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martedì 21 novembre 2023

Review Party: "Renegades" di Marissa Meyer

Buongiorno, lettor*! ^^
In questa fresca giornata di novembre vi parlo di uno dei romanzi che ho atteso di più, ovvero Renegades, di Marissa Meyer. Ho amato l’autrice per le sue Cronache Lunari, un po’ meno per Gilded, eppure non vedevo l’ora di scoprire questa nuova storia a tema supereroi. Vi lascio alla mia opinione, ma non dimenticate di passare anche dagli altri blog che partecipano all’evento.

Renegades
di Marissa Meyer

Prezzo: 10,99 € (eBook) 21,90 € (cop. rigida)
Pagine: 432
Genere: fantasy, distopico, young adult
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 14 novembre 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

L'Era dell'Anarchia avrebbe potuto proseguire all'infinito. Poi, quasi all'improvviso… la speranza. La speranza che risplendeva luminosa, vestita con mantelli e maschere. La speranza, bellissima e piena di gioia, che prometteva di risolvere tutti i problemi, di trafiggere i nemici con la spada della giustizia. La speranza che prendeva il nome di Rinnegati. Sono passati ormai dieci anni da quando i Rinnegati, un gruppo di giovanissimi Prodigi, uomini e donne dotati di poteri straordinari, decisero di usare le loro capacità per contrastare il caos generato dal governo degli Anarchici su Gatlon City, e riportare ovunque pace e stabilità. Da quel momento i Rinnegati sono diventati per tutti i paladini della giustizia, un simbolo vivente di fiducia nel futuro e coraggio. Per tutti tranne ovviamente per gli Anarchici superstiti che, a loro volta dotati di poteri, sono fuggiti dalla città e per anni, di nascosto, hanno cercato di riorganizzarsi per portare a compimento il progetto originale del loro defunto leader Ace. Tra loro adesso c'è anche Nova, la nipote diciassettenne dell'uomo. Lei stessa un Prodigio, è affamata di vendetta e pronta a tutto pur di ottenerla. Anche a partecipare a un'operazione di infiltrazione tra le fila nemiche. L'incontro con Adrian, un Rinnegato dall'animo ribelle che crede fermamente nella giustizia, però, potrebbe rischiare di sconvolgere i suoi piani: a un passo dalla grande battaglia che attende Rinnegati e Anarchici, i sentimenti infatti possono diventare un nemico spietato...

Ho sempre avuto una predilezione per libri e film di supereroi. Con l’uscita di questa serie ho creduto di trovare finalmente pane per i miei denti. Da super fan degli X-Men non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di una lettura così ghiotta. Marissa Meyer non delude e ci regala una storia interamente dedicata ai supereroi, uomini e donne con poteri straordinari che si ergono a paladini di giustizia e protettori del genere umano, quando pare che l’Anarchia stia portando solo caos e scompiglio. Questa organizzazione ha preso il nome di Rinnegati, opponendosi al potere anarchico - e al suo leader, Ace - e portando nel mondo una speranza. Col tempo, però, le cose sono cambiate e anche le regole, e il loro porsi sopra tutto e tutti, dettando legge, non è una cosa che piace agli Anarchici superstiti. Nova è una di loro, nonché nipote di Ace. Quando era piccola ha visto morire la sua famiglia, ha atteso l’arrivo dei Rinnegati, convinta che al momento giusto sarebbero venuti a salvarli, ma non si è presentato nessuno, e lei è rimasta sola. Soltanto Ace è arrivato alla fine, e l’ha presa sotto la sua ala protettrice. Da allora sono passati anni, Ace adesso è morto, ma il desiderio di Nova di vendicarsi dei Rinnegati, di ciò che hanno fatto alla sua vita e alle persone che amava, è più forte che mai. Nova è una super ricercata, eppure riesce sempre a farla franca. Il suo è un potere fortissimo e inquietante, con un solo tocco riesce a neutralizzare il nemico, assopendolo profondamente. Per i nemici è un grande punto interrogativo… Incubo, Anarchica o no? Lei non ama giocare secondo le regole, è testarda, sicura di sé, agguerrita. Ecco perché non si tirerà indietro al momento di infiltrarsi tra i Rinnegati per colpire il nemico da vicino. Peccato che non ha fatto i conti con Adrian, il figlio dei fondatori, un ragazzo conosciuto durante un attacco al loro Capitano e che pare abbia dei poteri incredibili. Adrian crede fermamente nella giustizia, si porta dietro un grosso segreto, e più di ogni altra cosa vuole scoprire di più su Incubo, capire se può o meno fidarsi di lei. Nova invece vuole abbattere il Consiglio e tutti i Rinnegati, riportando nel mondo la libertà ed eliminando l'oppressione. Chi la spunterà?

Renegades è un romanzo ricco di azione, non lo si può negare, c’è continuamente qualche missione da compiere, qualcosa da scoprire, qualche attacco da studiare, qualche superpotere da approfondire, qualche passato che viene a galla, qualche impresa pericolosa a tenere con il fiato sospeso. L’autrice ci permette di entrare a far parte di entrambe le fazioni di supereroi, Rinnegati e Anarchici, seguendo i punti di vista di Nova e Adrian, ma chi è che è dalla parte giusta? Chi sono i buoni e chi i cattivi? Propenderete per entrambe le parti, probabilmente, perché alla fine nessuno è solo buono o solo cattivo, dietro le azioni dei nostri supereroi ci sono ragioni importanti che li spingono a fare determinate scelte e riusciremo per lo più a comprenderle, restando attaccati fino all’ultima pagina per capire dove la loro lotta li porterà. Ma questo è solo il primo volume di una trilogia, perciò dovremo aspettare anche i prossimi per vedere l’evoluzione di molti di questi personaggi e situazioni. 

Renegades mi è piaciuto, ma non come mi sarei aspettata. Mi aspettavo una storia più originale, invece mi è sembrato di leggere un fumetto degli X-Men o guardare un episodio di The Boys. Questa storia non sembra portare nulla di nuovo nel panorama letterario supereroistico, e non mancano nemmeno dei trope classici e molto amati dei romanzi di ultima generazione, primo fra tutti l’enemies to lovers. I personaggi sono tanti, ma veramente tanti, e in un primo momento un po' ci si confonde tra identità reale e identità segreta, tra nomi veri e nomi da supereroi, anche perché l'autrice, non appena compaiono, ci tiene a precisarli entrambi. E lo fa spesso, anche quando ormai abbiamo capito di chi si tratta. Nonostante ciò, mi sono appassionata quasi subito al romanzo, perché è avvincente e perché, come vi ho detto, sono una fan sfegatata di questo tipo di storie, ma alla fine dei conti mi sono accorta che non mi ha lasciato addosso l’entusiasmo sperato. Avevo voglia di leggere qualcosa di diverso, invece ho trovato tutto abbastanza prevedibile. Quello però che più di ogni altra cosa mi ha fatto storcere il naso e mi ha irritata è stata la traduzione dei nomi dei supereroi. L’ho trovata forzata e ridicola, in alcuni casi non riuscivo a prenderli sul serio con dei nomi tanto improbabili (Schizzo, Fumogeno, Fobia, Il Custode del Timore, Pastinaca, ecc.). A parte questa enorme pecca, il romanzo ha il suo potenziale, ma mi auguro che i seguiti si rivelino più innovativi e riescano a mostrare il reale talento dell’autrice, che con le sue Cronache Lunari aveva fatto breccia nel mio cuore. È comunque la lettura ideale se siete a digiuno di storie del genere, se vi piacciono i romanzi in cui si mescolano amore e potere, segreti e giustizia, azione e divertimento. Sui nomi, però, stendiamoci un bel velo pietoso, è meglio...
Fonte immagini: Pinterest
Banner: @paranormalbookslover

Un ringraziamento alla casa editrice per la copia in cambio di un'onesta opinione.

domenica 1 ottobre 2023

Recensione: "La Pietra di Crono" di J.M. Rivers

Buongiorno, lettor*! ^^
Come vi avevo già annunciato ieri su Instagram, oggi vi parlo di La Pietra di Crono, di J.M. Rivers, una bella novità in ambito di esordi fantasy italiani. Stavolta siamo di fronte a un romanzo che mescola sapientemente distopia e mitologia, creando un connubio davvero esaltante! Sono onorata di aver avuto l’occasione di leggere il libro in anteprima, per cui ringrazio l’autore J.M. Rivers - che mi ha anche inviato copia cartacea in cambio della mia onesta opinione - e Giada Abbiati, che si è occupata della parte promozionale e mi ha concesso un posto sulla barca. Scoprite di cosa parla il romanzo e correte ad acquistarlo. È uscito giusto ieri e lo trovate disponibile su Amazon in tre versioni diverse, ebook, flessibile e rigida. 

La Pietra di Crono
di J.M. Rivers

Prezzo: 4,99 € (eBook) 14,00 € (cop. flessibile) 19,00 € (cop. rigida)
Pagine: 254
Genere: fantasy mitologico, distopica, new adult
Editore: self-publishing
Data di pubblicazione: 30 settembre 2023

È l’oggetto magico più potente della Storia, usato per ingannare e sconfiggere il padre degli dèi. Si tratta della pietra di Crono, e chiunque la possegga ha il potere di controllare il tempo a suo piacimento. Harleck lavora per i De’ Bisognosi, importante famiglia della malavita newyorkese. Spietato e senza scrupoli, è pronto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, anche uccidere la sua futura sposa nel giorno del matrimonio. Quando però il suo boss decide di sbarazzarsi di lui, Harleck rimane intrappolato in una situazione senza via d’uscita. È allora che la pietra di Crono finisce nelle sue mani, catapultandolo nel futuro, un tempo oscuro dove nulla è più come lui ricorda. Il tradimento subito nel passato ha avuto conseguenze disastrose e adesso il potere è in mano a un temibile tiranno che governa sul nuovo mondo. Tra mostri mitologici, gladiatori nell’arena e rituali sanguinosi, Harleck dovrà imparare a usare i poteri della pietra per sconfiggere i propri demoni e combattere la guerra del futuro.

Era da un po’ che non leggevo un esordio fantasy italiano tanto interessante quanto La Pietra di Crono. Quando Giada e l’autore mi hanno contattata proponendomi il romanzo, sono rimasta davvero colpita dalla trama e dagli elementi presenti, talmente tanto che non ho potuto far altro che accettare la collaborazione nell’attesa di scoprire che cosa questo libro riservasse. Ebbene, una volta iniziata la lettura, la sorpresa è stata tanta e J.M. Rivers, a mio parere, finisce tra gli esordienti da tenere assolutamente d’occhio. La Pietra di Crono è il primo volume di una trilogia che prende spunto dalla mitologia greca, in particolare dal mito di Crono e di Rea. Per chi non conoscesse questo mito, Crono è il più giovane fra i Titani, figlio di Urano (il Cielo) e di Gea (la Madre Terra), che sposa sua sorella Rea. A Crono viene profetizzato che uno dei suoi figli lo detronizzerà e così ogni figlio che Rea gli dà lui lo divora. Stanca e triste per questa situazione, Rea decide alla fine di ribellarsi e alla nascita di Zeus consegna al marito una pietra avvolta in fasce, nascondendo Zeus sul Monte Ida, finché un domani la profezia non si avvererà. L’autore, cresciuto con i racconti della nonna che non erano classiche fiabe bensì miti greci, acquisisce una particolare ossessione per questo mito fino a quando un giorno non decide di intesserci una trama intorno. Ecco dunque che nasce La Pietra di Crono, un romanzo in cui avventura e colpi di scena si bilanciano insieme a moltissimi altri elementi che vi terranno con il fiato sospeso

Si parte innanzitutto da un matrimonio, quello tra Anna e Harleck che non finirà esattamente come ci si può aspettare. Anna è figlia del boss malavitoso Cataldo e Harleck… beh, Harleck ha avuto una vita davvero particolare. Cresciuto in orfanotrofio - insieme a Dove e Josh - si è ritrovato poi a essere preso sotto l’ala benefattrice di Victor, anche lui appartenente alla malavita newyorkese e figura di rilievo nella vita dei tre ragazzi e di ogni altro all’orfanotrofio. Ma una minaccia sbagliata alla persona sbagliata può trasformarsi in una dichiarazione di guerra, ed ecco che tutto ciò che non vi aspettereste mai possa succedere a un matrimonio accadrà e sarà davvero sconvolgente. Siamo solo all’inizio, praticamente al prologo, ma l’autore mette già in chiaro che il suo non sarà un romanzo come gli altri, o che comunque non sarà così scontato. Iniziano da subito i colpi di scena e tra un inseguimento e un altro, ci ritroviamo sulla cima della statua della libertà dove si aprirà all’improvviso uno strano varco dal quale apparirà una giovane ragazza dai capelli rossi. Chi è quella ragazza e perché ad Harleck sembra tanto familiare? È in ogni caso la sua unica chance di salvezza e così Harleck la raggiunge ma non sa che con quel salto è finito niente di meno che nel futuro. Ecco, a questo punto mettetevi pure comodi perché i colpi di scena non sono ancora finiti. Harleck giunge nel 2043 ad Amantea, una segreta base militare a Liberty Island, ciò che rimane della vecchia New York. Il mondo che conosceva Harleck non esiste più da circa vent’anni, dopo che una guerra nucleare l’ha distrutta lasciando solo resti inquietanti e aria tossica. Come se non bastasse, qualcuno si è imposto al punto da prendere il sopravvento su ciò che è rimasto degli Stati Uniti e instituendo una sorta di nuova religione, un culto dedicato a lui e al potere che detiene grazie a una pietra e a un albero dagli immensi poteri. Harleck si ritroverà invischiato in questa situazione paradossale, custode anche lui di una pietra con il potere di mutare il tempo, e disposto a tutto pur di far ritorno nel suo passato e cambiare le cose affinché non si verifichi quel futuro, ma non sarà così semplice…

Non vi rivelo troppo per non rovinarvi il piacere di questa lettura, ma sappiate che l’autore non si è davvero risparmiato e ha dato vita a un romanzo in cui nulla è scontato e dal quale dovrete aspettarvi di tutto. Sono rimasta molto colpita da come ha giostrato gli elementi a sua disposizione, penso di non aver mai letto un romanzo fantasy in cui mitologia, distopia e viaggi nel tempo fossero tanto ben amalgamati. Ho apprezzato che per farci entrare nella realtà da lui creata l’autore non si sia perso in lunghi e noiosi spiegoni, soprattutto per quanto riguarda la parte mitologica, per cui temevo di più. Questo non significa che le cose siano trattate in maniera superficiale, tutt’altro! C’è sempre un dosaggio equilibrato delle parole, che non fa che rendere il suo stile sicuro e molto più maturo di quanto ci si possa aspettare da qualcuno al suo esordio. Si vede anche che c’è stato un buon editing (e qui farei partire un coro di angeli) e una cura quasi maniacale dietro questo testo che è privo di sbavature e di quei tipici errori di molti autori alle prime armi.

Harleck è un protagonista decisamente fuori dal comune. Beh, se già nel prologo è riuscito a lasciarmi a bocca aperta, continuerà a farlo andando avanti. Sicuramente è confuso, stordito da ciò che si ritrova davanti ed è spesso tentato di mollare tutto, di tornare indietro e fregarsene di qualsivoglia richiesta da parte di una certa ragazza dai capelli rossi. Eppure, per quanto ci provi, il suo destino sembra essere un altro e alla fine anche lui decide di assecondarlo, provando a conoscere quel futuro spaventoso, a capire cosa fare effettivamente per cambiarlo e a studiare il modo per farlo. Nelle sue mani un potere straordinario che però non sa ancora gestire. Sarà Nadine a istruirlo, la ragazza che lo ha salvato ma che lo ha anche costretto a fare i conti con quella realtà terrificante. E insieme a lei altri personaggi uniti in una Resistenza contro Titano, l’uomo che si è autoproclamato un dio in quel nuovo mondo marcio. 

Degli eroi ricchi di sfumature interessanti, ma più che eroi li definirei anti-eroi, soprattutto il nostro Harleck, che non è esattamente un santo, anzi sono più i lati oscuri che quelli chiari che esploreremo di lui. E poi dei villain altrettanto notevoli, come appunto il già citato Titano, e Adegone, una divinità intrappolata in un corpo umano che nei suoi tatuaggi custodisce pericolosi mostri mitologici da sguinzagliare al momento più opportuno con un solo tocco (Erinni, Minotauro, Chimere... ne vedrete delle belle). I riferimenti ai miti greci sono stati ben trattati, ma a colpirmi maggiormente è stato il worldbuilding distopico, la cornice newyorkese, prima spettacolare come la conosciamo oggi e poi deteriorata e snaturata della sua bellezza, eppure sfondo perfetto per la nuova realtà in cui l’autore si ritrova a muovere i suoi personaggi. In questo futuro c’è anche spazio per elementi robotici inaspettati ma non starò qui a dirvi quali sono perché rientrano in una delle scene più avvincenti di La Pietra di Crono.

Il finale non è così aperto come mi sarei aspettata, ma sicuramente il capitolo post credit lascia con la curiosità di sapere cosa accadrà nel seguito. Vi consiglio di dare una possibilità a questo romanzo, non capita tutti i giorni di incappare in fantasy esordienti così ben scritti e in cui ogni elemento è gestito nel modo giusto. Vi assicuro che non mancheranno adrenalina, imprevisti e sorprese di ogni genere, ma soprattutto personaggi interessanti e una storia che si farà leggere in un fiato.



Fonte immagini: Google immagini, Pinterest, Amazon.it

giovedì 21 settembre 2023

Recensione: "Mangata" di Corinna Corti

Buongiorno, lettor*! ^^
Finalmente sono riuscita a trovare un attimo di pace per scrivere qualche recensione. Quella che vi propongo oggi è la recensione di Mangata, romanzo distopico sci-fi di Corinna Corti. Avevo già conosciuto l’autrice con la duologia Escape, uscita per Over the Rainbow, collana LGBT+ di PubMe, e mi era piaciuta parecchio. Ero davvero curiosa di leggere altro di suo e soprattutto di scoprire cosa nascondessero le bellissime copertine delle due edizioni in commercio, ebook e cartaceo, di Mangata. Ringrazio la casa editrice Delos Digital per la copia digitale in cambio di un’onesta opinione.

Mangata
di Corinna Corti

Prezzo: 4,99 € (eBook) 11,44 € (cop. flessibile, disponibile solo su Amazon)
Pagine: 224
Genere: distopico, fantasy, sci-fi
Editore: Delos Digital
Data di pubblicazione: 20 giugno 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

In una Terra trasformata, sepolta sotto oceani imponenti, la civiltà si divide tra i grandi Cluster stazionari e le Città Mobili, spinte dalle correnti e dalle maree. Nicholas De Vries è un ladro senza scrupoli che accetta un incarico per conto del Generale, il dittatore che governa il pianeta. Odayn di Seaweed è una novizia dell’Ordine della Memoria, custode dei segreti del passato. I loro destini si incrociano quando vengono coinvolti in una missione per recuperare Amelia Atchison, una comandante di flotta dispersa in acque ostili e incaricata di far luce sul Richiamo, una misteriosa malattia mortale che minaccia l’esistenza della razza umana. Un romanzo che richiama il noir, ambientato in un mondo distopico dove il futuro dell’umanità è appeso a un filo e legato a un'unica scelta.

Avevo già avuto modo, in passato, di appurare la bravura di Corinna Corti e soprattutto la sua fantasia. Ancora una volta, devo ammettere, di averne avuto conferma con questa nuova lettura. Mangata. Le Memorie dell’Acqua è un romanzo molto particolare. Innanzitutto, devo dirvi in tutta sincerità che la prima parte potrebbe farvi demordere, e non poco, dal procedere, perché si fa un po’ fatica a inquadrare il mondo creato dall’autrice. Quello che però si percepisce è la sua abilità nel dar vita a un worldbuilding decisamente ispirato e di grande fascino. Le descrizioni sono perfette e permettono a chi legge di immergersi in un’atmosfera pazzesca, fatta di città galleggianti, criminali di ogni specie e avventure per mare. Mangata è il primo volume di una serie dal forte sapore distopico in cui si mescolano bene diversi elementi fantasy e sci-fi. Siamo in un pianeta diverso da qualsiasi si possa immaginare, una Terra sommersa dall’acqua da cui svettano piccole città galleggianti che sopravvivono grazie a un’avanzata tecnologia e a un’organizzazione sociale che vede un Generale a capo di tutto e degli Ordini al suo comando, come quello della Memoria e quello della Milizia. Le Memorie sono donne che vivono isolate dal resto del mondo e non hanno quasi mai contatti con nessuno. Sono elementi preziosi per il Generale, in quanto tramite le loro Letture possono rintracciare qualcuno, ma anche leggere verità tenute nascoste. C’è chi le teme e per questo sono tenute in grande considerazione. Odayn è ancora una novizia, una sorta di apprendista dell’Ordine. Sta cercando di superare delle prove importanti, prove che potrebbero decretare il suo futuro, quando la sua vita cambia drasticamente e si ritrova invischiata in un’avventura che mai avrebbe immaginato e al fianco di una compagnia fin troppo lontana da lei e dal suo modo di essere. 

Nicholas De Vries è un ladro impenitente ricoperto di debiti che accetta di lavorare per Nadine, una donna senza scrupoli che gestisce la malavita e la criminalità dei bassifondi di Seaweed. Per lei vincerà una gara importante, grazie anche al contributo del migliore amico Thomas, ma sarà una vittoria amara perché lo condurrà dritto dritto all'attenzione del Generale che incaricherà proprio loro e Nadine di recuperare per lui Amelia Atchison, capitano di vascello scomparsa in circostanze sospette oltre il confine di Yamir. I nostri vittoriosi protagonisti dovranno quindi imbarcarsi per una missione super segreta e pericolosa, dovranno varcare acque terribilmente ostili, per salvare la persona che era stata incaricata di far luce su una misteriosa malattia che minaccia l’umanità, il Richiamo. A loro verrà affidata la giovane Memoria Odayr, riluttante al pensiero del viaggio per mare, ma soprattutto davanti alla prospettiva di dover venir meno a molti dei dogmi del suo Ordine per non attirare troppa attenzione su di sé.

Tra Odayr e Nicholas non sarà simpatia immediata. Odayr è una persona chiusa, abituata a non interagire con le persone, soprattutto di sesso maschile. Non conosce il mondo, né tutte le sue usanze, rinchiusa da sempre tra le mura del suo Tempio. Per lei sarà difficile mettere da parte ciò che è sempre stata per fingere di essere qualcun altro. Nicholas è invece l’esatto opposto, è spavaldo, sfacciato, un tipo tosto che sa sempre come tirarsi fuori dai guai e che ne ha passate di tutti i colori. Ama le sfide, le donne, ha un rapporto ambiguo con Nadine, e più di tutto pare che adori provocare la sua “Memoria del Mistero”. Due vite agli antipodi che però, per un fatale gioco del destino, si intrecciano irrimediabilmente, ritrovandosi coinvolte in una trama complessa che li porterà in qualche modo a stabilire un inaspettato legame. Ho amato questo loro rapporto che non nasce immediato e senza senso, ma passa attraverso varie fasi avverse prima di mettere radici. Resta comunque ancora non del tutto esplorato, perché proprio sul più bello il romanzo finisce e dovremo aspettare il secondo capitolo per scoprire come la cosa si evolverà e quanto nascondono le Rotte Qalupalik verso cui sembra si dirigeranno i protagonisti nel prossimo libro.

Se state cercando una storia che vi trasporti in una terra immaginifica, che abbia qualche vibes piratesca, che vi faccia vivere un’avventura piena di imprevisti, allora Mangata è ciò che fa per voi. Corinna Corti ha dato vita a un mondo ricco di fascino e mistero, a personaggi altrettanto interessanti, capaci di rivelare sorprese e di non essere mai scontati. È un romanzo complesso, non posso negare di aver fatto un po’ fatica in vari punti, ma una volta terminato mi è rimasto un sentore di stupore dentro e tanta voglia di scoprire come proseguirà, cos’altro ci sia in serbo per me. Una lettura singolare, davvero fuori dal comune, in cui l’elemento principale è l’acqua e nasconde meraviglie ma anche tanti pericoli. Da scoprire assolutamente!

Fonte immagini: Amazon.it, Pinterest

venerdì 7 luglio 2023

Milk, Cookies&Books: libri a merenda - "Divergente" di Vitoria Grondin (a cura di Ms Rosewater)

Buon pomeriggio! ^^
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata a bambini e ragazzi. Oggi la nostra Ms Rosewater ci parla di un altro bellissimo titolo della casa editrice Uovonero: Divergente, di Victoria Grondin. Una storia originale, una narrazione distopica per raccontare ai giovani, ma anche agli adulti, il punto di vista di un disabile in maniera schietta e toccante. Leggete la recensione e lasciateci un commento, se vi va.
Un ringraziamento alla casa editrice per questa collaborazione e per la copia omaggio in cambio di un'onesta opinione.

Divergente
di Victoria Grondin

Prezzo: 15,00 € (cop. flessibile)
Pagine: 160
Genere: narrativa bambini, ragazzi, distopico
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: 28 aprile 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

Immagina di vivere in un universo all’incontrario, dove l’intera popolazione è autistica: ogni cosa è perfettamente organizzata e tutto il mondo è progettato secondo le particolari esigenze degli individui che lo popolano. E poi c’è Guillaume, che è venuto al mondo con la sindrome di Wing: gli piace chiacchierare del più e del meno e parlare per metafore, a volte è irrazionale e poco obiettivo e non ha interessi che assorbano tutta la sua attenzione, ma ama guardare negli occhi le persone e scoprire le loro storie. Insomma, nella nostra realtà sarebbe un adolescente perfettamente tipico; ma qui no, è disabile, divergente: un’etichetta difficile da portare. A scuola è messo in disparte, e quasi preferisce così; tanto tutti lo guardano con fastidio, pena o addirittura disgusto. Benvenuto nella complicata esistenza di Guillaume! Lo aspetta un futuro noioso e solitario, senza alcuna prospettiva; almeno finché non incontra Grace, la ragazza che sembra l’unica persona in tutto il mondo capace di capirlo davvero.

Se fossero i disabili la maggioranza?
Se la normalità fosse rappresentata da quella che in questa dimensione è l'eccezione? Victoria Grondin non è certo la prima a chiederselo (ricordo il racconto di H.G. Wells, Nel paese dei ciechi, e più di recente un video che ipotizzava un mondo abitato in prevalenza da persone sorde in cui si aggirava, un'udente, incapace di comunicare), tuttavia l'idea di un mondo in cui l'autismo sia la condizione prevalente e la divergenza sia rappresentata da coloro che autistici non sono, è affascinante e incuriosisce moltissimo.

In questa realtà distopica il protagonista, Guillaume, è un Divergente, affetto dalla Sindrome di Wing: la sua mente non è come quella degli altri, non ha bisogno di logogrammi per ricordare la routine in bagno, non ha ipersensibilità particolari agli stimoli sensoriali, non ha bisogno del GPS (Guida ai Problemi e alle Soluzioni) per affrontare gli imprevisti. Guillame è ben consapevole della propria diversità, sin da bambino ha subito dolorosi confronti col fratello gemello William, il percorso diagnostico, terapeutico e tanti, inutili tentativi di cura a cui è stato sottoposto e che lo hanno traumatizzato e fatto crescere anzitempo. Sa molto bene di non poter essere come gli altri Convergenti e ha già, purtroppo, ben compreso quale sarà il suo destino. Quando a scuola arriva una nuova compagna che dimostra interesse per lui, sembra che il suo riscatto sia arrivato.

La fantascienza e il fantastico sono da sempre un modo per parlare del presente e Divergente, utilizzando le spoglie e i temi classici della narrativa per ragazzi e di formazione (la famiglia e la crescita, la musica, l’amore), parla dell’emarginazione che purtroppo accompagna quasi sempre la disabilità, fornendo un quadro asciutto e impietoso di come sia stata in passato e - in parte - tutt’ora sia, la vita di ragazzi autistici e disabili in generale.

Victoria Grondin, che conosce profondamente l'autismo, gioca a ribaltare alcuni capisaldi della storia scientifica e della diagnosi di questa condizione: così la teoria della mente e il DSM (manuale diagnostico) servono a stabilire a definire la divergenza dalla norma autistica; allo stesso modo la teoria delle Madri Frigorifero che vedeva l'origine dell’autismo in un atteggiamento poco empatico e affettuoso da parte della madre appunto, diventa il suo opposto, costringendo i genitori di Guillaume a bandirlo dalla vita familiare per cercare di guarirlo (non manca un accenno alla bufala dei vaccini*, oggi definitivamente confutata), in una ricerca ostinata e fallimentare sponsorizzata sopratutto dai medici, mossi talvolta da buone intenzioni ma incapaci di accettare il fatto che la Sindrome di Wing sia una condizione e non una malattia, e che i divergenti siano persone come tutte le altre anche se la loro mente funziona differentemente.

Con l'arrivo di Grace la struttura perde il suo carattere fantascientifico/distopico e inizia a ruotare attorno alla musica, jazz e rock sopratutto, ai nomi di dischi, a testi di canzoni in cui l'autrice trova parole ancora attuali per definire la vicenda del suo protagonista. Anche questa non è una novità (come pure la trama romantica), ma è attuata molto abilmente, rivelando una conoscenza non banale della musica di cui parla.

Guillaume è un personaggio dotato di dolcezza e rabbia, la stessa dei ragazzi disabili che s’incontrano nelle scuole e a cui non si dà quasi mai modo di esprimersi. Marginalizzati e umiliati da programmi scolastici troppo rigidi o troppo elementari e spesso da operatori non interessati a valorizzarli e a scoprire le loro qualità, destinati a occupazioni di bassa qualificazione e basso reddito (ammesso di trovare un lavoro), sono ancora considerati un peso in una società che li annichilisce. Lui, immerso in un mondo di Convergenti che eccellono in una o più discipline, produttivi e vincenti, rivendica anche il diritto di essere sé stesso senza cercare di somigliare agli altri, criticando implicitamente il sistema che vuole il disabile capace di gesti eccezionali per giustificare la propria esistenza, desideroso di superare la propria disabilità ammettendone di fatto l’inopportunità. Guillaume è disabile e non se ne vergogna, vorrebbe solo essere accettato così com'è.

Se proprio volessi trovare un difetto in questo racconto direi che nella seconda parte la pressione della società autistica si perde un po', ma è proprio l'unica piccola stonatura. Per il resto Divergente è originale (anche per il finale adulto), capace di raccontare il punto di vista di un disabile a ragazzi e adulti con intelligenza, senza pietismo ma, anzi, con disincanto e totale sincerità.

Un libro in grado di creare curiosità nei giovani e aiutare a superare gli stereotipi e la commiserazione che ancora affliggono la visione della disabilità.

Ringrazio Uovonero per la copia del libro inviatami.

Ms Rosewater


Photo credit: @lisapavesi

Review Party: "Nella vita dei burattini" di TJ Klune (a cura di Elena)


Buongiorno, lettor*! ^^
In questa settimana pienissima, arriva un nuovo Review Party, dedicato stavolta a Nella vita dei burattini, di TJ Klune, autore amatissimo per le sue storie originali. Scopriamo oggi il suo ultimo lavoro, pubblicato da Mondadori, che si discosta abbastanza dai precedenti ma che porta sempre l'impronta indelebile del suo stile magico e commovente. Leggete l'opinione di Elena e fateci sapere il vostro parere ;) A presto!

Nella vita dei burattini
di TJ Klune

Prezzo: 9,99 € (eBook) 19,00 € (cop. rigida)
Pagine: 456
Genere: fantascienza
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 20 giugno 2023
Acquista su: IBS, laFeltrinelli (link aff.)

In una foresta antica e sperduta, in mezzo ad alberi maestosi, c'è una curiosa casetta in cui abitano tre robot: Giovanni Lawson, detto Gio, androide inventore; l'Infermiera Ratched, macchina per l'assistenza sanitaria dolcemente sadica; e Rambo, piccolo aspirapolvere ansioso. Insieme a loro il giovane Victor Lawson, unico essere umano della famiglia. La vita scorre tranquilla finché un giorno Vic trova e ripara un androide sconosciuto chiamato Hap, e scopre che lui e Gio condividono un oscuro passato. L'arrivo di Hap turba la serenità della famiglia, che fino a quel momento ha vissuto nascosta, svelandone la posizione agli agenti dell'Autorità a caccia di ribelli. Gio viene catturato e portato nella Città dei Sogni Elettrici, dove rischia di essere smantellato o, peggio, riprogrammato. E così, per salvarlo, Victor, Hap, Rambo e l'Infermiera Ratched si mettono in cammino attraverso un paese ignoto e ostile. Il viaggio sarà l'occasione per riflettere su ciò che distingue un cuore umano da un cuore meccanico, e Vic si troverà a compiere una scelta decisiva: sarà in grado di aprirsi all'amore, con tutto quello che comporta?

Le giornate calde estive continuano e durante le ore di riposo, insieme a un buon libro, la ricerca di luoghi freschi e rilassanti diventa una bellissima esplorazione. Ed è così che ho scovato un angolino in mezzo al verde, un boschetto al fresco e all’ombra di alti alberi, con il sottofondo del canto degli uccelli e il vento fra le foglie, un ambiente perfetto per immergersi nell’ultimo libro di T. J. Klune, Nella vita dei burattini, edito da Mondadori nella collana Oscar Fabula, con la traduzione di Benedetta Gallo e Paola Molica.

"Tra gli alberi c'era sicurezza, lontano dalle luci dure e accecanti e dalla cacofonia della città."

Nella vita dei burattini è un retelling di Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi, un romanzo d’avventura fantascientifica e di formazione, condita dall’ironia e dalla commozione che caratterizzano le storie e la scrittura di T J Klune. La storia inizia con l'incontro tra un uomo di nome Giovanni Lawson “(che in verità non era affatto un uomo)” e una casa: un incontro che determinerà un nuovo scopo e innescherà una serie di rivelazioni e colpi di scena che collegheranno più di un destino. Dapprima la costruzione di un luogo lontano da tutto, in mezzo a una foresta antica e sperduta, tra gli abeti, i re incontaminati, che con il tempo divengono una dimora, un rifugio. Una casa troppo stipata e, soprattutto, troppo silenziosa. Come rimediare? Al primo problema, Giovanni, un essere che non prende scorciatoie e che vede il mondo in forme e disegni complessi, capisce che deve costruire la sua casa, non in orizzontale, ma guardando in su verso il cielo, in verticale. Una casa con più stanze sugli alberi, tutte collegate da ponti e ascensori di corda.

“E rimase in pace fino al giorno in cui cominciò a dolergli il petto. «Oh, ma pensa» disse. «Che strana sensazione. Brucia.»
Eseguì dei calcoli in laboratorio. Batteva sulla tastiera, con il piatto clac clac clac dei pulsanti che gli riecheggiava intorno.
«Capisco». [...] Guardò lo schermo, controllò i numeri. Era solitudine, pura e semplice. I numeri non mentivano, mai.”

Trascorreranno anni di silenzio, in cui Giovanni non desidererà altro che udire una voce diversa dalla propria. E un giorno come un altro, alla sua porta viene lasciato un bambino umano, Victor, la salvezza dal suo malessere chiamato solitudine. L’incontro tra i due è il rapporto cardine e il tema fondante del romanzo: una relazione basata sulla crescita, la conoscenza e l’amore tra un padre e un figlio. Una relazione che dietro l’amore nasconde oscure verità e menzogne, ma nonostante il passato, è una relazione forte e chiara, sincera e leale, in cui un padre e un figlio non potranno fare altro che sostenersi l’un l’altro. Un amore trasmesso e ricambiato per chi si è, difetti e malfunzionamenti inclusi. Due uomini che hanno molto in comune: la curiosità e il potere della creatività e di inventare: a uno piace creare e all’altro aggiustare, accomunati dall’incapacità di disfarsi di qualsiasi cosa.

“Giovanni iniziò a preoccuparsi quando vide che Victor cresceva, cresceva e cresceva, ma continuava a non parlare. Sapeva che il bambino lo ascoltava, era sicuro che capisse.
<Hai un difetto di programmazione?> gli chiese quando il piccolo aveva quattro anni. <Ho commesso un errore?>
[...] <No> disse allora. <Tu sei esattamente come dovresti essere. Non avrei dovuto chiederlo. Se esiste la perfezione in questo mondo, tu ne sei un esempio.>
Sentì di nuovo una fitta al petto, ma questa volta per una ragione completamente diversa. Giovanni non aveva bisogno di alcun calcolo. Sapeva cos’era. Era amore. E sebbene desiderasse più di ogni altra cosa che Victor gli dicesse una parola, non insistette.”

Da uno scenario arboreo alla Barone Rampante, ci ritroviamo catapultati in un mondo distopico, futuristico, fantascientifico, immersi in un deposito di rottami in mezzo a pile di detriti metallici. E conosciamo altri due componenti della squadra: Rambo, un minuscolo robot aspirapolvere, chiacchierone, in cerca d’affetto, che si angoscia per qualsiasi cosa, come la sporcizia e ogni genere di morte possibile e immaginabile, e la razionale e sarcastica Infermiera Ratched, un lungo rettangolo di metallo, dai cui lati fuoriescono una serie di tentatoli e vari strumenti chirurgici, con un monitor frontale come volto. E come sempre Klune, suo punto di forza, ci regala un trio di amici, con le proprie caratteristiche e personalità, a cui non ci si può che affezionare. Un sognatore malinconico ed empatico, un ossessivo compulsivo e una sociopatica, che insieme formano una squadra di carne e ossa, metallo e bulbi, follie, risate e riflessioni, con qualche rotella fuori posto.

“<Andiamo> li spronò Vic. <Dobbiamo fare in fretta. Quali sono le regole?> <Stare uniti!> strillò il robottino.
<Scappare se necessario> disse l’Infermiera Ratched.
<Non trastullarsi!>
<Non trapanare.>
<E, soprattutto, essere coraggiosi!>”

Al gruppo di amici, si aggiunge un altro misterioso e affascinante componente, che porterà con sé nuovi interrogativi e aprirà vecchie ferite. Cinque personaggi che da soli rimarrebbero oggetti ed entità singole con scopi ordinari e prescritti, ma che insieme formeranno una famiglia, che si sosterrà alla ricerca della propria “designazione”, il proprio compito, scopo e verità.

Una verità in frantumi, nascosta nelle profondità silenziose di un bosco, piena di sensi di colpa e omissioni. Una verità, che come schegge di vetro conficcate nella pelle, è diventata una ferita che dovrà essere riaperta e curata in modo sincero e in piena luce, percorrendo un lungo viaggio fisico e mentale. Un viaggio pericoloso, dove chiunque è pronto ad affondare i denti. Un viaggio metaforico, grazie al quale una famiglia potrà ritrovare la propria voce e parola, un’arma difficile ma necessaria da impugnare per ritrovare se stessi e il proprio nome. Trovare la “designazione”, un’identità, quel dono che rende ogni essere vivente unico e concreto, vivo. Una voce scaturita dalla memoria: Victor, la voce, con i suoi amici, persi e orfani di certezze e memoria, compiranno un viaggio, che li porterà in città davanti alla verità, davanti a Giovanni, personificazione della vacuità e fragilità della memoria. Rambo, l’Infermiera Ratched e Hap, personificano e rappresentano la ricerca di legami e connessioni, coloro che donano sostegno, contro la solitudine e la paura. Rappresentano quei legami che in potenza potrebbero portare amore od odio ma che, nella storia, diventano incontri cruciali, le amicizie vere che spronano, sgridano e salvano. Quei legami che l’essere umano non smetterà mai di ricercare e creare, con il rischio di diventare essi stessi dei pupazzi, dei burattini, senza più controllo dei fili e delle emozioni, che allo stesso tempo allontanano e avvicinano. Fili, che senza un cuore forte e fragile, divengono catene.

“<Gli umani erano allo sbando» rispose. «E soli. Non credo avessero la minima idea di quanto fossero soli. Perciò si misero di nuovo a costruire, a creare macchine che gli somigliassero sempre di più. Nonostante fossero circondati dai loro simili, erano comunque alla ricerca di una connessione. In un certo senso, erano come degli dei, dotati del potere della creazione.>”

In Nella vita dei burattini l’aspetto più debole è l’ambientazione fantascientifica, trattata più in superficie, basandosi sulle citazioni, come i romanzi di Asimov sull’intelligenza artificiale e sulla coscienza, la letteratura per l’infanzia tra Pinocchio e Il Mago di Oz, un affascinante inventore alla Anakin Skywalker, i film nostalgici del secolo scorso e una colonna sonora con le note della musica “degli ingranaggi di vita” del genere del Blues. Tra questi omaggi alle creazioni umane, troviamo i tratti di un romanzo di formazione, una storia intimista ed etica, in cui ci si interroga, letteralmente con dialoghi quasi socratici e filosofici, sulla natura dell’essere umano: il porsi domande e ricercare possibili risposte, i “perché” dell’evoluzione, della capacità di sognare e sperare, del destino e del significato di perdono e del tempo, della fortuna e del concetto di mortalità e memoria, il cui potere risiede nella lotta tra cuore e mente. Ci si interroga, anche, sui lati oscuri dell’umanità: l’egoismo, l’avidità, l’onnipotenza e l’autodistruzione. Il credersi illogicamente immortali e superiori agli eventi, portando solo odio e paura verso ciò che non si conosce.

“<Cantano, ballano, ridono e si innamorano. Il paradiso. La vita poteva essere bellissima, anche se c’era chi faceva del proprio meglio per radere al suolo ogni cosa. Alcuni dedicavano la propria esistenza ad aiutare il prossimo. Ma c’erano altri che sparavano nei deserti e nelle scuole, chiudevano le frontiere in faccia a chi cercava un rifugio, e promulgavano regole e leggi volte a colpire i più deboli.>”

Nella vita dei burattini diviene, così, romanzo che è allo stesso tempo nostalgico e promemoria di ciò che può creare di bello la mente umana, ma anche un romanzo monito e promemoria dell’attualissimo tema della decadenza e della distruzione portata dall’essere umano, causata dal mancato rispetto verso la natura e il pianeta stesso e dall’avanzare senza controllo e irresponsabile del progresso.

T J Klune trasporta con il suo stile scorrevole, dialogico e particolare, fatto di onomatopee e parole ripetute, in un romanzo sfaccettato tra la fiaba e la fantascienza, non lento, che alterna momenti di dialoghi a momenti dinamici, in una storia circolare, piena di colpi di scena e di azione, di riflessione e di pausa. Come la quotidianità di ognuno di noi.

“<Avevano paura l’uno dell’altro. Di se stessi. Giudicavano chi non era come loro. Egoisti, crudeli e, peggio di ogni cosa, indifferenti. Nessuna civiltà può sopravvivere all’indifferenza. Si diffonde come un veleno, trasformando l’ardore in apatia, un’infezione catastrofica la cui cura richiede più di ciò che gran parte della gente è disposta a dare.>”

Ringrazio la casa editrice Mondadori per la copia digitale e per la lettura in anteprima di Nella vita dei burattini, in cambio di un’onesta opinione e ringrazio Silvia di I miei sogni tra le pagine per aver organizzato l’evento.

Non mi resta che augurarvi buone letture.


Elena


Photo credit: @tsundoku_bookstyle

sabato 6 maggio 2023

Recensione: "Le Impure" di Kim Liggett

In tutta la mia carriera di lettrice e durante gli undici anni come blogger da quando ho aperto Coffee&Books non mi era mai capitato di imbattermi in un romanzo del genere, uno young adult talmente bello da commuovermi quasi a ogni parola. Non sono sicuramente in grado di rendere giustizia al romanzo con questa mia recensione, ma Le Impure, ve lo assicuro, è uno dei libri migliori in circolazione e merita di essere letto e conosciuto di più. Vi lascio la mia umilissima opinione di questa meraviglia, in sostituzione di Le navi d’ossa che purtroppo non ho ultimato per oggi. L’ho ascoltato su Audible, ma poi riletto e annotato su cartaceo. Trovate anche voi un modo qualsiasi per conoscere Le Impure di Kim Liggett, non ve ne pentirete. Non ringrazierò mai abbastanza la mia suprema dispensatrice di consigli utili, la mia fidata Francesca di La biblioteca di Zosma, che mi ha sempre parlato bene del romanzo, mi ha suggerito in vari modi di leggerlo, fino a che non mi ha regalato una copia fisica per dire “Mo’ leggilo sul serio o ti meno” :P Le impure vola sicuramente nella classifica dei libri preferiti dell’anno.

Le Impure
di Kim Liggett

Prezzo: 9,99 € (eBook) 19,90 € (cop. rigida)
Pagine: 312
Genere: distopico, young adult
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 12 aprile 2022
Acquista su: IBS, laFeltrinelli

Nessuno parla mai dell'anno di grazia. È proibito. Nella Garner County, tutte le ragazze, al compimento del loro sedicesimo anno, vengono bandite dalla comunità e obbligate a vivere nella foresta per un anno, affinché sfoghino la loro magia nella natura selvaggia per poi tornare nella civiltà, sempre che sopravvivano, purificate e pronte per il matrimonio. Nella società patriarcale in cui sono cresciute, infatti, si è convinti che a quell'età le ragazze abbiano il potere di persuadere gli uomini ad abbandonare i loro letti coniugali, di far perdere la testa ai coetanei e di far impazzire di gelosia le mogli. Si crede che la loro stessa pelle emani un forte afrodisiaco, l'essenza potente della gioventù, delle ragazze sul punto di diventare donne. Tierney James, però, non si sente potente. Né si sente magica. Ma, questo sì, sente che dietro l'esperienza che la attende si cela qualcosa di più spaventoso dei pericoli nascosti nella foresta o dei bracconieri pronti a rapire lei e le altre ragazze per ucciderle, farle a pezzi e venderle al mercato nero. La minaccia più grande e terribile potrebbe arrivare proprio dalle sue compagne di sventura, ma Tierney non è disposta a subire passivamente la sorte che le è stata assegnata... Con prosa tagliente e crudo realismo, "Le impure" racconta i complessi legami che uniscono tra loro le ragazze – e le donne che saranno – e la necessità di opporsi con forza a una società troppo spesso ancora misogina e patriarcale che impedisce loro di esprimere in totale libertà i propri talenti.

Kim Liggett non è un’autrice da sottovalutare. Se c’è una cosa che ho capito leggendo il suo romanzo è che questa donna sa scrivere, sa scrivere sul serio. Le Impure è un romanzo distopico basato su una società patriarcale che richiama il più acclamato e conosciuto Il racconto dell’ancella, anche se questo è di target young adult (ma dubito che si possa del tutto inserire in questo target perché è un romanzo che andrebbe letto a prescindere dall’età anagrafica). Le Impure è una storia tosta, dolorosa, intensa, una storia che ti dice delle brutali verità, che ti fa riflettere in una maniera in cui altri libri non fanno. Garner County si regge da generazioni su tradizioni che dal di fuori potrebbero sembrare inconsuete, ma dai suoi abitanti è considerato quasi il paradiso terrestre, perché grazie a tali tradizioni sono riusciti a tirare avanti, grazie proprio a determinate convinzioni. Cosa vi sia al di fuori però non è dato saperlo, perché tutto ruota intorno a questo luogo e a questa società ristretta e chiusa. Oltre a un sistema in un certo senso suddiviso in caste, la società che ci viene presentata è anche fortemente religiosa, ma quello che emerge maggiormente è come le donne siano considerate degli esseri quasi da temere, tant’è che quando sta per nascere un erede si prega che nasca maschio. Infatti c’è la credenza che le donne detengano una magia e che la usino sugli uomini per far fare loro cose contro la propria volontà, ingannandoli, seducendoli, tradendoli. 

Ecco perché all’età di sedici anni vengono bandite e portate in un luogo isolato a sfogare la propria magia per la durata di un anno. Solo alla fine dell’anno, chiamato anno di grazia, ed espulsa la magia, potranno tornare nel loro villaggio, sempre se saranno riuscite a sopravvivere nella natura selvaggia. Potranno sposare l’uomo che le ha scelte mettendo loro un velo e potranno generare figli. Ma non è questa la massima aspirazione di Tierney. Lei non si sente magica, è sicura di non avere nessun potere e, soprattutto, di non voler diventare una moglie. Ma non le è consentito scegliere, nella società in cui vive sono gli altri a scegliere per lei e anche le persone più fidate le sembreranno dei nemici. Non le è permesso neanche sognare. Non le è permesso fare domande. Anche lei sarà una moglie, esattamente come le altre, e anche a lei toccherà partecipare all’anno di grazia. E questo è davvero così terribile come si dice? Forse peggio perché, non solo le ragazze dovranno cercare di sopravvivere da sole nella natura, ma dovranno anche guardarsi dai numerosi pericoli, dai bracconieri che daranno loro la caccia, e persino da loro stesse. In quel luogo sperduto e dimenticato da Dio, abbandonate come bestie in cattività, diventeranno sempre più diffidenti, nemiche di loro stesse, nessuna solidarietà, una lotta per la vita che quasi si rifà alle sapienti teorie darwiniane. Ma Tierney vuole cambiare le cose, non sa come, non ne è ancora consapevole, eppure sa che deve fare qualcosa, qualsiasi cosa per trovare un senso a quel mondo sbagliato. Ci vorrà un po’ prima di comprendere molte cose, prima di aprire davvero gli occhi, ma una volta che l’avrà fatto sarà tutto più chiaro e qualunque sarà il suo destino sarà pronta ad accoglierlo, non prima di aver rivelato tutta la verità.

Da non sottovalutare sicuramente la simbologia del romanzo che più volte si ripresenta soprattutto nei fiori e nel loro significato, ma anche nel nastro rosso tra i capelli, nel velo, e in quella tanto temuta magia che altro non è se non l’ennesimo espediente dell’uomo per sottomettere la donna, fare di lei una strega o una put**na. La donna qui non può nemmeno scegliere di togliersi la vita perché andrebbe a scapito della propria famiglia, che ne subirebbe le conseguenze. Deve solo accettare il destino che è stato già programmato per lei, essere ciò che ci si aspetta da lei. Grazie a Tierney, ragazza che spesso e volentieri prova ad andare controcorrente, assistiamo a una sorta di piccola rivoluzione. Non solo si renderà conto che superstizioni e maledizioni sono tutte cose spiegabili e senza reale fondamento magico, ma riuscirà anche a capire che la vera magia sta altrove, non è quella che ci si aspetta, ma è comunque intorno e dentro a ognuno, in attesa di essere riconosciuta

Il finale è stato veramente intenso e meraviglioso, un momento in cui ogni tessera è andata al suo posto, in cui tutto torna e ci si ricongiunge con dettagli venuti fuori nei primi capitoli che alla fine trovano la loro spiegazione; peccato per le ultimissime righe che purtroppo hanno un po’ rovinato la bellezza di tutta la storia scadendo in un cliché in cui avrei preferito non imbattermi. A parte, però, questo piccolo neo, tutto il romanzo è stato un’escalation di emozioni. In un panorama di young adult abbastanza stereotipati in cui è davvero difficile trovare qualche romanzo che si distingua e meriti più degli altri, Le Impure si erge come un piccolo capolavoro, un mix ben riuscito tra Hunger Games, Il racconto dell’ancella e il bellissimo The Village di M. Night Shyamalan (uno dei miei film preferiti di sempre). È una storia in cui ogni aspetto è curato alla perfezione, il worldbuilding è ben strutturato, i dialoghi potenti, lo stile scorrevole, le rivelazioni inserite adeguatamente, tutto contribuisce a rendere il romanzo il gioiello che è. 

Se volete leggere davvero qualcosa di originale, con temi femministi ben trattati, ma anche qualsiasi altro tema affrontato come ci si aspetta venga affrontato in un romanzo degno di nota, non dovete assolutamente lasciarvi scappare Le Impure. Faccio mia la battaglia portata avanti da Francesca e mi impegno anch’io a divulgare la bellezza di questo libro per farlo conoscere il più possibile. Finalmente una storia che vale la pena leggere, ce ne vorrebbero di più di libri così!


Fonte immagini: Pinterest

martedì 24 gennaio 2023

Recensione: "Shatter me + Destroy me" di Tahereh Mafi (a cura di Giulia)

Buongiorno, lettor*! ^^
Oggi la nostra Giulia ci parla del primo volume di una serie young adult uscita già da qualche anno ma molto amata, Shatter me, di Tahereh Mafi. Non è mai troppo tardi per leggere questa saga! *-* E, in più, troverete un piccolo accenno alla novella Destroy me, che si inserisce tra il primo e il secondo volume della serie ed è dedicata al villain Warner. Scoprite l'opinione di Giulia e fateci sapere se conoscete Shatter me o dovete ancora recuperarla. A presto! ;)

Shatter me 
di Tahereh Mafi

Prezzo: 9,99 € (ebook) 20,00 € (cop. flessibile - trilogia)
Pagine: 315
Genere: distopico, young adult, fantasy
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 16 giugno 2016

264 giorni chiusa in una cella, senza contatti con il mondo, perchè Juliette ha un potere terribile: se tocca una persona può ucciderla. A tenerla prigioniera è la Restaurazione, un gruppo militare che intende usarla come arma. Scappare è impensabile, finchè nella cella di Juliette entra Adam, un soldato semplice che scopre di essere immune al suo tocco. Il loro incontro è la scintilla che accende una speranza, la chiave che potrebbe aprire mille porte. Perchè la vita li chiama, oltre i muri della prigione.

Avevo un po' di aspettative su questo libro? Sì. Sono state deluse? In parte. Ma non fasciamoci la testa prima di cadere perché, nonostante sia un libro scritto più di dieci anni fa, ha ancora il suo fascino. Tra l’altro non vi parlerò solo del primo libro, bensì anche della prima novella che consigliano di leggere prima del secondo, che mi sono sparata dopo la lettura di Shatter me e sono certa del fatto che Destroy me mi sia piaciuto più del romanzo... tutto il merito va a Warner? Sì, scherzo (ma non troppo), perché credo sia uno dei personaggi migliori finora presentati, il più intrigante, il più trasparente e anche il più bono.

Contestualizziamo un attimo il libro. È ambientato in un mondo post-apocalittico, quindi ci troviamo di fronte ad un distopico, della situazione terrestre ci viene raccontato molto poco. La terra è in gravi condizioni, c’è scarsità di cibo, gli animali sono una rarità, e non si distinguono più le stagioni, una tragedia in pratica. A governare questo mondo in declino vi è la Restaurazione, che al posto di salvare il salvabile, fa tutto il possibile per salvaguardare i suoi interessi.

Sappiamo queste poche cose grazie al limitato sapere della protagonista che a causa di un potere terribile è rinchiusa in un manicomio da quando aveva tredici anni. Sono passati 264 giorni da quando l’hanno portata a morire in quella cella fredda e buia. Juliette non parla, mangia a malapena e dorme ancora meno. Non vede il mondo fuori da troppo tempo e questo la fa stare male, tanto che le sembra d’impazzire. A farle compagnia solo un taccuino e una penna che scrive male, conosce a memoria ogni mattonella, ogni rigatura e ogni linea della sua cella. Si sente sola, più di quanto non si sia mai sentita a causa del suo potere.

“1 finestra. 4 pareti. 15 metri quadrati di spazio. 26 lettere di un alfabeto di cui non mi sono mai servita nel corso di 264 giorni d'isolamento. 6336 ore dall'ultima volta che ho toccato un altro essere umano.”

Fino a quando un giorno non le assegnano un compagno di cella. Degli occhi blu che lei non sa di conoscere, degli occhi blu che dopo un po' di giorni riconosce e custodisce nel cuore. Adam. L’unico ragazzo che lei abbia mai amato. Peccato che però lui non si ricordi di lei, o forse sì?

Ho odiato Adam con tutta me stessa, non riesco nemmeno a capire perché, visto che in teoria dovrebbe essere il “buono” della situazione, invece tutto in lui mi urla: insignificante. Un personaggio che sembra avere tanto onore quando invece la realtà è ben diversa. Un uomo senza carattere e spina dorsale, che non sa prendere una decisione buona, insignificante è proprio la parola giusta. Ogni pagina che leggevo, ogni capitolo che passava, Adam somigliava sempre di più a Chaol. Io non so se voi avete letto o meno Throne of glass della Maas, ma vi assicuro che personaggio più inutile di Chaol non esiste sopra questo pianeta. (Apro e chiuso parentesi: LEGGETE IL TRONO DI GHIACCIO E NON VE NE PENTIRETE.)

Passando oltre l’argomento Adam, parliamo di Juliette, la protagonista. In questo libro l’abbiamo vista in tutte le sue fragilità. La Mafi la descrive in modo molto toccante e sincero, piano piano ci fa scoprire tutta la psicologia di questo personaggio, fragile, terrorizzato dalla vita e soprattutto privo di ogni genere di affetto. Juliette è una ragazza che non riesce a fidarsi nemmeno di se stessa, non ha alcun controllo sul suo potere e questa cosa la terrorizza più di qualsiasi altra cosa, lei non vuole fare del male, non vuole per nessuna ragione al mondo eppure la vogliono utilizzare come strumento di tortura per i prigionieri. Ma chi è che vuole fare di lei una macchina da guerra?

Ed ecco qui spuntare uno dei personaggi che secondo me ci darà più soddisfazioni di tutti. Warner, figlio del capo della Restaurazione, la vuole, dalla prima volta che l’ha osservata all’interno di quella cella buia, la desidera per lui, non solo per il suo straordinario potere, lui ne è affascinato, da tutta quella fragilità, da tutta quella solitudine che Juliette prova, forse perché è la stessa che prova lui stesso. È davvero strabiliante il modo in cui la Mafi sia riuscita a caratterizzare questo personaggio, non sai se volerlo uccidere per come si comporta e per ciò che fa, oppure provare pena per il suo animo tanto fragile quanto corrotto. Warner è un non-so-che di malvagio e allo stesso tempo buono, è una persona instabile, come anche la protagonista, sembrano quasi due facce della stessa medaglia. Se da un lato Warner mostra soltanto il suo lato cattivo e corroso, Juliette non riesce a non mostrare le sue debolezze, però dentro di sé ha un coraggio che nessuno riesce a eguagliare, e lo vedremo nel corso del libro. Juliette subisce una sorta di rinascita, come una stupenda fenice, risorge dalle sue ceneri e trova il coraggio che prima d’ora non aveva mai avuto.

Appena finito Shatter me, buttatevi sulla prima novella perché vi farà apprezzare molto di più la storia. Destroy me è narrata dal punto di vista di Warner, e riusciamo a comprenderlo, non dico interamente, però apre la porta a molte conclusioni e, cosa molto interessante, è stato leggere di Warner che leggeva il taccuino di Juliette e soffriva insieme alle sue parole. La novella mi è piaciuta più dell’intero libro. Non fatevela scappare.

“L’amore è un bastardo senza cuore. E io sto diventando pazzo”

Una cosa che ho apprezzato moltissimo è lo stile con cui la Mafi ha scritto, che secondo me ha rappresentato perfettamente la personalità contorta di Juliette, pieno di metafore, pieno di parole ripetute e parole barrate.

NON SONO PAZZA 

Voto: 3,5 Shatter me/ 4,5 Destroy me


Giulia


Photo credit: @_gbooklover_

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