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venerdì 15 novembre 2024

Review Party: "Losing Match" di Alexandra Rose (a cura di Giulia)

Buongiorno, lettor*! ^^
State facendo delle belle letture in questo periodo? Io mi sto concentrando sui romanzi ricevuti da Ne/oN Libri tramite Netgalley, presto vi parlerò della lettura che sto per terminare. Oggi invece la nostra Giulia ci parla di un romance m/m molto carino, che l'ha profondamente emozionata. Si tratta di Losing Match, di Alexandra Rose, che ha letto in occasione del Review Party. Scoprite tutto nella recensione e fateci sapere se amate anche voi questo genere di storie ;) A presto!
Grazie all'autrice per la copia arc e per averci concesso di partecipare all'evento.

Losing Match 
di Alexandra Rose

Prezzo: 2,99 € (eBook) 17,99 € (cop. flessibile)
Pagine: 625
Genere: m/m, sport romance, new adult, college romance
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 12 novembre 2024

Travis Murray è figlio di un campione NBA e i genitori si aspettano che lui percorra le orme del padre. Infatti, frequenta la Fallwood University, un rinomato college di Division 1. Durante il precedente campionato universitario, però, è stato sospeso a causa di un comportamento omofobo verso un compagno. La sua carriera e il suo rapporto con il basket sono minati da un segreto che Travis custodisce dentro di sé. Nessuno deve sapere la verità. Sta giocando una partita contro se stesso e non intende perderla. Almeno finché Dylan Campbell non piomba nella sua vita come un uragano colorato. Dylan vive la sua sessualità liberamente, gli piace chi gli piace, a prescindere dal sesso biologico o dall’identità di genere. Segue l’impulso, l’istinto del momento. Il suo intuito lo porta di fronte a un bivio: aiutare o no Travis Murray, il ragazzo omofobo per eccellenza? Travis e Dylan iniziano a conoscersi e diventano amici, a dispetto di qualsiasi previsione. Travis riuscirà a vincere la partita contro se stesso, oppure è destinato a perderla?

“Travis giocava una partita contro se stesso da tutta la vita e non poteva permettersi di perderla. Tuttavia, Dylan gli aveva concesso una pausa, un time out, con una spontaneità incredibile. E Travis aveva respirato.”

Un time out ecco cosa mi ha concesso questo libro, un time out dalla mia vita in questo momento, una pausa da tante cose che affollano la mia esistenza, e io non posso che dire grazie all’autrice, grazie per avermi fatto passare il pomeriggio più bello che io potessi sperare da un po' di mesi a questa parte, grazie per aver condiviso con noi questa storia di rinascita personale.

Oggi volevo iniziare la recensione in modo diverso un po' per farmi perdonare della mia assenza in questi mesi, un po' perché questo libro mi ha davvero sbloccato qualcosa dentro. Ci sono momenti durante la nostra vita in cui ci si sente bloccati in un limbo che non è facile da abbandonare, Travis è bloccato da tutta la vita e questo lo ha portato a trattenere rabbia e rancore che puntualmente scaglia contro chi è libero di essere felice. Alcuni dei suoi comportamenti più infelici hanno fatto sì che il coach Kennedy lo allontanasse a metà stagione dalla squadra di basket dove lui è l’ala piccola.

Dylan è uno spirito libero, un ragazzo dolce ma allo stesso tempo tagliente, sarcastico e simpatico, un ragazzo che nella vita non ha mai faticato per essere se stesso. Uno sguardo durante una festa della confraternita cambia tutto, si rende conto che forse il ragazzo più omofobo della Fallwood University nasconde qualcosa, e se in un primo momento questa cosa lo rende curioso, successivamente ad altri avvenimenti scatta la crocerossina che è in lui e sente il bisogno di aiutare quel ragazzo che nasconde dietro la rabbia un’infinità di dolore e incomprensione.

Travis è in imbarazzo e deluso da se stesso quando capisce che il ragazzo più queer dell’università non solo ha scoperto il suo segreto ma vuole pure aiutarlo in qualche modo, eppure dopo i primi giorni di totale negazione accetta la mano tesa verso di lui, e in cuor suo sa che da quel momento in poi tutto cambierà.

Il dolore di Travis traspare da ogni parola, da ogni sguardo e da ogni gesto descritto dall’autrice, ha vissuto una vita nell’ombra, era come se per lui l’alba non potesse mai sorgere. Ho amato e compreso Travis sin da subito, ogni suo sentimento giusto o sbagliato mi ha fatto divorare la sua storia. Il modo in cui ingenuamente si apre al mondo, il modo in cui accetta l’aiuto che Dylan gli sta offrendo, come si appoggia completamente a lui sin dal primo istante pur non conoscendolo bene, si è sempre fidato ciecamente di quel ragazzo che sembrava leggere i suoi sentimenti più reconditi. La crescita e la rinascita del personaggio di Travis penso sia stata la cosa che più mi ha fatto emozionare durante la lettura.

“Prima di conoscerti era tutto grigio, spento. Vivevo in una specie di prigione senza colori. Poi sei arrivato tu. Facevi un casino incredibile. Ridevi, mi provocavi senza paura, eri sempre allegro e divertente. Hai portato i colori nella mia vita Dylan.”

Tutto un altro discorso invece se parliamo di Dylan. Avevamo già imparato a conoscerlo nel primo libro, ma qui capiamo veramente tutto di lui, sappiamo cosa lo fa ridere e cosa gli toglie il sorriso, sappiamo che ama ascoltare Travis parlare baskettese e sappiamo che odia il fatto di essere rinnegato e guardato con disgusto, sappiamo che non si è mai innamorato di nessuno e infine che quando ama lo fa con ogni cellula del suo corpo e del suo spirito. Una frase in particolare di una conversazione tra Dylan e suo nonno mi ha colpita davvero e penso racchiuda in tutti i modi il personaggio di Dylan:

“Ti guarda come se tu fossi il sole e lo illuminassi”

Mai frase fu più veritiera, Dylan è il sole che illumina tutte le persone che stanno insieme a lui. Quasi non trovo le parole per descrivere le emozioni che mi hanno travolta durante la lettura di questo libro. Ci sono libri che ti trovano nei momenti in cui non sai più cosa fare, e questo libro è stato questo per me, ha instillato in me il dubbio che forse vale la pena lottare per i propri sogni e per se stessi.

Ps. Cara Alexandra, anch’io ho amato molto di più leggere di Travis e Dylan, grazie per aver condiviso questa storia con noi.

Giulia


Photo credit: _gbooklover_

giovedì 24 ottobre 2024

Recensione: "Juniper & Thorn" di Ava Reid

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Come promesso, eccomi oggi a parlarvi di Juniper & Thorn, romanzo uscito proprio ieri per Ne/oN Libri. Di Ava Reid avevo già letto A Study in Drowning e mi era piaciuto moltissimo, perciò non vedevo l’ora di leggere anche questo romanzo, che è in realtà stato scritto prima. Ho apprezzato ancora una volta lo stile dell’autrice, bravissima nel creare atmosfere inquietanti e magiche, ma soprattutto le tematiche trattate. Ho adorato questa storia, in tutto e per tutto; una storia oscura e ammaliante come poche.
Ringrazio la casa editrice per la copia arc inviatami tramite Netgalley in cambio di una recensione onesta.

Juniper & Thorn
di Ava Reid

Prezzo: 9,99 € (eBook) 16,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 320
Genere: fantasy, horror, dark fantasy romance
Editore: Ne/oN Libri
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Marlinchen e le sue sorelle sono le ultime vere streghe di Oblya, una città in cui la magia sta lasciando posto all’industria. Considerate poco più che un’attrazione per turisti, trascorrono le giornate curando clienti con rimedi arcaici e incantesimi nostalgici, mentre tentano di ammansire il padre, uno stregone tirannico e xenofobo, che tiene le figlie rinchiuse nella casa fatiscente. Di notte, però, riescono a sfuggire alla casa e al padre per godersi i palpiti della città, in particolare il teatro del balletto di nuova apertura, dove Marlinchen incontra un ballerino che le catturerà il cuore. Ma man a mano che i loro incontri notturni si fanno più intesi e frequenti, la minaccia dell’ira del padre si fa più incombente. E mentre la città prospera, un mostro si cela nel suo ventre, nato dall’intolleranza e dal risentimento, soffuso del potere di un mondo antico.

È difficile parlarvi di Juniper & Thorn considerando quante cose ci siano da dire su questo libro. All’apparenza può sembrare una storia banale, un fantasy dalle tinte dark con una storia d’amore al centro. Ma Juniper & Thorn è molto più di questo. Davvero molto di più. Innanzitutto possiamo dire che questa è la storia di una maledizione. Abbiamo uno stregone potentissimo il cui ego lo spinge a sfidare un’altra strega molto potente che lancerà su di lui un incantesimo che lo imprigionerà per sempre. Lo imprigionerà in una fame brutale, senza che possa mai trovare sazio. Non si sazierà mangiando né sarà mai soddisfatto di nulla, neanche delle sue tre figlie, che lui taccerà come “figlie avide, figlie egoiste, figlie ingrate”, nonostante lo servano obbedienti. E mentre la maledizione scorre e mette radici sempre più bramose dentro di lui, la città in cui abita, la sua amata Oblya, cambia. Le steppe incontaminate lasciano spazio a fabbriche fumose, l’elettricità prende piede come nuova forma di magia, ogni traccia dell’originale sparisce, lasciandosi dietro solo scie di curiosità serpeggiante. È proprio questo tipo di curiosità che lo stregone decide di sfruttare, portando le tre figlie streghe a mettere le proprie arti magiche a disposizione di chiunque sia a disposto a pagare adeguatamente. Undine riesce a predire il futuro imponendo le mani su una pozza divinatoria, Rose è un’erborista capace di creare pozioni di ogni tipo e per qualsiasi problema, mentre Marlinchen, l’ultima delle tre figlie, è una divinatrice della carne, riesce a vedere le cose tramite il contatto. Non si può dire che il rapporto tra le sorelle sia idilliaco, infatti, delle tre, Marlinchen è quella considerata inferiore alle altre, sia per bellezza che per intelligenza, e quindi sminuita continuamente, ma bisogna constatare che tutte sono a modo loro vittime del padre. Tutte subiscono i suoi insulti e maltrattamenti, la sua ira furibonda, la sua perenne insoddisfazione e questo non fa che incattivirle, ma allo stesso tempo renderle ribelli. Sarà infatti proprio grazie a una fuga di notte che Marlinchen si inoltrerà fuori dalle mura di casa con le sorelle maggiori e scoprirà cosa si è sempre persa durante quegli anni. Il teatro riempirà il suo cuore di emozioni nuove, in particolare un ballerino che sembra incarnare tutto ciò su cui ha sempre fantasticato leggendo fiabe quando era più piccola. 

L’occasione di questo incontro sarà la fiamma che farà divampare l’incendio, un tumulto interiore che la porterà pian piano a riconsiderare la sua vita e il modo in cui è stata educata e cresciuta. Marlinchen si renderà conto di non voler essere soltanto l’insignificante terza figlia servizievole, timida, che non conosce nulla al di fuori delle mura della sua casa. Sente un desiderio bruciarle dentro, un desiderio che considera impuro e inopportuno, ma è proprio quello a farla sentire viva e non più un inutile guscio vuoto, prigioniera di azioni ripetitive e frustranti. Nel suo passato ci sono traumi di cui non riesce a vedere del tutto l’origine e c’è un padre despota che la tiene al guinzaglio con manipolazioni mentali e sensi di colpa, sebbene non sempre lei se ne renda conto e continui a servirlo e giustificarlo. Nel profondo sa che tutto questo è sbagliato, ma anche lei si sente sbagliata, contaminata da un'oscurità e una fame implacabile che non sa come quietare. La riempiono pensieri torbidi, desideri costanti e si rende conto che qualcosa deve cambiare. È graduale il passaggio di Marlinchen da ragazza asservita a potente strega sicura di sé, ma è questo ciò a cui assistiamo nel romanzo. Assistiamo all’evoluzione di un personaggio che per certi versi, all’inizio, può essere considerato troppo buono e anche un po’ debole, ma che lentamente tramuta davanti ai nostri occhi, come sotto il più incredibile degli incantesimi. E se è vero che a dare l’input per questo suo risveglio sia l’amore che inizia a nutrire per il bellissimo ballerino Sevas, sentimento che la spinge a mentire e a custodire gelosamente i suoi segreti come non ha mai immaginato di poter fare, è anche vero che Marlinchen è sempre stata quella più simile al padre, più legata in qualche modo a lui e questo legame ha lasciato dentro di lei delle tracce che la porteranno, nel momento fatidico, a comprendere ogni verità e ad agire di conseguenza.

In questa storia sono tanti i temi trattati dall’autrice, temi per lo più delicati, di fatti il romanzo è pieno zeppo di trigger warning (vi rimando alla pagina dove potete trovare le avvertenze sul testo) da tenere in considerazione prima di iniziare la lettura. Abbiamo chiari riferimenti ad abusi domestici, manipolazioni e violenze psicologiche, ma anche abusi sessuali e problemi alimentari. L’autrice, tra metafore splendide ma allo stesso tempo feroci, costruisce immagini vivide e intense nella nostra mente. Nelle sue parole vi è poesia, oscurità e violenza. Juniper & Thorn non è il tipo di romanzo adatto a tutt*, non aspettatevi il classico romantasy, perché non lo è affatto. È una storia per certi versi strana... turbolenta, inquietante e raccapricciante. Ci sono sacrifici, inganni, oppressione, sangue, morti macabre, sofferenze, atrocità di ogni genere. Ci sono mostri, ma più di tutto, ci sono mostruosità umane. Perché ciò che sicuramente Ava Reid vuol puntualizzare è quanto, mostri e stregoni a parte, il vero pericolo e orrore risiede altrove. Negli umani insensibili, in chi è avido di desiderio al punto da sovrastare l’altr*, in chi nasconde le proprie perversioni dietro facciate di perbenismo, in chi sfrutta le debolezze altrui e il proprio ruolo per approfittare di qualcun*; ne riconoscerete vari esempi nel libro. Troverete tante forme di orrore, e alcune le vediamo tutti i giorni anche noi, nelle nostre vite, nel nostro quotidiano, o le sentiamo ai telegiornali. Ecco dunque che i due protagonisti di Juniper & Thorn diventano espressione di una consapevolezza che a un certo punto arriva e li solleva dal loro stato di torpore, di sottomissione, per prendere in mano le redini delle proprie vite

Una ragazza fragile, che ama la sua famiglia nonostante tutto, una ragazza che ha sempre avuto una sorta di timore reverenziale verso gli altri perché le è stato inculcato di non valere abbastanza, di non meritare abbastanza, che alla fine si prende la sua rivincita e dà alla sua storia il lieto fine che desidera. E un ragazzo giovane e bello che sin da piccolo non ha conosciuto altro che danza e sacrificio, la cui vita è stata plasmata in un determinato modo senza uscire mai da quei binari. La vita di Sevas non è stata altro che una recita per lungo tempo, giorno dopo giorno ha sempre interpretato lo stesso personaggio, fino a dimenticare chi sia lui e cosa voglia. È solo l’ombra di un personaggio eroico e ammirato, ma quando il personaggio non ci sarà più, cosa resterà di lui? È così che Sevas, come Marlinchen, si ribella a quel ruolo prestabilito, trova la forza, data dal motore più potente di tutti, l’amore, per distaccarsi dai fili che lo tengono legato al suo burattinaio e andare incontro a una sorte che avrà scelto lui stesso. Ho trovato emblematici i due protagonisti che sembrano appartenere a due mondi molto diversi ma che poi portano addosso cicatrici simili. La storia d’amore non è tanto centrale in questo romanzo ma smuove molti eventi e cambiamenti e l'ho trovata senza ombra di dubbio bellissima.

Juniper & Thorn si ispira alla favola dei fratelli Grimm considerata tra le più cupe, Il Ginepro. Da essa ne riprende alcuni tratti macabri e violenti, ma è stata quasi completamente rivisitata dall’autrice per darne una sua interpretazione originale e quanto mai attuale. È una fiaba dark oscurissima, che ti imprigiona nella durezza delle sue scene, ti fa prendere coscienza, ti fa riflettere, ti mostra le ombre che a volte ti avvolgono senza che tu te ne accorga. Questo romanzo è un colpo al cuore, inflitto con crudele precisione, ma è anche una bellissima, grande metafora di cambiamento. È possibile fuggire dalla storia della propria vita? La verità è la risposta. E la verità la portiamo dentro di noi da sempre. Basta guardarsi allo specchio, trovare il coraggio di crederci e la scorgeremo.

Fonte immagini: Pinterest

mercoledì 23 ottobre 2024

Recensione: "L'uomo che amava i bambini" di Christina Stead (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi una nuova recensione per voi ;) La nostra Ms Rosewater ha letto L'uomo che amava i bambini, di Christiana Stead, una storia controversa che ha analizzato con particolare attenzione. Vi consiglio di non perdervela. Ricordate di lasciare anche un commento, se vi va ;) A presto!

L'uomo che amava i bambini
di Christina Stead

Prezzo: 8,99 € (eBook) 16,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 659
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 30 settembre 2021
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Le famiglie, com'è noto, fra le altre cose generano mostri – e talvolta da mostri vengono distrutte. Forse a questa verità generale siamo preparati: molto meno alla constatazione che possano esistere mostri come Sam, in apparenza il più tenero, sorridente, affidabile dei mariti e dei padri. Per parlare con i suoi figli, e per attirarli a sé, Sam è disposto a tutto, anche a inventare una sua personalissima versione della lingua artificiale e orribilmente dolciastra con cui gli adulti spesso immaginano che i bambini amino comunicare. Eppure, in questo caso il trucco va a segno, e il lessico familiare, luccicante e perverso di Sam trascinerà inesorabilmente in un gorgo patologico e autodistruttivo prima la moglie Henny, poi i sette ragazzi nati dal matrimonio. Con un'introduzione di Jonathan Franzen e un saggio di Randall Jarrell.

Antonio Tettamanti, giornalista e sceneggiatore che ho avuto la fortuna di avere come insegnante, era una fonte inesauribile di titoli, soprattutto americani, che valeva sempre la pena di leggere. Sabba familiare di Christina Stead era il volume più oscuro e introvabile della sua bibliografia consigliata. Di lei avevo recuperato La casa vicino al ruscello (oggi introvabile pure quello), ma non ero riuscita a trovare il romanzo consigliato da Antonio. Solo dopo aver acquistato L'uomo che amava i bambini ho scoperto che si tratta proprio di quel libro che nell'edizione di Adelphi ha riacquistato il suo originale e non meno inquietante titolo. Anche se, pure Sabba Familiare calza perfettamente.

La famiglia Pollit-Collyer (ma soprattutto Pollit) è infatti sottilmente sinistra. La loro non facile vita è regolata dagli umori e dal fascino di Sam Pollit, padre di ben 7 figli che misura il mondo su di sé, cercando di piegarlo alle proprie leggi a cominciare - manco a dirlo - dalla prole, che gestisce con un autoritarismo altamente manipolatorio rivestito di zuccherosa retorica e vittimismo. Le armi per ricondurre bambine e bambini all'obbedienza sono l'ammaliante parlantina, il moralismo e la derisione, i nomignoli con cui flagella tutti, i figli, la moglie, i vicini, i parenti, le maestre dei figli. Egli esercita un (apparente) totale dominio sulle menti dei piccoli Pollit e la casa, i mobili, gli abiti e l'aria ne sono intrisi, ogni azione è commentata, ogni cosa riportata al suo implacabile metro di giudizio.

A questo soffocante colonnello Von Trapp (ha creato per ogni figlio un richiamo diverso) fa da contro altare una dolente e rancorosa Maria, incarnata da Henrietta (Henny o Piccola o Mammissima, eccetera), una donna viziata proveniente dalla ricca e influente famiglia Collyer di Baltimora, che si nutre del proprio disgusto e rancore verso la vita e soprattutto verso Sam, che mettendola continuamente incinta l'ha incastrata in un'esistenza miserabile. Burbera, acida e per niente tenera con i figli, Henny subisce in prima persona il comportamento del marito ed è l'unica, insieme all'adolescente Louise (figlia del primo matrimonio di Sam) a comprenderne appieno le funeste conseguenze presenti e future del regno di Sam. L'elaborata esibizione di ottimismo e le assurde trovate che creano continuo scompiglio nel compound Pollit altro non sono se non la dissimulazione di un uomo fallito che si rifugia in una realtà ristretta e sempre più soffocante, l'unica in cui riesce a imporre, attraverso un linguaggio che mima quello dei bambini ma che nasconde una terribile violenza, la sua visione patriarcale e la sua autorità.

Henny nella sua apparente (e talvolta reale) follia (la sua unica possibilità di non accettare il destino) strepita, picchia e invoca l'infanticidio, guarda in faccia il proprio declino mentre il marito vampirizza l'infanzia dei figli illudendosi di poterne controllare ogni mossa e ogni pensiero per sempre.

Con le loro spaventose scenate, la totale incapacità educativa e la predazione psicologica dei figli Henny e Sam sono personaggi mitologici, estremi, archetipici, destinati a rovinare totalmente la vita delle creature che dipendono da loro. L'incredibile racconto che Christina Stead modella sulla propria infanzia è una catarsi liberatoria e feroce: lo sbriciolarsi del mito della famiglia, la durissima critica del sistema americano incarnato da Sam Pollit, dal suo dispotismo, il vittimismo, la misoginia, con la continua denigrazione del genere femminile, incluse figlie (che fantastica di tenere a casa da scuole per trasformarle in serve) e moglie.

Alter ego di Stead, Louise è la prima di tutti i bambini a comprendere fino in fondo la follia delle dinamiche di famiglia, a subirne la corruzione nel proprio carattere, ma pure a ribellarsi
al padre-padrone di casa, creando un muto sodalizio con la matrigna, difendendola contro il padre, nonostante non riceva mai un riscontro.

L'immane progetto di ricreare un cosmo familiare così complesso e carico di costante tensione pronta a trovare sfogo nelle sconvolgenti scene di gruppo, coi bambini che sciamano attorno alla casa al seguito di Sam e di una sua nuova impresa passa attraverso la lingua e tutte le forme che può assumere. Non solo l'eloquio spumeggiante, logorroico e insopportabile di Sam Pollit, la sua lingua infantile, le esibizioni di suo padre Charles, le filastrocche, i drammatici monologhi shakesperiani e le canzoni di Henny, le fiabe, citazioni e opere poetiche e teatrali di Louise (altro riferimento al Bardo). Ogni personaggio discende dalla propria parlata e si costruisce attraverso ciò che dice e i mezzi coi quali si esprime, con i sussurri, le risate, le urla e i silenzi.

Anche se è molto lungo e a volte sembra che non succeda nulla per pagine e pagine, in realtà si tratta di un romanzo a modo suo trascinante, che costringe a non mollarlo e arrivare fino alla foce della vicenda dei Pollit e al mare di quello che verrà dopo. Anche stavolta il Tettamanti aveva ragione.

7 tazzine!


Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

mercoledì 16 ottobre 2024

Recensione: "Santuario dell'ombra" di Aurora Ascher

Buongiorno! ^^
Oggi sono qui a parlarvi di un libro della Ne/oN che mi è stato gentilmente inviato tramite Netgalley. Si tratta di Santuario dell’ombra, di Aurora Ascher. Devo dire che le premesse del romanzo mi sembravano buone, poi basta che ci sia un circo nella trama e io vado in brodo di giuggiole. Peccato che la storia non si sia rivelata abbastanza soddisfacente e che mi abbia deluso su molti fronti. Ringrazio comunque la casa editrice per l’opportunità e adesso vi vado a spiegare perché questo libro non mi ha convinta.

Santuario dell'ombra
di Aurora Ascher

Prezzo: 10,99 € (eBook) 18,80 € (cop. flessibile)
Pagine: 384
Genere: fantasy romance, fantasy, romantasy
Editore: Ne/oN Libri
Data di pubblicazione: 11 settembre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Per gli umani, il circo di Salizar è un luogo di mistero e meraviglia. Per Harrow, è il luogo dove nascondersi da coloro che hanno massacrato il suo clan. Un rifugio dove può camuffare sia le sue capacità che la sua vera identità. Finché non arriva lui. Lui che non ricorda chi – o cosa – sia. Raith è una misteriosa creatura alata che ha perso la memoria, ha il corpo nero come la notte (o come il vuoto), e l'iride dei suoi occhi è un cerchio di fiamme. Sa solo di essere un mostro. Ma Harrow si sente immediatamente e inspiegabilmente attratta e attirata da lui, e sa che l'unico modo per tenerlo al sicuro è abbandonare il circo. Per ogni segreto svelato, un’ombra del passato di Harrow si dissipa – esponendola a un nemico che non si fermerebbe davanti a nulla per ottenere la sua vendetta su di lei. Raith non è quello che sembra – ed è ora che tutti capiscano che neanche Harrow lo è.

Non mi ero ancora imbattuta in recensioni di Sanctuary of the Shadow quando ne ho fatto richiesta su Netgalley. Sapevo vagamente di cosa parlasse ma sembrava interessante, anche perché se c’è un circo con creature magiche io me ne sento immediatamente attratta. I primi capitoli mi sono sembrati intriganti ma presto, troppo presto, il trope che più detesto ha fatto la sua comparsa: l’insta-love. Ma andiamo per gradi. Harrow lavora nel circo itinerante di Salizar, un circo di creature con straordinari poteri, che attirano il pubblico ma anche molto scetticismo. Salizar offre loro un posto da poter chiamare casa, ma anche una famiglia e, soprattutto, protezione. Harrow finge di essere una normale essere umana che legge le carte, un’umana senza alcun potere, ma in realtà anche lei è una Elementale, è addirittura una Veggente, l’ultima rimasta in vita dopo una strage compiuta da un essere spaventoso, il Wraith. Non avendo altro posto in cui andare e dovendo salvaguardare la sua identità, Harrow tiene un profilo il più possibile basso per non destare sospetti di alcun tipo. Eppure, il suo elemento, l’Acqua, trova il modo di parlarle in ogni momento e Harrow si fida, si sente guidata dall’Acqua e ne ascolta la voce. L’acqua le parla anche nei sogni e sembra darle avvertimenti, o forse semplicemente condurla verso il suo destino… È così che si ritrova faccia a faccia con un essere incredibile, un uomo tenuto in gabbia da Salizar, verso cui Harrow prova un’immediata empatia. La sua prigionia la mette a disagio e così escogita un piano per liberarlo e salvarlo dalle grinfie di Salizar, che desidera darlo in pasto agli occhi avidi del suo esigente pubblico. 

E qui veniamo alle note dolenti. Harrow non prova soltanto una forte empatia verso Raith, questa creatura possente che Salizar pensa sia un Wraith e desidera punire e umiliare, ma se ne sente fortemente attratta. Raith non ha ricordi del suo passato, non sa perché lo tengano in gabbia, non sa se è davvero l’abominio di cui parlano e se merita di stare lì dentro, ma Harrow vuole dargli una mano e lui l’accetta, perché è la prima e unica persona che non lo tratta come un mostro. Ma una volta libero, Raith sente addosso un senso di vendetta e sangue che solo l’intervento di Harrow riesce a tenere a freno. I due fuggono insieme e cercano di nascondersi, ma il desiderio che provano l’uno verso l’altra ha il sopravvento e praticamente non fanno in tempo a trovare rifugio che iniziano a dare i numeri a letto. Adesso, io non sono una lettrice pudica o roba del genere, di romantasy mi è capitato di leggerne diversi, ma questi due si conoscono appena e ci danno subito dentro come se non avessero alle calcagna gente che vuole ritrovarli, catturarli o ucciderli. Questa cosa mi ha fatto veramente ridere. Comunque, se siete amant* dello spicy, avrete capito che qui non manca, ne troverete in abbondanza. Non vi spoilero il resto perché presto la pacchia finirà per entrambi. Harrow conoscerà la verità su Raith (praticamente era rimasta solo lei a non capire quello che era palese a chiunque) e il nostro bel protagonista farà un sogno rivelatore sul suo passato. Le cose cambieranno e dovranno compiere delle scelte diverse, ma riusciranno a separarsi ora che hanno instaurato un forte legame? Il destino li tiene uniti, nel bene e nel male, e dovranno trovare il modo di conciliare i demoni del loro passato con il forte sentimento che li lega.

Oltre l’instalove, che è davvero il più rapido che abbia mai letto, questo romanzo presenta un sacco di altri difetti. Non c’è un’ambientazione ben definita, tanto per cominciare, le descrizioni sono praticamente assenti. Tutto il sistema magico, che pure poteva essere interessante, non è abbastanza approfondito da permetterci di comprenderlo al meglio. L’autrice ci immerge direttamente all’interno di questo suo mondo magico, fatto di divinità degli elementi, Elementali con poteri magici, creature spaventose ma senza spiegarci nulla. Potrebbe anche andarmi bene, perché non amo gli spiegoni, ma qui si ha l’impressione che nemmeno Ascher abbia ben chiaro ciò cui ha dato vita. Ci sono un sacco di cose che non hanno un senso o che vengono inserite di punto in bianco solo per far prendere alla storia una determinata direzione, in un capitolo si dice una cosa e in quello dopo viene contraddetta. La dea dell’Acqua che ha poteri assurdi, come quella del Fuoco, è capace di fare una magia straordinaria (che non vi dico per non fare spoiler) ma poi si arrampica sugli specchi per spiegare come mai non riesce a rintracciare Harrow, che sarebbe stata una passeggiata considerando ciò di cui è capace. È tutto un continuo nonsense. Ripeto, le premesse potevano sembrare buone e a tratti qualcosa riesce a prenderti e intrigarti, anche se troppo poche, ma in generale Santuario dell’ombra non è strutturato in maniera solida, la storia fa acqua da tutte le parti e i protagonisti ricalcano parecchi cliché. Anche i trope sono visti e rivisti. In conclusione, questo romanzo non mi ha cambiato l’esistenza e mi ha intrattenuta anche male, molte cose sono poco chiare, ho sghignazzato per tutte le cose assurde trovate nella storia, buttato gli occhi al cielo per l’ingenuità di Harrow e le sue contraddizioni, sbuffato per la delusione. Una lettura facilmente dimenticabile.

Fonte immagini: Pinterest

venerdì 11 ottobre 2024

Recensione: "The Pumpkin Spice Café" di Laurie Gilmore (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi la nostra Eleonora ci parla di un libro super atteso qui in Italia, The Pumpkin Spice Café, di Laurie Gilmore, che uscirà il 29 ottobre per Newton Compton, con il titolo Amori e segreti al Pumpkin Spice Cafè. Lei lo ha letto in inglese perciò se siete curios* e volete farvi un'idea del romanzo, potete scoprire in anteprima qualche dettaglio in più. Vi lascio alla sua opinione e alla scheda del libro; vi faccio notare che ho inserito copertina e dati dell'edizione italiana perché uscirà davvero a brevissimo. Vi aspettiamo nei commenti come sempre ;)

The Pumpkin Spice Café
di Laurie Gilmore

Prezzo: 5,99 € (eBook) 12,90 € (cop. rigida)
Pagine: 288
Genere: contemporary romance
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 29 ottobre 2024

Benvenuti a Dream Harbor: questa è la stagione per innamorarsi. Quando Jeanie riceve in eredità dalla zia l'amato Pumpkin Spice Cafè a Dream Harbor, decide di cogliere al volo l'occasione e di costruirsi un nuovo inizio lontano dal noioso lavoro d'ufficio. Tutti nella cittadina sembrano conquistati dal buon umore di Jeanie e dal suo strepitoso caffellatte speziato; tutti eccetto Logan, uno scontroso contadino che detesta i pettegolezzi e preferisce stare da solo. Ma l'esuberanza di Jeanie e un mistero che incombe sul Pumpkin Spice Cafè costringeranno Logan a passare molto tempo con la strana ragazza di città. Riuscirà a resistere a lei e al suo caffellatte speziato?

È arrivata stagione delle zucche, del thé caldo, delle foglie che cadono, dei primi cardigan (più o meno) e con essa anche la voglia di letture a tema. Poteva un libro con foglie dorate in copertina intitolato The Pumpkin Spice Café non essere il primo della lista? Ovviamente no. Primo libro di una serie di romanzi autoconclusivi ambientati in una cittadina da sogno il cui nome è letteralmente Dream Harbor (i suoi abitanti hanno deciso di chiamarsi Dreamers), The Pumpkin Spice Café vede come luogo d’azione principale l’omonima caffetteria fulcro del paesino appena “ereditata” dalla protagonista Jeanie che, sconvolta da un traumatico evento collegato al suo lavoro precedente, decide di cambiare radicalmente vita e riprendere le orme della zia, la quale nel frattempo si gode beatamente la pensione, e gestire la piccola attività. I suoi propositi di semplice e lineare conduzione commerciale si scontrano però con la realtà già dalla prima notte che Jeanie passa nel piccolo appartamentino situato sopra la caffetteria. Invece che dormire sonni tranquilli, infatti, la protagonista passa le ore buie inquietata da strani rumori che turbano la sua quiete e la sua calma mentale. Ma niente panico che fa subito la sua entrata in scena il protagonista maschile, un rappresentante perfetto di una specie clichè ma tanto adorata e adorabile della categoria romance, il brontolone dal cuore d’oro racchiuso in una camicia di flanella, in questo caso conosciuto anche come Logan, o anche persona protetta dall’intera cittadina che si è autoeletta “comitato di protezione e supporto del Logan, il povero disgraziato vittima di cocenti delusioni e dolori”, con sommo disappunto del diretto interessato, che si vede costretto a girare per la città ad orari improbabili per evitare persone e domande curiose. 

Ed è proprio durante una di queste sue antelucane attività che si scontra, letteralmente, con la protagonista che, prima di capire quale perfetto esemplare flanelloso le è capitato tra le mani lo scambia per un serial killer. Ovviamente da ottimo rappresentante della categoria, Logan sistema subito l’incomprensione e, fagocitato da quel turbine di parole che è Jeanie, si ritrova suo malgrado catapultato in una strana e poco convenzionale caccia al fantasma e non solo. Il fascino frizzante della protagonista riesce a trapassare pian piano le sue burbere difese rischiando di lasciarlo totalmente allo scoperto in tutta la sua vulnerabilità. Come i nostri due protagonisti riusciranno a bypassare cittadini impiccioni, traumi passati e indecisioni personali si può scoprire solo leggendo, vi basti sapere che non mancheranno scene tragicomiche, un club del libro a dir poco movimentato e cicaleccio e scottanti rivelazioni.

The Pumpkin Spice Café è il libro perfetto per chi ha amato la serie Una mamma per amica
, e anche per quelli a cui non piace (ad esempio la sottoscritta), le atmosfere di inizio autunno, quando già si cominciano a sognare vestiti e bevande calde e coccolose ma ancora non fa abbastanza freddo, permeano l’intero libro, e se le uniamo a dei dialoghi frizzanti e spiritosi otteniamo una lettura “cozy” perfetta per questo periodo. I vari personaggi che troviamo durante lo svolgimento della storia sono tutti rappresentati con delle caratteristiche peculiari che li contraddistinguono e li rendono quasi delle macchiette, partendo dal sindaco di Dream Harbor che è riuscito a convincere tutti i suoi concittadini della sua “abilità” di previsione del futuro e delle scelte migliori per la città grazie ai suoi ormai famosi sogni profetici che immancabilmente fanno la loro comparsa nelle temute (da Logan) riunioni di consiglio cittadino. Abbiamo anche le migliori amiche del nostro protagonista maschile che a loro modo sono caratterizzate per delle peculiarità, una per essere una instancabile romantica con il naso immerso tra i libri e l’altra per avere in corso una faida con il proprietario del pub locale che sa tanto, più che di insofferenza, di tensione romantica repressa che tutti stanno aspettando sfoci in una fantastica storia di rivals-to-lovers (e credetemi lo aspettiamo noi lettori ma anche tutti i Dreamers). C’è da dire che nei prossimi libri tutti questi adorabili personaggi avranno lo spazio che meritano con lo sviluppo delle loro storie e l’introduzione di altri nuovi abitanti. Questa caratterizzazione così completa e specifica sia dei personaggi sia della cittadina, che man mano che si prosegue con la serie diventa sempre più dettagliata, fa sì che leggendo questo libro si abbia quasi la sensazione di sentir parlare e assistere alle giornate di vecchi amici. 

L’unica pecca che si può trovare nella storia è data dal fatto che essendo lo sviluppo della storia molto semplice e quasi scontato le uniche difficoltà che ci sono da risolvere sono prodotte da problemi di comunicazione causati da voli pindarici mentali e intromissioni cittadine che però sono ovviamente e prontamente risolte, per chi si innervosisce (come me) quando i problemi si possono risolvere parlandosi chiaro questo è un aspetto presente nello sviluppo della trama che può non far impazzire. Per il resto se si è appassionati di film a tema stagionale, tipo i classici film natalizi che stiamo tutti aspettando con ansia, e di letture comfort questa serie è perfetta.
Voto: 4 tazze di pumpkin spice latte bello caldo e goloso.

Eleonora


Fonte immagini: Pinterest, Amazon

venerdì 20 settembre 2024

Recensione: "Il Regno delle Ceneri" di Tasha Suri

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi torno da voi con una nuova recensione. Il libro di cui vi parlo l’ho letto insieme alla mia adorata Francesca di La biblioteca di Zosma, perché entrambe avevamo anche letto il primo volume e l’avevamo apprezzato. Il Regno delle Ceneri, di Tasha Suri, conclude una suggestiva dilogia che si ispira alla cultura indiana e ci trasporta in terre magiche e affascinanti. Questo volume non è sicuramente all’altezza del primo (QUI per la recensione), anzi presenta parecchi difetti, ma lo stile dell’autrice è sempre sublime e ho adorato ritrovarlo.
Ringrazio Fanucci per la copia omaggio in cambio di un’onesta opinione.

Il Regno delle Ceneri
di Tasha Suri

Prezzo: 9,99 € (eBook) 25,00 € (cop. rigida)
Pagine: 408
Genere: fantasy
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 21 giugno 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

L’Impero di Ambha si sta sgretolando. Una terribile guerra di successione si profila all’orizzonte. L’unica speranza di pace risiede nel misterioso regno delle ceneri, dove i mortali possono trovare ciò che cercano negli echi dei sogni dei loro antenati. Il prezzo per arrivarci è altissimo, ma Arwa è determinata a compiere il viaggio. Rimasta vedova in seguito a un brutale massacro, ha giurato di servire la famiglia imperiale fino alla fine. Non si sarebbe mai aspettata di essere affiancata da Zahir, il principe illegittimo e caduto in disgrazia che si è rivolto alla magia proibita nel tentativo disperato di salvare coloro che ama. Insieme, percorreranno il sanguinoso cammino del loro passato. E metteranno in discussione tutto ciò in cui hanno sempre creduto, compreso se valga o meno la pena di combattere per salvare l’Impero.

È trascorso un po’ di tempo da quando ho terminato Il Regno delle Ceneri, poi con l’estate di mezzo non sono riuscita a recensirlo perché la pausa si è prolungata fino a giornate più fresche in cui non fosse una fatica immane stare davanti al computer. Nonostante tutto, ho ancora un ricordo abbastanza vivido del romanzo, l’ho atteso con impazienza e letto con parsimonia. La protagonista della storia non è più Mehr, ma stavolta la sorella Arwa. Nel primo libro non abbiamo avuto modo di conoscerla bene, era anche più piccola, mentre adesso la ritroviamo adulta e vedova. Arwa ha perso il marito in un terribile massacro e lei ne è ancora turbata. Non vuole pensare a ciò che è successo, le fa male rendersi conto di essere l’unica sopravvissuta. Mehr sa cosa la aspetta adesso, ciò che aspetta a qualsiasi vedova: l’Eremo. È quello il suo destino, e lei ha intenzione di sottostare alle regole senza ribellarsi. Di prendersi il tempo che le serve per raccogliersi nel suo dolore e affrontare il lutto che l’ha colpita tanto ferocemente. Ma Arwa, in realtà, per quanto si sforzi di mantenere un profilo basso - più di quanto abbia fatto la sorella in passato - non riesce del tutto a nascondere quel lato del suo carattere più curioso e ostinato, e anche se troverà altre vedove a impartirle lezioni e metodi, compresa Gulshera che vuole imporle una disciplina che Arwa dimostra di non avere, la ragazza piano piano uscirà dal suo guscio, comprendendo di aver sempre avuto una percezione sbagliata su tutto. Arwa si metterà al servizio dell’Impero, nella speranza di poter approfondire alcuni sospetti che iniziano a sorgere in lei, ma anche perché le viene richiesto collaborazione dalla principessa in persona, quando il segreto che si porta dietro non sarà più un segreto, ovvero il potere del suo sangue per metà Amrithi. Se nel primo volume Mehr andava fiera di quella parte di sé e onorava la  cultura che apparteneva alla madre, Arwa non è mai riuscita a farlo. Lei è stata plasmata come una perfetta donna Ambhan, e tutto ciò che di Amrithi c’era in lei è stata costretta a nasconderlo, a non rivelarlo mai, perché troppo pericoloso. Ma quando le persone intorno a lei muoiono o rischiano di farlo, Arwa non ha altra scelta che diventare un’arma… e abbracciare quella parte di sé che ha sempre negato.

Il Regno delle Ceneri è partito con ottime premesse e con una protagonista diversa dalle solite, rispetto a quelle che troviamo in questo genere di romanzi. Arwa è infatti una donna sposata ma anche una vedova (e ditemi voi in quanti romanzi fantasy adult o young adult ne avete trovate). Il mio entusiasmo iniziale è però calato mano a mano che procedevo con la lettura perché, nonostante le ottime idee di base, qualcosa alla fine sembra essere andato storto. La prima parte era sicuramente interessante, con l’ambientazione nell’Eremo e Arwa alle prese con l’elaborazione del proprio lutto. Peccato che questa elaborazione non ci sia mai stata, ad Arwa non è stata concessa la libertà di piangere il marito prima che un altro uomo le fosse messo a fianco. Arwa infatti, quando arriva a palazzo, dovrà collaborare in segreto con Zahirprincipe “non principe”, un figlio illegittimo dell’Imperatore, che si dedica in una cripta alle arti occulte e viaggia nel sogno per ritrovare defunti e avere risposte per salvare il proprio regno, che ormai si sta sgretolando, dopo la morte del Maha (una sorta di guida spirituale del regno) e la lotta di successione al trono tra i figli legittimi dell’imperatore. È da subito un incontro interessante il loro, i due si soppesano e si studiano, si ritrovano più simili di quanto immaginano e così diversi da come in realtà si mostrano. Avrei voluto che questo loro rapporto fosse più lento e profondo, invece si percepisce un’attrazione dal primo istante e questa cosa va a stonare con le premesse del romanzo che riguardano il personaggio di Arwa. Probabilmente avrei preferito non nascesse nulla tra i due, alla fine, anche perché non c’è mai una vera e propria chimica, quel qualcosa che ti fa pensare che i due siano assolutamente fatti per stare insieme. È un po’ come se l’autrice avesse dovuto inserire una storia d’amore per forza di cose, ma secondo me sarebbe stato uguale se Arwa e Zahir avessero semplicemente collaborato senza necessariamente innamorarsi. Ho apprezzato il rapporto che si viene a creare e alcuni momenti che condividono sono anche teneri, ma resta per me una forzatura la loro storia. 

Nella seconda parte del romanzo le cose si fanno leggermente più movimentate, rispetto a una prima parte più statica, ma non abbastanza da convincermi fino in fondo. La trama si complica e in alcuni momenti si ha la sensazione di non capire bene cosa stia succedendo e perché, come se mancassero dei pezzi. Più volte ho avuto il presentimento che a questo romanzo siano state tagliate delle parti, probabilmente non sostanziali, ma comunque importanti per seguire meglio il percorso della protagonista e le varie vicende che si trova ad affrontare. C’è un po’ di confusione generale nell’ultima parte, come se si volesse arrivare di corsa a chiudere dopo aver tergiversato fin troppo, mentre avrei preferito un ritmo più costante e meno altalenante. Questi in sostanza i difetti che più mi hanno infastidita e che nel primo romanzo non ho riscontrato. C’è da dire, però, che Tasha Suri ha sempre il pregio di sapere rendere suggestivo ogni luogo di cui narra e di saper dare alle sue storie un’impronta talmente incantevole che è impossibile non restarne ammaliat*. C’è sempre un velo magico sottile e affascinante che accompagna l* lettor* tra le pagine, regalando sensazioni positive e ampliando l’immaginazione. L’aspetto legato alla cultura e alla religione del regno di Ambha è stato trattato molto bene, era già stato sviluppato ottimamente nel primo volume e anche stavolta ritroviamo un mondo regolato da tradizioni, magia e potere in cui tutto è approfondito a dovere. Ritroviamo anche tematiche di accettazione di sé, e riguardanti la diversità e l'emarginazione. Viene qui approfondita la questione dei daiva e comprendiamo meglio alcuni argomenti accennati nel primo libro, sebbene non si possa dire lo stesso per altri.

 Ho amato i viaggi occulti che Arwa e Zahir compiono nel Regno delle Ceneri, un po' mi hanno ricordato gli incontri onirici tra Lazlo e Sarai in Il Sognatore di Laini Taylor. Forse la coppia protagonista non sarà tra le migliori di cui ho letto, ma ho apprezzato il legame che creano, i loro dialoghi intensi - che a volte non necessitano neanche di molte parole ma solo di sguardi e piccoli gesti - e anche il loro essere così lontani da come ci si aspetterebbe. Il Regno delle Ceneri è un romanzo che ha sicuramente dei difetti, con qualche accorgimento in più poteva rendere meglio, ma è stata ugualmente una lettura gradevole, anche se non indimenticabile.
Fonte immagini: Pinterest

martedì 17 settembre 2024

Recensione: "Pratiche d'amore per Sandy Jones" di Angela Contini (a cura di Marika)

Buongiorno, lettor*! ^^
Torniamo oggi sul blog per parlarvi di un romanzo self in uscita tra pochissimi giorni. Si tratta del nuovo romance storico firmato Angela Contini, autrice prolifica italiana di cui, qui sul blog, potete trovare diverse recensioni. La nostra Marika ha letto Pratiche d'amore per Sandy Jones in anteprima e ci regala la sua personale opinione. Fateci sapere cosa ne pensate e se finirà nelle vostra wishlist. Vi aspettiamo nei commenti ;)

Pratiche d'amore per Sandy Jones
di Angela Contini

Prezzo: 2,99 € (eBook) 13,99 € (cop. flessibile)
Genere: romance storico
Editore: selfpublishing
Data di pubblicazione: 19 settembre 2024

Come si può evitare un matrimonio combinato con un uomo non gradito se non combinandone un altro con un uomo più gradito? Per sfuggire al volere del padre, che la vuole sposa di un ricco gentiluomo molto in là con gli anni, Sandy Jones si rifugia a Londra con la complicità della nonna Elizabeth. Qui conosce Stuart Pennington, conte di Tennyson. Stuart è bello, giovane, virile e sembra essere il partito migliore. Per questo e per sottrarsi al suo infausto destino, Sandy decide che sarà lui a salvarla da un matrimonio che non vuole. Come? Sposandola, anche senza amore. Lord Tennyson conduce una vita quasi perfetta, se non fosse per quel nonno autoritario che gli impone il matrimonio con una candidata tanto noiosa, quanto insignificante. Quando incontra la giovane Sandy Jones, che si propone come futura moglie, dichiarando senza mezzi termini di voler essere salvata da un'unione che non desidera, pensa di essere finito dalla padella nella brace, fino a che, esasperato, accetta di sposarla. Sandy è giovane, appassionata, ha voglia di conoscere le gioie dell'unione con un uomo che la attrae e Tennyson sembra essere l'uomo giusto. Ma basterà vivere la loro unione senza un briciolo di amore benché colma di passione? O forse, qualcuno, prima o poi, pretenderà di più? Fra battibecchi più o meno seri, e baci appassionati, Sandy e Stuart danno inizio al gioco che deciderà, finalmente, il loro destino.

Ben ritrovati su questi schermi Coffeeaholics adorati!
Come avete trascorso le vacanze estive? Io abbracciata all'aria condizionata considerato il caldo eccessivo e stancante. Meno stressanti invece, sono questi giorni di quasi autunno accompagnati da una brezza fresca e piacevole, dove leggere ha tutto un altro sapore. E proprio a proposito di letture, per aprire questa nuova stagione letteraria non potevo non parlarvi di un romance storico ricco di sfumature ironiche e taglienti, dialoghi sopraffini e una storia che nascendo da una reciproca convenienza, si trasformerà in un amore fatto di passione e genuinità. Ma di quale libro sto parlando? Di Pratiche d'amore per Sandy Jones di Angela Contini che, dopo averci salutato con la serie di She's dedicata alla Corea del Sud, ritorna tra gli scaffali virtuali di Amazon con una nuova e avvincente avventura ambientata nella Londra dabbene del 1800 con personaggi che hanno avuto una piccola comparsa in Winter Sonata e che ora trovano ampio sviluppo tra le righe di questo nuovo volume. Dunque cosa vi aspetta da questa avventura? Sicuramente personaggi frizzanti, parenti esilaranti, storie d'amore indimenticabili e una sana dose di ardore.

Questa magnifica narrazione comincia nel Devonshire dove vive Alexandra Jones, detta Sandy, una giovine che i più definirebbe a modo, nonché figlia di Thomas Jones ricchissimo mercante di stoffe. Fin qui, potrebbe sembrare il classico romanzo d'epoca con fanciulle morigerate e sospiri per gesta cavalleresche, se non fosse che la nostra amata protagonista è un "piccolo diavolo travestito da angelo" per citare la sua controparte maschile. Con la grazia e l'educazione che sovviene alle donzelle della sua età, Sandy è tutto fuorché una pulzella disposta a chinare il capo di fronte al maschilismo e alle offese. Tanto che tutta la contea ricorda del suo scontro con il figlio del conte Webster per avere osato offendere il naso di sua sorella minore, Sally.

Poco incline agli avvezzi sociali, e ad un'etichetta rigida dettata dal patriarcato e da donne che hanno deciso di subire abbassando il capo, di fronte alla proposta di un possibile matrimonio con il signor Bennington, ricco di tasca e abbondante in centimetri, non può che rifiutarsi di scendere a compromessi con una vita decisa da un padre avaro. A darle man forte in questo suo rifiuto c'è lei, la nonna che tutti vorremmo persino nel nostro tempo: Elizabeth, donna forte nello spirito e nella tempra che decide di portare a Londra sua nipote con una scusa blanda, per far sì che sfugga a un destino viscido. E proprio nella capitale, precisamente a Mayfair, Sandy prima schianterà un bagaglio sul piede di Stuart Pennington conte di Tennyson, suo vicino di casa e nipote di Edward Archibald, vecchia conoscenza della nonna, poi lo tormenterà (piacevolmente) con il suo carattere diretto e fin troppo spigliato. Stuart dal canto suo, sta scappando dai diversi matrimoni combinati proposti dal nonno e quando Sandy in preda al coraggio e a un pizzico di follia commetterà un gesto "scandaloso" per l'epoca, lui si ritroverà invischiato in una proposta allettante, un contratto di convenienza reciproca, e donne dal carattere forte e dalla volontà ferrea.

Così, tra genitori oppressivi, nonni malinconici che rincorrono il passato, incontri passionali e baci infuocati, Sandy e Stuart vi accompagneranno in un viaggio letterario fatto di risate, empatia e una piccola dose di sconsideratezza.

Lo stile dell'autrice, diretto e con dialoghi da botta e risposta che un match di tennis non è niente a confronto, arricchisce POV diversi: da un lato troviamo lei, la regina dell'indisponenza, Sandy, che conscia per la sua epoca di dover contrarre un matrimonio decente, decide di farlo a modo suo, con le sue regole, senza scendere a compromessi per denari. È caparbia, iconica, tagliente e ilare tanto da sfidare un'intera società ad opporsi alla sua libertà. Troviamo poi Stuart, un conte amico dei piaceri fisici, ma non così libertino da pensare di poter far soffrire un'ipotetica moglie. Ammaliatore nato e cultore delle arti tentatrici, è tanto intelligente e affezionato alla sua libertà giovanile, quanto gentiluomo pronto a farsi carico di oneri di un'etichetta che rifugge. Ad accompagnare la storia di Sandy e Stuart ci sono capitoli dedicati al passato e alla giovinezza dei nonni Elizabeth ed Edward, due anime che si rincorrono da circa quattro decadi.

Personalmente, la cosa che ho apprezzato, oltre ai personaggi ben congegnati e ricchi di diverse sfumature, per niente piatti e pieni di vita tra le righe di una storia di finzione, sono le tematiche che l'autrice affronta, certamente elementi cardine per l'epoca, ma non solo: i matrimoni combinati e forzati per le donne, l'esasperazione di vedersi scivolare tra le dita una vita di cui disporranno gli altri, genitori di figlie abbagliati da possedimenti e partiti, una società giudiziosa e allo stesso tempo maliziosa, la scalata di una gerarchia sociale feroce, e l'idea sbagliata inculcata alle donne di dover per forza di cose contrarre un buon matrimonio.

In conclusione è un romanzo storico che vi farà emozionare, divertire tantissimo, sospirare e sperare.
Voto: 5 tazzine di tè con tanto di pasticcini.


Fonte immagini: Pinterest

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