite librose giapponesi, troviamo C’era una volta un libro di Naoki Matayoshi e Shinsuke Yoshitake, pubblicata da Mondadori Omnibus, tradotto da Gala Maria Follaco. Si tratta di un libro molto particolare, già nella sua confezione estetica esterna, che mescola al suo interno diversi stili narrativi: frasi e periodi brevi, paragrafi medio lunghi, flussi di coscienza e diari e illustrazioni piccole e semplici, in bianco e nero e colorate. Una narrazione variegata che trascina in una storia concisa e congegnata a incastri, una favola dalle tinte noir alla Neil Gaiman e onirica, tra il realismo magico e la quotidianità, tipicamente in stile orientale.

“Il sottoscritto è un amante dei libri. Ne ha già letti in gran numero. Ritiene di aver letto la maggior parte dei libri esistenti. Tuttavia la sua vista sta peggiorando e non riesce più a leggere.
Ma rimane un amante dei libri. E dunque desidera sentirne parlare.
Sta a voi, perciò, girare il mondo alla ricerca di persone che conoscano i ‘libri più rari’ e ascoltare le storie che avranno da raccontare. Poi tornerete a riferirle al re.”

Come nelle favole, la storia inizia con una missione, nata dal desiderio di un uomo di non abbandonare la sua passione per la lettura, che però è impossibilitata dalla cecità. Da questo amore per le parole d’inchiostro sulla carta, della lettura attiva in prima persona e solitaria, nasce il desiderio della ricerca, della condivisione e dell’ascolto di parole fatte di vento e suoni. Fin da subito respiriamo un elogio alla lettura e alle sue diverse forme, che potremmo identificare nei libri cartacei e nelle storie tramandate a voce o registrate e conservate negli audiolibri.

“Quella persona dall’animo gentile e amante dei libri non era interessata alla singolare abitudine del libro, bensì al suo contenuto. Fu l’unica persona che lo trattò da semplice libro.”

Altra particolarità di C’era una volta un libro è la divisione in capitoli identificati in notti: come in Mille e una notte, ogni notte racchiude storie dentro le storie, storie che si moltiplicano perché ogni storia ne contiene altre. In alcune notti troviamo pochi disegni e illustrazioni basilari, in altre le pagine assomigliano ai taccuini a righe piene di memorie o ai quaderni con le pagine bianche per prendere appunti o trascrivere le storie che non vogliamo dimenticare, dove si alternano lunghi paragrafi o brevi frasi che sono dei promemoria e degli omaggi alla lettura e a chi legge, ai lati belli dell’esperienza della lettura ma anche ai suoi pericoli. Si possono ritrovare i Dieci diritti dei lettori di Daniel Pennac, cogliendoli nei molti riferimenti alla cultura giapponese, accennata nelle battute, nella scrittura e nel cibo, che potrebbero influenzare la comprensione di qualche storia. I messaggi sul legame e sull’amore per i libri però vanno al di là di una cultura, sono interculturali e proprio per questo facilmente identificabili.

“La prima volta non gli piacque. Pensò perfino che fosse “Una noia”. Ma in realtà non era noioso, il problema era che non l’aveva capito. E infatti fece passare del tempo e lo rilesse. Allora scoprì di che cosa parlava veramente.
Fino a quel momento non l’aveva proprio capito.
Quella scoperta gli insegnò che il significato di un libro cambia a seconda del momento in cui lo si legge. Ne fu così felice che lo rilesse infinite altre volte. E ogni rilettura era una scoperta. Gli capitava spesso di portarlo con sé quando si recava in un posto nuovo, dove non conosceva nessuno. Lo faceva sentire meno solo.
Era come se il libro lo proteggesse.”

Nelle notti che trascorrono si narra di libri che lanciano messaggi e significati individuali e collettivi sul perché possedere degli oggetti fatti di carta, sia in senso metaforico sia fisico. Si narra di libri che suscitano desideri e consegnano valori e obiettivi, che sia migliorare come essere umano o che sia cancellare qualche peccato che affligge ogni lettore e lettrice!

“Non l’ho ancora letto, ma l’ho comprato con l’intenzione di leggerlo, un giorno o l’altro.”

Si narra di libri che indagano le infinite sfaccettature della lettura che regala il mondo, le emozioni, la vita. Sfaccettature che le storie ricordano, non per essere univoche e oggettive, ma personali e uniche, in base al proprio punto di vista. In questo modo le storie e i libri si moltiplicano, ampliando sempre di più la vasta scelta delle possibilità, creando così un libro disegnato con le proprie mani, un libro carico di ricordi e scelte positive e negative.

“Era un libro con la polizia alle calcagna. Quando gli agenti arrivavano a casa sua, i vicini dicevano: <Se cercate il mio vicino, sappiate che ha traslocato proprio pochi giorni fa>.
Il libro era ricercato in tutto il paese. C’erano segnalazioni da parte di testimoni un po’ dappertutto, ma non portarono mai all’arresto. Gli agenti ricominciarono da zero. Poi, alla fine, riuscirono a catturarlo. Lo scovarono nei pressi della casa dell’ottavo volume. Il tutto grazie all’intuizione di un agente che notò che il libro in questione era un settimo volume.”

Troviamo anche una ricerca dei diversi generi letterari, definendo il cuore dei libri d’avventura, i gialli, i rosa, i fantasy, i misteri, il gusto del proibito con disegni e parole. È proprio divertente interpretare le diverse storie e scoprire cosa identificano!

All’improvviso in una notte più lunga, da una sorta di catalogo dei possibili libri e dei loro significati, ci ritroviamo dentro a una storia quotidiana, non più favolistica. Un libro narra, sotto forma di diario, la storia di un bambino e di una bambina con il desiderio espresso di voler diventare illustratori. Dalle frasi e dai paragrafi, si passa a un flusso di coscienza e di spaccati di vita scolastica. Gelosia, amicizia, cosa significa avere un punto di vista ma soprattutto un racconto intimo e introspettivo sul potere dell’illustrazione, attraverso la descrizione dell’atto del disegno, che comunica con coraggio più di quello che avrebbe detto a parole. I disegni e le battute stimolano e creano nuovi inizi e pericoli. Il disegno non è un compito ma un gioco e un esercizio, scoperta e comprensione di sé e dell’altro: una storia che delinea come il tratto che deriva dalla propria anima, trasmette pensieri, bisogni e personalità.

“Quanto tempo era passato?
Quando tornai in me mi resi conto di essere diventato io stesso un libro.”

C’era una volta un libro è un puzzle, un libro al cui interno si raccontano tante storie che insieme ne costruiscono una, tramite messaggi, storie assurde e storie quotidiane. La struttura del romanzo raccoglie sia diversi temi, come l’importanza della lettura e della scrittura e della loro funzione salvifica, sia diversi modi di narrazione, dal disegno al diario, uniti in modo originale e semplice, ma con una trama non lineare, che alterna concetti e colpi di scena inaspettati. C’era una volta un libro diviene una mappa che indaga su cosa è un libro con tutte le sue possibili risposte e, forse proprio per questo, richiede una consapevolezza di base e, per le più piccole e i più piccoli lettori, dagli undici anni in su, una lettura guidata accompagnata e condivisa, in quanto, anche se sullo sfondo e mai in modo aggressivo, tratta temi delicati, come la violenza domestica, il lutto e il suicidio. Argomenti che vengono raccontati dagli occhi innocenti di giovanissimi protagonisti in modo delicato ma contemporaneamente fugace e di impatto. Resta comunque un testo su cui si possono creare attivamente molti spunti laboratoriali sulla lettura sia come produzione di testi sia come creazione in sé dell’oggetto libro, dando spazio alla creatività.

In conclusione C’era una volta un libro è un inno alla lettura, a ogni lettrice e lettore, per qualunque genere e formato, al connubio tra essere umano ed essere inanimato, che insieme possono creare storie infinite e salvifiche.

Ringrazio la casa editrice Mondadori per la copia digitale di C’era una volta un libro, in cambio di un’onesta opinione.

Non mi resta che augurarvi buone letture

Elena

domenica 12 marzo 2023

Review Party: "Yuanfen" di Chiara Saccuta

Buongiorno e buona domenica, lettor*! ^^
Oggi partecipo al Review Party di Yuanfen, di Chiara Saccuta, un romance storico orientale della casa editrice Chrysalide Publishing. È stato davvero un privilegio leggere questa bellissima storia, ringrazio l’autrice per le emozioni che è riuscita a trasmettermi e la casa editrice per avermi inviato l’ebook in cambio di una recensione onesta.

Yuanfen
di Chiara Saccuta

Prezzo: 1,99 € (eBook - al momento in promo a 0,99 €) 13,50 € (cop. flessibile)
Pagine: 299
Genere: romance storico orientale
Editore: Chrysalide Publishing
Data di pubblicazione: 28 febbraio 2023
Acquista su: Amazon (disponibile anche in Kindle Unlimited)

Venduta come concubina al sanguinoso re dello Stato del Qin, la principessa Ruoxi si ritroverà all’interno del luogo più pericoloso di tutto il palazzo: l’harem del sovrano. Con un passato carico di rimpianti e insidie, cercherà protezione in Hsien, un artista marziale proveniente dallo Stato sottomesso del Wei. La principessa, però, non sa cosa Hsien le stia nascondendo. Il giovane, infatti, si è recato nello Stato del Qin per un motivo pericoloso: uccidere il re. Ruoxi si sente in trappola, chiusa in una gabbia che si è costruita da sola, con le sue paure e i suoi doveri. Hsien, invece, vuole essere libero e, poco a poco, comincerà a desiderare di liberare anche lei. Le strade di Ruoxi e Hsien non potrebbero essere più diverse, tuttavia lo yuánfèn è imprevedibile. Entrambi finiranno per condividere lo stesso destino, lastricato di sangue e lacrime, a un passo dalla guerra e a un passo dalla morte.

Raramente mi concedo di leggere romanzi che si rifanno alla cultura orientale, perché tengo troppo alla fedeltà verso quel mondo, un mondo straordinario, ricco, complesso, tanto diverso dal nostro, per il quale spesso non bastano delle ricerche su internet a rappresentarlo al meglio. Da quando i drama orientali hanno preso piede anche in Italia, moltissim* autor* hanno dato anima e corpo per scrivere romanzi che li ricordassero, almeno in parte. Yuanfen, di Chiara Saccuta, è un romance storico ambientato nell’antica Cina e, sin dal primo momento in cui ho iniziato a leggerlo ho capito che era davvero un piccolo gioiello e che qualsiasi ricerca lei abbia fatto, qualsiasi sia stato il percorso che l’ha portata a scrivere questo romanzo non è stato vano. La casa editrice Chrysalide Publishig, poi, fresca di creazione e con ancora pochissime pubblicazioni all’attivo, ha deciso di puntare su un titolo del genere, molto di nicchia, molto lontano dai gusti principali de* lettor*, eppure ne apprezzo il coraggio della scelta e sono fiera di poter dire che comprendo benissimo perché abbiano dato una possibilità a Yuanfen, anzi invito anche voi a dargliela e a scoprirlo. In questo romanzo c’è tutto l’amore, il dolore, lo strazio di personaggi che sembrano realmente usciti dal periodo storico narrato. Si percepisce chiaramente tutto l’amore dell’autrice verso l’Oriente e ci ha messo davvero il cuore in questa storia, ma anche un sacco di bravura, perché vi assicuro che è scritta in maniera impeccabile. Lo stile di Chiara Saccuta è pulito, delicato, consono al tipo di storia narrata e permette a chi legge di perdersi tra le pagine, di immaginarsi all’interno del racconto, a vivere sulla propria pelle le stesse emozioni dei protagonisti. E a proposito di protagonisti, essi sono unici, superbi, inseriti in un contesto che non fa sconti a nessuno e che spesso li mette a dura prova.

La principessa Ruoxi è una donna bellissima e di gran cuore. Concubina del re sin da giovane, conosce bene, ormai, le dinamiche dell’harem. Costantemente in pericolo, non esita a sfidare se stessa e le altre concubine, ma senza mai andare troppo oltre, limitandosi sempre a salvaguardarsi, a salvaguardare la propria posizione perché è tutto ciò che ha e non può perderlo. E poi è fedele al suo Paese e non farebbe mai nulla per tradirlo, per metterlo in pericolo. 

La stessa cosa non si può dire di Xia, una giovane che è da poco diventata la nuova concubina del re, nonché la prediletta. A Xia pesa molto questo ruolo, non si sente adatta a questo tipo di vita e non riesce ad ambientarsi nell’harem, con tutte le altre concubine che non la vedono di buon occhio e la temono, e con tutte le attenzioni che il re le riserva. Ne è ripugnata. Il suo solo obiettivo è mettere fine a tutto ciò il prima possibile e per farlo ha bisogno dell’aiuto del suo amante, Hsien. 

Hsien è un artista marziale, ha dato vita alla propria setta e ama il luogo da cui proviene, ma ha lasciato ogni cosa per seguire la sua amata Xia e per lei sarebbe disposto a tutto, anche a uccidere il re. Quando conosce Ruoxi e ne diventa la guardia del corpo, le sue prospettive cambiano e anche il suo cuore inizia a vivere tumulti inaspettati. Eppure Hsien ha a cuore le sorti di Xia, la ama e vuole salvarla, ma allo stesso tempo deve proteggere Ruoxi. 

I loro destini si incroceranno portandoci a vivere tutta una serie di situazioni che ci terranno letteralmente col fiato sospeso. In questo è stata molto brava l’autrice, che ha saputo creare suspense nonostante il genere possa far pensare che si tratti solo di una semplice storia d’amore. In realtà c’è molto di più. Resterete affascinati dagli intrighi di questa storia, dai colpi di scena, dai momenti carichi di pathos e da quelli più teneri e delicati. Non è facile scrivere una storia di questo calibro, in maniera così accurata, ma Chiara ha fatto, secondo me, un ottimo lavoro. Spesso le note mi hanno aiutata a comprendere meglio termini specifici, troverete anche voi che esperienza piacevole sia leggere questo libro grazie alla cura che l’autrice gli ha riservato. 

Ho amato veramente tutto e se qualche difettuccio è riuscito a far capolino non ha avuto ripercussione alcuna. Yuanfen è una storia che non si legge tutti i giorni, sicuramente un tipo di storia che non rientra nei gusti di tutt*, ma vi assicuro che merita. All’inizio potreste trovarla un po’ lenta, ma anche se carbura piano riesce a colpire tutte le corde giuste. Lo slow burn della storia d’amore è ciò che ho apprezzato di più, perché si ha il tempo di conoscere a fondo i protagonisti, di immergersi nelle loro vite, nel loro dolore, presente e passato, di seguire le dinamiche di un sentimento che sboccia lentamente, con i propri tempi. Perché è quel tipo di amore che deve partire prima dalle fondamenta, così sarà ancora più forte dinnanzi alle avversità, solido e durevole. Preparatevi a commuovervi, perché ogni personaggio vi regalerà un pezzo di sé importante
Essere donna non è mai stato facile, si sa, e di sicuro era ancora più dura nell’antica Cina. Chiara Saccuta ci mostra le condizioni delle donne di allora, i sacrifici cui erano costrette, i dolori cui venivano sottoposte, le rinunce e il tipo di vita per delle concubine reali e non solo. Ci mostra un lato spesso troppo romanticizzato ma che di romantico ha ben poco. La lotta, gli intrighi, i segreti, gli imprevisti di una realtà per nulla facile da vivere. Complimenti all’autrice per aver scritto una storia così raffinata e bella e ancora grazie alla casa editrice per l’opportunità di leggerla concessami.



Fonte immagini: Pinterest

martedì 12 luglio 2022

Review Party: "Jade City" di Fonda Lee

Buongiorno, lettor* caffeinomani! ^^
Oggi il blog partecipa al Review Party di Jade City, di Fonda Lee, fantasy uscito da poco per Oscar Mondadori e che ho trovato davvero avvincente. Ringrazio Nia per avermi coinvolta nell’evento e la casa editrice per la copia digitale in cambio di un’onesta opinione.

Jade City
di Fonda Lee

Prezzo: 11,99 € (eBook) 24,00 € (cop. rigida)
Pagine: 564
Genere: fantasy, dark fantasy
Editore: Mondadori (collana Oscar Fantastica)
Data di pubblicazione: 5 luglio 2022

La giada è la linfa vitale dell'isola di Kekon: estratta, venduta, rubata, e soprattutto usata da secoli dai guerrieri Ossa Verdi come la famiglia Kaul per potenziare le loro abilità marziali e difendere l'isola dagli invasori stranieri. Ormai le guerre sono finite e la nuova generazione di Kaul, a capo del clan Zero Vette, vuole solo proteggere i propri affari e dominare il mercato della giada. È un mondo in rapido cambiamento nel quale le antiche tradizioni d'onore non hanno più posto. E quando spunta una nuova droga che permette a chiunque di maneggiare la giada, la tensione tra il clan Zero Vette e i rivali della Montagna esplode con violenza. È in gioco il destino di tutte le Ossa Verdi, e dell'intera Kekon.

Erano anni che desideravo leggere Jade City e quando mi si è presentata l’occasione non ho potuto proprio rifiutare. Le recensioni entusiastiche al romanzo non facevano che accrescere l’hype e quando finalmente Oscar Vault ha annunciato questa pubblicazione ero al settimo cielo. Ma avrò fatto bene a riporre così tanta fiducia in Jade City o sarà stata una delusione? Esco già da una delusione, quella di Catherine House, probabilmente la lettura peggiore dell’anno, perciò ho davvero confidato tanto in questo titolo e, fortunatamente, si è rivelato all’altezza delle aspettative, quindi adesso tiriamo tutt* insieme un bel sospiro di sollievo e fatemi dire perché Jade City mi ha conquistata, perché sono certa conquisterà anche voi.

Probabilmente la primissima parte del romanzo può trarre in inganno. L’autrice ci catapulta all’interno della storia senza troppi preamboli e confondendoci un po’ con nomi, termini e gerarchie che si fa difficoltà a comprendere subito. Ho avuto un attimo di smarrimento all’inizio, lo ammetto, ma era un momento della serie “Non so cosa stia succedendo ma mi piace”. In realtà, lo smarrimento dura relativamente poco ed è breve il passo dal “non ci sto capendo nulla” al “trovo tutto questo fighissimo”. Jade City merita assolutamente tutto l’hype che gli ruota intorno perché è un romanzo fuori dal comune e talmente appassionante che potrebbe coinvolgere anche il lettor* più scettic*. Il suo punto di forza è senza dubbio l’originalità del worldbuilding, che Fonda Lee ha costruito minuziosamente e arricchito in maniera incredibile. Riuscire a comprendere questo da subito non è cosa facile, ecco perché vi parlavo del senso di smarrimento iniziale, ma una volta preso confidenza con tutti i dettagli di questo fantastico mondo, credetemi, non vorrete più staccarvi dal libro. Siamo a Janloon, sull’isola di Kekon, una terra ricca di giada, un materiale prezioso sfruttato per aumentare le proprie capacità e percezioni, per potenziare le proprie abilità frutto di duro addestramento in accademie di arti marziali. A Janloon possedere la giada significa avere potere, ma non tutti possono portare la giada, solo chi ha sangue kekonese può, altrimenti si rischia la pazzia se non si possiede la sensibilità giusta per gestirne gli effetti. 

I Kaul fanno parte del clan malavitoso Zero Vette, uno dei più potenti a Janloon, che controlla la giada. I loro nemici giurati sono il clan della Montagna, con cui si è stabilità una sorta di pace; ognuno gestisce i propri affari senza interferire con quelli degli altri, ma pare essere una situazione molto precaria perché ogni occasione è buona per creare qualche piccolo scontro o scompiglio. I due clan sono egualmente temuti a Janloon, ma c’è fermento e la situazione non è destinata a restare immutata per sempre. Seguiamo principalmente la storia degli Zero Vette, con a capo la famiglia dei Kaul. Lan ha preso il posto del nonno come Pilastro, dopo che suo padre è morto, e si è ritrovato così con un mucchio di responsabilità sulle spalle. Lan gestisce però tutto in maniera intelligente, è controllato, cauto e pondera ogni affare con la massima cautela. Suo fratello minore Hilo è il suo Corno, colui che tiene d’occhio le strade, che gestisce uomini e finanze affinché si mantenga l’ordine in città e non sorgano problemi di alcun tipo. È un ragazzo molto impulsivo e passionale, sempre a un passo dal combinare qualche casino ma rispettoso e grato per il suo ruolo e per l’autorità del fratello. E poi c’è Shae, la “ribelle” della famiglia. Shae ha lasciato Janloon per inseguire i suoi sogni d’amore e di indipendenza. Innamorata di uno straniero espeniano, ha preferito abbandonare il clan e i suoi affari per rifarsi una vita lontano da Janloon. Ma la sua storia d’amore naufraga e lei, nonostante sia ancora dell’idea di non voler prendere parte agli affari di famiglia, decide di tornare per starle più vicino. Shae è un personaggio che mi è piaciuto molto e ho patito con lei l’inconciliabilità del suo essere, in bilico tra l’affetto per la famiglia e la voglia di indipendenza. È una ragazza che vuole farsi da sé; talvolta basterebbe dire il suo nome perché le vengano aperte tutte le porte, ma lei preferisce non farlo, anche se sarebbe tutto più semplice. Un altro personaggio legato ai Kaul è Anden, una sorta di figlio adottivo del clan, con una storia familiare molto triste alle spalle. Anden non ha ancora compiuto la maggiore età e frequenta l’Accademia Kaul Do per poter indossare anche lui un giorno la giada. È uno degli studenti più promettenti dell’Accademia e ogni membro Kaul è affezionato a lui, soprattutto Hilo. Quando Anden viene rapito dalla Montagna e usato per portare un messaggio agli Zero Vette iniziano a smuoversi gli equilibri e a scoprirsi carte del nemico, che pare voglia commercializzare una droga, la SN1 o shine, che darebbe a chiunque, anche a chi non ha sangue kekonese, la possibilità di indossare e usare la giada. Da qui in poi inizia tutta una serie di problematiche, dissidi, giochi di potere, ambiguità che lascio scopriate da soli, ma che vi porteranno a divorare pagina dopo pagina fino all’ultimo capitolo.

Se ho pensato, anche solo per un minuto, di non poter apprezzare fino in fondo questo romanzo, mi sono dovuta presto ricredere perché Jade City è avvincente e appassionante come pochi. A parte le faccende tra clan che riescono sempre a tenere viva l’attenzione, sono rimasta davvero colpita dal mondo creato da Fonda Lee, che non si è risparmiata su nulla, approfondendo ogni aspetto utile per comprendere la storia e farci sentire parte di essa. Ho davvero ammirato l’originalità del worldbuilding, sebbene spesso abbia costretto l’autrice a ricorrere a spiegoni per fare collegamenti e chiarire certe dinamiche. Io non amo gli spiegoni e oramai lo show don’t tell è quello che va per la maggiore, ma a parte questo unico dettaglio, Jade City è stata una lettura scorrevole e piacevole. Da qualche parte avevo letto che era una sorta di Peeky Blinders mescolato con Matrix e mi sento di dare ragione a chi ha fatto questi paragoni; aggiungerei anche una vicinanza all’opera di Chloe Gong, la duolgia These violent delights, che me l’ha ricordata per ambientazione orientale e bande criminali rivali, ma la Gong detiene ancora il primato per la bellezza del suo stile, un po’ meno prolisso di quello di Fonda Lee. Un altro punto forte del romanzo sono, senza dubbio, i personaggi del romanzo, probabilmente tra quelli meglio caratterizzati di cui ho letto ultimamente. Ci ho messo davvero pochissimo ad affezionarmi ad alcuni di loro, credo a tutti, perché ho amato indistintamente Lan, Hilo, Shae, Anden, Wen (la fidanzata di Hilo) e penso che sia stato fatto un gran lavoro per renderli tanto diversificati e mai piatti o scontati. Ognuno di loro ha pregi e difetti a renderli più umani che mai e, nonostante pecchino di azioni riprovevoli tipiche della vita da clan, se ne apprezzano le personalità grigie, a metà tra atteggiamenti intimidatori, violenti e agguerriti e rispetto per cultura, tradizione, famiglia.

Jade City è una storia che mescola avventura, colpi di scena, intrighi politici, combattimenti e molto altro. Troverete anche una leggera nota romance non preponderante, nonché tematiche sensibili e rappresentazioni lgbt+. C’è davvero un po’ di tutto ma ben equilibrato. Occhio ai trigger warning, scene di violenza, descrizioni di morti, sesso esplicito, droga, ecc., a me non hanno disturbato granché, ma qualche lettor* più sensibile potrebbe infastidirsi. Penso di avervi detto tutto, a questo punto, o comunque gran parte di ciò che volevo dirvi, la cosa fondamentale è che non vi facciate intimorire dalla mole del volume o da altro, perché vi assicuro che è una lettura molto intrigante che vi coinvolgerà totalmente e vi entusiasmerà. Per me è stato così, spero lo sia anche per voi perché ho voglia di parlarne con qualcuno, perciò leggete questo libro!
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mercoledì 25 agosto 2021

Recensione: “Il regno di rame" di S.A. Chakraborty

Salve miei amati coffeeaholics!
Ritorno oggi per parlarvi del secondo volume della trilogia di Daevabad scritta da S. A. Chakraborty e intitolato Il regno di rame. Come sempre, ci ritroviamo di fronte ad un libro bello corposo che racchiude non solo le vicende dei protagonisti, ma anche tematiche importanti, culture di ogni genere, e un invito diretto a trattare tutte le popolazioni con uguaglianza e dignità. 
Se nel primo romanzo, La città di ottone, l'autrice presentava il mondo in cui i protagonisti avrebbero vissuto, in questo secondo romanzo, stravolge tutte le sicurezze sorprendendo il lettore sia con ambientazioni che con colpi di scena.

Il Regno di Rame
di S.A. Chakraborty

Titolo originale: The Kingdom Copper 
Serie: Tha Daevabad Trilogy #2
Prezzo: 11,99 € (eBook) 24,00 (cop. flessibile)
Pagine: 648
Genere: fantasy
Editore: Mondadori (collana Oscar Fantastica)
Data di pubblicazione: 2 marzo 2021

La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell'abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere. Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù. Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo. Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. È una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città. Un potere che richiede l'intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.

Il regno di rame
si apre cinque anni dopo la fine de La città di ottone. Tutti i personaggi sono cresciuti, diversi, con vite che non avrebbero mai immaginato. Nahri ormai ha accettato il suo ruolo di Banu Nahida, ovvero l'ultima rimasta dell'antica stirpe dei guaritori di Daevabad e gestisce l'ospedale del regno. Ma per sopravvivere nella città governata dal sultano Ghassan, e alla sua morsa fatta di minacce e tirannia, ha dovuto accettare diversi compromessi di cui avrebbe volentieri fatto a meno, tra cui il suo matrimonio con Munthadir, emiro e successore al trono. Le cose tra i due sembrano andare per il verso giusto e la loro vita matrimoniale pare aver raggiunto un equilibrio dettato anche dal fatto che a Daevabad non ci sono più né Dara, l'antico guerriero, né Alizayd il principe giusto e intransigente mandato in esilio dal padre dopo essere stato trasformato dai Marid. Dal canto suo Nahri inizialmente aveva sofferto di solitudine, lasciandosi andare alla malinconia e alla tristezza per l'abbandono, ma poi negli anni capisce che l'unico modo per andare avanti è quello di comportarsi da perfetta Nahid ed evitare gli occhi di Ghassan e della corte. Nel frattempo Alizayd è cambiato e lontano dalla patria, dagli affetti a da quella ragazza egiziana tutta fuoco e determinazione, ha imparato a gestire i nuovi poteri e a fortificare il corpo e le sue doti di guerriero; mentre Dara, in qualche parte sperduta dei lontani deserti fa i conti con la sua natura di jinn ormai millenario con poteri fuori dal normale. Ma le loro vite vengono scombussolate quando per motivi diversi sono riportati a Daevabad, l'eterna città dalle mura di ottone che rischia di essere distrutta da un nemico potente e una forza che attinge dal fuoco.
L'autrice con questo secondo volume a mio avviso ha espresso gran parte del potenziale dei personaggi che nel primo romanzo sembravano non dinamici e in cerca di qualcosa che rappresentasse la loro grandezza. Nahri, mentre prima era determinata, ma estranea a dinamiche politiche, a intrighi di corte e a diversi modi per tenere testa al sultano, ora si presenta come una giovane donna conscia del proprio ruolo e della sua discendenza che le hanno infuso coraggio e dignità nel diventare una delle figure più temute e rispettate del regno. Troviamo poi Alizayd, che si trasforma da giovane a volte troppo serio e inflessibile con momenti di ingenuità dettata da purezza d'animo, a uomo scaltro, ferreo e fermamente convinto ad opporsi ai soprusi di potere di suo padre. Ed infine Dara, il personaggio che diventa più riflessivo, meno istintivo e forse più consapevole dei sentimenti romantici che lo legano a Daevabad.  Personalmente, ho apprezzato questo romanzo per la volontà dell'autrice di collegare ad ognuno dei protagonisti delle tematiche importanti, valide sia nel XVIII secolo che oggigiorno: abbiamo Nahri  che si batte per i pazienti poveri e per tutte quelle persone non facenti parte dei ceti abbienti affinché le cure e le medicine siano accessibili anche a loro. Tutto per dimostrare che la vita o la morte non hanno distinzione sociale. Alizayd invece, si fa portavoce dei popoli vessati, di quelli sottomessi e distrutti da guerre, tirannia e schiavismo, battendosi come tutti quegli uomini e quelle donne che oggi si schierano in prima linea; e Dara, che grazie al suo passato e alle sue esperienze mette in luce tutte le atrocità e la negatività che le guerre per il potere possono scatenare. Si fa rappresentante senza rimostranze di tutta la distruzione fisica e morale delle battaglie inutili cercate dall'umanità.
Per quante riguarda le ambientazioni, Daevabad rimane il fulcro principale anche del secondo volume, insieme a tutte le divisioni culturali dei quartieri rappresentate attraverso credenze diverse e tradizioni radicate. Non mancano paesaggi desertici formati da villaggi rurali, tende nomadi e ambascerie provenienti da diverse parti del regno. In conclusione, Il regno di rame è un romanzo che nel complesso parte con una spinta propulsiva e si conclude con sconvolgimenti narrativi che troveranno sicuramente risposta nel terzo ed ultimo volume. 
Voto: 5 tazzine di caffè alla turca, forte e con un retrogusto amaro.
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mercoledì 18 agosto 2021

Recensione: “La città di ottone" di S.A Chakraborty

 

Ben ritrovati miei carissimi Coffeeaholics adorati!
Come state trascorrendo queste giornate di caldo torrido? Io tra un gelato e l'altro e le poche forze, ritorno per scrivervi di un romanzo che mi ha letteralmente rapita: sto parlando de La città di ottone di S. A. Chakraborty. Sarà per deformazione personale, o perché semplicemente da sempre le ambientazioni orientali ben fatte mi attirano tantissimo, ho amato visceralmente questo volume. Inutile dirvi che più leggevo e più ritrovavo quegli scenari che ancora oggi è possibile vedere nei suq (mercati/bazar orientali) turchi. Ma bando alle ciance, prometto di non dilungarmi troppo e vi ricordo che la settimana prossima uscirà la recensione del secondo volume, intitolato: Il regno di rame.

La Città di Ottone
di S.A. Chakraborty

Titolo originale: The City of Brass
Serie: The Daevabad Trilogy #1
Prezzo: 9,99 € (eBook) 22,00 € (cop. rigida)
Pagine: 572
Genere: fantasy
Editore: Mondadori (collana Oscar Fantastica)
Data di pubblicazione: 16 giugno 2020

EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.

Tutto ha inizio nell'Egitto del XVIII secolo, diviso tra l'elemento conservativo turco e le nuove conquiste francesi. Qui, in un angolo remoto e povero della città, vive Nahri, una giovane donna che tenta di sopravvivere al tram tram cittadino grazie alle sue doti da guaritrice. Al Cairo, tutti la conoscono e tutti sanno quanto siano straordinarie le sue capacità tanto da avere pazienti e clienti di ogni risma sociale, ma ciò che ognuno ignora è che Nahri è una piccola ladra che tenta di spillare quanti più beni possibili ai ricchi, pur di lasciare l'Egitto e trasferirsi a Istanbul per studiare medicina. La sua corsa contro il tempo però, si arresta quando un rito che sembrava essere apparentemente innocuo finisce male e lei si ritrova ad evocare un Jinn, ovvero un'entità superiore che pensava appartenesse solo alle fiabe e all'immaginario folkloristico locale. Comincia così un vero e proprio delirio: Nahri è costretta a lasciare il Cairo in fretta e furia guidata da Dara (il jinn guerriero che ha evocato) poiché inseguita da mostri che vogliono a tutti i costi rapirla. L'unica cosa che sa è che tutto è legato alle sue origini e al suo reale luogo di appartenenza, ovvero Daevabad, la cosiddetta città di ottone. Quindi, insieme al suo protettore si ritrovano ad attraversare rovine di città antiche, deserti spietati, luoghi pregni di magia sotto il dominio di uccelli giganti e mari governati dai Marid, al di là della  quale si trova la maestosa città incantata. E proprio qui, Nahri si ritroverà di fronte a nuove difficoltà legate alle sue origini: sua madre altri non era che la guaritrice per eccellenza del palazzo reale, nonché capostipite della famiglia dei Nahid uno dei sei clan che rappresentano le radici di Daevabad. Come se non bastasse Dara rappresenta un pericolo pubblico per la città che ancora ricorda il passato e le ferite di guerra e il sovrano Ghassan al Qahtani è uno spietato tiranno che cerca di manovrare i fili di tutte le esistenze, comprese quelle dei figli Muntadhir e Alizayd. E sarà proprio quest'ultimo, il famoso e integerrimo principe Ali a stringere amicizia con Nahri e a rimanere affascinato da un mondo completamente nuovo. La nostra protagonista si ritroverà quindi divisa tra sentimenti contrastanti per l'antico guerriero Dara che l'ha salvata dai nemici giurati e un timido affetto per Ali, il principe che l'ha compresa e accettata senza volerla cambiare. Riuscirà Nahri a sopravvivere a Daevabad?
La città di ottone va detto, non è un libro per tutti. Non è il classico fantasy con ambientazione esotica e con uno stile più semplicistico come ad esempio La moglie del califfo che rimane comunque un libro bellissimo. Il romanzo scritto dalla Chakraborty è un vero e proprio mondo a parte formato da diverse sfumature e differenti omaggi a tante culture. Infatti, proprio l'ambientazione e l'intero worldbuilding essendo vasti e caratterizzati da nomi di stampo islamico, possono creare qualche iniziale difficoltà. Difficoltà che si traducono in usi e costumi, pietanze, attività tipiche, e tradizionalismi legati alle culture. E proprio a proposito di ciò, l'autrice attraverso le tribù, le civiltà e le popolazioni riportate nel romanzo, celebra diverse popolazioni come quella africana, persiana, indiana, cinese, araba e chi più ne ha, più ne metta.
Ogni diversità culturale poi, viene spiegata nel glossario che con minuzia presenta al lettore tutti i possibili termini. Per quanto riguarda i personaggi invece, li ho amati particolarmente per diversi motivi: Nahri che  nonostante si presenti come una giovane del 1700 egiziano, è avanguardista e aperta a tutte le esperienze. Studia e lavora per diventare un medico in una società che impone alle donne di essere solo meri oggetti d'abbellimento. Lei è scaltra, e fermamente determinata ad essere padrona della sua stessa esistenza senza dover dipendere da uomini prede di vizi e corruzione. 
Abbiamo poi Ali, il principe severo, colui che apparentemente viene visto come un uomo duro e intransigente dedito alla fede, agli studi e al suo pugnale. Una figura che sarà impossibile non amare perché presenterà delle sfaccettature inaspettate. Ed infine Dara, quello che oserei definire il guerriero nero, colui che fa tremare qualsiasi cosa al suo passaggio. A mio avviso, è un personaggio che ha sia aspetti negativi che positivi, poiché in lui  convivono la parte antica fatta di pregiudizi e quella desiderosa di vivere una vita diversa e meno onerosa. Personalmente, penso che la particolarità del romanzo risieda nella volontà della scrittrice di trattare diverse tematiche del'700, fin troppo attuali nel ventunesimo secolo: dalla condizione della donna che in molti paesi è ancora sottomessa a regole, a patriarcato e a maschilismo puro; alle lotte di molte figure femminili per ottenere diritti e riconoscimenti degni; alla libertà d'espressione e di culto; ai pregiudizi infondati verso diverse fedi e culture; alla convinzione di superiorità di un popolo su un altro; al potere regnante dettato dal terrore; alle guerre politiche che mietono vittime tra gli innocenti; alla medicina, non ancora sviluppata in alcuni paesi mentre in altri venduta a carissimo prezzo; ed infine all'esasperazione di diversi popoli di essere sottomessi e abbandonati. 
In conclusione è un romanzo che, nonostante si presenti come un volume bello corposo e fitto di informazioni a volte difficili da ricordare a causa della provenienza orientale, incatena il lettore alle pagine e a quelle righe intrise di mondi lontani.
Voto: 5 tazzine di caffè arabo per un romanzo davvero ben fatto!
Fonte immagini: Pinterest.

martedì 30 giugno 2015

Quattro chiacchiere e un caffè con... Francesca Angelinelli!

Buon pomeriggio, cari lettori! ^^
Oggi sono qui per con un appuntamento speciale di "Quattro chiacchiere e un caffè con...", rubrica di interviste e curiosità. Ho avuto modo di scoprire, negli ultimi giorni, un'autrice esordiente italiana che mi ha molto colpito, non soltanto per aver scritto numerose opere, ma perché molte di queste hanno a che fare con l'Oriente e la cultura giapponese. Essendo un'amante di questo mondo, non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di saperne un po' di più e così ho contattato Francesca Angelinelli e le ho chiesto un'intervista. Lei ha gentilmente accettato e mi ha parlato dei suoi lavori e di molto altro. L'autrice scrive ormai da molti anni. I suoi ultimi lavori sono opere autopubblicate. Tra queste, "Le avventure di Chariza", una raccolta di racconti avvincenti con una protagonista veramente unica.
Vi lascio a qualche informazione sul romanzo e sull'autrice e, subito dopo, alla nostra chiacchierata...

Le avventure di Chariza
di Francesca Angelinelli



Prezzo ebook: 2,49 euro
Prezzo cartaceo: 12,90 euro
Pagine: 224
Genere: fantasy-orientale
Data di pubblicazione: 3 Giugno 2015
Autopubblicato


Chariza, la Combattente della Trasparenza del monte Tōmei, è tornata nell'Impero Si-hai-pai dopo aver trascorso lunghi anni oltre i suoi confini, imparando a controllare la maledizione di avidità che l'affligge. Tra demoni e intrighi, tra nobili e contadini, tra immense vallate e lo splendore della capitale Hoh-ma, Chariza viaggia per la sua terra natale cercando sempre un nuovo impiego e nuovi modi per assecondare l'avidità che l'attanaglia. "Le avventure di Chariza", un'antologia di racconti inediti, in attesa della nuova edizione del romanzo "Chariza. Il soffio del vento"

L'autrice

Dopo aver frequentato corsi di scrittura creativa e essersi dedicata alla stesura di racconti, Francesca Angelinelli esordisce nel 2007 con i primi due romanzi di una serie fantasy orientale, Chariza. Il soffio del vento e Chariza. Il drago bianco, editi da Runde Taarn Edizioni. Sempre per Runde Taarn Edizioni nel 2009 pubblica il fantasy eroico Valaeria, ispirato al mondo della Roma tardo-antica. Nel 2009 pubblica anche il paranormal romance Werewolf per Linee Infinite Edizioni. Il 2010 è l’anno del suo ritorno al fantasy orientale con la raccolta Racconti di viaggio del monaco Kyoshi, vincitrice della seconda edizione del Premio di Narrativa Fantastica – Altri Mondi e edita da Montag Editore, e con la pubblicazione del primo volume della Serie delle Cucitrici, Kizu no Kuma. La cicatrice dell'orso, per i tipi di Casini Editore, primo volume del progetto Ryukoku Monogatari. Negli anni alcuni racconti brevi sono pubblicati in riviste e antologie e dal 2013 decide di passare al selfpublishing, prediligendo il formato dell’ebook.

Contatti: 
L'intervista

1. Ciao Francesca! Benvenuta su Coffee&Books. E’ davvero un piacere averti qui! Ho scoperto per caso i tuoi libri, vagando su internet, e ne sono rimasta colpita, così ho pensato di ospitarti sul blog e dare la possibilità anche ad altri lettori di conoscerti. 
Innanzitutto vorrei sapere: come e quando nasce il tuo amore per la scrittura?

Da bambina, mi è sempre piaciuto raccontare storie, forse perché ero tra quei fortunati a cui i genitori hanno sempre letto le favole della buona notte, anche se spesso oltre alle favole mio papà mi raccontava storie tratte dai testi omerici e mi leggeva romanzi, come Shogun.

2. Hai scritto davvero tante storie diverse. C’è qualcosa che, in fondo, le accomuna?

Mi piace spaziare, raccontare storie diverse, ambientazioni nuove, sperimentare personaggi, ma credo che se c’è qualcosa che distingue soprattutto i miei romanzi sia il fatto che cerco sempre di fare vivere ai personaggi un viaggio che sia anche interiore. Che poi ci riesca è un altro discorso. Sto ancora imparando.

3. Molte hanno a che fare con il mondo e la cultura orientale. Come mai questa scelta? Cosa ti piace di quel mondo?

Sono sempre stata un’appassionata di estremo oriente. Sono venuta su ad anime e manga e mi sono subito appassionata al wu-xia, le storie di cavalieri erranti cinesi, non appena ho visto La tigre e il dragone. Nel corso degli anni ho avuto modo di approfondire questi miei interessi, ma per quanto desiderassi leggere/vedere determinate storie, in Italia facevo molta a fatica a trovarle. Così, a un certo punto, ho deciso di scrivermele da sola! È stato così divertente che non sono più riuscita a smettere. 

4. C’è un’opera che hai scritto alla quale sei più legata che ad altre?

Certo, Chariza, il soffio del vento. Il primo romanzo che ho pubblicato e che presto troverà nuova dignità di un rinnovata edizione. Il personaggio di Chariza è stato quello con cui ho iniziato la mia avventura del fantasy orientale, il personaggio che mi ha guidata e accompagnata nella creazione di un mondo fantastico nel quale ambientare le mie storie. 

5. Hai mai subito l’influenza di qualche autore che stimi, scrivendo i tuoi romanzi?

Sono sempre stata fan di Marion Zimmer Bradley, poi ho letto le sue antologie, in cui raccoglieva racconti di diversi autori, e ho scoperto Diana Paxton e la sua serie su Shanna la Rossa… è stato amore. Peccato che i romanzi di Diana Paxton siano poco tradotti in Italia… tanto per cambiare.

6. Scrivere è sempre stato il tuo sogno o hai anche altre aspirazioni? 

Mi è sempre piaciuto scrivere e credo che un libro sia finito solo nel momento in cui viene letto e completato, in qualche modo, dalla fantasia del lettore. Detto questo, nella vita faccio altro e mi va bene così.

7. La scrittura ha portato cambiamenti sostanziali nella tua vita?

No, è una passione e come tale la voglio vivere. Però, in anni passati, quando ho iniziato a pubblicare e internet non era ancora il mezzo più diffuso per fare promozione, mi ha permesso di incontrare tante persone fantastiche… anche tante persone pessime, ma preferisco ricordare quelle che poi diventate anche delle bellissime amicizie.

8. Cosa ti senti di dire ai lettori per invogliarli a leggere i tuoi romanzi?

Oddio, io sono pessima in queste cose. Il pubblicitario è mio marito.
Direi di non fermarsi alla copertina, per quanto quelle realizzate per me da Sara Forlenza siano magnifiche. È vero che le miei storie sono fantasy e hanno un’ambientazione orientale, ma nel tempo ho scoperto che molti dei miei lettori non avevano mai preso in considerazione né il genere fantasy né il mondo orientale per le loro letture, eppure mi hanno apprezzata. Direi quindi che l’unico modo per capire se vi può piacere quello che scrivo è leggere qualcosa e valutare senza preconcetti.

9. Qual è la protagonista o il protagonista a cui ti sei affezionata di più?

Chariza. Abbiamo passato tantissimo tempo insieme, sia nella creazione dell’universo in cui si muovere, sia nella stesura delle storie che la vedono protagonista. È stata con me a lungo e mi ha lasciato forse le sensazioni più belle che ricordo in relazione alla scrittura.

10. E’ stato difficile parlare di una cultura così lontana e diversa dalla nostra? In che modo ti sei preparata sull’argomento?

Per me non molto, proprio perché per diversi motivi ci ero già immersa. Ho sempre letto e visto molto sull’argomento e, soprattutto, ho sempre cercato anche tanti saggi, oltre che romanzi, per approfondire alcuni aspetti delle culture orientali che mi interessavano. Poi, grazie al kyudo (il tiro con l’arco giapponese), ho conosciuto diversi giapponesi residenti in Italia e, quando necessario, ho semplicemente chiesto.
Ad esempio, ho ideato un racconto ambientato a Tokyo, ma ho necessità di avere alcune informazioni “tecniche” (tipo: quando costa l’affitto di un appartamento alla periferia di Tokyo?). Ho già chiesto a un’amica italo-giapponese di vederci e raccontarmi della sua esperienza proprio a Tokyo, così da poter scrivere nel modo più realistico possibile, anche se poi si tratterà sempre di un racconto fantastico.

11. Ho letto che hai in programma ancora molte storie da scrivere. Puoi darci qualche anticipazione?

A causa di alcune disavventure editoriali che mi hanno portato a scegliere il selfpublishing, ho tenuto nel cassetto molto a lungo tantissime storie. Ora ho aperto il vaso di Pandora! 
Per prima cosa ci sono alcuni racconti di genere fantasy che vorrei sistemare, poi ho una trilogia sulle fate da chiudere e un romanzo sugli angeli da editare. Infine ci sono le storie orientali che finalmente stanno trovando la forma che avevo sempre sognato per loro.

12. C’è un libro tra quelli che hai letto che ha lasciato in te particolari ricordi?

Sì, due il Genji Monogatari, che è un testo della letteratura classica giapponese, che leggevo proprio nel periodo in cui stavo scrivendo il romanzo di Chariza. E Guerra e Pace, perché Tolstoj è il mio ideale da raggiungere.

13. Adoro le cover dei tuoi romanzi, specialmente quelle del mondo Ryukoku Monogatari. Le ha disegnate una bravissima artista. Vuoi parlarcene?

Ho conosciuto Sara Forlenza per caso. È stata la cosa migliore che mi ha lasciato l’esperienza con Casini editore. Sara è bravissima e questo lo si vede visitando il suo sito e dando un’occhiata ai suoi lavori. Così, quando ho deciso che era venuto il momento di pubblicare i miei romanzi orientali in self, ho voluto dare loro continuità e dignità, renderli belli, ma anche riconoscibili. E Sara, che aveva già realizzato la cover di Kizu no Kuma, era la persona giusta.

14. Che altre passioni coltivi, oltre la scrittura?

Ho due cani meravigliosi, con cui porto avanti il desiderio di diventare educatrice cinofila, e spero di riprendere presto a tirare con l’arco.

15. Ci lasciamo con una bella citazione da uno dei tuoi romanzi…

Sì, una citazione da un romanzo non orientale. Il mio primo esperimento con i vampiri, il romanzo è La Congrega Bianca e questa citazione spero sia di buon auspico, perché anche quella tra l’autore e i suoi lettori è in qualche modo una promessa…

La giovane sussultò e abbassò lo sguardo. «Etienne».
«Promettilo!» la esortò lui. Si appoggiò con la schiena al tronco e le cinse la vita con entrambe le braccia, come se non volesse lasciarla andar via senza che avesse suggellato quella promessa. «Le promesse sono come incantesimi. Per favore, Seril» sussurrò e abbassò le palpebre, reclinando indietro il capo. 
Lei si lasciò stringere, ma era turbata e preoccupata. Il tono della sua voce era allarmato e lei non capiva perché fosse così in ansia. «Va bene, starò attenta, lo prometto. Ora siamo legati da un incantesimo».



Sono davvero contenta di aver ospitato Francesca Angelinelli sul blog. Spero questa opportunità le permetta di essere conosciuta un po' di più, così come le sue originalissime storie fantasy!
La ringrazio, ancora una volta, per essere stata qui e aver risposto pazientemente alle mie domande. Ci sarà nuovamente modo di parlare di lei e delle sue opere, statene certi! **


A presto!
xoxo





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