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martedì 31 dicembre 2024

Recensione: "La casa vicino al ruscello" di Christina Stead (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Concludiamo l'anno con una nuova recensione di Ms Rosewater, che stavolta ci parla di un libro un po' datato ma imperdibile, La casa vicino al ruscello: Quasi una storia di fantasmi, di Christina Stead, autrice di L'uomo che amava i bambini, di cui vi ha già parlato QUI. Scoprite questa piccola perla, se ancora non la conoscete, e fateci sapere se vi intriga e se anche a voi piacerebbe venisse ripubblicata. 

La casa vicino al ruscello
di Christina Stead

Pagine: 99 
Genere: narrativa, horror
Editore: Theoria
Data di pubblicazione: 1 agosto 1992
VOLUME FUORI CATALOGO


Ho letto questo libro molti anni fa, ho deciso di rileggerlo dopo aver scoperto L'uomo che amava i bambini. Mi ha sorpresa ritrovare intatte le sensazioni e l'atmosfera che ricordavo, rese ancora più voluttuose e pungenti, ora che, sulla scorta del romanzo letto la scorsa estate, ho una maggiore esperienza dell'abilità linguistica della scrittrice. Si tratta in realtà di opere molto diverse: l'uno dominato dalla presenza brulicante, continua ed estenuante di una numerosa famiglia e dalla lingua costruita dal protagonista come strumento di potere, mentre la novella - parte della raccolta The puzzle headed girl, apparentemente introvabile - è densa della vita naturale di piante, animali e insetti che si affolla fuori e dentro un villino in fondo a una valle, vicino, appunto, a un ruscello. Una casa di pietra con una prolunga in legno dove si avvicendano due famiglie di scrittori, entrambe, per motivi diversi, alla ricerca di un luogo tranquillo per poter lavorare e vincere i propri fantasmi. Sulle colline circostanti i vicini offrono compagnia e talvolta aiuto, mentre intorno al cottage infuria la crescita di piante che ricoprono ogni centimetro e sembrano proteggere e prendere forza dal luogo, animali e insetti e uccelli vanno e vengono, i giorni vibrano di colori e suoni, del rigoglio dei fiori, le notti dell'andirivieni delle moffette e dei topi, dei loro rumori e degli strani scricchiolii della casa.

E' un luogo incantato e vivo, ma non solo dell'attività della Natura. Quasi impercettibilmente, s'insinua una figura invisibile di cui si avverte sempre più insistentemente la presenza. È nei muri e nel giardino e nella piccola valle, in attesa. Avanza silenziosa per intimidire chi vorrebbe installarsi nel cottage, perché è ancora suo.

La scrittrice racconta la classica storia di una casa infestata attraverso la voce dello stesso cottage e del paesaggio in cui sorge: essi formano un organismo unico e inscindibile, talvolta infastidito dagli esseri umani, ma immutabile e invincibile. I protagonisti, le due coppie di città, gli abitanti della valle, non sono, in fondo, che comparse: nonostante le loro vicende e le esistenze drammatiche, attraversano il paesaggio e ogni loro traccia viene inghiottita dalla vegetazione, cancellata non appena scompaiono alla vista.
La casa vicino al ruscello li attrae e li scaccia col suo fantasma che scende le scale di notte, coi coltelli nascosti nella stalla, e i topi che corrono nei muri, con l'acqua che esce dall'argine e allaga tutto.
Una novella di poche pagine che travolge chi la legge con le immagini, i colori, gli odori e i rumori di cui risuona e che si spandono, come cerchi nell'acqua, per restare a lungo nella memoria.
Un libro bellissimo che spero Adelphi (che sta ripubblicando l'opera della scrittrice australiana) recupererà insieme al resto della raccolta originale, perderlo sarebbe un vero peccato.

Tante, tante tazzine.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

lunedì 30 dicembre 2024

Recensione: "Le Degenerate" di J. Albert Mann (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*!^^
L'anno sta per finire ma non volevamo concluderlo senza regalarvi qualche altra recensione. Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un romanzo denuncia, dalle tematiche forti e importanti, Le Degenerate, di J. Albert Mann, pubblicato da Uovonero, una lettura per ragazzi ma anche per adulti. Scoprite il suo parere e fateci sapere cosa ne pensate nei commenti ;)

Le Degenerate
di J. Albert Mann

Prezzo: 15,20 € (cop. flessibile)
Pagine: 344
Genere: narrativa ragazzi
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: 4 ottobre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

London è una giovane immigrata italiana, orfana, incinta e abbandonata: tanto basta, nell'America del 1928, per convincere la polizia a consegnarla alle cure della Scuola del Massachusetts per Deboli di Mente. Qui London incontra molte ragazze con cui ha in comune una cosa sola: essere considerata una reietta della società. Una "ritardata" da rinchiudere, classificare e dimenticare. Una degenerata senza speranza. Tra le grigie mura dell'Istituto conoscerà la dolce ma astuta Rose, che ha la sindrome di Down ed è capace di grandi sogni, sua sorella Maxine, che divide il suo grande cuore tra la passione per la musica e un amore inconfessabile; Alice, afroamericana abbandonata perché nata col piede equino. London non ha alcuna intenzione di far crescere suo figlio all'ombra delle sbarre, sotto lo sguardo gelido dell'infermiera capo, la crudele Mrs. Ragno, e tra le angherie delle altre ragazze incattivite dalla disumanità dell'Istituto. Ma non si può scappare da sole. Se vuole farcela, London dovrà accendere la ribellione nell'animo di Rose, Maxine e Alice. Riuscirà a convincerle che può esistere uno spazio per loro, nel mondo là fuori?

All'inizio del '900 si diffuse negli Stati Uniti l'eugenetica, una pseudoscienza che aveva come obiettivo il miglioramento della razza umana attraverso la selezione e la separazione degli individui considerati fisicamente, cognitivamente e moralmente “normali” dagli “indesiderabili”, cioè disabili, poveri, omosessuali. Ritenuti strutturalmente inferiori e perversi (se vi ricorda il nazismo, avete colto nel segno) venivano rinchiusi in istituti dove avrebbero passato l'intera vita. Le donne erano uno dei bersagli preferiti, considerate a prescindere creature inferiori e perverse, figuriamoci poi se di origine straniera, magari incinte o di colore o con una disabilità.

Albert J. Mann ha deciso di raccontare la storia di questi luoghi basandosi su documenti ed eventi reali: l'Istituto Fernanld in cui è ambientata questa storia è realmente esistito, così come le procedure, le pratiche a cui vengono sottoposti gli ospiti, ricostruite con precisione, e il linguaggio usato da medici e sorveglianti, oggi inaccettabile ma che era ritenuto adeguato, e che dà un contributo decisivo nel definire la cornice storica delle avventure dei suoi personaggi.

E dunque, partiamo da London, una Dago (termine dispregiativo per indicare le persone di origine italiana) che ha appena scoperto di essere incinta. Denunciata dal suo ragazzo, viene caricata senza tanti complimenti su un cellulare e portata all'Istituto Fernanld. Lì sarà analizzata, etichettata e spedita nel gruppo delle ragazze adolescenti, dove farà la conoscenza di Alice, giovane di colore con un “piede equino” e delle sorelle Maxine e Rose, con cui riuscirà, nonostante le rigide regole e i suoi colpi di testa, a tessere una grande amicizia.

La vita alla Fernanld è dura, strutturata per educare all'obbedienza, alla sottomissione e all'annichilimento del carattere delle giovani internate, e ognuna di loro cerca una via di fuga, reale o attraverso la speranza e la fantasia. London percorre la prima strada, mentre Maxine, preoccupata di proteggere la sorella disabile, preferisce perdersi in sogni di un futuro che difficilmente potrà realizzarsi. Ogni ospite - al pari di qualunque carcerato - si conquista margine d'azione eludendo per quanto possibile il controllo continuo delle sorveglianti, nascondendo oggetti, cercando un contatto fisico assolutamente vietato, bisbigliando con le compagne vicine la notte, progettando la fuga.

I temi sono forti, e prima di tutto va riconosciuto all'autrice il coraggio di averli affrontati in un libro per ragazzi e l'essere riuscita a dare un quadro reale senza approfondire tanto da renderlo troppo adulto (sappiamo bene che nelle istituzioni per i disabili succedevano cose anche più terribili di quelle descritte qui) anche se non mancano il bullismo tra internate né scene e situazioni estremamente dure (il reparto cronici, l'aborto di London).

Albert J. Mann ha voluto mostrare tutte le categorie rinchiuse includendo tra i personaggi persone neurodivergenti, con malattie oggi gestibili e che ai tempi erano altamente invalidanti, disabili, gay, con l'ulteriore aggravante delle questioni di colore ed etniche; una moltitudine perfettamente in grado d'intendere che viene privata della libertà e che ben rende la rigidità degli schemi sociali di allora e la facilità con cui si arrivava a discriminare gran parte della popolazione.

Se da questo punto di vista il romanzo si può dire riuscito, ci sono anche debolezze abbastanza evidenti. Innanzitutto, la scrittura non ha il potere coinvolgente dimostrato da altri autori pubblicati da Uovonero (una per tutti Elle McNicoll); uno stile asciutto può comunque essere evocativo, ma purtroppo, soprattutto nella prima parte, si sente il bisogno di qualche descrizione in più.
I personaggi, con l'eccezione parziale di London, restano in qualche modo incompiuti, lontani, e non riescono a diventare realmente amici del lettore, forse per la narrazione in terza persona o per il continuo cambio di punto di vista che di fatto non elegge pienamente alcuna delle ragazze a protagonista. Non mancano poi alcune ingenuità nella caratterizzazione: Rose, per esempio, è la classica brava bambina disabile, con un sorriso dolce, sostanzialmente innocua e bisognosa di protezione. Allo stesso modo, le altre protagoniste si caratterizzano per un solo particolare, Maxine è una sognatrice e questa sembra la sua una prerogativa, Alice è dura e chiusa, l'unica ad evolversi è proprio London, che pur rimanendo sé stessa scopre altri lati di sé e si muove sconvolgendo i propri stessi piani. Non è un caso che la parte migliore del romanzo sia la seconda, in cui il racconto si concentra soprattutto su di lei.
I cattivi, ovvero poliziotti, medici e sorveglianti, non risultano dal canto loro così terribili, dicono cose rivoltanti, ma l'intento non pare mai, nonostante le cose che accadono, crudele. Sembra che l'autrice abbia voluto evidenziare come ai tempi l'idea che ci fossero persone inferiori ad altre fosse perfettamente accettabile. Ho certamente apprezzato il finale, un elemento molto difficile da costruire in una storia del genere senza risultare banali.

Le Degenerate è un libro importante, adatto a ragazzi abbastanza grandi (dai 12 anni) e agli adulti, in cui però talvolta il desiderio di denuncia supera l'efficacia della scrittura, elemento comunque perfettibile nel tempo. È da leggere per la novità che costituisce, la forza di alcune scene, per il valore di conoscenza storica, soprattutto in un periodo in cui ancora ci troviamo a dover difendere il diritto all'uguaglianza di tutti.

Ringrazio Uovonero per avermi inviato il libro.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

venerdì 27 dicembre 2024

Recensione: "Cour des Chaînes" di Amanda Fall (a cura di Eleonora)


Buongiorno, lettor*! ^^
Come state? Spero abbiate trascorso un buon Natale! Queste feste ci serviranno a ricaricare un po' le batterie, a rilassarci e stare serenamente in famiglia, ma anche per leggere tanto e parlarvi di nuovi e interessanti libri. Oggi la nostra Eleonora recensisce Cour des Chaînes, secondo volume della serie Holland Academy, di Amanda Fall. Se il primo volume l'aveva conquistata, questo l'ha un po' delusa, ma leggete la sua opinione completa qui sotto per saperne di più e fateci sapere cosa ne pensate voi. 
Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale in omaggio in cambio di un'onesta opinione.

Cour des Chaînes. Holland Academy II
di Amanda Fall

Prezzo: 3,99 € (eBook)
Pagine: 492
Genere: fantasy, paranormal romance, romantasy
Editore: Words Edizioni
Data di pubblicazione: 27 novembre 2024

Elios Turner era l'incarnazione della purezza in un mondo dominato dal sangue, dalla vendetta e dalla morte. Fino a quando Lena Blake non scopre la verità sul suo passato. Ora, braccata dal desiderio di vendetta, è pronta a distruggerlo. E mentre l'ingresso alla Cour des Revenants è stato finalmente individuato, Lena sa che impugnare la spada è l'unica via per guarire il cuore spezzato da un gioco di luci e ombre. Ma proprio quando il cammino sembra tracciato, nuovi segreti emergono, nascosti tra le mura della Holland Academy. Cosa sta celando il misterioso Prevosto Corvinus? Perché gli interessi degli Hunter e dei vampiri, guidati dal principe Artois, si intrecciano in un intrigo mortale? Lena si trova a un crocevia: lottare per l'amore e rischiare di perdere tutto, oppure sacrificare ciò che le resta del suo cuore in nome del dovere. Tra battaglie cruente e orrori sepolti nel tempo, in una Londra gotica avvolta nel mistero, le maschere cadranno, e i cuori si frantumeranno.

Cour des Chaînes
è il secondo capitolo della saga della Holland Academy di Amanda Fall e devo dire che rispetto al primo volume (QUI la recensione) in questo caso sono stata un po’ delusa, ho avuto difficoltà nel leggere il libro e la storia in diversi punti mi è sembrata eccessivamente intricata e a volte nemmeno troppo studiata, mi ha dato l’impressione di un libro scritto di getto, riletto in velocità e preso per buono.

Cour des Chaînes inizia proprio nel punto in cui eravamo rimasti con Cour des Revenants, dopo l’epico scontro tra Lena Blake e il principe Nikolas che aveva rivelato al mondo l’introvabile entrata della corte dei vampiri e aveva lasciato entrambi sull’orlo del tracollo fisico ed emotivo, ma non solo, tutti gli equilibri sono stati spezzati e tutte le verità date per assodate cominciano a essere messe in dubbio. Il trio di Echo formato per indagare sulla corte e composto da Lena, Caroline Corvinus, la figlia del Prevosto, ed Eva Stark, una cacciatrice a dir poco turbolenta, decide, dopo essere stato allontanato dalle indagini iniziate nel primo libro, di prendere la situazione in mano propria e cercare di risolvere tutte le matasse che non tornano; facendolo, però, danno il via a una serie di rivelazioni sconcertanti e alcune pure macabre che non faranno altro che contribuire alla quantità industriale di dubbi che sorgono e di risposte da cercare.

In tutto ciò a parte il trio centrale e la controparte a due vampirica, composta dal principe Nikolas e da suo fratello di sangue Ignis, i personaggi secondari, e mi riferisco a Spyro e Vi, la cosiddetta famiglia di Lena, sono risultati delle comparse quasi del tutto ininfluenti al fine della storia, i loro momenti sul palcoscenico sono sembrati decontestualizzati e privi di fondamento, per non parlare dei loro dialoghi, pathos eccessivo e discorsi al limite del copione da tragedia greca, dichiarazioni d’amore eterno e imperituro come se tutto il mondo fosse contro di loro anime pure, innocenti e condannate alla miseria, nella realtà dei fatti se la sono fatta e se la sono goduta per i fatti loro.

Il rapporto tra Nikolas e Lena invece ha avuto un'evoluzione coerente con i personaggi che sono, devono passare da acerrimi nemici ad amanti e superare tutti i preconcetti che hanno sempre avuto, non è facile, però anche loro si impegnano e ci mettono la loro buona dose di battute al limite dello sdolcinato ma allo stesso tempo un po’ cringe. Possiamo dire, in generale, che la descrizione delle scene di intimità non è molto congeniale alla scrittrice.

L’unico personaggio che mi ha veramente convinta è Caroline che nel suo percorso evolutivo ha tirato finalmente fuori il carattere e la grinta, iniziando a mettere in mostra tutto quello che è il suo potenziale di personaggio cardine della storia, anche Eva Stark ha un’evoluzione interessante e decisamente inaspettata, l’unica nota dolente è che pure lei a una certa mi cade nell’eccessivamente drammatico, si riprende subito fortunatamente e ritorna a essere l’Echo cazzuta che abbiamo imparato a conoscere seppure un pochino ammorbidita.

In generale, in questo secondo volume viene messa molta carne al fuoco e le scene di lotta sia fisica che politica non mancano però mi sembrano tutte molto affrettate e confusionarie, l’impressione è che si volesse dare un ritmo veloce e frenetico al tutto ma ottenendo piuttosto una rocambolesca serie di scene e situazioni di cui non sempre capiamo appieno i come e i perché.

Il finale lascia sicuramente intendere che ci sarà ancora parecchia strada da fare per i nostri personaggi, che dal nulla decidono di fare cose a caso sorprendendo sia i loro compagni di avventura che noi lettori, ci sono questioni lasciate in sospeso, altre appena accennate, altre ancora che vorremmo veder chiuse, tanto non è che importino un granché, ma sappiamo benissimo che sono ben lungi dall’esserlo ma soprattutto io personalmente vorrei vedere e capire qualcosina di più che a fine lettura mi sembra di essere stata su un ottovolante senza sapere come ci sono finita sopra e che giro ha fatto.

Mi aspettavo di più vista la partenza con il primo volume, ma la sensazione è che si sia voluto strafare e nel farlo sia stata persa un attimo di vista la storia nel suo insieme.
Eleonora


Fonte immagini: Pinterest

venerdì 15 novembre 2024

Review Party: "Losing Match" di Alexandra Rose (a cura di Giulia)

Buongiorno, lettor*! ^^
State facendo delle belle letture in questo periodo? Io mi sto concentrando sui romanzi ricevuti da Ne/oN Libri tramite Netgalley, presto vi parlerò della lettura che sto per terminare. Oggi invece la nostra Giulia ci parla di un romance m/m molto carino, che l'ha profondamente emozionata. Si tratta di Losing Match, di Alexandra Rose, che ha letto in occasione del Review Party. Scoprite tutto nella recensione e fateci sapere se amate anche voi questo genere di storie ;) A presto!
Grazie all'autrice per la copia arc e per averci concesso di partecipare all'evento.

Losing Match 
di Alexandra Rose

Prezzo: 2,99 € (eBook) 17,99 € (cop. flessibile)
Pagine: 625
Genere: m/m, sport romance, new adult, college romance
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 12 novembre 2024

Travis Murray è figlio di un campione NBA e i genitori si aspettano che lui percorra le orme del padre. Infatti, frequenta la Fallwood University, un rinomato college di Division 1. Durante il precedente campionato universitario, però, è stato sospeso a causa di un comportamento omofobo verso un compagno. La sua carriera e il suo rapporto con il basket sono minati da un segreto che Travis custodisce dentro di sé. Nessuno deve sapere la verità. Sta giocando una partita contro se stesso e non intende perderla. Almeno finché Dylan Campbell non piomba nella sua vita come un uragano colorato. Dylan vive la sua sessualità liberamente, gli piace chi gli piace, a prescindere dal sesso biologico o dall’identità di genere. Segue l’impulso, l’istinto del momento. Il suo intuito lo porta di fronte a un bivio: aiutare o no Travis Murray, il ragazzo omofobo per eccellenza? Travis e Dylan iniziano a conoscersi e diventano amici, a dispetto di qualsiasi previsione. Travis riuscirà a vincere la partita contro se stesso, oppure è destinato a perderla?

“Travis giocava una partita contro se stesso da tutta la vita e non poteva permettersi di perderla. Tuttavia, Dylan gli aveva concesso una pausa, un time out, con una spontaneità incredibile. E Travis aveva respirato.”

Un time out ecco cosa mi ha concesso questo libro, un time out dalla mia vita in questo momento, una pausa da tante cose che affollano la mia esistenza, e io non posso che dire grazie all’autrice, grazie per avermi fatto passare il pomeriggio più bello che io potessi sperare da un po' di mesi a questa parte, grazie per aver condiviso con noi questa storia di rinascita personale.

Oggi volevo iniziare la recensione in modo diverso un po' per farmi perdonare della mia assenza in questi mesi, un po' perché questo libro mi ha davvero sbloccato qualcosa dentro. Ci sono momenti durante la nostra vita in cui ci si sente bloccati in un limbo che non è facile da abbandonare, Travis è bloccato da tutta la vita e questo lo ha portato a trattenere rabbia e rancore che puntualmente scaglia contro chi è libero di essere felice. Alcuni dei suoi comportamenti più infelici hanno fatto sì che il coach Kennedy lo allontanasse a metà stagione dalla squadra di basket dove lui è l’ala piccola.

Dylan è uno spirito libero, un ragazzo dolce ma allo stesso tempo tagliente, sarcastico e simpatico, un ragazzo che nella vita non ha mai faticato per essere se stesso. Uno sguardo durante una festa della confraternita cambia tutto, si rende conto che forse il ragazzo più omofobo della Fallwood University nasconde qualcosa, e se in un primo momento questa cosa lo rende curioso, successivamente ad altri avvenimenti scatta la crocerossina che è in lui e sente il bisogno di aiutare quel ragazzo che nasconde dietro la rabbia un’infinità di dolore e incomprensione.

Travis è in imbarazzo e deluso da se stesso quando capisce che il ragazzo più queer dell’università non solo ha scoperto il suo segreto ma vuole pure aiutarlo in qualche modo, eppure dopo i primi giorni di totale negazione accetta la mano tesa verso di lui, e in cuor suo sa che da quel momento in poi tutto cambierà.

Il dolore di Travis traspare da ogni parola, da ogni sguardo e da ogni gesto descritto dall’autrice, ha vissuto una vita nell’ombra, era come se per lui l’alba non potesse mai sorgere. Ho amato e compreso Travis sin da subito, ogni suo sentimento giusto o sbagliato mi ha fatto divorare la sua storia. Il modo in cui ingenuamente si apre al mondo, il modo in cui accetta l’aiuto che Dylan gli sta offrendo, come si appoggia completamente a lui sin dal primo istante pur non conoscendolo bene, si è sempre fidato ciecamente di quel ragazzo che sembrava leggere i suoi sentimenti più reconditi. La crescita e la rinascita del personaggio di Travis penso sia stata la cosa che più mi ha fatto emozionare durante la lettura.

“Prima di conoscerti era tutto grigio, spento. Vivevo in una specie di prigione senza colori. Poi sei arrivato tu. Facevi un casino incredibile. Ridevi, mi provocavi senza paura, eri sempre allegro e divertente. Hai portato i colori nella mia vita Dylan.”

Tutto un altro discorso invece se parliamo di Dylan. Avevamo già imparato a conoscerlo nel primo libro, ma qui capiamo veramente tutto di lui, sappiamo cosa lo fa ridere e cosa gli toglie il sorriso, sappiamo che ama ascoltare Travis parlare baskettese e sappiamo che odia il fatto di essere rinnegato e guardato con disgusto, sappiamo che non si è mai innamorato di nessuno e infine che quando ama lo fa con ogni cellula del suo corpo e del suo spirito. Una frase in particolare di una conversazione tra Dylan e suo nonno mi ha colpita davvero e penso racchiuda in tutti i modi il personaggio di Dylan:

“Ti guarda come se tu fossi il sole e lo illuminassi”

Mai frase fu più veritiera, Dylan è il sole che illumina tutte le persone che stanno insieme a lui. Quasi non trovo le parole per descrivere le emozioni che mi hanno travolta durante la lettura di questo libro. Ci sono libri che ti trovano nei momenti in cui non sai più cosa fare, e questo libro è stato questo per me, ha instillato in me il dubbio che forse vale la pena lottare per i propri sogni e per se stessi.

Ps. Cara Alexandra, anch’io ho amato molto di più leggere di Travis e Dylan, grazie per aver condiviso questa storia con noi.

Giulia


Photo credit: _gbooklover_

giovedì 24 ottobre 2024

Recensione: "Juniper & Thorn" di Ava Reid

Buon pomeriggio, lettor*! ^^
Come promesso, eccomi oggi a parlarvi di Juniper & Thorn, romanzo uscito proprio ieri per Ne/oN Libri. Di Ava Reid avevo già letto A Study in Drowning e mi era piaciuto moltissimo, perciò non vedevo l’ora di leggere anche questo romanzo, che è in realtà stato scritto prima. Ho apprezzato ancora una volta lo stile dell’autrice, bravissima nel creare atmosfere inquietanti e magiche, ma soprattutto le tematiche trattate. Ho adorato questa storia, in tutto e per tutto; una storia oscura e ammaliante come poche.
Ringrazio la casa editrice per la copia arc inviatami tramite Netgalley in cambio di una recensione onesta.

Juniper & Thorn
di Ava Reid

Prezzo: 9,99 € (eBook) 16,90 € (cop. flessibile)
Pagine: 320
Genere: fantasy, horror, dark fantasy romance
Editore: Ne/oN Libri
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Marlinchen e le sue sorelle sono le ultime vere streghe di Oblya, una città in cui la magia sta lasciando posto all’industria. Considerate poco più che un’attrazione per turisti, trascorrono le giornate curando clienti con rimedi arcaici e incantesimi nostalgici, mentre tentano di ammansire il padre, uno stregone tirannico e xenofobo, che tiene le figlie rinchiuse nella casa fatiscente. Di notte, però, riescono a sfuggire alla casa e al padre per godersi i palpiti della città, in particolare il teatro del balletto di nuova apertura, dove Marlinchen incontra un ballerino che le catturerà il cuore. Ma man a mano che i loro incontri notturni si fanno più intesi e frequenti, la minaccia dell’ira del padre si fa più incombente. E mentre la città prospera, un mostro si cela nel suo ventre, nato dall’intolleranza e dal risentimento, soffuso del potere di un mondo antico.

È difficile parlarvi di Juniper & Thorn considerando quante cose ci siano da dire su questo libro. All’apparenza può sembrare una storia banale, un fantasy dalle tinte dark con una storia d’amore al centro. Ma Juniper & Thorn è molto più di questo. Davvero molto di più. Innanzitutto possiamo dire che questa è la storia di una maledizione. Abbiamo uno stregone potentissimo il cui ego lo spinge a sfidare un’altra strega molto potente che lancerà su di lui un incantesimo che lo imprigionerà per sempre. Lo imprigionerà in una fame brutale, senza che possa mai trovare sazio. Non si sazierà mangiando né sarà mai soddisfatto di nulla, neanche delle sue tre figlie, che lui taccerà come “figlie avide, figlie egoiste, figlie ingrate”, nonostante lo servano obbedienti. E mentre la maledizione scorre e mette radici sempre più bramose dentro di lui, la città in cui abita, la sua amata Oblya, cambia. Le steppe incontaminate lasciano spazio a fabbriche fumose, l’elettricità prende piede come nuova forma di magia, ogni traccia dell’originale sparisce, lasciandosi dietro solo scie di curiosità serpeggiante. È proprio questo tipo di curiosità che lo stregone decide di sfruttare, portando le tre figlie streghe a mettere le proprie arti magiche a disposizione di chiunque sia a disposto a pagare adeguatamente. Undine riesce a predire il futuro imponendo le mani su una pozza divinatoria, Rose è un’erborista capace di creare pozioni di ogni tipo e per qualsiasi problema, mentre Marlinchen, l’ultima delle tre figlie, è una divinatrice della carne, riesce a vedere le cose tramite il contatto. Non si può dire che il rapporto tra le sorelle sia idilliaco, infatti, delle tre, Marlinchen è quella considerata inferiore alle altre, sia per bellezza che per intelligenza, e quindi sminuita continuamente, ma bisogna constatare che tutte sono a modo loro vittime del padre. Tutte subiscono i suoi insulti e maltrattamenti, la sua ira furibonda, la sua perenne insoddisfazione e questo non fa che incattivirle, ma allo stesso tempo renderle ribelli. Sarà infatti proprio grazie a una fuga di notte che Marlinchen si inoltrerà fuori dalle mura di casa con le sorelle maggiori e scoprirà cosa si è sempre persa durante quegli anni. Il teatro riempirà il suo cuore di emozioni nuove, in particolare un ballerino che sembra incarnare tutto ciò su cui ha sempre fantasticato leggendo fiabe quando era più piccola. 

L’occasione di questo incontro sarà la fiamma che farà divampare l’incendio, un tumulto interiore che la porterà pian piano a riconsiderare la sua vita e il modo in cui è stata educata e cresciuta. Marlinchen si renderà conto di non voler essere soltanto l’insignificante terza figlia servizievole, timida, che non conosce nulla al di fuori delle mura della sua casa. Sente un desiderio bruciarle dentro, un desiderio che considera impuro e inopportuno, ma è proprio quello a farla sentire viva e non più un inutile guscio vuoto, prigioniera di azioni ripetitive e frustranti. Nel suo passato ci sono traumi di cui non riesce a vedere del tutto l’origine e c’è un padre despota che la tiene al guinzaglio con manipolazioni mentali e sensi di colpa, sebbene non sempre lei se ne renda conto e continui a servirlo e giustificarlo. Nel profondo sa che tutto questo è sbagliato, ma anche lei si sente sbagliata, contaminata da un'oscurità e una fame implacabile che non sa come quietare. La riempiono pensieri torbidi, desideri costanti e si rende conto che qualcosa deve cambiare. È graduale il passaggio di Marlinchen da ragazza asservita a potente strega sicura di sé, ma è questo ciò a cui assistiamo nel romanzo. Assistiamo all’evoluzione di un personaggio che per certi versi, all’inizio, può essere considerato troppo buono e anche un po’ debole, ma che lentamente tramuta davanti ai nostri occhi, come sotto il più incredibile degli incantesimi. E se è vero che a dare l’input per questo suo risveglio sia l’amore che inizia a nutrire per il bellissimo ballerino Sevas, sentimento che la spinge a mentire e a custodire gelosamente i suoi segreti come non ha mai immaginato di poter fare, è anche vero che Marlinchen è sempre stata quella più simile al padre, più legata in qualche modo a lui e questo legame ha lasciato dentro di lei delle tracce che la porteranno, nel momento fatidico, a comprendere ogni verità e ad agire di conseguenza.

In questa storia sono tanti i temi trattati dall’autrice, temi per lo più delicati, di fatti il romanzo è pieno zeppo di trigger warning (vi rimando alla pagina dove potete trovare le avvertenze sul testo) da tenere in considerazione prima di iniziare la lettura. Abbiamo chiari riferimenti ad abusi domestici, manipolazioni e violenze psicologiche, ma anche abusi sessuali e problemi alimentari. L’autrice, tra metafore splendide ma allo stesso tempo feroci, costruisce immagini vivide e intense nella nostra mente. Nelle sue parole vi è poesia, oscurità e violenza. Juniper & Thorn non è il tipo di romanzo adatto a tutt*, non aspettatevi il classico romantasy, perché non lo è affatto. È una storia per certi versi strana... turbolenta, inquietante e raccapricciante. Ci sono sacrifici, inganni, oppressione, sangue, morti macabre, sofferenze, atrocità di ogni genere. Ci sono mostri, ma più di tutto, ci sono mostruosità umane. Perché ciò che sicuramente Ava Reid vuol puntualizzare è quanto, mostri e stregoni a parte, il vero pericolo e orrore risiede altrove. Negli umani insensibili, in chi è avido di desiderio al punto da sovrastare l’altr*, in chi nasconde le proprie perversioni dietro facciate di perbenismo, in chi sfrutta le debolezze altrui e il proprio ruolo per approfittare di qualcun*; ne riconoscerete vari esempi nel libro. Troverete tante forme di orrore, e alcune le vediamo tutti i giorni anche noi, nelle nostre vite, nel nostro quotidiano, o le sentiamo ai telegiornali. Ecco dunque che i due protagonisti di Juniper & Thorn diventano espressione di una consapevolezza che a un certo punto arriva e li solleva dal loro stato di torpore, di sottomissione, per prendere in mano le redini delle proprie vite

Una ragazza fragile, che ama la sua famiglia nonostante tutto, una ragazza che ha sempre avuto una sorta di timore reverenziale verso gli altri perché le è stato inculcato di non valere abbastanza, di non meritare abbastanza, che alla fine si prende la sua rivincita e dà alla sua storia il lieto fine che desidera. E un ragazzo giovane e bello che sin da piccolo non ha conosciuto altro che danza e sacrificio, la cui vita è stata plasmata in un determinato modo senza uscire mai da quei binari. La vita di Sevas non è stata altro che una recita per lungo tempo, giorno dopo giorno ha sempre interpretato lo stesso personaggio, fino a dimenticare chi sia lui e cosa voglia. È solo l’ombra di un personaggio eroico e ammirato, ma quando il personaggio non ci sarà più, cosa resterà di lui? È così che Sevas, come Marlinchen, si ribella a quel ruolo prestabilito, trova la forza, data dal motore più potente di tutti, l’amore, per distaccarsi dai fili che lo tengono legato al suo burattinaio e andare incontro a una sorte che avrà scelto lui stesso. Ho trovato emblematici i due protagonisti che sembrano appartenere a due mondi molto diversi ma che poi portano addosso cicatrici simili. La storia d’amore non è tanto centrale in questo romanzo ma smuove molti eventi e cambiamenti e l'ho trovata senza ombra di dubbio bellissima.

Juniper & Thorn si ispira alla favola dei fratelli Grimm considerata tra le più cupe, Il Ginepro. Da essa ne riprende alcuni tratti macabri e violenti, ma è stata quasi completamente rivisitata dall’autrice per darne una sua interpretazione originale e quanto mai attuale. È una fiaba dark oscurissima, che ti imprigiona nella durezza delle sue scene, ti fa prendere coscienza, ti fa riflettere, ti mostra le ombre che a volte ti avvolgono senza che tu te ne accorga. Questo romanzo è un colpo al cuore, inflitto con crudele precisione, ma è anche una bellissima, grande metafora di cambiamento. È possibile fuggire dalla storia della propria vita? La verità è la risposta. E la verità la portiamo dentro di noi da sempre. Basta guardarsi allo specchio, trovare il coraggio di crederci e la scorgeremo.

Fonte immagini: Pinterest

mercoledì 23 ottobre 2024

Recensione: "L'uomo che amava i bambini" di Christina Stead (a cura di Ms Rosewater)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi una nuova recensione per voi ;) La nostra Ms Rosewater ha letto L'uomo che amava i bambini, di Christiana Stead, una storia controversa che ha analizzato con particolare attenzione. Vi consiglio di non perdervela. Ricordate di lasciare anche un commento, se vi va ;) A presto!

L'uomo che amava i bambini
di Christina Stead

Prezzo: 8,99 € (eBook) 16,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 659
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 30 settembre 2021
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Le famiglie, com'è noto, fra le altre cose generano mostri – e talvolta da mostri vengono distrutte. Forse a questa verità generale siamo preparati: molto meno alla constatazione che possano esistere mostri come Sam, in apparenza il più tenero, sorridente, affidabile dei mariti e dei padri. Per parlare con i suoi figli, e per attirarli a sé, Sam è disposto a tutto, anche a inventare una sua personalissima versione della lingua artificiale e orribilmente dolciastra con cui gli adulti spesso immaginano che i bambini amino comunicare. Eppure, in questo caso il trucco va a segno, e il lessico familiare, luccicante e perverso di Sam trascinerà inesorabilmente in un gorgo patologico e autodistruttivo prima la moglie Henny, poi i sette ragazzi nati dal matrimonio. Con un'introduzione di Jonathan Franzen e un saggio di Randall Jarrell.

Antonio Tettamanti, giornalista e sceneggiatore che ho avuto la fortuna di avere come insegnante, era una fonte inesauribile di titoli, soprattutto americani, che valeva sempre la pena di leggere. Sabba familiare di Christina Stead era il volume più oscuro e introvabile della sua bibliografia consigliata. Di lei avevo recuperato La casa vicino al ruscello (oggi introvabile pure quello), ma non ero riuscita a trovare il romanzo consigliato da Antonio. Solo dopo aver acquistato L'uomo che amava i bambini ho scoperto che si tratta proprio di quel libro che nell'edizione di Adelphi ha riacquistato il suo originale e non meno inquietante titolo. Anche se, pure Sabba Familiare calza perfettamente.

La famiglia Pollit-Collyer (ma soprattutto Pollit) è infatti sottilmente sinistra. La loro non facile vita è regolata dagli umori e dal fascino di Sam Pollit, padre di ben 7 figli che misura il mondo su di sé, cercando di piegarlo alle proprie leggi a cominciare - manco a dirlo - dalla prole, che gestisce con un autoritarismo altamente manipolatorio rivestito di zuccherosa retorica e vittimismo. Le armi per ricondurre bambine e bambini all'obbedienza sono l'ammaliante parlantina, il moralismo e la derisione, i nomignoli con cui flagella tutti, i figli, la moglie, i vicini, i parenti, le maestre dei figli. Egli esercita un (apparente) totale dominio sulle menti dei piccoli Pollit e la casa, i mobili, gli abiti e l'aria ne sono intrisi, ogni azione è commentata, ogni cosa riportata al suo implacabile metro di giudizio.

A questo soffocante colonnello Von Trapp (ha creato per ogni figlio un richiamo diverso) fa da contro altare una dolente e rancorosa Maria, incarnata da Henrietta (Henny o Piccola o Mammissima, eccetera), una donna viziata proveniente dalla ricca e influente famiglia Collyer di Baltimora, che si nutre del proprio disgusto e rancore verso la vita e soprattutto verso Sam, che mettendola continuamente incinta l'ha incastrata in un'esistenza miserabile. Burbera, acida e per niente tenera con i figli, Henny subisce in prima persona il comportamento del marito ed è l'unica, insieme all'adolescente Louise (figlia del primo matrimonio di Sam) a comprenderne appieno le funeste conseguenze presenti e future del regno di Sam. L'elaborata esibizione di ottimismo e le assurde trovate che creano continuo scompiglio nel compound Pollit altro non sono se non la dissimulazione di un uomo fallito che si rifugia in una realtà ristretta e sempre più soffocante, l'unica in cui riesce a imporre, attraverso un linguaggio che mima quello dei bambini ma che nasconde una terribile violenza, la sua visione patriarcale e la sua autorità.

Henny nella sua apparente (e talvolta reale) follia (la sua unica possibilità di non accettare il destino) strepita, picchia e invoca l'infanticidio, guarda in faccia il proprio declino mentre il marito vampirizza l'infanzia dei figli illudendosi di poterne controllare ogni mossa e ogni pensiero per sempre.

Con le loro spaventose scenate, la totale incapacità educativa e la predazione psicologica dei figli Henny e Sam sono personaggi mitologici, estremi, archetipici, destinati a rovinare totalmente la vita delle creature che dipendono da loro. L'incredibile racconto che Christina Stead modella sulla propria infanzia è una catarsi liberatoria e feroce: lo sbriciolarsi del mito della famiglia, la durissima critica del sistema americano incarnato da Sam Pollit, dal suo dispotismo, il vittimismo, la misoginia, con la continua denigrazione del genere femminile, incluse figlie (che fantastica di tenere a casa da scuole per trasformarle in serve) e moglie.

Alter ego di Stead, Louise è la prima di tutti i bambini a comprendere fino in fondo la follia delle dinamiche di famiglia, a subirne la corruzione nel proprio carattere, ma pure a ribellarsi
al padre-padrone di casa, creando un muto sodalizio con la matrigna, difendendola contro il padre, nonostante non riceva mai un riscontro.

L'immane progetto di ricreare un cosmo familiare così complesso e carico di costante tensione pronta a trovare sfogo nelle sconvolgenti scene di gruppo, coi bambini che sciamano attorno alla casa al seguito di Sam e di una sua nuova impresa passa attraverso la lingua e tutte le forme che può assumere. Non solo l'eloquio spumeggiante, logorroico e insopportabile di Sam Pollit, la sua lingua infantile, le esibizioni di suo padre Charles, le filastrocche, i drammatici monologhi shakesperiani e le canzoni di Henny, le fiabe, citazioni e opere poetiche e teatrali di Louise (altro riferimento al Bardo). Ogni personaggio discende dalla propria parlata e si costruisce attraverso ciò che dice e i mezzi coi quali si esprime, con i sussurri, le risate, le urla e i silenzi.

Anche se è molto lungo e a volte sembra che non succeda nulla per pagine e pagine, in realtà si tratta di un romanzo a modo suo trascinante, che costringe a non mollarlo e arrivare fino alla foce della vicenda dei Pollit e al mare di quello che verrà dopo. Anche stavolta il Tettamanti aveva ragione.

7 tazzine!


Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

mercoledì 16 ottobre 2024

Recensione: "Santuario dell'ombra" di Aurora Ascher

Buongiorno! ^^
Oggi sono qui a parlarvi di un libro della Ne/oN che mi è stato gentilmente inviato tramite Netgalley. Si tratta di Santuario dell’ombra, di Aurora Ascher. Devo dire che le premesse del romanzo mi sembravano buone, poi basta che ci sia un circo nella trama e io vado in brodo di giuggiole. Peccato che la storia non si sia rivelata abbastanza soddisfacente e che mi abbia deluso su molti fronti. Ringrazio comunque la casa editrice per l’opportunità e adesso vi vado a spiegare perché questo libro non mi ha convinta.

Santuario dell'ombra
di Aurora Ascher

Prezzo: 10,99 € (eBook) 18,80 € (cop. flessibile)
Pagine: 384
Genere: fantasy romance, fantasy, romantasy
Editore: Ne/oN Libri
Data di pubblicazione: 11 settembre 2024
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Per gli umani, il circo di Salizar è un luogo di mistero e meraviglia. Per Harrow, è il luogo dove nascondersi da coloro che hanno massacrato il suo clan. Un rifugio dove può camuffare sia le sue capacità che la sua vera identità. Finché non arriva lui. Lui che non ricorda chi – o cosa – sia. Raith è una misteriosa creatura alata che ha perso la memoria, ha il corpo nero come la notte (o come il vuoto), e l'iride dei suoi occhi è un cerchio di fiamme. Sa solo di essere un mostro. Ma Harrow si sente immediatamente e inspiegabilmente attratta e attirata da lui, e sa che l'unico modo per tenerlo al sicuro è abbandonare il circo. Per ogni segreto svelato, un’ombra del passato di Harrow si dissipa – esponendola a un nemico che non si fermerebbe davanti a nulla per ottenere la sua vendetta su di lei. Raith non è quello che sembra – ed è ora che tutti capiscano che neanche Harrow lo è.

Non mi ero ancora imbattuta in recensioni di Sanctuary of the Shadow quando ne ho fatto richiesta su Netgalley. Sapevo vagamente di cosa parlasse ma sembrava interessante, anche perché se c’è un circo con creature magiche io me ne sento immediatamente attratta. I primi capitoli mi sono sembrati intriganti ma presto, troppo presto, il trope che più detesto ha fatto la sua comparsa: l’insta-love. Ma andiamo per gradi. Harrow lavora nel circo itinerante di Salizar, un circo di creature con straordinari poteri, che attirano il pubblico ma anche molto scetticismo. Salizar offre loro un posto da poter chiamare casa, ma anche una famiglia e, soprattutto, protezione. Harrow finge di essere una normale essere umana che legge le carte, un’umana senza alcun potere, ma in realtà anche lei è una Elementale, è addirittura una Veggente, l’ultima rimasta in vita dopo una strage compiuta da un essere spaventoso, il Wraith. Non avendo altro posto in cui andare e dovendo salvaguardare la sua identità, Harrow tiene un profilo il più possibile basso per non destare sospetti di alcun tipo. Eppure, il suo elemento, l’Acqua, trova il modo di parlarle in ogni momento e Harrow si fida, si sente guidata dall’Acqua e ne ascolta la voce. L’acqua le parla anche nei sogni e sembra darle avvertimenti, o forse semplicemente condurla verso il suo destino… È così che si ritrova faccia a faccia con un essere incredibile, un uomo tenuto in gabbia da Salizar, verso cui Harrow prova un’immediata empatia. La sua prigionia la mette a disagio e così escogita un piano per liberarlo e salvarlo dalle grinfie di Salizar, che desidera darlo in pasto agli occhi avidi del suo esigente pubblico. 

E qui veniamo alle note dolenti. Harrow non prova soltanto una forte empatia verso Raith, questa creatura possente che Salizar pensa sia un Wraith e desidera punire e umiliare, ma se ne sente fortemente attratta. Raith non ha ricordi del suo passato, non sa perché lo tengano in gabbia, non sa se è davvero l’abominio di cui parlano e se merita di stare lì dentro, ma Harrow vuole dargli una mano e lui l’accetta, perché è la prima e unica persona che non lo tratta come un mostro. Ma una volta libero, Raith sente addosso un senso di vendetta e sangue che solo l’intervento di Harrow riesce a tenere a freno. I due fuggono insieme e cercano di nascondersi, ma il desiderio che provano l’uno verso l’altra ha il sopravvento e praticamente non fanno in tempo a trovare rifugio che iniziano a dare i numeri a letto. Adesso, io non sono una lettrice pudica o roba del genere, di romantasy mi è capitato di leggerne diversi, ma questi due si conoscono appena e ci danno subito dentro come se non avessero alle calcagna gente che vuole ritrovarli, catturarli o ucciderli. Questa cosa mi ha fatto veramente ridere. Comunque, se siete amant* dello spicy, avrete capito che qui non manca, ne troverete in abbondanza. Non vi spoilero il resto perché presto la pacchia finirà per entrambi. Harrow conoscerà la verità su Raith (praticamente era rimasta solo lei a non capire quello che era palese a chiunque) e il nostro bel protagonista farà un sogno rivelatore sul suo passato. Le cose cambieranno e dovranno compiere delle scelte diverse, ma riusciranno a separarsi ora che hanno instaurato un forte legame? Il destino li tiene uniti, nel bene e nel male, e dovranno trovare il modo di conciliare i demoni del loro passato con il forte sentimento che li lega.

Oltre l’instalove, che è davvero il più rapido che abbia mai letto, questo romanzo presenta un sacco di altri difetti. Non c’è un’ambientazione ben definita, tanto per cominciare, le descrizioni sono praticamente assenti. Tutto il sistema magico, che pure poteva essere interessante, non è abbastanza approfondito da permetterci di comprenderlo al meglio. L’autrice ci immerge direttamente all’interno di questo suo mondo magico, fatto di divinità degli elementi, Elementali con poteri magici, creature spaventose ma senza spiegarci nulla. Potrebbe anche andarmi bene, perché non amo gli spiegoni, ma qui si ha l’impressione che nemmeno Ascher abbia ben chiaro ciò cui ha dato vita. Ci sono un sacco di cose che non hanno un senso o che vengono inserite di punto in bianco solo per far prendere alla storia una determinata direzione, in un capitolo si dice una cosa e in quello dopo viene contraddetta. La dea dell’Acqua che ha poteri assurdi, come quella del Fuoco, è capace di fare una magia straordinaria (che non vi dico per non fare spoiler) ma poi si arrampica sugli specchi per spiegare come mai non riesce a rintracciare Harrow, che sarebbe stata una passeggiata considerando ciò di cui è capace. È tutto un continuo nonsense. Ripeto, le premesse potevano sembrare buone e a tratti qualcosa riesce a prenderti e intrigarti, anche se troppo poche, ma in generale Santuario dell’ombra non è strutturato in maniera solida, la storia fa acqua da tutte le parti e i protagonisti ricalcano parecchi cliché. Anche i trope sono visti e rivisti. In conclusione, questo romanzo non mi ha cambiato l’esistenza e mi ha intrattenuta anche male, molte cose sono poco chiare, ho sghignazzato per tutte le cose assurde trovate nella storia, buttato gli occhi al cielo per l’ingenuità di Harrow e le sue contraddizioni, sbuffato per la delusione. Una lettura facilmente dimenticabile.

Fonte immagini: Pinterest

venerdì 11 ottobre 2024

Recensione: "The Pumpkin Spice Café" di Laurie Gilmore (a cura di Eleonora)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi la nostra Eleonora ci parla di un libro super atteso qui in Italia, The Pumpkin Spice Café, di Laurie Gilmore, che uscirà il 29 ottobre per Newton Compton, con il titolo Amori e segreti al Pumpkin Spice Cafè. Lei lo ha letto in inglese perciò se siete curios* e volete farvi un'idea del romanzo, potete scoprire in anteprima qualche dettaglio in più. Vi lascio alla sua opinione e alla scheda del libro; vi faccio notare che ho inserito copertina e dati dell'edizione italiana perché uscirà davvero a brevissimo. Vi aspettiamo nei commenti come sempre ;)

The Pumpkin Spice Café
di Laurie Gilmore

Prezzo: 5,99 € (eBook) 12,90 € (cop. rigida)
Pagine: 288
Genere: contemporary romance
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 29 ottobre 2024

Benvenuti a Dream Harbor: questa è la stagione per innamorarsi. Quando Jeanie riceve in eredità dalla zia l'amato Pumpkin Spice Cafè a Dream Harbor, decide di cogliere al volo l'occasione e di costruirsi un nuovo inizio lontano dal noioso lavoro d'ufficio. Tutti nella cittadina sembrano conquistati dal buon umore di Jeanie e dal suo strepitoso caffellatte speziato; tutti eccetto Logan, uno scontroso contadino che detesta i pettegolezzi e preferisce stare da solo. Ma l'esuberanza di Jeanie e un mistero che incombe sul Pumpkin Spice Cafè costringeranno Logan a passare molto tempo con la strana ragazza di città. Riuscirà a resistere a lei e al suo caffellatte speziato?

È arrivata stagione delle zucche, del thé caldo, delle foglie che cadono, dei primi cardigan (più o meno) e con essa anche la voglia di letture a tema. Poteva un libro con foglie dorate in copertina intitolato The Pumpkin Spice Café non essere il primo della lista? Ovviamente no. Primo libro di una serie di romanzi autoconclusivi ambientati in una cittadina da sogno il cui nome è letteralmente Dream Harbor (i suoi abitanti hanno deciso di chiamarsi Dreamers), The Pumpkin Spice Café vede come luogo d’azione principale l’omonima caffetteria fulcro del paesino appena “ereditata” dalla protagonista Jeanie che, sconvolta da un traumatico evento collegato al suo lavoro precedente, decide di cambiare radicalmente vita e riprendere le orme della zia, la quale nel frattempo si gode beatamente la pensione, e gestire la piccola attività. I suoi propositi di semplice e lineare conduzione commerciale si scontrano però con la realtà già dalla prima notte che Jeanie passa nel piccolo appartamentino situato sopra la caffetteria. Invece che dormire sonni tranquilli, infatti, la protagonista passa le ore buie inquietata da strani rumori che turbano la sua quiete e la sua calma mentale. Ma niente panico che fa subito la sua entrata in scena il protagonista maschile, un rappresentante perfetto di una specie clichè ma tanto adorata e adorabile della categoria romance, il brontolone dal cuore d’oro racchiuso in una camicia di flanella, in questo caso conosciuto anche come Logan, o anche persona protetta dall’intera cittadina che si è autoeletta “comitato di protezione e supporto del Logan, il povero disgraziato vittima di cocenti delusioni e dolori”, con sommo disappunto del diretto interessato, che si vede costretto a girare per la città ad orari improbabili per evitare persone e domande curiose. 

Ed è proprio durante una di queste sue antelucane attività che si scontra, letteralmente, con la protagonista che, prima di capire quale perfetto esemplare flanelloso le è capitato tra le mani lo scambia per un serial killer. Ovviamente da ottimo rappresentante della categoria, Logan sistema subito l’incomprensione e, fagocitato da quel turbine di parole che è Jeanie, si ritrova suo malgrado catapultato in una strana e poco convenzionale caccia al fantasma e non solo. Il fascino frizzante della protagonista riesce a trapassare pian piano le sue burbere difese rischiando di lasciarlo totalmente allo scoperto in tutta la sua vulnerabilità. Come i nostri due protagonisti riusciranno a bypassare cittadini impiccioni, traumi passati e indecisioni personali si può scoprire solo leggendo, vi basti sapere che non mancheranno scene tragicomiche, un club del libro a dir poco movimentato e cicaleccio e scottanti rivelazioni.

The Pumpkin Spice Café è il libro perfetto per chi ha amato la serie Una mamma per amica
, e anche per quelli a cui non piace (ad esempio la sottoscritta), le atmosfere di inizio autunno, quando già si cominciano a sognare vestiti e bevande calde e coccolose ma ancora non fa abbastanza freddo, permeano l’intero libro, e se le uniamo a dei dialoghi frizzanti e spiritosi otteniamo una lettura “cozy” perfetta per questo periodo. I vari personaggi che troviamo durante lo svolgimento della storia sono tutti rappresentati con delle caratteristiche peculiari che li contraddistinguono e li rendono quasi delle macchiette, partendo dal sindaco di Dream Harbor che è riuscito a convincere tutti i suoi concittadini della sua “abilità” di previsione del futuro e delle scelte migliori per la città grazie ai suoi ormai famosi sogni profetici che immancabilmente fanno la loro comparsa nelle temute (da Logan) riunioni di consiglio cittadino. Abbiamo anche le migliori amiche del nostro protagonista maschile che a loro modo sono caratterizzate per delle peculiarità, una per essere una instancabile romantica con il naso immerso tra i libri e l’altra per avere in corso una faida con il proprietario del pub locale che sa tanto, più che di insofferenza, di tensione romantica repressa che tutti stanno aspettando sfoci in una fantastica storia di rivals-to-lovers (e credetemi lo aspettiamo noi lettori ma anche tutti i Dreamers). C’è da dire che nei prossimi libri tutti questi adorabili personaggi avranno lo spazio che meritano con lo sviluppo delle loro storie e l’introduzione di altri nuovi abitanti. Questa caratterizzazione così completa e specifica sia dei personaggi sia della cittadina, che man mano che si prosegue con la serie diventa sempre più dettagliata, fa sì che leggendo questo libro si abbia quasi la sensazione di sentir parlare e assistere alle giornate di vecchi amici. 

L’unica pecca che si può trovare nella storia è data dal fatto che essendo lo sviluppo della storia molto semplice e quasi scontato le uniche difficoltà che ci sono da risolvere sono prodotte da problemi di comunicazione causati da voli pindarici mentali e intromissioni cittadine che però sono ovviamente e prontamente risolte, per chi si innervosisce (come me) quando i problemi si possono risolvere parlandosi chiaro questo è un aspetto presente nello sviluppo della trama che può non far impazzire. Per il resto se si è appassionati di film a tema stagionale, tipo i classici film natalizi che stiamo tutti aspettando con ansia, e di letture comfort questa serie è perfetta.
Voto: 4 tazze di pumpkin spice latte bello caldo e goloso.

Eleonora


Fonte immagini: Pinterest, Amazon

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